Non possiamo più fare a meno dei motori di ricerca, sono come il fuoco, la macchina a vapore o altre invenzioni fondamentali per l’uomo e il suo vivere quotidiano. Nati qualche decennio fa come raccoglitori di siti web, sono ora uno strumento essenziale della nostra quotidianità che ci permette di raggiungere una quantità sterminata di informazioni da una miriade di fonti differenti. Sono l’astronave che ci accompagna nell’esplorazione dello sconfinato universo del web. Ormai è parte integrante delle strategie di marketing di un ecommerce o di un’impresa la SEO (Search Engine Optimization), l’ottimizzazione del posizionamento del proprio sito sul motore di ricerca. Cosa significa in parole povere? Quando apriamo il browser sul cellulare o sul nostro computer, e cerchiamo qualcosa, ci escono 10 siti con tanto di anteprima solitamente accattivante. L’obiettivo di una strategia SEO è posizionarsi (possibilmente) primi o comunque nella prima pagina di Google con il proprio sito, in modo da comparire tra le prime scelte di un utente che sta navigando online. Apparire tra i risultati in cima alla prima pagina è essenziale. Solo il 9% si inoltra fino in fondo alla prima pagina, e lo 0,44% si spinge addirittura fino alla seconda pagina. Pochi utenti tendono a scendere tra i vari link fino in fondo, piuttosto preferiscono cambiare la query nella barra di ricerca e tentare di spiegare meglio ciò che cercano e non trovano. Capiamo bene che la SEO è fondamentale, ma non esiste solo l’ottimizzazione del sito nella SERP (Search Engine Results Page). Ci sono altri due sigle che aprono a due concetti distinti ma collegati tra loro: SEA (Search Engine Advertising) e SEM (Search Engine Marketing). SEO, SEM E SEA: cosa sono? Cos'è il Search Engine Optimization La SEO è, come detto, l’ottimizzazione del sito web e dei contenuti finalizzata al miglior posizionamento possibile nella SERP. Negli ultimi anni, si rivelano fondamentali per fare SEO l’aggiunta di immagini o video e altri contenuti (si parla infatti di strategia di content marketing) chiave che possono essere mostrati in prima pagina per aiutare il più velocemente possibile l’utente che sta cercando una determinata cosa. Nacque all’incirca a metà degli anni ‘90 il termine SEO, ma l’ottimizzazione era iniziata anni prima. Tre tipi ne esistono, e sono differenziati nello stesso modo in cui sono divisi le 3 tipologie di hacker: White Hat, Grey Hat, Black Hat. La SEO White Hat è un’insieme di tecniche non solo ovviamente consentite ma caldamente consigliate da Google per migliorare il design e la struttura di un sito web con l’obiettivo di raggiungere le vette dei primi risultati in modo equo, lecito e competitivo. Il Black Hat, invece, è il contrario: sono tecniche illecite, non accettate dai motori di ricerca, tecniche sleali che danno un potente vantaggio iniziale ad un sito ma le conseguenze sono dannose e alle volte letali, dal momento che i browser stanno costantemente controllando e modificando gli algoritmi per bloccare queste tecniche e penalizzare gli sleali con la chiusura del sito web. Queste tecniche comprendono l’acquisizione di massa di link a pagamento, il riempimento della page di keyword e così via. La Grey Hat SEO è un mix delle due, una linea strategica che mira comunque soltanto a migliorare meramente i posizionamenti sulla SERP offrendo alle volte contenuti di qualità scadente, ma che comunque non viola le regole e non sfocia in comportamenti proibiti finalizzati al vantaggio sleale. Cos'è il Search Engine Advertising Come dice il nome Search Engine Advertising, il SEA comprende tutti i processi di marketing mirati a condurre sempre più visitatori nel proprio sito. Più budget dedichiamo a questa strategia, più successo otteniamo. Pagando il motore di ricerca è possibile posizionarsi nei primi posti sponsorizzati, vincendo l’asta tra tanti altri siti. Serve a garantire che ai primi posti si posizionino le aziende che sono interessate veramente all’attività d’impresa. Che differenze ci sono tra SEA e SEO? Innanzitutto i costi, dal momento che il SEA prevede una spesa più o meno cospicua per essere messa in pratica, al contrario della SEO che non richiede soldi in più. Le metodologie e i software utilizzati cambiano, ovviamente: se per il SEA si utilizzano piattaforme di advertising esterne come Google Ads, per la SEO ci si avvale dei CMS, come Hubspot CMS, e dei software legati alla gestione dei contenuti all'interno del sito. I tempi non sono gli stessi: mentre il SEA mostra risultati fin da subito e la durata è tanto lunga quanto si intende spendere, per la SEO è richiesto tanto lavoro e un costante miglioramento per portare e tenere il sito tra i primi posti sulla SERP. Cos'è il Search Engine Marketing La SEM, Search Engine Marketing, è il contenitore di tutte le strategie SEO e SEA per generare traffico sul proprio sito e portare lead potenzialmente interessati al prodotto o servizio. Alle volte si incappa nell’errore di parlare di SEM soltanto citando la SEA, confondendo i termini. La SEM comprende sia la SEA, quindi strategie di pagamento per risultare sponsorizzati nei primi posti della SERP, sia le attività di SEO per comparire nei primi risultati con il semplice potenziamento del sito lato on-site (contenuti) e off-site (link interni e esterni). SEO e SEA: Come funzionano? Il funzionamento della SEO La SEO, come detto, è l’ottimizzazione del sito per spingerlo in alto sulla pagina dei risultati di una ricerca google. Ci sono varie tecniche SEO che si possono sfruttare, vediamole meglio. La struttura, per esempio, si progetta per essere gerarchica e semplice per l’utente che naviga. I contenuti vengono distribuiti in modo omogeneo e schematico, con una linea precisa, non disposti a caso. Vengono quindi tolti i “muri di testo” e formattati i testi in modo leggibile e accattivante. Le immagini vengono ottimizzate, rendendole meno pesanti senza andare a intaccare la qualità; negli ultimi anni le strategie SEO includono contenuti di tipo foto e video da presentare all’utente. Vengono poi inseriti i link interni per navigare facilmente tra le pagine del sito e vengono perfezionati i meta tag (H1,H2,H3…, Title, URL). Le parole chiave sono fondamentali per permettere al motore di ricerca di posizionare bene il sito, ma non devono essere spammate perché si rischia di passare al Blackhat SEO. Anche i siti esterni (backlink) non vengono tralasciati nel completamento del sito, poiché sono una garanzia di affidabilità, di sicurezza, soprattutto se si tratta di siti importanti e autorevoli. Tutto ciò aiuta a migliorare il ranking del sito. Per ulteriori informazioni ti consigliamo di leggere il nostro articolo sulla SEO per ecommerce. Il funzionamento della SEA La strategia in questione si avvale di: strategie PPC (pay per click), ovvero si paga ogni volta che un utente clicca sul link sponsorizzato; strategie legate alla brand awareness, come il pay per impression; strategie pay per conversion, legate alla conversione effettuata all'interno del sito. Innanzitutto l’inserzionista individua le parole chiave con cui un utente può finire sul loro sito. Quindi procede nel creare gli annunci con le parole chiave, stabilendo un’offerta massima che è disposto a pagare per ogni keyword. Il ranking è deciso da un’asta a cui partecipano varie aziende