Hai mai sentito parlare di content velocity? In questo articolo proveremo a spiegarti di cosa si tratta e di come può aiutare l’azienda in una strategia di posizionamento SEO, ma non solo. Produrre contenuti in grande quantità, vuol dire dare un’immagine dell’azienda autorevole perché capace di generare contenuti aggiornati e utili ogni settimana. In ambito di una strategia di inbound marketing, la content velocity permette di raggiungere obiettivi di brand awareness, molto importanti per un’azienda. La content velocity può anche essere aumentata. Questo è possibile pianificando e organizzando un piano editoriale dettagliato, che permetta di rendere la produzione dei contenuti ancora più rapida. Approfondiamo nei prossimi paragrafi cos’è la content velocity e come può aiutare il posizionamento di un’azienda. Cos’è la content velocity La content velocity è la velocità con cui un'azienda genera e distribuisce contenuti nel corso del tempo. Si tratta di una metrica che misura la quantità di contenuti prodotti in un determinato periodo di tempo, come settimane, mesi o trimestri. La content velocity è un elemento chiave nel campo del content marketing e dell'ottimizzazione dei motori di ricerca (SEO), in quanto influisce sull'autorità, sulla visibilità e sul posizionamento di un'azienda nei risultati di ricerca rilevanti. L’obiettivo della content velocity è quello di contribuire ad aumentare il livello di coinvolgimento degli utenti. Indubbiamente, poi, aumentando la produzione dei contenuti è più facile anche creare dei funnel di conversione che comprendano post blog, pacchetti di mail nurturing o anche contenuti di approfondimento. Più sono i contenuti disponibili per il target, più le possibilità che loro intercettino delle informazioni utili aumentano, magari scaricando una guida apposita, più è facile che si sentano maggiormente coinvolti dall’azienda. Perché la content velocity è importante per le aziende La content velocity è importante per le aziende per diversi motivi. Innanzitutto, una maggiore content velocity consente di generare un volume più elevato di contenuti, il che può aumentare l'attrattiva del sito web per i motori di ricerca e migliorare il posizionamento nei risultati di ricerca. Inoltre, la content velocity può contribuire a costruire autorità tematica su determinati argomenti, posizionando l'azienda come un punto di riferimento nella sua industria. Pensiamo a un brand che ha l’obiettivo di posizionarsi sul mercato per un determinato argomento (salute, tecnologia, sport etc). Per far sì che questo avvenga, è necessario produrre un gran numero di contenuti mensili, sempre utili e aggiornati. Un altro esempio potrebbe riguardare gli e-commerce. Anche in quel caso, per posizionare il blog di un negozio online, parlando quindi dei suoi prodotti e di come quest’ultimi possano risolvere un problema del cliente potenziale, sarà necessario scrivere una grande quantità di articoli. (Per ulteriori info leggi il nostro articolo sui blog per ecommerce) In entrambi i casi, la content velocity risponde a questa esigenza. Questa strategia può portare a un aumento del traffico organico e dell'engagement degli utenti. Infine, una content velocity elevata consente di soddisfare le esigenze di un pubblico, oggi sempre più pretenzioso, e di rimanere competitivi in un mercato in continua evoluzione. Come aumentare la content velocity È possibile implementare la content velocity? La risposta è sì. Per aumentare la content velocity, è possibile adottare diverse strategie e tattiche. Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero esserti utili: Pianificazione e organizzazione: sviluppare un piano editoriale dettagliato che identifichi gli argomenti chiave, le parole chiave e i formati di contenuto prioritari. Questo consentirà di gestire in modo efficiente la produzione dei contenuti e garantire un flusso costante di pubblicazioni; Team e risorse: creare un team dedicato alla produzione di contenuti e assegnare chiaramente le responsabilità e i ruoli. Assicurarsi di avere le risorse necessarie, come scrittori, editor e designer, per supportare l'aumento della content velocity; Processi efficienti: ottimizzare i processi di creazione, revisione e pubblicazione dei contenuti per ridurre i tempi morti e massimizzare l'efficienza. Utilizzare strumenti e software collaborativi per facilitare la comunicazione e la gestione dei progetti. In questo senso Hubspot è perfetto per gestire i contenuti e per la valutazione delle loro prestazioni; Cura dei contenuti: mantenere l'attenzione sulla qualità dei contenuti nonostante la velocità di produzione. Assicurarsi che i contenuti siano accurati, ben scritti, pertinenti per il pubblico e ottimizzati per i motori di ricerca, Riutilizzo dei contenuti: sfruttare al massimo i contenuti prodotti, riproponendoli in diversi formati e su diverse piattaforme. Ad esempio, un articolo del blog può essere trasformato in un video, in un podcast o in una serie di post sui social media. Conclusioni La content velocity è un elemento chiave per il successo delle aziende nel campo del marketing dei contenuti e dell'ottimizzazione dei motori di ricerca. Aumentare la velocità di produzione e distribuzione dei contenuti può avere un impatto significativo sull'autorità, sulla visibilità e sull'engagement degli utenti. Tuttavia, è importante mantenere l'equilibrio tra la velocità e la qualità dei contenuti, per garantire che siano accurati, utili e rilevanti per il pubblico di riferimento. Con una strategia ben pianificata e l'implementazione di processi efficienti, le aziende possono aumentare la content velocity e ottenere risultati positivi nel loro marketing dei contenuti. Indubbiamente l'automazione può aiutare a produrre tanti contenuti in modo rapido, ecco perché iniziare con un progetto Hubspot, rappresenterebbe un importante supporto. Nel frattempo ti consigliamo di leggere il nostro ebook gratuito.
L’unione fa la forza: su questo semplice concetto si basa il co-marketing. Il termine nasce dall’abbreviazione di “cooperative marketing”, che può essere tradotto appunto con marketing cooperativo. Può avere tanti nomi, come marketing partnership, partnership commerciale o co-branding, ma il concetto è lo stesso: si tratta di un accordo tra due brand che puntano ad obiettivi congiunti unendo le loro forze. Con il co-marketing due brand collaborano nell’ottica di una strategia “win-win”, nella quale entrambe le parti in causa ottengono benefici reciproci. L’attività di collaborazione può svolgersi in modo diverso. In alcuni casi si basa sulla negoziazione, in altri sulla comunicazione e in altri ancora sulla regolamentazione giuridica. Naturalmente gli attori chiamati in causa devono scegliere con attenzione le modalità di accordo, affinché la collaborazione sia proficua per entrambi. Co-marketing: significato Il co-marketing è una forma di partnership, anche se la collaborazione risulta generalmente limitata nel tempo. Il marketing cooperativo è una valida opzione per un’azienda che vuole crescere. Non sempre però un’attività ha le risorse e i mezzi per raggiungere i propri obiettivi. Cosa consiglia quindi il co-marketing? Di allearsi con un partner e lavorare insieme per creare campagne di marketing o alleanze che portino vantaggi reciproci. Una soluzione particolarmente indicata per le piccole imprese o per le start-up avviate da poco, che non hanno i mezzi dei colossi industriali e commerciali già affermati. Possono mancare il tempo, il denaro, le risorse o anche le idee per far progredire la propria attività. Ecco perché unire le forze è la soluzione ideale per crescere insieme. Nei seguenti paragrafi approfondiamo il discorso sul co-marketing, concentrandoci sui pro, sui contro, sui criteri e sulle tipologie. I vantaggi del co-marketing “Se le formiche si mettono d'accordo, possono spostare un elefante”- basterebbe questo proverbio del Burkina Faso per comprendere i pro del co-marketing. I vantaggi sono tanti