Il marketing è per sua natura sempre costantemente in evoluzione e ciò dipende principalmente dalle esigenze di aziende e consumatori che non sono mai le stesse. È il mercato stesso a richiedere un cambiamento alle aziende, soprattutto in merito alla comunicazione. In questo panorama di riflessione in merito al modo di comunicare delle aziende, rientra il branded content marketing: un’attività di comunicazione che mira a creare contenuti brand per rappresentare al meglio l’azienda. Approfondiamo nei prossimi paragrafi che cos’è il brand content marketing e come puoi sfruttarlo per comunicare meglio il tuo brand. Cosa si intende per branded content marketing Il branded content marketing è una strategia di comunicazione che si basa sulla creazione e diffusione di contenuti realizzati appositamente per veicolare i messaggi, i valori e le tematiche legate a un particolare brand o azienda. Questi contenuti, che possono spaziare da video a blog post, da podcast a eventi live, non si limitano a promuovere direttamente un prodotto o un servizio, ma mirano a stabilire un legame emozionale tra il brand e il suo pubblico. Attraverso il branded content, le aziende cercano di offrire valore aggiunto ai propri consumatori, creando contenuti di intrattenimento, informativi o educativi, che rispecchiano la mission e la visione del brand. Rispetto alla pubblicità tradizionale, il branded content si integra in modo più fluido nell'esperienza dell'utente, rispondendo alla crescente richiesta di storytelling ed engagement da parte dei consumatori. Il branded content marketing pone il marchio al centro di un racconto coinvolgente, rendendo il brand stesso parte integrante della storia e non un semplice messaggio promozionale. In merito però al content marketing, il branded content in cosa differisce? Approfondiamolo nel prossimo paragrafo Differenza tra branded content e content marketing Il branded content marketing e il content marketing sono due strategie che, pur avendo obiettivi e metodi simili, presentano caratteristiche distintive e specifiche finalità. Ecco una panoramica delle principali differenze. Il Branded Content Marketing rappresenta una forma di marketing incentrata sulla creazione di contenuti direttamente associati a un marchio, ma che prioritizzano l'esperienza di storytelling o un messaggio specifico al posto della mera promozione di un prodotto o servizio. Questa strategia ha l'ambizione di creare un profondo legame emotivo con il pubblico, incarnando e riflettendo i valori autentici e l'essenza di un brand. Gli obiettivi principali sono orientati alla costruzione della consapevolezza del brand, al rafforzamento dell'immagine aziendale e alla formazione di relazioni emotive con la clientela. In termini di contenuti, il branded content marketing tende a manifestarsi attraverso narrazioni, video, podcast o eventi dal vivo, creando esperienze uniche che possono avere anche un forte impatto virale. Per valutare il successo di tali iniziative, le aziende si affidano a metriche come l'engagement, le condivisioni e l'impatto sulla percezione del brand. D'altro canto, il Content Marketing è una strategia incentrata sulla produzione e distribuzione di contenuti di valore, mirati a un target ben definito, con l'aspirazione di stimolare azioni concrete, come la conversione di un semplice visitatore in un cliente fedele. Pur non avendo come focus primario la promozione, il suo obiettivo cardine rimane quello di offrire un valore tangibile al pubblico, indirizzando azioni mirate. I contenuti possono variare notevolmente, spaziando da articoli di blog, guide e e-book, a infografiche e video tutorial, con l'intento di rispondere alle domande del pubblico, risolvere problemi o soddisfare un bisogno informativo. La misurazione del suo successo si basa su metriche come il traffico generato verso il sito, la generazione di lead, le conversioni effettive e il ritorno sull'investimento (ROI). Approfondiamo ora nel prossimo paragrafo a cosa serve il brand content marketing. A cosa serve il brand content marketing Il brand content marketing ha lo scopo di costruire e consolidare una relazione profonda e duratura tra un brand e il suo pubblico. Questa strategia quindi deve rispettare e andare di pari passo con quelli che sono i principi dell'inbound marketing. Questo approccio mira a superare la mera promozione di prodotti e servizi, offrendo al pubblico contenuti di valore che informano, intrattengono e ispirano. L’obiettivo di questa tipologia di contenuti è quella di posizionare un brand come autorità nel suo settore, mostrando la sua expertise, i suoi valori e la sua unicità. Attraverso il brand content marketing, le aziende possono distinguersi dalla concorrenza, creando un legame emotivo con il consumatore e incentivandolo a diventare un fedele sostenitore del brand. Lo scopo quindi diventa non più soltanto mostrare i propri prodotti, ma quello di fidelizzare i clienti, facendo in modo che si leghino all’azienda per i suoi valori e per la sua affidabilità. In un'era dominata dalla sovrabbondanza di informazioni e da un incessante bombardamento pubblicitario, le persone sono alla ricerca di autenticità e significato: il brand content marketing risponde a questa esigenza, offrendo storie e contenuti che risuonano nelle vite dei consumatori, creando una relazione basata sulla fiducia, la rilevanza e l'engagement. Un esempio della veridicità di questa prospettiva, è la sempre più frequente esigenza delle persone di non fermarsi a leggere informazioni in merito al prodotto, ma di approfondire. Oltre la lettura di recensioni e contenuti di approfondimento, i consumatori si affidano agli influencer di settore che, ingaggiati dalle aziende per le loro potenzialità comunicative, riescono a pubblicizzare e a identificarsi pienamente con il brand. Inoltre, se ben realizzato, il brand content marketing aiuta a migliorare la visibilità online, a guidare il traffico verso i canali aziendali e a stimolare azioni positive, come la condivisione sui social media o l'acquisto. Ora che è chiaro cos’è e a cosa serve il brand content marketing, approfondiamo come si crea un contenuto di questo tipo e quali sono i vantaggi nei prossimi paragrafi. Come si fa brand content marketing Indubbiamente per fare bene brand content marketing bisogna conoscere bene il target, capire di cosa ha bisogno e imparare a comunicare bene senza necessariamente vendere il prodotto o servizio. Solo così si può pensare di fare una lead generation che sia efficace, senza sembrare un classico spot pubblicitario. Ma da dove bisogna cominciare per creare un brand content marketing promettente? Realizzare un efficace brand content marketing inizia con la chiara definizione dell'identità del proprio brand. Comprendere profondamente ciò che il brand rappresenta, dai suoi valori fondamentali alla sua promessa al cliente, è essenziale. Una volta stabilito questo fondamento, è necessario compiere ricerche approfondite sul proprio pubblico di riferimento, capendo i loro bisogni, le loro aspirazioni e i loro comportamenti online. Probabilmente questo rappresenta il punto cruciale di una strategia di contenuti sponsorizzati. Infatti, questa comprensione guida la creazione di contenuti autentici e coinvolgenti che risuonano con loro. La creatività chiaramente gioca un ruolo cruciale in questo processo, assicurandosi che i messaggi del brand siano presentati in modo impattante e memorabile. Infine, la misurazione e l'analisi delle performance sono cruciali per affinare continuamente la strategia, garantendo che il brand content marketing rimanga efficace e risonante nel tempo. Vantaggi del brand content marketing Il brand content marketing offre una serie di vantaggi significativi alle aziende che lo adottano nella loro strategia di comunicazione, ovvero connessione emotiva: il brand content marketing permette alle aziende di costruire una connessione profonda e autentica con il loro pubblico, raccontando storie che toccano le corde emotive degli spettatori. Posizionamento come leader: questa strategia può posizionare un brand come leader di pensiero nel proprio settore, elevando la sua percezione e autorevolezza agli occhi dei consumatori. Aumento della visibilità: un contenuto di marca di qualità può significativamente amplificare la visibilità e riconoscibilità del brand, attirando nuovi clienti e rafforzando la lealtà di quelli esistenti. Differenziazione nel mercato: in un paesaggio di mercato affollato, il brand content marketing offre alle aziende l'opportunità di emergere, presentando contenuti unici e distintivi che mettono in luce la personalità e i valori del brand. Costruzione di relazioni durature: oltre a potenziare la presenza digitale, il brand content marketing contribuisce a instaurare relazioni di lunga durata con il pubblico, promuovendo fiducia e lealtà, riuscendo ad immagazzinare un buon quantitativo di lead all'interno del progetto CRM che ha l'azienda. Conclusioni Il branded content marketing si è rivelato uno degli strumenti più efficaci e strategici per il marketing. Questa tattica non solo consente alle aziende di costruire connessioni profonde con il loro pubblico attraverso contenuti significativi, ma posiziona anche i brand in modo favorevole nell'ambito dell'Inbound marketing. L'approccio inbound si concentra sull'attirare i clienti attraverso contenuti pertinenti e utili, e il branded content si adatta perfettamente a questa filosofia, poiché offre valore e costruisce fiducia. Quando combinato con un progetto CRM ben strutturato, il branded content marketing può portare a un'analisi dettagliata del comportamento e delle preferenze del cliente, permettendo alle aziende di affinare ulteriormente la loro comunicazione e di costruire relazioni durature. In definitiva, l'integrazione del branded content marketing, dell'inbound marketing e di sistemi CRM avanzati rappresenta una formula vincente per le aziende che aspirano a una crescita sostenibile e a un'interazione autentica con il loro pubblico.