per la stessa parola chiave. L’asta è vinta da chi offre di più, ma non solo: contano anche i contenuti e la qualità. Se un sito presenta una qualità eccezionale e migliore degli altri, può ottenere una posizione più alta senza sborsare troppo. I parametri di monitoraggio della strategia servono agli esperti per verificarne e migliorarne l’efficienza. Tra questi figurano: click sull’annuncio; impressioni (visualizzazioni dell’annuncio, che indicano la portata e l’efficienza); CTR (click through rate), rapporto tra click e impressioni; conversioni, azioni completate dall’utente dopo aver visto l’annuncio; CPA (costo per acquisizione), costo di ogni conversione; CPC (costo per click); spesa totale della campagna SEA; ROI (return on investment) e ROAS (return on advertisting spend), rapporto tra profitto generato e spesa totale; Cosa usare tra SEO e SEA? Dopo aver compreso cosa sono e come funzionano le due strategie che fanno parte del SEM, risulta probabilmente intuibile che sono entrambe fondamentali nel potenziamento del ranking sulla SERP. La SEO è ottima perché non presenta costi aggiuntivi e se applicata bene importa dei vantaggi duraturi al proprio sito. La SEA dà una spinta in più, basata sostanzialmente sul budget che si intende investire, e posiziona il sito tra i primi risultati sponsorizzati grazie anche alla qualità dei contenuti del sito web. Ogni strategia ha i suoi punti di forza e sono entrambe estremamente utili ed efficienti per portare visite al nostro sito. È utile affiancarle e sfruttarle in modo integrato, per raggiungere la miglior posizione nella SERP e aumentare l’utenza e la conversione dei lead. Quale strategia tra SEO e SEA è consigliata alle aziende? Per quanto riguarda le aziende più nello specifico, il consiglio è quello di usare il giusto mix tra le due strategie. La SEA solitamente viene usata dalle imprese startup e dai progetti ecommerce appena partiti per avere un boost iniziale su conversioni, nel caso l'obiettivo sia la lead generation, e vendite. Questo perché la SEO può essere considerato come uno strumento a lungo termine, infatti le aziende più affermate sono quelle con la SEO migliore. SEO e SEA sono incompatibili per le imprese? No, le due strategie si possono e debbono essere usate con il giusto mix. I grandi brand infatti, per mantenere il loro sito o ecommerce in prima posizione sulla SERP, non usano solamente la SEO, poiché potrebbero essere scavalcate da chi usa la SEA inserendo la loro keyword nelle campagne. Pertanto almeno una campagna di brand protection, insieme all'impegno verso la SEO, è consigliato averla attiva. Inoltre nelle startup è importantissimo sì fare advertising ma non curare la SEO significa essere costretti ad investire risorse in advertising anche a lungo termine, vista l'impossibilità di ottenere un buon posizionamento senza una strategia SEO. Il ruolo del CRM per la SEO e la SEA Ormai per gestire al meglio un ecommerce non si può fare a meno di un Customer Relationship Management, o CRM, un software specializzato nell'organizzare in un unico ambiente, accessibile a tutti i dipendenti, i contatti, i lead, le loro attività, le interazioni con essi e tutti i dati relativi. Ma come un CRM può aiutarci nel condurre le strategie SEO e SEA? È sicuramente un grande ausilio per raccogliere tutti i dati provenienti dalle campagne SEA e gestire le campagne stesse con l'obiettivo di portare sempre più visitatori sul sito ed accompagnarli fino a farli diventare clienti. Aiuta a monitorare da quali fonti i lead giungono sul sito (se tramite ricerca organica o un link condiviso, ad esempio, o magari ancora dalle campagne di advertising pagate) dando quindi indicazioni su cosa tra SEO e SEA sta funzionando o meno sul sito. Ciò che inoltre un CRM aiuta a fare è a creare e gestire i contenuti del sito, per ottimizzare la SEO e spingere il website nei primi risultati della SERP. Dalle campagne pubblicitarie e dalla SEO è possibile poi fare della segmentazione per trasformare il lead acquisito in cliente finale personalizzando tutta la fase di lead nurturing.
Per traffico di un sito web, cosa si intende? Una domanda che probabilmente in molti si pongono se non sanno quanto è fondamentale fare un’analisi dettagliata del proprio sito internet. Quando parliamo di traffico di un sito web, intendiamo il numero di persone che mensilmente visitano il nostro negozio online per esempio. Monitorare il traffico di un sito web ti permette di migliorarlo e ottimizzarlo in base alle statistiche. In questo articolo di oggi, oltre a spiegare il perché è fondamentale monitorare un sito web, ci soffermeremo anche sugli strumenti che dovresti assolutamente conoscere per analizzare le visite sul tuo ecommerce o sito. Perché monitorare il traffico di un sito Conoscere il numero di persone che visita il nostro sito web orienta meglio il lavoro SEO che abbiamo fatto, quindi i testi SEO oriented che abbiamo scritto, così come tutte le altre ottimizzazioni SEO inerenti. In particolare, analizzare le statistiche di un sito web ci aiuta a: conoscere e prevedere poi il comportamento di chi lo visita; definire meglio alcuni parametri che ci saranno utili per la costruzione della nostra strategia (età, sesso, geolocalizzazione); capire a quale servizio o categoria è interessato. L’obiettivo di un sito web è convertire i visitatori in clienti mediante una duplice operazione come si può capire da questa premessa, ovvero SEO optimization e marketing. È sempre importante lavorare su entrambi i fronti e quindi definire anche una strategia di marketing efficiente, creando un funnel adeguato. Tornando però all’importanza dell’analizzare un sito web, andiamo a conoscere i 3 strumenti principali dei quali proprio non possiamo fare a meno per monitorare l’andamento. 3 principali strumenti per fare l’analisi del tuo sito web L’analisi di un sito web occorre sempre farla in modo professionale, quindi valutare l’utilizzo anche di più strumenti insieme, per confrontare i dati e capire cosa è necessario fare per aggiustare il tiro e trasformare i visitatori in clienti. Gli strumenti per fare l’analisi del tuo sito web che consigliamo sono: Google Analytics Semrush o SEOzoom (dipende da che tool usi per aiutarti con la SEO); Hubspot, con cui puoi sviluppare il tuo sito comprensivo di tutta la parte CRM. Google Analytics è gratuito ed è a disposizione del motore di ricerca, se ovviamente hai un account Google. SEMrush o SEOzoom sono due tool che possono divenire integrativi di Google Analytics, a pagamento, molto utili per confrontare le statistiche di Google. Hubspot CRM è una piattaforma integrativa può aiutare ad avere una panoramica ancora più completa del tuo sito web. Ha una sezione apposita per monitorare il comportamenti dei contatti, molto facile da consultare. Hubspot come SEMrush o SEOzoom sono strumenti a pagamento. A questi si unisce anche un altro importante strumento di analisi, che però potrebbe essere più complesso da comprendere per un neofita, ovvero Screaming Frog. Screaming Frog è uno strumento che può aiutare molto a dare una panoramica SEO del sito, andando a capire su cosa lavorare e cosa migliorare come ad esempio le meta description o le immagini che possono essere troppo pesanti, rallentando così il caricamento della pagina web. Tutti questi sono dettagli