L'importanza del "tone of voice" nelle proposte commerciali

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Cosa distingue un buon commerciale da uno mediocre? Le risposte potrebbero essere molte, ma la principale differenza è una e una soltanto: l'atteggiamento che esso assume con i clienti, traducibile con l'espressione"tone of voice".

 

Che cos'è il tone of voice

Con tone of voice non si intende l'intensità della voce di una persona -  anche se pure questo è un fattore che può fare la differenza per un commerciale - ma bensì quell'insieme di atteggiamenti, pause e cadenze che una persona mette in gioco durante una conversazione.

Infatti, non è tanto cosa viene detto al cliente, quanto come viene detto: è sufficiente una proposta troppo aggressiva - o troppo blanda - e il nome del potenziale cliente potrebbe finire nel fascicolo siglato "chiuso perso".

Da quest'ultima osservazione si può intuire quanto sia importante per un commerciale saper controllare il proprio tone of voice: è questione certamente di pratica, ma è necessario anche un buon intuito e un'inclinazione alle relazioni sociali.

 

L'importanza del tone of voice nelle proposte commerciali

Ma come si capisce come modellare il proprio tone of voice?

Il trucco è saper sondare il proprio interlocutore, capendo cosa ci si può permettere con lui e quale atteggiamento è meglio adottare: infatti, il modo di porre una domanda può risultare importante quanto il contenuto della stessa.

Uno dei problemi più comuni tra i rappresentanti sales è l'aggressività: la voglia di far firmare il cliente, di chiudere un contratto e dimostrare di saper fare il proprio lavoro spinge ad anticipare - o, ancora peggio, a reiterare insistentemente - la propria richiesta.

Questo tende ad infastidire il proprio interlocutore, ottenendo esattamente l'effetto opposto a quello desiderato. Allo stesso modo, essere titubante farà perdere credibilità al commerciale, che apparirà come insicuro e indeciso agli occhi del cliente.

 

Come adattare il proprio tono alla situazione

Attenzione: non che l'aggressività, a volte, non porti i suoi risultati. Ci sono delle situazioni nelle quali l'audacia viene ripagata, e un approccio potenzialmente rischioso riesce a volte a sciogliere situazioni di stallo. 

Il problema principale è che molti commerciali non sono consapevoli di esagerare fino a quando è troppo tardi: vediamo, di seguito, le principali caratteristiche che vanno a decidere il tono che assumerà la domanda.

 

Lunghezza

La prima metrica da tenere in considerazione in una proposta commerciale è la lunghezza. Generalmente, un intervento lungo tende ad essere più aggressivo di uno breve, poiché priva il nostro interlocutore della possibilità di replicare per un tempo maggiore: dopo un monologo, la conclusione tenderà ad essere fortemente incentrata su una risposta, mettendo a volte in soggezione il potenziale cliente.

Chiedere una sola cosa, in modo diretto e breve, suonerà decisamente meno costruito e più naturale, e sarà più semplice ottenere una risposta positiva. 

 

Coerenza

Come per ogni tipo di discorso in stile dimostrativo, la coerenza non può mancare in una proposta commerciale: divagare o tirare in ballo argomentazioni che non sono inerenti alla conversazione avrà quasi certamente effetti negativi sull'esito della contrattazione.

Procedi per punti, unendo le diverse parti del discorso utilizzando nodi logici e intuitivi, cercando di usare un linguaggio semplice e chiaro: assicurati che il tuo interlocutore segua il filo della tua spiegazione e resta sempre collegato al tuo argomento principale.

 

Disponibilità

Non monopolizzare la discussione: dai modo al tuo interlocutore di dare voce alle sue curiosità, e rispondi alle sue domande senza fare grossi giri di parole.

Questo tipo di approccio darà fiducia al tuo interlocutore, che si sentirà più tranquillo a discorrere con te e non mancherà di esprimere il suo parere, fattore che può creare un'intesa che giocherà un ruolo importante nel momento della decisione.

 

In conclusione...

Come abbiamo potuto vedere, i fattori che influenzano il tone of voice sono molteplici, anche se il più importante resta l'esperienza sul campo: detto questo, l'ultimo consiglio che posso darti è di lavorare poco di teoria e molto di pratica!

 

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Francesco Gremes

Francesco Gremes

Inbound Specialist Figlio di una maestra e di un medico, sin da piccolo ho subito un’attrazione irresistibile nei confronti delle parole. Prima ancora di saper leggere, restavo incantato dalla voce di mia madre o di mio padre che mi leggevano qualcosa, e quando ho appreso come decifrare quei curiosi segni chiamati lettere il mio mondo si è tinto di nero su bianco. A scuola, l’italiano si è subito imposto sulle altre materie, specie quando si trattava di scrittura creativa: però, per qualche strano motivo - probabilmente un adolescenziale miscuglio di testardaggine e orgoglio - ho deciso di frequentare il liceo scientifico, nonostante la mia mediocrità nelle matematica. Conclusosi quello strazio durato sei anni - nei quali ho collezionato il mio 5 in matematica con regolarità ammirevole - ho deciso di concedermi alla mia vera passione, e mi sono iscritto a Lettere Moderne a Padova, immergendomi in un cosmo in cui regnavano sovrani il Medioevo e il Trecento italiano. Come sono arrivato qui? Per puro caso, mentre mi dedicavo alle ripetizioni con il quale cercavo di tirar su qualche soldo da spendere prontamente il weekend stesso: da sempre un pò diffidente della tecnologia (datemi carta e penna e sarò felice, mettetemi di fronte ad uno schermo e lo sarò un pò meno), non credevo che sarebbe stato un lavoro adatto a me. Beh, errare è umano, e quanto mi sbagliavo. Adoro quello che faccio in azienda - copywriting, produzione dei contenuti, creazione di campagne pubblicitarie e consulenza su strategie di marketing - e penso seriamente di voler continuare a farlo per molto, mooolto tempo.