Il marketing è profondamente cambiato per le aziende e le vecchie strategie, come telefonate “fredde” o email a tappeto, sono ormai obsolete e non portano più ad alcun risultato. Il marketing del futuro, ma anche del presente, è quello one-to-one, in cui al centro del progetto viene messo il cliente. Il marketing one-to-one è per l’appunto un marketing personalizzato che lancia campagne ad hoc e prepara annunci costruiti sulle preferenze e sulle necessità dei clienti. Informazioni come dati demografici, abitudini d’acquisto, lavoro, istruzione ecc. consentono di fare lead generation, una strategia finalizzata ad acquisire contatti potenzialmente interessati alle offerte dell’azienda. L’obiettivo è per l’appunto “nutrire” il contatto con informazioni relative ai prodotti e ai servizi forniti, convincendolo così a rilasciare i suoi dati per ricontattarlo e per convertirlo in cliente. Il lead ha già mostrato interesse verso quell’azienda, quindi avrà piacere a ricevere offerte, sconti o informazioni su quel brand. La comunicazione one-to-one crea un rapporto personalizzato e quasi “intimo” con il cliente o comunque con il lead da trasformare in cliente. Del resto la personalizzazione dell’offerta, creata intorno alle esigenze del cliente, è una delle chiavi del successo per differenziarsi dalla concorrenza ed emergere in un mercato sempre più saturo e competitivo. One-to-one: il significato in ambito marketing Sono diversi gli esempi di marketing one-o-one che si possono fare. Ipotizziamo che tu entri nel solito bar ogni mattina e che la tua colazione consueta è cappuccino con un cornetto a crema e amarena. Quando entrerai il barista di fiducia già saprà cosa prenderai, quindi a volte non ha neanche bisogno di chiederti cosa tu voglia. Conoscere le abitudini e le preferenze del cliente consente di anticipare le sue domande e le sue richieste, fornendogli un servizio cucito su misura per lui. Per comprendere il concetto di marketing one-to-one bisogna sganciarsi dal concetto di marketing tradizionale, che fondamentalmente aveva e ha ancora un carattere unidirezionale. Possiamo prendere l’esempio delle pubblicità in tv o per radio, che di fatto si rivolgono ad una platea vastissima ma in tal caso è come sparare nel mucchio. Si lancia l’amo, nella speranza che “abbocchino” quanti più pesci possibili. Stesso discorso si può fare per le cold calling, le cosiddette chiamate a freddo effettuate verso clienti a caso per proporre offerte o promozioni. Nella maggior parte dei casi l’operatore telefonico si sentirà rispondere “no grazie non sono interessato”. Questa forma di pubblicità non solo è obsoleta, ma rischia di risultare fastidiosa per il consumatore che addirittura prende in antipatia quel brand. Oggi le cose sono cambiate e la nuova frontiera per le aziende moderne è l’inbound marketing, una strategia che consente di attirare visitatori verso il brand in modo assolutamente naturale con contenuti di loro interesse per raccogliere dati preziosi su di loro e convertirli poi in clienti. Il cliente si sente realmente apprezzato e soprattutto può vivere un’esperienza plasmata su misura per lui. Per fare questo è necessario conoscere il cliente e quindi raccogliere dati e informazioni su di lui per proporre un servizio realmente personalizzato e di suo interesse. Quali sono le tipologie di marketing one-to-one? Una volta compreso quali sono i tratti e le caratteristiche principali del marketing one-to-one, noto anche come marketing 1:1, passiamo ad analizzare le diverse strategie. Ne possiamo individuare due: una basata sulla personalizzazione e una basata sulla customizzazione. Nel primo caso è la stessa azienda che propone servizi, offerte e prodotti personalizzati tenendo conto degli acquisti precedentemente fatti dagli utenti. Per raccogliere i dati d’acquisto dei clienti esistono diversi strumenti, come tool e CRM, che consentono di custodirli in modo ordinato in un unico database. Se ad esempio un cliente ha acquistato solo pantaloni negli ultimi mesi, è proprio quello il prodotto che evidentemente preferisce. La cosa migliore per personalizzare l’offerta e aumentare anche le possibilità di portare a termine una vendita è quindi inviare sconti e promozioni su pantaloni, proponendo magari in abbinamento delle cinture per cavalcare l’onda del cross-selling. Un esempio perfetto di questa strategia è Netflix, che per l’appunto propone film, serie tv e documentari ai suoi clienti sulla scorta di quello che hanno visto precedentemente. Se un utente è solito vedere film horror, Netflix proporrà principalmente film e serie tv di quel genere. Nella seconda forma di marketing one-to-one l’azienda invece non raccoglie i dati dei clienti, ma permette direttamente a loro di indicare quali sono i gusti e le preferenze. Prendiamo come esempio la realizzazione di un sito web: si parte da un modello base, ma sarà il cliente a indicare lo stile, i colori e i font da usare in base al suo business, alle sue preferenze e al suo target di pubblico. In entrambi i casi le necessità del cliente vengono assecondate, in quanto gli viene proposto ciò che maggiormente gli piace secondo le sue preferenze. Come sfruttare questa tipologia di marketing Andiamo ancora più a fondo e analizziamo adesso quali sono gli step fondamentali per sfruttare le potenzialità di questa strategia di marketing in modo pratico. Ecco i passaggi da seguire: Raccogli tutte le informazioni e i dati possibili sui clienti. Devi creare un database ben strutturato che comprenda e raccolga tutte le informazioni possibili dei tuoi clienti, dalle abitudini d’acquisto alle preferenze, dall’età al lavoro. Utilizzando piattaforme specifiche, come Hubspot, puoi aggiornare di volta in volta i dati dei tuoi clienti che nel corso del tempo potrebbero anche cambiare abitudini. Se hai un e-shop di abbigliamento e il tuo cliente inizialmente era un adolescente, è probabile che acquistava vestiti da teenager. Se sono passati diversi anni quell’adolescente è cresciuto, è un uomo e magari lavora in un ufficio, quindi avrà bisogno presumibilmente di giacche e camicie. Di volta in volta, di anno in anno, puoi così presentare sempre un’offerta tarata su misura per lui; Crea engagement con i tuoi clienti. Un servizio personalizzato si crea anche con la comunicazione, quindi devi rompere quel muro che talvolta si viene a creare tra cliente e aziende. Come? Interagisci con lui sui social, rispondi reattivamente alle sue email e soprattutto chiedi feedback per tastare il livello di soddisfazione e, in base alle risposte ottenute, decidere se, dove e come apportare le modifiche necessarie per eliminare eventuali criticità; Segmenta i clienti. Anche se ti rivolgi ad un determinato target di pubblico, ogni cliente potrebbe avere le sue preferenze e le sue abitudini d’acquisto. Ecco perché devi segmentare i tuoi clienti, suddividendoli per categorie così da indirizzare in modo mirato offerte, sconti o promozioni. Puoi suddividerli in base all’età, alla frequenza di acquisto o al tipo di articolo maggiormente acquistato, in tal senso hai la massima libertà di scelta. Puoi così inviare proposte commerciali alle persone giuste, nel momento giusto e nel modo giusto. I vantaggi Per personalizzare l’offerta devi raccogliere dati e informazioni sui tuoi clienti che sarebbero difficili da reperire con le cosiddette campagne di marketing di massa. Tutte le informazioni raccolte vengono poi messe a disposizione dei team di vendita e di marketing che, oltre a studiare campagne personalizzate, possono anche proporre le modifiche necessarie ai prodotti e ai servizi secondo le preferenze dei clienti o gli ultimi trend. Un’offerta personalizzata e costruita su misura secondo le esigenze del cliente porta ad un altro obiettivo importante: la fidelizzazione. Oggi fidelizzare un cliente costa meno che acquisirne uno nuovo, perciò tenerselo stretto è fondamentale. Il mercato oggi è estremamente ampio e variegato, quindi il cliente non è più “fedele” come prima e non ci pensa due volte a “tradirti” se trova un’offerta migliore della tua. Tuttavia è anche vero che il prezzo non è l’unico criterio da considerare, in quanto i clienti sono disposti a pagare qualcosa in più se si fidano ciecamente di un’azienda. La fidelizzazione porta ad altri due vantaggi strategici. Per prima cosa migliora la reputazione dell’azienda, altro elemento fondamentale per proporsi sul mercato come un brand autorevole e affidabile. Secondariamente gli stessi clienti diventano ambasciatori di quel brand e, se si sono trovati bene, ne parleranno bene con amici, colleghi e parenti. Quando ad esempio andiamo in un ristorante e mangiamo bene, non perdiamo l’occasione per suggerirlo a persone care. Al contrario, se la qualità del cibo è scadente o i prezzi sono eccessivamente alti, la pubblicità per quel ristorante non sarà certo positiva. Conclusioni Il marketing one-to-one è la strategia del futuro che le aziende moderne devono adattare per non restare ferme al palo. Naturalmente servono pazienza e costanza, poiché all’inizio non saranno tutte rose e fiori. Nella prima fase bisogna partire da zero per raccogliere i dati e magari è necessario fare qualche investimento importante in termini di tempo, soldi e risorse. Ci vuole indubbiamente un po’ di tempo per carburare e, come indicato nel corso dell’articolo, un buon alleato è rappresentato da Hubspot CRM che ti consente di instaurare subito un rapporto diretto con i tuoi contatti. Per partire col piede giusto con Hubspot puoi scaricare la risorsa gratuita disponibile alla fine dell’articolo, che ti spiega quali i motivi, di marketing e sales, per cui dovresti avere un CRM in azienda.