assolutamente da valutare, che possono fare seriamente la differenza per il successo di un sito web. Conosciamo ora da vicino ogni singolo strumento di monitoraggio. Google Analytics Come strumento è tra quelli più apprezzati e diffusi, sia perché è gratuito e sia perché ti dà la possibilità di avere una panoramica completa dei dati che contano davvero. In prima battuta è necessario ottenere l’ID di monitoraggio, ovvero un codice alfanumerico da inserire nelle pagine del sito per consentirne l’analisi. È importante sapere che il processo di analisi si può seguire sia da mobile che da desktop. Vediamo come è strutturata la home page di Google Analytics. Ci sono 5 sezioni che bisogna imparare a leggere e cioè: In tempo reale, che restituisce una fotografia del tuo sito in diretta; Pubblico, che ti dà le informazioni in merito al tuo pubblico (età, sesso, provenienza geografica); Acquisizione, che individua i canali dai quali viene il traffico; Comportamento, che ti aiuta a capire quali pagine sono più visitate; Conversioni, che monitora obiettivi settati nell'account (es. l'iscrizione alla newsletter oppure l'acquisto di un prodotto in caso venga Analytics venga integrato con un progetto ecommerce). Ogni sezione è poi articolata in altre sottosezioni, di cui una in particolare - Panoramica - riepiloga i dati salienti di ciascun report. Le sottosezioni che generalmente destano più interesse sono quelle in merito ai dati geografici > località, pubblico, tutto il traffico, sorgente/mezzo. I dati chiaramente devono essere letti in un intervallo di tempo di riferimento. Ok, immaginiamo che ora tu voglia sapere come leggere i dati di Google Analytics. Vediamolo. Iniziamo con il dire che i dati che ti interessano sono i seguenti: Visualizzazioni di Pagina: indica il numero di volte con cui la pagina viene visualizzata. Se il numero è alto è un ottimo segno, vuol dire che molte persone visitano il tuo sito web. Sessioni: Indica il numero di raggruppamenti di tutte le azioni svolte dall'utente in un determinato periodo di tempo. Se un utente lascia il sito per più di 30 minuti e poi accede nuovamente, viene contata una nuova sezione. Frequenza di Rimbalzo: Questa sezione indica il numero di visitatori che lasciano il tuo sito dopo aver visitato una sola pagina. In caso di frequenza di rimbalzo alta, bisogna fare valutazioni sul motivo per cui le persone abbandonano il tuo sito. Sorgenti di traffico e Canali: Questa sessione ti aiuta a capire da quali canali arriva il traffico del tuo sito web. Pagine più visitate: Questa sessione ti mostra le pagine più visitate sul tuo sito web. Flusso di comportamento: In questa sessione puoi vedere il comportamento degli utenti sul tuo sito web. Conversioni: La sessione forse più importante del tuo sito web, in cui viene mostrato se le azioni di SEO e marketing che hai studiato per la tua strategia, funzionano e riescono a raggiungere gli obiettivi prefissati. Fino ad ora abbiamo analizzato lo strumento gratuito di Google che ti permette di venire a conoscenza di molte informazioni utili. Ma se a questo uniamo anche SEMrush e Hubspot, la nostra azione di monitoraggio sarà ancora più dettagliata. Semrush In questa sede analizziamo nello specifico SEMrush, in quanto è il tool a cui per prima noi facciamo riferimento. SEMrush è un ottimo strumento per analizzare la SEM del tuo sito internet, ma anche per valutare le azioni dei siti concorrenti. Come abbiamo specificato, si tratta di un tool a pagamento, che però rappresenta un investimento assolutamente da fare se si decide di lanciarsi nel mondo dell’online. Vediamo come funziona e come ti può essere utile. SEMrush come anche SEOzoom ti presenta una Dashboard - pagina panoramica - suddivisa in sezioni, ovvero: Analisi Dominio - ti dà una panoramica completa sul dominio d'interesse; Analisi Keyword - effettua il monitoraggio delle keyword posizionate in ottica SEO; Progetti - se chiaramente hai inserito qualche progetto sulla piattaforma, ti restituisce l’analisi delle performance del sito; I miei report - ti crea report dettagliati in base ai dati che ti occorre conoscere e che hai filtrato tu. Tutte queste voci possono essere consultate singolarmente o tutte insieme in una sezione denominata Panoramica. SEMrush ti permette di analizzare pagina per pagina ciò che andrebbe migliorato, anche tenendo presente quello che fanno i competitor. Proprio l’analisi del traffico del sito concorrente e delle keyword sulle quali essi lavorano, ti permette di capire come aggiustare il tiro nel tuo caso. Se ti interessa approfondire l’argomento, ti consigliamo la lettura dell’articolo su come funziona SEMrush che ti spiega passo dopo passo come fare per monitorare bene il tuo sito. Hubspot Ultimo ma non meno importante è Hubspot. Hubspot è un software di marketing automation che aiuta le aziende a promuovere il loro business. La parte dell’analisi e del monitoraggio del sito è molto importante e ti offre una panoramica completa dell’andamento del sito. La knowledge base di Hubspot ti dà la possibilità di capire a fondo questo software di analisi, andando così a ottimizzare le tue azioni di marketing. Preliminarmente però c'è da fare una distinzione: in caso di siti sviluppati con piattaforme esterne, c'è la necessità di inserire manualmente il codice tracciamento all'interno delle pagine per avere la reportistica completa. In caso di un sito Hubspot, invece, la reportistica è già inclusa all'interno di tutto il comparto CRM. Con Hubspot puoi filtrare con attenzione i dati che ti interessa monitorare e valutare, in un determinato intervallo di tempo. Non andremo a spiegare le singole funzioni in quanto nella knowledge base trovi sicuramente tutto ciò che ti occorre per impostare il corretto monitoraggio dei tuoi dati. La piattaforma di Hubspot è facile e intuitiva e ti dà la possibilità di venire a conoscenza di tutti i dati che ti interessano in pochi click. È studiata appositamente per chi non ha una grande conoscenza della SEO, ma vuole sapere come funziona il lavoro SEO e marketing impostato all’inizio e se bisogna fare delle correzioni. Conclusioni L’analisi del tuo sito web è fondamentale per far sì che tutte le azioni di marketing e SEO raggiungano l’obiettivo di trasformare i visitatori in clienti. Riuscire a creare una panoramica completa, grazie all’incrocio dei dati di queste piattaforme, ti permette di costruire una strategia davvero efficace, che non lascia spazio all’improvvisazione, ma che si basa esclusivamente sui dati. Hubspot indubbiamente è il software di automazione più completo e intuitivo che puoi utilizzare per la tua analisi del sito web. Scopri come funziona, scarica l’ebook gratuito.