da un punto di vista economico, organizzativo e di marketing. Scopriamoli. Raggiungere più clienti senza spese eccessive Ogni azienda deve mettere in moto strategie e campagne di marketing per far conoscere il proprio brand e raggiungere una platea ampia di potenziali clienti. Un lavoro dispendioso, sia da un punto di vista economico che organizzativo. Tutto però diventa molto più semplice se si raddoppia il potere umano con il supporto di un partner. Se la tua promozione viene sponsorizzata su due siti o in due punti vendita, il tuo e quello del partner, hai la possibilità di raggiungere molte più persone, aumentare le vendite e fidelizzare nuovi clienti, senza spese aggiuntive. Creare una rete di contatti a medio-lungo termine I brand che operano nello stesso settore, anche se producono articoli diversi, spesso si ignorano. É come se camminassero su due binari paralleli senza incontrarsi mai. Un’occasione mancata. Prendiamo come esempio un brand che produce palloni di calcio e un altro che vende scarpette da calcio. Potrebbero comodamente avviare strategie di co-marketing e scambiarsi i clienti. Del resto chi gioca a calcio ha bisogno sia di palloni che di scarpette. Questo è solo uno dei tanti esempi di co-branding. Così facendo si intessono relazioni e si crea una rete di contatti che, col passare del tempo, diventano sempre più fitti. La crescita di un’azienda corrisponde quindi alla crescita dell’altra. In futuro i brand possono scambiarsi non solo i clienti, ma anche partner e fornitori, nell’ottica del rafforzamento reciproco. Gli svantaggi del co-marketing Non c’è rosa senza spine e infatti anche la strategia di co-marketing, per quanto vantaggiosa nella maggior parte dei casi, potrebbe determinare contrasti o frizioni. Disaccordi sulle strategie future di marketing Due aziende, prima di stipulare un accordo di co-marketing, devono sedersi a tavolino e mettere subito le carte in tavola per capire se ci sono i presupposti per una collaborazione. Potrebbe capitare che un partner non sia d’accordo con una campagna di marketing, magari perché non ne condivide la filosofia o magari perché non ha le risorse per sostenerla. Ecco perché è importante scegliere da subito in quale direzione andare prima di mettere nero su bianco. A volte un partner potrebbe cambiare filosofia aziendale, e quindi non condividere più le stesse idee. In questi casi è meglio interrompere il rapporto collaborativo, stringersi la mano e augurarsi buona fortuna senza ulteriori strascichi. Inutile provare ad aggiustare qualcosa che si è rotto, soprattutto quando gli obiettivi non sono più condivisi. Compartecipazioni agli utili Un’altra questione spinosa riguarda la partecipazione agli utili, che in alcuni casi fanno parte degli accordi raggiunti tra due aziende. Potrebbe capitare che un partner, benché faccia la maggior parte del lavoro, debba ugualmente condividere gli utili perdendo molti dei guadagni conseguiti. In tal caso meglio mantenere una forma libera di marketing che, basandosi su clausole meno complesse e meno rigide, garantisce comunque benefici ad entrambe le parti in causa. I 4 tipi di co-branding Scendendo più nel “tecnico”, analizziamo le 4 tipologie di co-branding, da scegliere anche in base alla propria attività: co-marketing di prodotto; co-marketing di promozione; co-marketing di prezzo; co-marketing di distribuzione. Tieni a mente una cosa: non sei solo tu a valutare i tuoi potenziali partner, ma sono anche loro che valutano te. Per avviare strategie con partner importanti devi dare l’immagine di un’azienda moderna e dinamica. In questo step può esserti utilissimo HubSpot, piattaforma software basata su un potentissimo CRM che attrae nuovi contatti facendo crescere il tuo business. Co-marketing di prodotto Questa tipologia di collaborazione prevede la partnership tra due diversi brand per realizzare un prodotto o un servizio. Tale strategia mira a rendere ancora più appetibile un prodotto, che diventa così maggiormente