Le pubbliche relazioni rappresentano una parte molto importante del successo di un’azienda, in quanto contribuiscono a costruire un’immagine positiva e autorevole sul mercato. Per quanto l’abito non faccia il monaco, il modo in cui un’azienda si presenta al pubblico è parte fondamentale del suo futuro. Cos'è il PR marketing Il PR marketing è un’attività che contribuisce a: migliorare la gestione dell’immagine, quindi a costruire una reputazione positiva; gestire le relazione con i media, quindi con giornalisti, blogger e influencer, al fine di ampliare la visibilità del marchio; migliorare la comunicazione con messaggi chiari, coerenti e persuasivi per il pubblico; gestire le crisi interne di un’azienda, limitando e prevenendo i danni all’immagine dell’azienda; costruire l’immagine dell’azienda, attraverso la sponsorizzazione di eventi, la partecipazione a conferenze, la pubblicazione di contenuti di qualità e l’interazione sui social. Il PR marketing è un’attività che può contribuire a costruire una posizione vantaggiosa nel mercato, distinguendosi dalla concorrenza. In una strategia di Inbound marketing, l’attività di PR marketing indubbiamente contribuisce a raccogliere nuovi lead. Un’azienda considerata autorevole nel settore di mercato in cui opera, ben considerata dai suoi clienti, di certo ha maggior facilità nel trovare nuovi clienti, rispetto a una che fatica ad avere un’identità di brand solida. Approfondiamo nel prossimo paragrafo come si fa il PR marketing nel digital e quali sono i segreti PR marketing nel digital: come si fa Nel contesto del PR marketing digitale, l'obiettivo primario è creare una strategia efficace per gestire la reputazione online di un'azienda e comunicare in modo mirato con il pubblico di riferimento. Per fare ciò, è necessario seguire una serie di passaggi fondamentali. Innanzitutto, è importante condurre una ricerca approfondita per comprendere il proprio pubblico di riferimento, sostanzialmente andando a creare un buyer persona. Questa ricerca dovrebbe comprendere l'identificazione delle preferenze, degli interessi e delle abitudini online del target di riferimento. Queste informazioni saranno fondamentali per creare messaggi e contenuti che siano rilevanti e coinvolgenti per il pubblico. Successivamente, è essenziale sviluppare una strategia di comunicazione coerente. Questa strategia dovrebbe includere la creazione di contenuti di qualità che rispondano alle esigenze e agli interessi del pubblico target. È possibile utilizzare diverse forme di contenuti come articoli, blog, video, podcast o infografiche per comunicare in modo efficace e coinvolgente. (come fare marketing con i contenuti lo abbiamo spiegato nel nostro articolo dedicato al content marketing) Oltre alla creazione di contenuti, le collaborazioni con influencer e con i media possono essere aspetti chiave del PR marketing digitale. Identificare gli influencer rilevanti nel settore e stabilire rapporti di collaborazione può contribuire ad amplificare il messaggio dell'azienda e a raggiungere un pubblico più ampio; Stabilire relazioni con i media online può consentire di ottenere una maggiore copertura mediatica e di raggiungere il pubblico attraverso articoli, interviste o recensioni; Infine, è importante monitorare costantemente l'efficacia delle attività di PR digitale. Utilizzare strumenti di analisi e monitoraggio per valutare l'impatto delle iniziative di PR, misurare l'engagement del pubblico, monitorare le menzioni dell'azienda sui social media e valutare la reputazione online complessiva. In conclusione, il PR marketing nel digitale richiede una strategia ben strutturata che comprenda la ricerca del pubblico di riferimento, la creazione di contenuti di qualità, la collaborazione con influencer e media online, nonché il monitoraggio costante dei risultati ottenuti. Implementando questi passaggi, le aziende possono creare una presenza digitale forte e positiva, comunicare in modo efficace con il pubblico e raggiungere i propri obiettivi di PR. È importante anche però soffermarci su quali sono le differenze tra marketing digitale e offline, sebbene entrambi gli aspetti siano comunque fortemente connessi. Approfondiamo nel prossimo paragrafo quali sono le differenze tra marketing digitale e offline. PR marketing digitale e offline: differenze Le differenze principali tra i due tipi di PR marketing concernono, innanzitutto, i modi di agire dell’uno e dell’altro. Vediamo nello specifico cosa intendiamo. PR marketing digitale: Ampia portata geografica: il PR marketing digitale può raggiungere un pubblico globale, grazie alla natura senza confini dell'ambiente online; Interattività: le strategie di PR digitale offrono la possibilità di coinvolgere attivamente il pubblico attraverso commenti, condivisioni e partecipazione a discussioni online; Misurazione precisa: con gli strumenti di analisi online, è possibile misurare in modo accurato l'engagement del pubblico, il traffico sul sito web e altri parametri per valutare l'efficacia delle attività di PR; Velocità di diffusione: i messaggi e le informazioni possono essere condivisi istantaneamente su diverse piattaforme digitali, consentendo una diffusione rapida e ampia; Personalizzazione: grazie ai dati demografici e comportamentali disponibili online, il PR digitale consente di creare contenuti personalizzati e mirati per il pubblico di riferimento. PR marketing offline: Localizzazione geografica: Il PR marketing offline è più focalizzato su specifiche aree geografiche, come città o regioni specifiche. Ovviamente questa differenza è meno evidente se ci si affida ai media classici la sponsorizzazione delle proprie attività; Interazione diretta: le attività di PR offline consentono un'interazione diretta con il pubblico attraverso eventi, conferenze, incontri e incontri vis à vis; Valutazione soggettiva: misurare l'efficacia del PR offline potrebbe risultare rispetto a quello digitale più analitico, poiché spesso si basa su feedback e percezioni personali. Diffusione più lenta: i messaggi e le informazioni nel PR offline richiedono più tempo per essere diffusi rispetto al digitale, poiché dipendono da eventi in loco, stampa o mezzi tradizionali. Limitazioni di personalizzazione: nel PR offline, la personalizzazione delle comunicazioni può essere più limitata rispetto a quella digitale, poiché non si dispone degli stessi dati dettagliati sui singoli individui. Nel processo di PR marketing, indubbiamente, il CRM ha un ruolo importante. Scopriamo nel prossimo paragrafo quanto può essere utile il CRM al PR marketing online. L'utilità del CRM nel PR Marketing Dotarsi di un CRM per un’azienda che fa PR marketing, diviene fondamentale per gestire i contatti sia online che offline e valutarne valore e grado di possibile fidelizzazione. I contatti infatti possono essere caricati: automaticamente grazie all'integrazione di CRM come Hubspot con applicazioni per la messaggistica e lo scambio di email (es. gmail) oppure manualmente tramite import con file CSV o uno ad uno. Hubspot CRM inoltre permette di raccogliere e gestire i dati in modo più puntuale e mirato, includendo informazioni come dati demografici, preferenze, interazioni passate e storico degli acquisti. Avvalersi di un CRM permette anche di segmentare meglio il pubblico, suddividendolo tra le persone che sono realmente interessate ai servizi dell’azienda e coloro che invece desiderano soltanto informarsi, acquistando, forse, in seguito. Con il CRM è possibile inoltre: personalizzare la comunicazione, basandosi sui dati dei contatti; monitorare le interazioni, come le risposte ai messaggi o l’engagement sui social; fidelizzare i clienti o potenziali tali, identificandone più facilmente bisogni e desideri. L'utilizzo del CRM nel processo di PR Marketing online, consente di migliorare la segmentazione del pubblico, la personalizzazione delle comunicazioni, il monitoraggio delle interazioni e la fidelizzazione dei clienti. L'implementazione efficace di un sistema CRM può contribuire a creare relazioni solide con il pubblico, migliorare la reputazione online e aumentare l'efficacia complessiva delle attività di PR. Conclusioni Tutte le aziende dovrebbero fare bene PR marketing, in quanto, come già accennato all’inizio di questo articolo, svolge un ruolo fondamentale nella creazione della brand awareness e quindi nella raccolta di nuovi lead. Un ruolo altrettanto fondamentale in questo panorama è quello del CRM. Avvalersi di un progetto CRM contribuisce a rendere più semplice l’attività di PR marketing. Per iniziare ti consigliamo il nostro ebook gratuito che parla dei 10 motivi per cui è utile dotarsi di un software CRM. Image by kroshka__nastya on Freepik