Viviamo in un’epoca sempre più digitalizzata con i cosiddetti assistenti digitali che fungono da compagni abituali delle nostre vite: da Siri a Google Assistant passando per Alexa fino ad Amazon Echo. Sono presenti nelle nostre case ma anche sui nostri dispositivi digitali, come smartphone e tablet, quindi sono costantemente a portata di mano. Proprio per questo motivo si è diffusa sempre di più la ricerca vocale, con la quale gli utenti invece di digitare le parole nel motore di ricerca le pronunciano direttamente a voce. Questo è il motivo per cui i siti devono essere ottimizzati per la ricerca vocale, in modo da intercettare gli intenti di ricerca, i desideri e le necessità degli utenti. La popolarità delle ricerche vocali è dovuta soprattutto alla loro immediatezza: con un semplice clic gli utenti possono fare la domanda e ricevere una risposta in pochi secondi. Del resto l’utente moderno è sempre più “pigro”, quindi sono in netta crescita le preferenze per la ricerca vocale piuttosto che per la classica ricerca che prevede la digitazione di parole. Inoltre, la ricerca vocale non richiede l’uso delle mani, quindi è ideale per chi è impegnato al lavoro o in semplici faccende domestiche e ha bisogno di ricevere informazioni immediate. Come installare la ricerca vocale? Come ottimizzare il proprio sito? Quali leve bisogna spingere per proiettare la propria piattaforma nei primi posti di Google? Come attivare la ricerca vocale? Domande alle quali rispondiamo nei prossimi paragrafi. Cos’è la voice search La voice search è appunto la ricerca vocale che richiede un profondo ripensamento strutturale delle strategie SEO di siti ed e-commerce. Google riesce a comprendere sempre meglio il linguaggio naturale delle persone grazie all’intelligenza artificiale e soprattutto al machine learning, una branca dell’AI (Artificiale Intelligence) che giorno dopo giorno con l’esperienza incamera nuovi dati per prendere decisioni future. Tutto questo in totale autonomia e seguendo le abitudini e le preferenze dell’utente. Se ad esempio hai una marca di scarpe preferita, il sistema salverà questa informazione e la utilizzerà in futuro. Nel momento in cui imposterai una ricerca vocale per acquistare un paio di scarpe, il sistema in automatico ti fornirà prima i modelli del tuo brand preferito. Entrando più nel tecnico la VEO, acronimo di voice engine optimization che può essere considerato la “cugina” della SEO, richiede due cambiamenti fondamentali in un sito: Le query vocali rispetto a quelle scritte sono più lunghe, mediamente da 2 a 7 parole; Le keyword singole vengono sostituite dalle keyword long-tail. La maggior parte delle richieste degli utenti prevedono delle domande, per questo è opportuno basarsi sulle question words. In pratica, i contenuti di un sito web devono essere pensati e ottimizzati per rispondere alle domande più frequenti che gli utenti possono porre. La rivalutazione di questi parametri è importante per le tue strategie di inbound marketing perché permettono ai tuoi contenuti di essere trovati dagli utenti nelle loro fasi del customer journey. Una volta trovati i tuoi contenuti l'utente potrebbe diventare un lead e, con una buona campagna di lead nurturing, diventare a sua volta un cliente finale. Come ottimizzare siti per le ricerche vocali Prima di capire come funziona la ricerca vocale Google o su altri motori di ricerca è opportuno ricordare una cosa: innanzitutto il sito deve essere ottimizzato in chiave SEO. In caso contrario ogni altra strategia basata sulla ricerca vocale risulterebbe fallimentare. Un altro aspetto fondamentale è la velocità di caricamento del sito che deve essere scattante e reattivo, Hubspot CMS rappresenta una piattaforma sicuramente in grado di offrire tutto ciò. L’utente medio non solo è pigro ma anche impaziente, quindi la sua soglia di tolleranza è di massimo 4-5 secondi. Se il tuo sito non si apre in tempi brevi, stai pur certo che l’utente andrà a cercare altrove ciò di cui ha bisogno. Riguardo all’utente medio, tieni a mente un’altra cosa: è “infedele”. Cosa significa? Che se trova un sito più veloce, performante e completo non ci impiegherà molto per abbandonarti e lanciarsi nelle braccia dei competitor, soprattutto se gli forniscono ciò che sta cercando. Per questo motivo il tuo sito deve essere ricco di contenuti pertinenti e di qualità, che diano davvero un valore aggiunto al tuo sito e che conferiscano autorevolezza al tuo brand, facendolo risaltare come un punto di riferimento nel settore. I testi devono essere suddivisi in paragrafi con titoli H1, H2 e H3 e avere una lunghezza adeguata di parole, che mediamente oscilla tra le 500 e le 800 (molto dipende anche dal settore in cui operi). In questo senso un sito Hubspot garantisce sia la velocità di caricamento, il fatto di poter impostare facilmente gli heading tag ma soprattutto di essere desing responsive ossia di essere ottimizzato anche per la versione mobile. Ciò è fondamentale per la vocal search visto che la maggior parte delle ricerche vocali attualmente provengono dagli smartphone. L’importanza degli snippet e del mark-up Che sia una ricerca vocale Android o Apple, un fattore fondamentale per il successo è rappresentato dagli snippet in primo piano. Lo snippet è un elemento introdotto da Google per fornire in poche righe una risposta rapida all’utente e si trova nella pagina superiore dei risultati dei motori di ricerca. Google in automatico prende le informazioni necessarie da una pagina web ben strutturata e considerata affidabile, per poi mostrarle al visitatore. Lo snippet riveste quindi un ruolo di primaria importanza, dal momento che viene visualizzato addirittura prima degli annunci. Se il tuo sito viene inserito in uno snippet in primo piano, ci sono maggiori probabilità di apparire anche nei primissimi risultati della ricerca vocale che vengono poi suggeriti agli assistenti digitali. Di pari importanza è il mark-up dello schema, che possiamo considerare una sorta di glossario globale che i motori di ricerca utilizzano per comprendere meglio i contenuti presenti all’interno della pagina di un sito. Questo schema trasmette ai motori di ricerca tutte le informazioni necessarie per capire di cosa si occupa e di cosa tratta un sito o un ecommerce. Così facendo il lavoro dei motori di ricerca è molto più veloce e immediato, anche per quanto riguarda le ricerche vocali. Consigli per ottimizzare la ricerca vocale Ci sono delle “best practices” che consentono di ottimizzare il sito per la ricerca vocale e di proiettarlo verso le prime posizioni dei motori di ricerca. Le strategie possono variare a seconda del business ma, per una panoramica più ampia, ecco alcuni consigli che ti saranno sicuramente molto utili: Focus sulle parole chiave a coda lunga; Usa le schede di Google My Business; Migliora la leggibilità dei contenuti. Focus sulle parole chiave a coda lunga Le parole chiave possono essere a coda corta oppure a coda lunga. Le parole chiave a coda corta sono generalmente composte da uno o due termini, risultano piuttosto generiche e hanno una concorrenza molto alta. Questo significa che per il tuo sito diventa piuttosto complesso e problematico imporsi e posizionarsi con quella specifica parola chiave a coda corta. Il discorso cambia se facciamo riferimento alle parole chiave a coda lunga, note anche come long-tail keywords, che invece sono più descrittive, dettagliate e caratterizzate da un tasso di conversione più elevato. Le long-tail keywords sono quelle sulle quali devi lavorare per intercettare le ricerche vocali, poiché sono più conversazionali e in un certo senso gli utenti durante la vocal research “conversano” con i dispositivi, ai quali rivolgono domande estremamente specifiche. Per ottimizzare i tuoi contenuti per la ricerca vocale devi: Utilizzare molte parole chiave a coda lunga; Rispondere alle domande in varie “salse” introducendo parole quali: come, perché, dove, quando, cosa, chi