competitivo sul mercato. Co-marketing di promozione Con il co-marketing di promozione un’impresa promuove i prodotti e i servizi di un’altra e viceversa. Si creano così delle sinergie che garantiscono un importante ritorno in termini di visibilità e di brand awareness. In questa particolare collaborazione talvolta si organizzano anche operazioni a premi, dove gli utenti ricevono degli omaggi. Diventa così più facile fidelizzare e conquistare nuovi clienti. Co-marketing di prezzo In questo particolare accordo due aziende vendono due o più prodotti e servizi in abbinamento a prezzi vantaggiosi. Questa particolare tecnica di vendita viene definita bundling e può essere praticata sia online che offline. Co-marketing di distribuzione Con il co-marketing di distribuzione i canali di un’impresa vengono diffusi tramite i canali di un’altra azienda. In pratica le imprese produttrici sfruttano i servizi di logistica offerti dalle imprese distributrici, riducendo i costi e aumentando la customer satisfaction dei clienti. Co-marketing: esempi per creare partnership vincenti Ecco alcuni esempi per sfruttare al massimo tutte le potenzialità del co-marketing, che dovrebbe basarsi sui seguenti punti: collaborare con un brand che operi nello stesso settore e che abbia un target di pubblico simile al tuo, così da raggiungere lead potenzialmente interessati ai tuoi prodotti e ai tuoi servizi; collaborare con un’azienda esperta di marketing, sfruttando il know how e le competenze acquisite sul campo. Sicuramente è preferibile affiancarsi ad un’azienda che sia specializzata soprattutto nel social media marketing; scegliere un partner che abbia un pubblico piuttosto ampio, con tanti followers e una significativa lista di e-mail. Co-branding: esempi pratici dai quali prendere spunto Passiamo in rassegna adesso qualche esempio pratico di co-branding. Spesso si creano rapporti di collaborazione tra saloni di bellezza e parrucchieri. Come? I saloni di bellezza possono sponsorizzare offerte e promozioni dei parrucchieri, che fanno altrettanto. Oppure entrambe le attività possono proporre varie tipologie di trattamenti a prezzi scontati, così entrambe ne guadagnano. Collaborazioni simili si verificano frequentemente in ambito turistico. Alberghi ed hotel, ad esempio, sono spesso convenzionati con ristoranti, pizzerie, discoteche, pub, lidi e altri locali. Andando ancora più nello specifico, ci sono stati accordi di co-marketing tra colossi commerciali, operanti anche in settori diversi. GoPro e Red Bull ad esempio, pur operando in settori diversi, hanno target piuttosto simili. Nel 2016 è nata una partnership tra i due brand che hanno collaborato nella produzione di contenuti digitali. Altra collaborazione nota è quella tra San Pellegrino e Bulgari. Nel 2011 la nota marca di acqua produsse una serie di edizioni limitate di bottiglie in versione deluxe, che riportava anche il marchio di Bulgari. Un prodotto, come spiegò la stessa San Pellegrino, per celebrare eventi importanti. Un altro esempio di co-marketing che ha avuto un grande ritorno mediatico, risalente al 2006, riguarda la partnership tra Apple e la Nike. Anche in questo caso si tratta di marchi che operano in settori totalmente diversi, ma con un target di pubblico più o meno simile. In quell’occasione il gigante di Cupertino lanciò lo Sport Kit Nike+iPod, un sofisticato sistema wireless che consentiva alle calzature Nike di dialogare direttamente con l’iPod. Conclusioni finali Come puoi notare l’accordo di co-marketing è una strada che possono seguire sia le piccole che le grandi aziende. L’importante è scegliere un partner che condivide la tua stessa filosofia e che abbia un target di pubblico piuttosto omogeneo, per percorrere insieme un percorso lavorativo. Vuoi saperne di più per ottimizzare le tue campagne di marketing? Allora ti consiglio di scaricare l’ebook sottostante, così puoi avere un’idea di quali sono i migliori partner con i quali allearti e progettare strategie future condivise.