Scoprire anticipatamente i bisogni del consumatore per poi offrire loro il prodotto giusto risparmiando tempo e denaro, può essere un esempio di strategie di inbound marketing applicate però al prodotto. Nel corso di questo articolo scopriremo cos'è la customer discovery e quali vantaggi può portare alle aziende. Customer discovery: cos'è e da dove nasce Il primo che ha introdotto il concetto di Customer Discovery è stato l’imprenditore seriale, come viene spesso definito online, Steve Blank. L’imprenditore statunitense è tra i massimi esperti del mondo startup, autore insieme a Bob Dorf del libro The Startup Owner’s Manual e del bestseller The Four Steps to the Epiphany. Egli, studiando le startup, si rese conto che uno dei problemi con i quali si scontravano più spesso queste realtà di business nascenti, era che non conoscevano bene il mercato in cui si addentravano, né tanto meno i clienti a quali si approcciavano. Bisognava capire prima il mercato e conoscere i clienti per poter poi creare un prodotto che rispecchiasse pienamente i loro bisogni e risolvesse i loro problemi (leggi l'importanza di personalizzare l'offerta). Da qui quindi nasce il modello Customer Development, di cui la Customer Discovery ne è la principale attività. La customer discovery si può quindi definire come un processo strutturato di analisi, che ti aiuta a capire il mercato e il target. Sulla base dei dati raccolti si seguono poi delle fasi di: ipotesi; problema; ipotesi del prodotto e verifica; applicazione; Una volta che queste fasi sono arrivate a completamento, è possibile costruire il prodotto perfetto che risponde alle aspettative dei clienti. Alla base del customer development, come vedremo anche più avanti in questo articolo, c’è la condizione secondo la quale questo processo di analisi e verifica debba essere ripetuto più volte, per risultare poi scalabile e ripetitivo. Approfondiamo nei seguenti paragrafi come funziona la customer discovery. Come funziona la customer discovery La customer discovery si propone di conoscere il cliente da vicino, cercando di comprendere di cosa ha bisogno e come poter risolvere i suoi problemi e soddisfare, quindi, le sue aspettative. Per far sì che questo processo abbia successo, occorre seguire delle fasi che spieghiamo qui di seguito. Formula l’ipotesi In questa fase bisogna individuare il cuore del problema, identificando quindi la soluzione più adatta. Le ipotesi dovrebbero essere diverse e devono tenere conto del contesto di mercato. È importante inoltre individuare chi potrebbe avere quel problema, ciò comporta quindi uno studio del target. Testa l’ipotesi sui clienti potenziali In questa fase bisogna focalizzarsi sui futuri clienti e capire chi può avere il problema per cui il nostro prodotto potrebbe rappresentare una soluzione. Ciò che bisogna fare è identificare le buyer personas, quindi è necessario ricalcare il ritratto del cliente potenziale. Per farlo è necessario conoscere il cliente potenziale da vicino, quindi allontanarsi da casa o ufficio e trascorrere del tempo tra le persone che idealmente potrebbero aver bisogno del tuo prodotto. Altro aspetto importante in questa parte del processo è quella di proporre al cliente potenziale questionari, sondaggi e attività simili per comprendere cosa li potrebbe portare al tuo prodotto. È importante che le domande da rivolgere al cliente siano pertinenti, non prolisse, cerchino un contatto empatico e definiscano dei parametri oggettivi e misurabili, in linea chiaramente con gli obiettivi. Soprattutto è importante dotarsi di un sistema di raccolta dati, come può essere un CRM, in modo da gestire eventuali reclami, fare reportistiche con i dati raccolti e applicare strategie di marketing sui contatti, in modo da fidelizzarli. Testa l’ipotesi Questa è la fase un po’ clou di tutto il processo, poiché aiuta un’azienda a capire se il prodotto può risolvere il problema. In questa parte del processo si parla di early adopter, ovvero dei primissimi clienti ai quali ci si rivolge per comprendere se il nostro prodotto può funzionare. Qui è dove si inizia a capire il mercato, magari ricevendo anche risultati e feedback negativi che però ti aiuteranno moltissimo a costruire la tua offerta. Verifica dell’ipotesi Ora hai tutte le informazioni di cui hai bisogno e puoi validarle o meno, così da scoprire come migliorare la tua offerta. Come hai potuto comprendere il processo di customer discovery è qualcosa che si perfeziona con il tempo. Non si arriva subito alla soluzione, ci vuole pazienza. Sulla base della customer discovery si sviluppa quindi il modello del Customer Development, ovvero quello che prevede una buona dose di esperienza sul campo. Steve Blank, a questo proposito, ha fatto un’affermazione che deve essere la base del modello, There are no facts inside the building so get the heck outside - Dentro casa o in ufficio non troverai le risposte alle tue domande, per cui esci. Lui chiaramente si riferiva principalmente al mondo delle startup, che per conoscere il mercato devono per forza frequentarlo e appassionarsi ad esso. Chiaramente se il tuo è un business avviato da un po’, il target - potenzialmente - dovresti conoscerlo bene. Ma ciò non toglie che per individuare i loro bisogni, che con il tempo possono cambiare, è sempre consigliabile uscire dalla propria zona di comfort. Nel prossimo paragrafo approfondiamo i vantaggi della customer discovery, che non devono però essere presi in considerazione solo se sei a capo di una startup, ma anche se rappresenti un’azienda che attraversa un momento di discussione e rinnovo. Vantaggi della customer discovery Il beneficio principale della customer discovery, inteso come processo appunto di miglioramento dell’offerta, sta nell’evitare la possibilità di fallimento. Ci spieghiamo meglio: se conosci bene i tuoi potenziali clienti, il loro modo di pensare e che soluzione sceglierebbero per il loro problema, creare un’offerta a misura delle loro aspettative ti permette di non fallire. Cosa ti permette quindi di fare la customer discovery? Esaminare la scalabilità e la replicabilità del modello di business; creare informazione, incuriosendo il target; Immagazzinare dati nel CRM per poi adottare strategie di marketing automation; È importante, inoltre, definire sempre le priorità nello sviluppo del prodotto o servizio finale e non innamorarsi mai della propria idea. Quello che piace a te, spesso non piace al cliente; Quando crei un’azienda o comunque quando in generale vuoi lanciare un prodotto sul mercato, diventa fondamentale conoscere il tuo cliente e capire come la tua soluzione può risolvere il suo problema. Conclusioni La customer discovery diviene fondamentale in un processo di inbound marketing, perché aiuta a definire le attività di funnel marketing. Alla base, come abbiamo già accennato, bisogna avere un progetto CRM valido, che possa aiutare la fase di analisi e verifica. Il CRM Hubspot per esempio aiuta ad avere una panoramica più strutturata dei dati di tutte le attività. Ovviamente le azioni di customer discovery devono ideare un processo replicabile e scalabile, in questo la marketing automation può aiutare. Se credi che l'inbound marketing sia la strada giusta ti lasciamo la risorsa gratuita che parla di 32 esempi di inbound marketing. Image by Freepik
Un qualsiasi progetto per raggiungere il successo, ha bisogno di pianificazione, organizzazione del lavoro e gestione di tempo e risorse. Il ruolo designato per tutte queste attività è il project manager, ovvero colui che si occupa del project management. Cos'è il project management Il project management è appunto quella attività di programmazione, organizzazione e gestione di risorse e denaro, atte a raggiungere degli obiettivi. Il project manager è colui che gestisce le risorse economiche e si preoccupa di realizzare una strategia efficace, ma che sia compresa nel budget preventivato. Allo stesso modo il project manager si occupa di analizzare i risultati delle attività, individuandone punti di forza e debolezza. Sulla base degli obiettivi raggiunti, il project manager pianifica le nuove attività di marketing. Indubbiamente in questo panorama di pianificazione e organizzazione, vi sono dei problemi che intervengono e che minano le abilità del project manager, il quale deve, a volte, rivedere i piani e creare una nuova strategia, sulla base dei nuovi elementi. Scopriamo nel prossimo paragrafo quali sono i problemi più comuni dell’attività di project management. I 7 problemi più comuni del Project management Solitamente i problemi più comuni di un project manager si palesano quando non si raggiungono gli obiettivi prefissati. Questa condizione si verifica quando vi sono i seguenti problemi: poca chiarezza degli obiettivi iniziali: se gli obiettivi non sono chiari sin dall’inizio, è possibile che lo start del progetto subisca uno slittamento, determinando quindi dei possibili ritardi sulla tabella di marchia dello stesso; rischio di basso rendimento del progetto: questo problema si verifica quando tutte le parti in causa, operanti nel progetto, non collaborano come dovrebbero e modificano i requisti iniziali; superamento del budget previsto: quando il budget