ecc.; Usa parole di riempimento, come del, per, tra, sul ecc. che vengono usate nel linguaggio colloquiale e che quindi con ogni probabilità saranno utilizzate anche dagli utenti durante le loro ricerche vocali. Usa le schede di Google My Business per il local marketing Se fai local marketing, quindi i tuoi servizi sono rivolti in un’area geografica limitata e ristretta, le schede di Google My Business rappresentano un validissimo alleato poiché comunicano a Google che la tua attività è operativa in un determinato luogo. Nel momento in cui un utente cerca un negozio specifico in una zona, la tua attività potrebbe classificarsi per quella determinata query di ricerca se lavori correttamente. Google My Business a sua volta fornisce agli utenti tutti i dati della tua attività, inoltre ti aiuta a migliorare la SEO a livello locale. Ricordati di inserire nella scheda la cosiddetta NAP (nome, indirizzo e telefono), fornendo ai potenziali clienti tutti i dati per trovarti e per contattarti. Se lo desideri, per una questione di completezza delle informazioni, puoi aggiungere ulteriori dettagli utili sui servizi e sui prodotti offerti, news, aggiornamenti, eventi, sconti, promozioni, offerte ecc. Migliora la leggibilità dei contenuti Più volte abbiamo sottolineato la necessità di scrivere articoli corretti in italiano, di facile comprensione per gli utenti e in grado di fornire informazioni e dati realmente utili. Tutto questo è ancora valido, ma i contenuti devono essere rivisti per soddisfare i nuovi standard delle ricerche sempre più colloquiali e vicine al linguaggio quotidiano di tutti i giorni. All’interno dei contenuti devono quindi essere inserite preferibilmente domande e risposte brevi e concise, più adatte ad una tipologia di ricerca vocale. Ecco una serie di piccoli consigli per migliorare ulteriormente la leggibilità dei contenuti: Usa un linguaggio colloquiale, inserendo anche parole utilizzate maggiormente nella quotidianità di tutti i giorni o addirittura appartenenti ad uno slang specifico di quel settore; Usa elenchi puntati per rendere più veloce e facile la lettura e un concetto molto più chiaro e accessibile; Includi una sezione specifica dedicata alle FAQ (Frequently Asked Questions), cioè le domande più frequenti che pongono gli utenti così da consentire a Google di estrarre i contenuti più pertinenti secondo la ricerca e usarli come snippet. Conclusioni Se hai un sito o un e-commerce e vuoi migliorarne le prestazioni, non puoi certo ignorare le nuove tendenze come appunto la ricerca vocale destinata a dominare gli anni futuri. La VEO dovrà però camminare di pari passo con la SEO, per intercettare quanti più intenti di ricerca possibili su qualsiasi dispositivo. Poiché tutto parte comunque dalla SEO, ti consigliamo di scaricare l’ebook gratuito disponibile a fondo pagina che ti spiega i falsi miti che ruotano attorno al mondo SEO.
La ricerca di parole chiave è un processo molto importante per chi vuole ottenere visibilità con il proprio sito web all'interno della rete di ricerca. Perché la keyword research è importante? Perché in questo modo è possibile capire l'intento di ricerca di una persona mentre naviga sul web e mostrarle dei contenuti di qualità e pertinenti alle proprie esigenze. Ciò ci fa capire una cosa: lo stratagemma di utilizzare l'esatta parola chiave che corrisponde perfettamente alla ricerca effettuata da una persona è ormai superato. Viene dato, invece, uno spazio privilegiato al pensiero che sta dietro una determinata ricerca e ai contenuti che riescono a rispondere nel modo più completo a tale richiesta di informazioni, quindi appunto, a quelle informazioni che riescono a rispondere all'intento di ricerca dei propri utenti target. Ma veniamo al dunque, ecco come avviare un processo di ricerca combinando SEO e argomenti interessanti per gli utenti che utilizzano il web. Come svolgere una ricerca di parole chiave in ottica SEO 1. Crea una lista di argomenti importanti e pertinenti con ciò che riguarda il tuo business Pensa ai topic che vuoi affrontare all'interno del tuo sito: devono essere argomenti pertinenti alla tua attività e che diventeranno in seguito le macro categorie a cui farai risalire tutte le seguenti parole chiave più specifiche. Pensa, per esempio agli argomenti che vengono fuori più frequentemente durante una conversazione commerciale, oppure le domande che ti vengono rivolte più spesso dai tuoi potenziali clienti: questi sono ottimi spunti di partenza. Mettiti nei panni dei tuoi buyer persona - quali sono le tematiche per cui vorresti che il tuo pubblico ideale ti trovasse sul web? Se tu fossi un'azienda come HubSpot, e ICT Sviluppo stessa, ad esempio, che vende software di marketing, una lista di argomenti generali potrebbe essere questa: inbound marketing (2400) email marketing (1900) lead generation (3600) SEO (18100) marketing automation (880) social media marketing (4400) I valori tra parentesi corrispondono al volume di ricerca mensile per ogni keyword: questo dato ti permette di capire quanto sono importanti e cercati i topic che hai scelto e quante differenti sottocategorie prendere in considerazione per raggiungere un buon posizionamento con quella parola chiave. A proposito di sottocategorie... 2. Inizia con la ricerca delle keyword Ora che sai quali sono gli argomenti su cui ti vuoi focalizzare, è il momento di identificare alcune parole chiave da includere all'interno di queste categorie. Si tratta di termini che ritieni importanti per la classificazione all'interno della SERP (pagina dei risultati dei motori di ricerca) perché il tuo cliente target sta conducendo delle ricerche considerando proprio quei topic. Prendiamo, per esempio, l'argomento marketing automation. Relativamente ad esso, ecco alcune parole chiave correlate che un utente potrebbe ricercare: strumenti per la marketing automation come utilizzare un software di marketing automation cos'è la marketing automation? lead nurturing email marketing automation migliori strumenti di automazione L'elenco può andare avanti all'infinito, il punto non è trovare la lista definitiva ma capire quali sono i punti (vedi dubbi, domande, perplessità, desiderio di risposte) correlati al tuo macro argomento che hai scelto. Per capire se le parole chiave che hai pensato corrispondono a dei veri e propri intenti di ricerca da parte degli utenti, ci sono molti strumenti (gratuiti e non) con cui rilevare il volume di ricerca, la competitività della parola, i trend stagionali: Google Trends, per capire quanto la popolarità di un termine di ricerca e per individuare i trend legati ad un specifico periodo temporale; Ubersuggest, con individuare il volume di ricerca di una kw, il suo livello di competitività, il costo per clic per un'eventuale pubblicità online; Google Suggest, ossia la barra di ricerca di Google che, non appena inizi a scrivere, ti suggerisce le ricerche che più comunemente vengono effettuate dalle persone; SemRush, tra le altre cose, per individuare i volumi di ricerca, trovare altre keyword correlate e per spiare le keyword dei propri competitor (ne riparleremo al punto 5). 