inizialmente prestabilito viene superato; problemi di tempo per la realizzazione di attività: quando i tempi del progetto non vengono rispettati, procrastinando attività già prestabilite e determinando così ritardi nelle consegne; quando le risorse sono insufficienti: questa è una condizione che si verifica quando le risorse inizialmente preventivate per svolgere determinate attività non sono sufficienti, magari per via del carico di lavoro eccessivo; cambiamenti imprevisti nel team: quando uno o più membri del team, inizialmente preventivato per il progetto, cambia e inevitabilmente si possono determinare dei ritardi; cattiva comunicazione tra le parti interessate: una condizione che si può verificare quando la comunicazione tra i membri del team e l’azienda non son è chiara e non porta quindi a risultati. Per ovviare a problemi come questi, è necessario creare un project plan efficace, ovvero un programma di lavoro ben delineato e orientato agli obiettivi. Come creare un project plan efficace? Un project plan o anche business plan è un documento formale con il quale sarà possibile gestire, organizzare e ovviamente monitorare tutte le attività atte al raggiungimento di un obiettivo. In linea di massima un project plan è classificabile come la guida che il project manager segue per il suo progetto. Qualora si verifichino dei cambiamenti nel piano, egli ha l’obiettivo di occuparsene, ideando una nuova strategia. I criteri affinché un project plan possa reputarsi efficace sono i seguenti: identificare chiaramente gli obiettivi del progetto; pianificare le attività singolarmente; avere un’idea chiara del team che si occuperà del progetto; gestione del rischio in caso di cambiamenti non previsti; pianificazione degli incontri e quindi delle comunicazioni del progetto. Gli obiettivi di un progetto devono sempre essere molto chiari, altrimenti è molto facile - per qualsiasi persona nel progetto - modificare priorità, consegne e requisiti. In un progetto che nasce non si possono improvvisare le azioni, né tanto meno le risorse fisiche ed economiche, in special modo perché i costi potrebbero cambiare. Bisogna avere sempre un’idea chiara di tutto quello che verrà fatto e soprattutto di come. I tempi sono fondamentali da rispettare, altrimenti si modificano anche quelli degli obiettivi da raggiungere, andando a stravolgere il budget. Avere le idee chiare comporta dei vantaggi in un progetto nascente, ma è necessario avvalersi degli strumenti giusti per crescere, come ad esempio il CRM. Scopri nel prossimo paragrafo come un crm può aiutare il project management. Come gestire l'attività di project management con il CRM? Il CRM rappresenta una soluzione nella gestione di un progetto e di cui un project manager deve imparare ad avvalersi. Come può un CRM aiutare praticamente un project manager? Lo aiuta nella gestione delle task dei vari reparti. Pensiamo ad esempio ad Hubspot e a come sia possibile avere una panoramica sempre aggiornata di tutto quello che accade, in seguito all'avvio di un funnel. Con Hubspot CRM per esempio è possibile capire da dove arrivano i nuovi visitatori di un sito e qual è il loro comportamento d'acquisto; un CRM è un ottimo strumento per analizzare i risultati delle decisioni di marketing prese, quindi soffermarsi su quali di queste hanno generato più conversioni - e quindi risultati; il CRM permette di non perdere mai nessun dato raccolto e di creare un database clienti, distinguendo tra clienti dormienti e clienti attivi. È sulla base di questa distinzione che infatti vengono prese delle decisioni. In aggiunta a questi di punti, importanti soprattutto per chi gestisce un progetto, c'è anche da dire che un CRM è utile anche per i clienti stessi, che possono entrare nel software e visionare l'andamento del loro business. Il CRM rappresenta una metodologia di lavoro, oltre che uno strumento, che migliora il rapporto interno e tra clienti e azienda. Indubbiamente, una piattaforma come Hubspot, rappresenta uno strumento importante per il project management. Vantaggi di una gestione efficace di un progetto I vantaggi di un progetto ben gestito, che quindi rispetti tempi, risorse fisiche ed economiche sono così classificabili: soddisfazione delle aspettative del cliente, che si traduce quindi in fidelizzazione di quest’ultimo; budget rispettato e quindi nessuna spesa in eccesso che comporti preoccupazione al cliente; ridotta possibilità di fallimento. Un progetto ben seguito, con obiettivi chiari, riduce di molto la possibilità di fallire. Un project plan e quindi un’attività di project management rappresentano i punti basi tramite i quali è possibile raggiungere obiettivi soddisfacenti. Conclusioni Per raggiungere degli obiettivi soddisfacenti è sempre importante affidarsi a chi può davvero aiutarti. Bisogna avere ben chiaro cosa e come si vuole fare. Per gestire i tuoi progetti con un CRM ti consigliamo di affidarti ad un'agenzia Hubspot che saprà aiutarti a mettere in piedi un progetto CRM. Nel frattempo puoi sempre scaricare gratuitamente il nostro ebook che parla di cosa sia la piattaforma di Hubspot. Image by tirachardz on Freepik
Esiste un chatbot di intelligenza artificiale capace di sostituire l’uomo in tutto e per tutto nell’ambito conversazionale? Sembra proprio di sì e si chiama Chat GPT, acronimo di Generative Pre-trained Transformer. Oggi se ne parla tantissimo in ambito tecnologico e chat GPT è uno strumento di elaborazione e comprensione del linguaggio naturale che, sfruttando determinati algoritmi di apprendimento avanzato, riesce a fornire risposte simili a quelle che darebbe un essere umano durante una conversazione o un discorso. Quali sono le potenzialità e le funzionalità di questo innovativo strumento per le aziende? E quali sono i rischi? Chiariamo ogni dubbio nei successivi paragrafi. Cos’è chat GPT Chat GPT è stata realizzata da OpenAI, organizzazione no profit che studia l’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di migliorare e velocizzare il rapporto e l’interazione tra l’uomo e le macchine a livello comunicativo nei più svariati ambiti lavorativi e non solo. Qualcuno potrebbe obiettare che in realtà già ci sono macchine capaci di conversare con persone e rielaborare domande e risposte secondo i dati e le informazioni precedentemente accumulate, cioè i chatbot. Vero, i chatbot imparano il nostro linguaggio, simulano conversazioni umane e rispondono alle nostre domande, ma vanno in difficoltà dinanzi a domande troppo complesse. Chat GPT supera questi limiti poiché va oltre la semplice interazione con risposte standard a domande predefinite. Una chat GPT può comprendere slang e dialetti, correggere codici di programmazione, creare videogiochi, comporre articoli e canzoni e addirittura diagnosticare malattie partendo da sintomi specifici. Questo cosa significa? Che in ottica di un'azienda con un progetto CRM, tutto quello che riguarda l'interazione con il cliente può essere automatizzata mantenendo la naturalezza della relazione. Come funziona chat GPT: a cosa serve Per comprendere come usare e come funziona Chat GPT è opportuno soffermarsi un attimo sul Natural Language Processing (NLP), una branca dell’intelligenza artificiale che si basa sull’automazione del linguaggio naturale. In pratica vengono programmati computer e macchine capaci di comprendere il linguaggio umano, per fornire risposte coerenti e pertinenti in base al contesto. Per fare ciò si utilizzano algoritmi di machine learning, che vengono continuamente “allenati”. Può capitare, ad esempio, che una macchina non sappia rispondere ad una domanda. In tal caso incamera la risposta, la rielabora e impara da quella conversazione. Quando un domani gli verrà fatta quella stessa domanda, avrà tutte le risorse per rispondere correttamente così da offrire un’esperienza sempre più personalizzata. Ma da un punto di vista pratico come può essere sfruttata Chat GPT? Già molte aziende la stanno sperimentando per il servizio clienti con l’obiettivo di migliorare la customer experience. L’assistenza clienti è uno dei servizi più delicati per un’azienda. Per conquistare e fidelizzare un cliente non è sufficiente vendergli un prodotto di qualità, ma regalargli un’esperienza d’acquisto gratificante e altamente soddisfacente. Talvolta però arrivano sempre le stesse domande o vengono sottoposte al team di assistenza problematiche di poco conto che possono essere risolte facilmente. Queste situazioni però rallentano il lavoro degli addetti all’assistenza, che si trovano a gestire una quantità di richieste difficili da smaltire in poco tempo. Chat GPT fornisce risposte chiare e pertinenti, migliorando l’esperienza del cliente e riducendo il carico di lavoro per gli operatori. E ancora può essere usata come traduttore in tempo reale, favorendo la comunicazione tra due persone che parlano lingue dirette, o supportare scrittori e blogger nella scrittura creativa. In generale Chat GPT ha una vasta gamma di applicazioni, dall’invio di informazioni alla pianificazione fino alla creazione di sondaggi, così da analizzare il sentiment degli utenti scandagliando le tendenze sui social e gli umori dell’opinione pubblica. Sviluppatori e ricercatori possono registrare un account gratuitamente sul sito web di OpenAI, compilare un modulo per accedere al programma e utilizzare la tecnologia gratuitamente. Chat GPT è affidabile? Bisogna fidarsi al 100% della chat GPT? Nonostante gli straordinari miglioramenti apportati nel Natural Language Processing, la risposta è no. Stiamo pur sempre parlando di una macchina che potrebbe avere difficoltà a comprendere il reale significato di una conversazione, o le sfumature di un discorso. Una macchina farebbe ad esempio fatica a distinguere il sarcasmo o l’umorismo, generando quindi risposte irrilevanti o poco precise. Chat GPT potrebbe non avere la “sensibilità” giusta per trattare argomenti molto delicati, come la politica, la religione, la razza, il genere ecc. Tra l’altro queste conversazioni potrebbero contenere informazioni sensibili, cosa che fa emergere problemi legati alla privacy. In generale Chat GPT è sicuramente più pronta e preparata a fornire risposte precise basate su fatti, piuttosto che risposte aperte su concetti astratti. Non sempre le risposte sono giuste o sbagliate, ma possono essere soggettive come quando si parla dell’auto più bella al mondo o della città più romantica al mondo. Ognuno può avere la sua idea e non esiste una risposta univoca, quindi in questi casi l’aiuto che può dare Chat GPT è relativo. Perché le aziende usano Chat GPT? Ma in che modo Chat GPT può essere utile alle aziende? Benché la tecnologia sia ancora in uno stato embrionale, sono già tante le attività che se ne stanno interessando e che la stanno sperimentando. Ormai il mondo sta andando in quella direzione e quindi, non seguirla, significa restare fermi al palo e farsi scavalcare e superare dai competitor. Sono tanti gli ambiti dove può essere utilizzata Chat GPT che consente alle aziende di migliorare le loro prestazioni e offrire servizi cuciti su misura per i loro clienti. Di seguito alcuni modi in cui può essere utilizzata questa tecnologia per le aziende: Social media marketing. Le aziende possono chiedere supporto a questa AI per creare post pubblicitari da condividere sui social. Si possono realizzare nuovi contenuti, creare piani editoriali, scrivere testi per campagne pubblicitarie o email per un’efficace strategia di newsletter e analizzare le principali tendenze sui social. Quindi anche il marketing su HubSpot può beneficiarne di tutto ciò; Ricerche statistiche. Per le aziende le statistiche rappresentano fonti preziose che contengono dati e informazioni utilissime per stilare le strategie future. Allo stesso modo Chat GPT è utile per condurre ricerche di mercato e di marketing; Customer service. Come già anticipato Chat GPT può essere integrata nei chatbot per l’assistenza clienti, per fornire risposte precise e decongestionare il lavoro per il team di assistenza. Una funzione utilissima per fornire informazioni di tipo generico e che non necessitano di un’assistenza specifica; Traduzione. In un mondo sempre più globalizzato capita spesso di dover tradurre testi, documenti ed email e Chat GPT è in grado di fornire una traduzione accurata. Una funzione utilissima per professionisti autonomi, imprese che lavorano nel digitale o aziende di traduzione; Copywriting. Tutte le aziende hanno un loro blog, spesso affiancato al sito HubSpot o all’e-commerce. Ebbene Chat GPT può generare articoli completi ed è un valido alleato per chi deve produrre una gran quantità di contenuti. All’occorrenza può essere usata anche per realizzare video e podcast da condividere poi sui social. Lo sapevi? Per tutte queste azioni di marketing Hubspot ha previsto un'integrazione con Chat GPT in uno strumento chiamato Chatspot. Tutte le funzionalità e vantaggi li trovi nel nostro articolo dedicato a ChatSpot. La conversazione artificiale quali professionisti potrebbe sostituire? Chat GPT legittimamente suscita qualche timore tra alcuni professionisti che vedono minacciato il loro lavoro. Questa tecnologia può sostituire del tutto determinate figure professionali? Teoricamente a rischio sarebbero gli operatori del servizio di assistenza clienti, i traduttori o i copywriter. Tuttavia non è il caso di creare allarmismi poiché, nonostante tutti i miglioramenti e i perfezionamenti che saranno apportati, ogni contenuto realizzato dalla chat GPT dovrà comunque passare sotto la supervisione di un essere umano. Il rischio è di avere tra le mani un contenuto monco, impreciso, poco dettagliato o addirittura sbagliato. In un articolo da pubblicare su un blog potrebbero esserci incoerenze o concetti del tutto mancanti, quindi è necessaria la revisione umana. Stesso discorso per le traduzioni, dove una stessa parola potrebbe assumere significati diversi a seconda del contesto. In un testo medico, scientifico o che tratta di istruzioni tecniche non sono ammessi margini di errore e anche in questo caso la revisione umana è d’obbligo. E ancora Chat GPT non può mai sostituire in tutto e per tutto le persone nell’assistenza clienti, poiché potrebbe non essere in grado di risolvere un problema o rispondere ad una domanda specifica o tecnica. In tale ottica Chat GPT non va vista come sostituzione di determinate professioni, quanto piuttosto come un supporto e un’integrazione a specifiche attività lavorative. Chat GPT e l'ecommerce con Shopify L'avvento di questa tipologia di intelligenza artificiale inoltre ha iniziato a rivoluzionare anche il mondo dell'ecommerce. Shopify infatti, nella Summer Edition 2023 ha annunciato l'integrazione via API con strumenti come Chat GPT e OpenAI, in modo da utilizzare l'intelligenza artificiale per migliorare e semplificare la vita agli ecommerce manager. Gli strumenti sono sostanzialmente due: Shopify Sidekick e Shopify Magic, resi disponibili per chiunque venda i propri prodotti su Shopify, anche se alcune funzionalità possono differire da un piano all'altro. Shopify Magic Shopify Magic è il tool di Shopify per generare nuovi contenuti, descrizioni prodotto, domande frequenti basate sulle comuni problematiche dei clienti (quindi consente di avere la sezione FAQ più utile e di avere minori ticket di assistenza aperti) ecc... Come funzionamento è molto simile per quanto riguarda Chat GPT. Ad esempio, per quanto riguarda la creazione di descrizioni prodotti SEO friendly, l'utilizzo è abbastanza semplice e immediato: una volta inserite le keyword e alcune caratteristiche che si vogliono mettere in evidenza, il contenuto sarà generato in pochi istanti, conforme a quanto desiderato. Shopify Sidekick Sidekick invece, è un vero e proprio ecommerce manager virtuale, che consente ai merchant di gestire tutto tramite chat. Puoi dare degli ordini all'IA per mettere in sconto determinati prodotti, per avere sottomano un report in tempo reale e dettagliato, per creare velocemente codici sconto, per avere nuove idee per articoli del blog o addirittura di personalizzare il fontend semplicemente digitando e inviando le tue volontà. Chiaramente, con questo tipo di funzione, si risparmia tempo di lavoro e si evitano dilungamenti dovuti alla mancanza di personale qualificato per svolgere determinati compiti Per ulteriori info, ti invitiamo a visitare la pagina dedicata di Shopify su Magic e Sidekick, oppure leggere il nostro articolo su Chat GPT per ecommerce. In conclusione: quali sono i rischi e le opportunità Le aziende sono pronte per questo passaggio epocale? Chat GPT offre sicuramente tante opportunità, ma bisogna prendere in considerazione anche i rischi. Uno dei temi più caldi è la cybersicurezza, poiché gli hacker hanno iniziato a simulare chat per le operazioni di phishing destinate a carpire dati sensibili dei clienti. Altri rischi sono legati ai diritti d’autore, poiché Chat GPT potrebbe riprendere frasi coperte appunto dal diritto d’autore. Come specificato Chat GPT, in ambiti particolarmente sensibili o spinosi, potrebbe fornire contenuti con errori e imprecisioni, per non parlare delle fake news dalle quali la tecnologia potrebbe attingere. Guardando l’altra faccia della medaglia Chat GPT consente di alleggerire notevolmente il lavoro, velocizzando le attività operative all’interno delle aziende e liberando da compiti gravosi i dipendenti che hanno più tempo a disposizione per concentrarsi sul core business aziendale. Rischi e opportunità vanno pesati correttamente per un utilizzo virtuoso di questa tecnologia, che rappresenta comunque la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale che farà parte della futura vita aziendale e non solo. Chat GPT può essere utilizzata per strategie di content marketing su Hubspot. Per tutto ciò ti consigliamo di scaricare la nostra risorsa gratuita riguardo alla piattaforma dedicata al marketing e alle vendite con metodologia inbound.