3. Ricerca i termini correlati Se hai difficoltà a trovare nuovi termini, ecco che ti vengono in aiuto le parole chiave correlate. Facciamo un esempio: sono ancora alla ricerca di altre kw per popolare la mia categoria marketing automation ma sono senza idee. Google mi viene in aiuto consigliandomi le ricerche che gli utenti fanno quando digitano la keyword marketing automation come si vede nell'immagine: Ovviamente non tutte le frasi che troverai saranno di tuo interesse, ma per avere altri suggerimenti ti basta cliccare su uno dei termini di ricerca e consultare le parole ad esso correlate e così via fino a che non avrai abbastanza risultati. 4. Utilizza sia keyword a coda lunga che termini più generici Le seconde sono parole chiave generalmente più brevi e più generiche - lunghe da una a tre parole. Le parole chiave a coda lunga, al contrario, sono frasi più lunghe che corrispondono ad un intento specifico e difficilmente equivocabile. Mentre, infatti, marketing automation può corrispondere a diverse ricerche, da chi vuole sapere di cosa si tratta, fino a chi è già indottrinato e vuole acquistare un software con cui implementarla in azienda, chi digita su Google marketing automation esempi vuole informarsi sulle applicazioni pratiche di quest'ultima. È importante verificare di avere un mix di termini principali e termini long-tail per attuare una strategia ben bilanciata con obiettivi sia a lungo che a breve termine. Questo perché i termini principali vengono generalmente cercati più frequentemente, cosa che li rende spesso (non sempre, ma spesso) molto più competitivi e difficili da classificare rispetto ai termini long-tail. D'altro canto, però, qualcuno che sta cercando qualcosa di specifico è probabilmente qualcuno di molto più qualificato per il tuo prodotto o servizio di qualcuno che cerca qualcosa di veramente generico. E poiché le parole chiave a coda lunga tendono ad essere più specifiche, di solito è più facile capire cosa cercano davvero le persone e dare loro esattamente ciò che cercano. 5. Guarda come lavorano i tuoi competitor Anche se non è detto che le parole chiave che utilizzano i tuoi competitor interessino anche a te, dare un'occhiata a quali keyword hanno deciso di utilizzare per il loro business ti può dare nuovi spunti. Se anche loro si posizionano con alcune parole chiave che sono nella tua lista, ha sicuramente senso lavorare su quest'ultime per migliorare il tuo ranking, senza però ignorare quelle che non sembrano interessare ai tuoi concorrenti. Questa, infatti, potrebbe essere l'opportunità per arrivare per primi su nuove quote di mercato. Ultimo step, organizzare il tuo lavoro Ora che hai un elenco di parole chiave su cui concentrarti per portare traffico verso il tuo sito aziendale, ricordati di organizzare il tuo lavoro in modo da tenere traccia dei termini che stai utilizzando e fare una valutazione delle performance a intervalli regolare per vedere se il progetto procede bene. Man mano che acquisisci ancora più autorità nelle SERP, scoprirai che puoi aggiungere sempre più parole chiave alle tue categorie e scoprirne di nuove. [Articolo originale: http:https://blog.hubspot.com/marketing/how-to-do-keyword-research-ht]
Quando crei una landing page, il copy e il design non bastano. Se vuoi che converta, e quindi ti porti nuovi contatti e potenziali clienti, deve anche essere ottimizzata in chiave SEO. La SEO è un processo formato da tante, tantissime, attività che aumentano la qualità e la quantità del traffico che visita un determinato sito web attraverso l'incremento della visibilità delle sue pagine. Sembra complicato? Un pò lo è, ma andiamo per gradi. Come funziona la SEO? La priorità di Google è quella di mostrare alle persone che effettuano la ricerca dei contenuti pertinenti rispetto al loro intento, ed è proprio qui che viene in aiuto la SEO. SEO è l'acronimo di Search Engine Optimization e si riferisce al processo di modifica ed elaborazione per fare in modo che le pagine del proprio sito siano mostrate da Google (e da tutti gli altri motori di ricerca) tra i primi risultati da chi effettua una ricerca sul web inserendo una determinata parola chiave. Per definire chi va a ricoprire i primi risultati della SERP, Google utilizza un algoritmo proprietario frutto di anni e anni di analisi dei comportamenti degli utenti su internet e proprio per questo viene aggiornato in continuazione. Per saperne di più su SEO e funzionamento dell'algoritmo di Google, consiglio la lettura di The Art of SEO. Come realizzare una landing page ottimizzata SEO Ma nello specifico, come si fa SEO - e più in particolare ancora, come si rende una landing page SEO-friendly? Premessa: in alcune situazioni, lo sforzo di ottimizzare una landing page in ottica SEO non vale la candela, come, per esempio, nel caso in cui la pagina che stai creando è temporanea e verrà messa online per una campagna che scadrà a breve. In tutti gli altri casi, la SEO ti aiuterà a: aumentare le possibilità che tu sia visualizzato nella parte alta dei risultati di ricerca rafforzare il tuo brand migliorare le user experience Detto questo, iniziamo! Ottimizza l'URL Rendere l'URL SEO-friendly comporta principalmente tre vantaggi: migliora l'esperienza di navigazione sia per le persone che cercano informazioni sul web ma anche per il motore di ricerca. Un URL facile da leggere e non troppo lungo fornisce già tutte le informazioni necessarie per capire cosa aspettarsi nel momento in cui viene aperta la pagina; ottimizza il ranking della pagina se viene inserita la parola chiave al suo interno (ne parleremo meglio dopo) se scritto bene, può essere addirittura usato come un vero e proprio anchor text senza dover inserire il link all'interno di una frase, ma utilizzando il link stesso. Perciò un URL deve: essere corto e dritto al punto, includere la keyword - le keyword in alcuni casi - con cui vuoi posizionare la pagina, essere senza spazi bianchi, accenti, segni di punteggiatura e lettere maiuscole. Scegli con cura le keyword Per essere trovati da chi effettua determinate ricerche su Google, lo step in cui scegliere le parole è fondamentale, necessario, irrinunciabile. Il processo di analisi e ricerca delle keyword di interesse è lungo e, per molti versi, faticoso, ma se fatto con cura porta esattamente ai risultati attesi. Per cercare i termini più diffusi con cui le persone effettuano le ricerche su Google, ci sono diversi strumenti a disposizione (gratuiti e non): SEMrush e SEOZoom, le piattaforme di analisi traffico e di ricerca keyword più famose sul mercato, con cui è possibile anche osservare le scelte semantiche dei competitor; Ubersuggest, strumento free con cui capire i volumi di ricerca e i trend stagionali di ogni keyword; la barra di ricerca di Google, che, non appena inizi a scrivere ti propone dei suggerimenti di ricerca Il principale consiglio è quello di utilizzare delle keyword a coda lunga che permettono di raggiungere un mercato più piccolo ma di persone altamente interessate al tuo prodotto o servizio. Al contrario, le keyword più generiche sono tendenzialmente già utilizzate dai big player del mercato (con cui non vuoi competere direttamente, per esempio amazon) e hanno tassi di conversione molto bassi. Inserisci le keyword nei posti giusti Dopo aver scelto la keyword con cui vuoi posizionare la landing page, è importante posizionarla in modo strategico al suo interno (senza cadere nella trappola del keyword stuffing!). Dove inserire la keyword: nel title della pagina, che viene mostrato come prima cosa tra i risultati di ricerca e nella tab in alto una volta aperta la pagina. Il suo scopo non è solo quello di indicare quale sarà l'argomento trattato in pagina, ma anche di attirare l'attenzione delle persone con un titolo accattivante; negli header, in particolare nell'H1 (uno solo per pagina!) e in almeno uno degli H2, i quali vanno a indicare a Google che il contenuti al loro interno è prioritario rispetto al resto; all'interno dell'alt-name dell'immagine nel testo della landing page, integrando la parola in modo armonico perché ricorda, stai parlando con degli esseri umani prima di tutto e l'ottimizzazione SEO dovrebbe essere posta in secondo piano rispetto all'utente. Utilizza i dati strutturati Come dice Riccardo Mares nel blog di SEMrush, i dati strutturati si possono volgarmente tradurre così: “Vuoi che io (motore di ricerca) capisca alla perfezione il tuo messaggio? Perfetto: fammelo trovare scritto così.” Questo è esattamente ciò che fanno: utilizzano uno schema per facilitare la comunicazione a Google dei dati presenti all'interno della pagina web senza dare spazio a interpretazioni errate. Attraverso i dati strutturati le informazioni sono trasmesse al motore di ricerca in modo più accurato e completo, migliorando così anche la possibilità di essere posizionati nelle prime posizione della SERP rispetto a chi, invece, non ne fa uso. Ottimizza per il mobile Il traffico web si sta spostando sempre di più verso il mobile, quindi il minimo che si può fare è rendere la propria landing page ottimizzata per qualsiasi dispositivo e qualsiasi dimensione di schermo. Ricorda che le pagine da mobile: vengono consultate in verticale, qualsiasi scroll orizzontale risulta fastidioso devono caricarsi velocemente (parliamo di secondi, 2 o 3 al massimo) devono avere lo stesso contenuto della landing page visibile da desktop non devono presentare popup o altri elementi che disturbano la concentrazione di chi cerca informazioni Velocizza il tempo di caricamento Vediamo alcune statistiche presentate da Kissmetrics per capire quanto è importante che la tua landing page si carichi il più velocemente possibile: il 47% delle persone si aspetta che una pagina web si carichi in meno di due secondi il 40% delle persone abbandonano la pagina se questa impiega più di 3 secondi per caricarsi un secondo di ritardo sul caricamento può ridurre le conversioni del 7% se un e-commerce guadagna circa 100000 dollari al giorno, il ritardo di un secondo costerebbe potenzialmente 2,5 milioni di dollari di perdite di fatturato in un anno Per capire quanto è veloce la tua landing page, Google mette a disposizione il PageSpeed Insights che fornisce informazioni sia sulla versione mobile del tuo sito che di quella desktop e ti propone delle soluzioni per migliorare le prestazioni. La lunghezza della pagina conta (relativamente) Solitamente si tende a pensare che una landing page debba andare dritta al punto e quindi la lunghezza del copy può essere tranquillamente trascurata. Non proprio: content is king che sta a significare che il contenuto è importantissimo SE di qualità e se fornisce puntuale e complete informazioni alle persone che atterrano sulla tua pagina. Nel caso della landing page, non è necessario scrivere poco, quanto dire le informazioni importanti in modo chiaro e preciso.
Il blog è uno degli strumenti di punta dell’inbound marketing, non il solo, naturalmente, e non da solo. Gestire un blog è un modo efficace per pubblicare e promuovere con costanza contenuti che fanno riferimento al settore industriale in cui opera la tua azienda e che trattano di problematiche che i tuoi prospect potrebbero avere. Scegliere i giusti contenuti, presentarli nella maniera corretta e avere chiaro il ruolo del blog nel processo di attrazione e conversione, sono passi necessari per mantenere un blog che possa supportare l’attività commerciale della tua azienda. Il blog nell’inbound marketing Fare inbound è fare in modo che la tua azienda sia facilmente trovata da quelle persone che hanno bisogno del tuo aiuto. La metodologia inbound è suddivisa in tre stadi che il marketing, le vendite, il supporto al cliente utilizzano per creare e mantenere le relazioni con i clienti/prospect: stadio di attrazione, coinvolgimento e delizia. Riguarda tutta l’azienda: l’attrazione non è solo opera del marketing, il coinvolgimento non è solo compito del commerciale e la delizia non è solo compito del supporto. Il blog supporta la tua strategia di inbound marketing in tre modi: aiuta ad attrarre nuovi visitatori aiuta a convertire i visitatori in lead aiuta a farti riconoscere come esperto. 1. Attrarre nuovi visitatori Per capire come il blog ti aiuta ad attirare visitatori, pensa a come una persona ricerca informazioni online: ha domande, dubbi o problemi che stanno cercando di risolvere. Potrebbe andare online e digitare la sua domanda nella barra di ricerca di Google (o chiederlo a Siri, Cortana e Google). Se un post del tuo blog è in grado di fornire la risposta alla domanda posta, questi utenti sconosciuti (o meglio, ai quali la tua azienda o il tuo prodotto sono sconosciuti) potrebbero trovarti e venire a visitare il tuo sito web. Inoltre, ogni nuovo articolo del blog è una nuova, unica, pagina del tuo sito. Questo significa aumentare le possibilità di posizionarsi sui motori di ricerca, ottenere link da altri siti internet, ottenere condivisioni sui canali social. Grazie a queste peculiarità, il blog assume un ruolo chiave nella fase di attrazione della metodologia inbound. 2. Supportare la conversione in lead Quando qualcuno viene a leggere un tuo articolo del blog hai già ottenuto il grande obiettivo di cogliere la sua attenzione. Ma non puoi fermarti a questo: devi essere pronto e saper promuovere in modo strategico offerte correlate, di qualunque tipo o formato, dal video di un webinar ad una guida gratuita. Se il tuo lettore vuole approfondire l’argomento trattato, gliene dai l’opportunità, indirizzandolo verso la landing page e il tuo contenuto. 3. Ottenere riconoscimento Il blog può aiutare la tua azienda e le persone che di proprio pugno firmano gli articoli ad ottenere riconoscimento nel settore. Più si pubblica nel blog, più gli utenti ti vedranno come una fonte affidabile di informazioni nel particolare ambito in cui operi. Come creare un articolo di successo per il tuo blog Un blog ben fatto è un asset importante, quindi non si può improvvisare e serve invece pianificare una valida strategia di creazione di contenuti e seguire le migliori pratiche. Ecco come creare il tuo piano di contenuti per il blog. a) Scegli di cosa scrivere: argomento Il primo passo è la scelta di un argomento di cui parlare. Un punto di partenza, che garantirà al tuo blog un valore, è scegliere contenuti educativi. Per poter attirare qualcuno sul blog, devi saper rispondere alle domande e ai problemi per i quali sono alla ricerca di soluzioni. Chiediti quindi: Cosa ricercheranno? Di cosa vogliono essere messi a conoscenza? Che argomento interessa e ha rilevanza per loro? Qual è l’intento di ricerca? In un blog parte della strategia Inbound Marketing, considera anche il tuo buyer persona, i suoi bisogni, necessità e aspirazioni, quando prepari un elenco di argomenti di cui scrivere. Un punto fondamentale nella scelta dei contenuti del