Con il termine User Generated Content si fa riferimento a tutti quei contenuti che sono stati creati direttamente dagli utenti e poi postati online. In che modo possono essere utili alle aziende questi contenuti? Per rispondere a questa domanda è opportuno fare un piccolo salto indietro, precisamente nel 2005, anno in cui nacquero i primi User Generated Content, chiamati anche UGC. Con la “democratizzazione” della tecnologia anche semplici utenti senza particolari conoscenze e competenze informatiche potevano produrre e creare diverse tipologie di contenuti per poi postarli sul web. La qualità magari non era estremamente professionale, ma ciò che maggiormente interessava era l'autenticità e la veridicità dei contenuti. L’UGC catturò presto l’attenzione delle aziende che, oltre ad apprezzare la facilità di diffusione e condivisione dei contenuti, iniziarono ad interessarsi anche alla loro fluidità comunicativa. L’UGC nel marketing ha fatto rapidamente breccia e oggi qualsiasi azienda che voglia imporsi non può ignorarlo. Le strategie aziendali stanno andando verso la direzione dell’inbound marketing, che attrae in maniera del tutto naturale gli utenti con contenuti di qualità, coinvolgenti e pertinenti ai loro interessi. E cosa c’è di più naturale di un contenuto generato autonomamente da un semplice consumatore? Conosciamo meglio cosa sono gli User Generated Content e come sfruttarli al meglio per la tua strategia aziendale. Il significato di User Generated Content Come specificato gli UGC sono contenuti creati direttamente dagli utenti e possono essere: foto, video, podcast, testi, articoli, meme ecc. da pubblicare online per renderli fruibili a tutti. Si possono pubblicare gli User Generated Content su Instagram, Facebook, Twitter, TikTok e su qualsiasi altro social. Proprio i social network hanno dato una spinta straordinaria agli UGC, stimolando gli utenti a produrre e creare sempre più contenuti. Oggi chiunque può produrre un contenuto personalizzato, come un video, una diretta live o un articolo, per esprimere un parere o per raccontare l’esperienza avuta con un prodotto, un servizio o un brand. E questa è sicuramente la parte più interessante per le aziende, che possono così implementare la loro strategia di content marketing con una serie di contenuti “esterni” che danno un impulso positivo al brand e generano un passaparola fruttuoso. Le caratteristiche principali degli user generated content La creatività e l’originalità sono le caratteristiche principali degli UGC, anche se gli utenti per creare i loro contenuti partono da idee e temi già conosciuti, per poi aggiungere qualcosa di loro. Il doppiaggio di una scena famosa di un film è solo uno dei tanti esempi che si possono fare di UGC. Da evidenziare che gli stessi utenti si stanno specializzando sempre di più, sia nell’uso di tecniche sopraffine che di strumenti innovativi all’avanguardia, creando così contenuti di ottima fattura e qualità pur senza aver percorsi di studi specifici alle spalle. Sono comunque 3 i tratti distintivi di un UGC: Pubblico: ogni contenuto creato deve essere fruibile gratuitamente per qualsiasi utente e deve essere veicolato tramite una piattaforma accessibile a tutti; Unico: benché un contenuto può trattare lo stesso argomento di un altro, deve comunque essere originale al 100% e non una scopiazzatura di uno che è già stato prodotto; Non finalizzato alla monetizzazione: i contenuti non devono essere creati da professionisti che intendono monetizzare, ma da semplici utenti o consumatori che lo fanno principalmente per diletto, hobby o passione. Perché gli utenti creano contenuti? Ma perché gli utenti sono diventati prosumer, cioè produttori e consumatori nello stesso tempo? I motivi possono essere tanti ma, come specificato, un ruolo importante lo hanno giocato i nuovi strumenti digitali facili da utilizzare e accessibili per tutti. Questo pluralismo della comunicazione ha anche cambiato il rapporto tra clienti e aziende, che finora a poco tempo era nettamente a favore delle seconde. Gli utenti capiscono che possono far parte del gran carrozzone mediatico e, in una certa misura, influire addirittura sul processo produttivo dei brand. Milioni di utenti impiegano il loro tempo libero per creare contenuti per avere non tanto un ritorno economico, ma piuttosto di affiliazione, di appartenenza e anche di popolarità. In altri casi gli UGC sono contenuti realizzati gratuitamente da creativi e professionisti in cerca di visibilità, nella speranza di ottenere un contratto o di avviare una collaborazione con qualche brand. E poi gli UGC possono essere impiegati anche all’interno di strategia aziendali che prevedono la retribuzione del creativo. In questi casi è utile avere un buon CRM, per conoscere meglio il proprio pubblico di riferimento e catalogarlo per poi offrire contenuti realmente utili in base alle proprie buyer personas. User Generated Content: esempi concreti Per avere una panoramica più ampia analizziamo nello specifico alcuni esempi concreti di UGC. I primi esempi di contenuti creati dagli utenti in realtà risalgono ad oltre un secolo fa ed esulano dall’ambiente digitale. Negli anni ‘70 dell’Ottocento fu realizzato l’Oxford English Dictionary, cioè il dizionario inglese, con il contributo di madrelingua inglesi che inviavano sommari e voci compilate alla direzione del dizionario. Più o meno con lo stesso concetto è nato Wikipedia, dove chiunque può dare il suo contributo tramite il principio democratico della partecipazione e della collaborazione soprattutto a scopo informativo ed educativo. Una sorta di generosità digitale che in fondo contraddistingue tutti gli UGC. Altri utenti si dilettano invece a scrivere guide Tripadvisor, condividendo con altri viaggiatori le loro esperienze di viaggio e fornendo utili consigli sugli hotel e sui ristoranti più convenienti o sulle mete più belle da visitare. Un’ampia fetta di pubblico si diverte invece a creare meme, fondamentalmente per scopo ludico e di intrattenimento, da far girare in maniera virale sul web. Il solo fatto che quel meme sia diventato virale è una soddisfazione per chi ha generato quel contenuto. Come sfruttare gli UGC per la propria strategia di marketing Ma in che modo le aziende possono sfruttare gli UGC nelle strategie di content marketing? Prima di rispondere è opportuno capire perché gli UGC sono così importanti per i brand. Un utente che parla positivamente di un marchio risulta sicuramente molto più affidabile e attendibile rispetto ad un brand. Questo è ovvio: un’azienda naturalmente propone contenuti autoreferenziali, quindi è normale che parli bene dei suoi servizi e dei suoi prodotti. Se questa cosa viene fatta da un utente chiaramente diventa tutto molto più credibile. Bisogna poi considerare che per un brand stendere un piano editoriale con contenuti coerenti e ben fatti è tanto importante quanto dispendioso in termini economici e di energie. Per questo motivo sempre più aziende stanno integrando gli UGC nelle loro strategie di marketing, sfruttando principalmente i social come canale di comunicazione. Come avviare una strategia di UGC? Si può chiedere ad esempio ai propri clienti di scattarsi foto e selfie con i prodotti di un’azienda, da condividere poi sui social per avviare un passaparola virale preferibilmente con un hashtag. Oppure si può chiedere ai propri clienti di raccontare l’esperienza avuta con un prodotto o un servizio, magari con un semplice scatto, un articolo o un video. In questo modo si passa dallo storytelling, cioè il racconto di una storia, allo storydoing, cioè la creazione di una storia. Questa strategia, considerando le abitudini d’acquisto dei Millennials e della Generazione X che amano essere resi partecipi, contribuisce a fidelizzare il cliente che si affeziona sempre di più a quel brand creando così engagement che è la chiave del successo per ogni azienda. Cresce anche la community di riferimento, a tutto vantaggio della visibilità del brand. Non mancano chiaramente i dubbi e le domande. Il contenuto generato è realmente in linea con la filosofia aziendale? Il contenuto realizzato è davvero originale? Cosa fare se un domani i creatori del contenuto rivendicano diritti d’autore? Tutti problemi che possono essere risolti con una strategia ben studiata, magari con l’ausilio di HubSpot CRM per conoscere meglio le aspettative e le preferenze del proprio pubblico. Gli user generated content e i contest per coinvolgere gli utenti Le aziende devono quindi stimolare gli utenti a produrre contenuti propri e, in tale ottica, i contest rappresentano un’ottima soluzione. In tal caso si parla di Contest User Generated Content, vale a dire un qualsiasi tipo di contest che spinge gli utenti a pubblicare contenuti, video o foto con l’hashtag ufficiale del brand. Bisogna poi mettere in palio un premio, che può essere un regalo o un buono sconto, per stimolare gli utenti non solo a partecipare ma anche a coinvolgere amici, parenti, colleghi e familiari. Le aziende ottengono così maggiore visibilità e, contemporaneamente, grazie ai contenuti gratuiti aumentano notevolmente la loro brand awareness. Gli stessi utenti vengono coinvolti in un’attività dell’azienda in modo divertente e hanno anche la possibilità di vincere un simpatico gadget o un premio interessante. Una soluzione win-win che convince e che fa contenti tutti: aziende e clienti. Conclusioni La User Generated Content riveste ancora più importanza se vista nell’ottica della lead generation, una strategia che “nutre” gli utenti con contenuti di valore e pertinenti con l’obiettivo di ottenere contatti di qualità. Questo approccio, se integrato con intelligenza nella strategia aziendale, dimezza le spese per il content marketing e aumenta il numero di contatti e di potenziali utenti senza sforzi eccessivi. Proprio perché la lead generation riveste una grande importanza per ogni strategia aziendale, compresa la User Generated Content, puoi approfondire il discorso scaricando gratuitamente e leggendo l’ebook disponibile a fondo pagina. Image by DCStudio on Freepik
In questo articolo ti spiego come fare lead generation su Linkedin, due termini diventati di utilizzo quotidiano nel linguaggio di tutte le aziende moderne che vogliono espandere i loro confini e aumentare il loro pubblico. Che la digitalizzazione sia una strada necessaria per imporsi nel proprio settore, qualunque esso sia, è pacifico. Ma perché puntare sulla lead generation? E perché usare Linkedin? La lead generation, che possiamo tradurre con “generazione di contatti”, è il frutto dei cambiamenti delle abitudini di acquisto dei consumatori e del loro approccio al mercato. Si tratta infatti di un insieme di tecniche di marketing che permettono ad un’azienda di attirare contatti ma in modo assolutamente naturale, quindi senza essere invadenti o insistenti come potevano essere le tradizionali campagne pubblicitarie. Acquisire nuovi clienti tramite la lead generation significa quindi costruire relazioni solide con loro, nutrire il rapporto giorno per giorno e guadagnarsi la loro fiducia. Perché questo processo trova la sua perfetta attuazione su Linkedin? Perché questa piattaforma è nata proprio per il business come strumento per generare contatti e clienti. Le campagne Linkedin permettono di raggiungere contatti potenzialmente interessati ai propri servizi e possono essere ulteriormente potenziate e rafforzate grazie ai dati provenienti dal tuo CRM. Approfondiamo maggiormente il discorso per capire chi sono i lead Linkedin e come attuare una strategia di lead generation vincente. Perché la lead generation su Linkedin è la strada vincente? Prima di capire come applicare la lead generation su Linkedin, facciamo un piccolo ripasso. Acquisire i clienti è l’obiettivo di ogni azienda e la strada per farlo nell’ambito della lead generation prevede 3 step: Awareness: il primo passo è evidenziare ad un potenziale cliente un problema, una necessità o un desiderio di un servizio o un prodotto; Consideration: il potenziale cliente comincia a valutare l’acquisto di un servizio o un prodotto per soddisfare un bisogno o un’esigenza; Decision: spingere il cliente ad acquistare il prodotto o il servizio presentato. Il percorso si svolge in modo del tutto naturale, ma ha bisogno di due cose fondamentali: il tempo e la fiducia reciproca. Ogni lead potrebbe avere tempi diversi: c’è chi viene convinto subito dell’acquisto e chi invece deve prima fidarsi. La lead generation, secondo gli step precedentemente indicati, “nutre” il potenziale cliente con dati e informazioni utili consolidando e costruendo un rapporto di fiducia. Il risultato finale è un lead fidelizzato che con ogni probabilità si trasformerà in cliente. Perché scegliere proprio Linkedin e non qualche altro social? Per rispondere a questa domanda facciamo riferimento ad una statistica pubblicata da HubSpot, secondo la quale il tasso di generazione associabile a Linkedin è più alto di qualsiasi altro social network. Inoltre i marketer che operano nel B2B hanno eletto Linkedin come miglior piattaforma in assoluto per reperire contatti, lead e clienti. L’utente, attirato da un post su Linkedin, entra in un funnel di vendita molto ampio che però, tramite mirate azioni di lead nurturing, si restringe sempre più. Nella parte finale dell’immaginario imbuto arrivano solo lead realmente interessati a quanto proposto, quindi diventa molto più facile e quasi naturale convertirli in clienti fidelizzati. Strategie su Linkedin: come aumentare l’engagement Il tuo obiettivo su Linkedin è generare lead qualificati, cioè realmente interessati a quello che proponi. Per farlo hai a disposizione due strade: L’approccio inbound, che consiste nel farsi trovare dai potenziali clienti e attirarli sulla tua pagina con contenuti di valore; L’approccio outbound, che invece richiede una maggiore proattività in quanto prevede di connettersi con i potenziali clienti tramite Linkedin. In entrambi gli approcci devi dimostrare la tua affidabilità e competenza, affinché tu possa rappresentare un punto di riferimento per i lead e invogliarli a connettersi con te, e sviluppare relazioni consolidate e durature. Preferisci seguire la strada dell’approccio inbound come imposto dai principi dell’inbound marketing? Allora per prima cosa devi ottimizzare il tuo profilo Linkedin. Eccoti alcuni consigli che ti torneranno utili: Scegli un’immagine del profilo professionale e inserisci logo e colori aziendali nella copertina; Scegli un job title che definisca al meglio il tuo ruolo in azienda; Nel riepilogo del profilo inserisci le giuste keyword per farti trovare; Nella sezione “in primo piano” inserisci contenuti di valore, anche esterni, come magari un video di presentazione, una landing page del sito aziendale o un case study di successo; Fai emergere subito le tue competenze che meglio rappresentano la tua professionalità e il focus della tua attività. Se farai tutto nel modo corretto saranno i potenziali clienti a inviarti una richiesta di collegamento. Hai optato per il secondo approccio, quello dell’outsourcing? Allora devi essere ancora più proattivo e metterti alla ricerca di potenziali lead con i quali avviare contatti e relazioni fino ad ottenere un appuntamento. In tal caso devi conquistare prima l’attenzione e poi la fiducia dei tuoi lead. In entrambi i casi devi essere bravo a toccare le corde giuste, dimostrandoti come un punto di riferimento affidabile del tuo settore e puntando su caratteristiche come solidità, professionalità e serietà, il tutto “spolverato” da ottime conoscenze e competenze digitali. Campagne linkedin: 5 consigli per pubblicare nel modo corretto Cosa pubblicare su Linkedin? E quando? La modalità di pubblicazione e naturalmente i contenuti rivestono un ruolo molto importante per la tua strategia, quindi ti forniamo 5 consigli preziosi al momento della scelta. 1- Meglio un articolo o un post? Ecco la differenza Hai due opzioni per postare i tuoi contenuti: un articolo o un post. Se non hai un sito o un blog gli articoli su Linkedin sono un’ottima soluzione per migliorare il tuo personal branding o per rafforzare il tuo status di esperto. Hai a disposizione ben 40.000 caratteri e puoi aggiungere titoli, sottotitoli, link, video e immagini. Gli articoli però non hanno lo stesso livello di engagement dei post, che a loro volta sono meno personalizzabili poiché consentono solo di utilizzare il maiuscolo e gli spazi. Nei post puoi comunque inserire immagini, video, ricerca di personale, un sondaggio o celebrazioni di un evento. Per i post hai a disposizione fino a 3.000 caratteri, quindi devi attingere a piene mani dalla tua capacità di sintesi. Se sei un'azienda in questo senso possono esserti utili strumenti per programmare la pubblicazione dei post, come Hubspot CRM. Questo strumento oltre alla pubblicazione programmata dei post, compresa la ricondivisione dei post dei blog del tuo sito Hubspot, ti consente di avere sottomano la scheda di un determinato lead con tutte le conversazioni avvenute, pagine web che ha visitato precedenti chiamate effettuate ed eventuali note prese e molte altre funzionalità. 2- Hashtag e video: come sfruttarli? Alla fine di un post è sempre una buona mossa inserire degli hashtag, ma devi farlo secondo una strategia ben precisa per rafforzare il tuo brand. É consigliabile usare fino a 5 hashtag, equamente suddivisi tra il tuo brand e quelli che identificano l’oggetto del post. In alternativa al post puoi aggiungere un video, che in questo periodo performano davvero bene. Ricordati di usare video nativi, cioè caricati sulla piattaforma stessa e non esterni. I video devono avere una lunghezza massima di 10 minuti e preferibilmente essere dotati di sottotitoli, permettendone la fruizione anche a chi è in ufficio e quindi non può attivare l’audio. 3- Quando pubblicare su Linkedin? Eccoci ad un’altra domanda importante: quando pubblicare su Linkedin? Teoricamente ogni momento è buono, ma devi conoscere bene le tue buyer personas per capire quali sono le loro abitudini. Potresti pensare che la pausa pranzo o il tragitto casa-lavoro siano i momenti migliori per pubblicare i tuoi contenuti, ma non è sempre così. Linkedin è un social professionale, quindi i tuoi lead potrebbero tranquillamente usarlo anche durante gli orari lavorativi, cioè dalle 8:00 alle 13:00 e dalle 14:30 alle 17:00. Ad ogni modo gli orari migliori di pubblicazione per le attività B2C sono dalle 11:00 alle 14:00, mentre per le attività B2B gli orari migliori sono quelli al di fuori dell’intervallo che va dalle 9:00 alle 17:00. Da evitare invece il sabato e la domenica, poiché Linkedin è poco frequentato da aziende e professionisti nel weekend. 4- Quanto pubblicare su Linkedin? Anche la quantità delle pubblicazioni è importante e in tal caso basta seguire due semplici regole: Non pubblicare troppo; Non pubblicare troppo poco. Pubblica solo quando hai davvero qualcosa di interessante da comunicare al tuo pubblico, altrimenti rischi di essere ridondante. Allo stesso modo cerca di non “sparire” dal social, altrimenti rischi di perdere la visibilità acquisita. Un calendario editoriale ti aiuterà sicuramente ad essere sempre sul pezzo. 5- Chi può vedere i post? Puoi modificare la privacy dei tuoi post, scegliendo così chi può leggerlo. Nella parte alta del post puoi selezionare le seguenti opzioni: anyone, tutti possono accedere al tuo contenuto; condividi direttamente con il profilo Twitter; visibile solo alle persone direttamente in contatto; condivisione all’interno di un gruppo di cui fai parte. Conclusioni La lead generation su Linkedin si basa sui concetti e sui principi-cardine dell’inbound marketing, quindi devi portare avanti le tue strategie con pazienza e abnegazione. Nel corso dell’articolo abbiamo fatto riferimento a HubSpot, che ha un’integrazione specifica con Linkedin per gestire al meglio gli annunci e sfruttare al massimo le potenzialità di entrambe le piattaforme. Per approfondire maggiormente il discorso sulla lead generation scarica l’ebook gratuito sottostante, una guida completa per i neofiti della materia per trasformare i tuoi visitatori in lead per il tuo business. Image by asier_relampagoestudio on Freepik