blog, indipendente dalla metodologia inbound, è questo: parla del tuo settore, non di te stesso (la tua azienda o prodotto). Questo perché il tuo obiettivo è quello di attirare persone che non hanno sentito parlare della tua azienda e dei tuoi prodotti. Se parli di te, non ti troveranno facendo una ricerca su Google. Realizzare una lista di argomenti per il blog Se non hai molto chiaro quali contenuti, collegati alla tua azienda, possono essere più utili al tuo pubblico, chiedi ai colleghi che maggiormente hanno a che fare con i clienti, come quelli del reparto commerciale e assistenza. Sono i primi a dover rispondere alle domande dei prospect, che sanno quali argomenti suscitano interesse nei loro interlocutori, hanno sviluppato nel tempo una strategia di comunicazione delle informazioni e di approccio al cliente che rappresenta un preziosissimo bagaglio di informazioni. Alcune delle domande che puoi far loro per raccogliere interessante materiale: quali sono le domande che i clienti/prospect ti fanno più spesso? di cosa hanno generalmente bisogno? che cosa vorresti che le persone conoscessero del tuo settore? qual è l'argomento caldo del settore? quali sono le obiezioni comuni? Di cosa si lamentano? di cosa non vogliono sentire parlare o quali sono i luoghi comuni che devi combattere? Ricerca inoltre di cosa parlano i tuoi concorrenti e gli argomenti trattati nei blog e canali social del tuo settore. Definire il tuo argomento Parti da un argomento generico e poi stabilisci i dettagli per definire l’approccio con cui tratterai l’argomento nell’articolo corrente, inerente all’intento di ricerca. Facciamo un esempio per ICT(digitalthink): un argomento generale per il nostro blog, in linea con la nostra proposta di servizi è “inbound marketing”. Alcuni degli argomenti trattati negli specifici articoli sono però: cos’è l’inbound marketing, Agenzia inbound marketing: come scegliere quella giusta?, Perché l’inbound marketing sostituirà l’outbound marketing, Perché scegliere HubSpot se fai inbound marketing … e molti altri che potete leggere nel nostro blog se selezionate il topic “inbound marketing”. Questi articoli, seppur parlando tutti di inbound marketing, rispondono a differenti intenti di ricerca degli utenti, rispondono a domande diverse che potrebbero digitare su google. Pensare alle parole chiave Le parole chiave sono i termini o le frasi che vengono digitate (o dette) sui motori di ricerca ed indicano le questioni per le quali le persone stanno cercando informazioni. Pensare in chiave SEO è importante per il successo del blog nel medio-lungo periodo. Come sapere cosa ricercano le persone? Beh, chiediamolo a Google: Tutti questi termini rappresentano ricerche con intenti ben diversi e specifici sull’argomento inbound marketing. Ce ne possono essere molti altri e ciascuno può essere trattato in post del blog differenti. Starà a voi essere abili nel trattare questo argomento nel modo più adatto ad esprimere la visione della vostra azienda sull'argomento. Una buona regola da seguire quando si prepara il piano editoriale del blog è proprio quella di focalizzarsi su una sola parola chiave a coda lunga per articolo del blog, questo per poter mantenere il focus del post e ottimizzare l’articolo per quella keyword. Vantaggi della long-tail keyword: mantengono il focus su uno specifico argomento di interesse per il pubblico aiutano ad ottenere un traffico più qualificato che ha maggiori possibilità di convertirsi in lead. Pensare a promuovere la tua offerta di contenuti per la conversione In fase di creazione di idee, considera anche il contenuto che hai realizzato (o stai realizzando) e il cui download devi promuovere: crea una lista di articoli del blog che potrebbero supportare il contenuto della guida/webinar/ecc. In questo modo, se qualcuno atterra sul tuo articolo del blog e trova il contenuto interessante, aumentano le chance che clicchi sulla tua call-to-action per accedere al tuo contenuto. B) Definisci il titolo La scelta del titolo non è da trascurare: è la prima cosa che legge un utente e deve essere in grado di catturare l’attenzione. Trovare subito quello più adatto, non è cosa facile, è bene quindi partire con un titolo provvisorio che verrà poi perfezionato dopo la stesura dell’articolo completo e prima della pubblicazione. Come scrivere un titolo efficace: includi nel titolo la tua keyword a coda lunga definisci chiaramente nel titolo il valore del post e stabilisci le giuste aspettative mantieniti nei 60 caratteri, la lunghezza ideale di un titolo per il blog inserisci la tua keyword all’inizio o nella prima parte del titolo. C) Formatta correttamente il post Se il titolo cattura l’attenzione e stabilisce le giuste aspettative, il corpo del testo deve consegnare nel modo migliore quanto promesso: deve invogliare il lettore a leggere il tuo contenuto ed essergli utile, almeno un po’. L’introduzione: scrivi un’introduzione accattivante: usa lo humor, trasmetti empatia o interessa il lettore con fatti e statistiche d’effetto descrivi subito il contenuto del post e spiega in che modo tratterai il tema presentato nel titolo: nessun climax nel blog! Fai in modo che chi legga le prime righe abbia voglia di continuare a leggere. Il corpo dell’articolo: la lunghezza dell’articolo varia a seconda del tema trattato, non c’è una regola. L’importante è coprire interamente l’argomento proposto nel titolo e risolvere il problema indicato. usa la formattazione ed elementi visuali per rendere il post più accattivante ed agevolare la lettura e la comprensione del tema: immagini o contenuti multimediali spazi bianchi titoli di paragrafi (h2 e h3) elenchi puntati e numerati paragrafi non troppo lunghi utilizzo mirato del grassetto. Immagine di copertina (feature image): L’immagine di copertina, di solito riportata in cima all’articolo, serve ad attirare l’attenzione del lettore e ad invogliare la lettura. L’immagine dovrebbe riflettere il tema dell’articolo, intrigare o provocare il lettore. Non deve necessariamente illustrare ciò di cui tratta l’articolo, ma essere comunque in tema con l’argomento. Certo, trovare l’immagine giusta non è facile. Gli utenti HubSpot hanno a disposizione una selezione di più di 5000 immagini da utilizzare per i propri articoli del blog. In alternativa si possono utilizzare portali specializzati che mettono a disposizione migliaia di immagini gratuite. D) Promuovi l’offerta sul blog per aumentare la lead generation Se vuoi che la tua strategia di inbound marketing ottenga i risultati sperati, allora è cruciale che il blog promuova strategicamente un’offerta di contenuto corrispondente e rilevante. L’obiettivo è quello di attirare un visitatore, fornirgli un contenuto interessante relativo all’argomento di ricerca e offrirgli un ulteriore aiuto che lo porti a compiere il passo successivo. Inserisci sempre una call-to-action alla fine dell’articolo per proporre un’azione successiva. Se un articolo è molto lungo, si possono inserire più call-to-action. Tuttavia, per non interrompere troppo l’esperienza di lettura, si possono inserire della call-to-action sottoforma di link ipertestuali. E) Ottimizza per i motori di ricerca L’ultimo passo è quello dell’ottimizzazione il post per i motori di ricerca. Significa controllare che la parola chiave a coda lunga scelta per il blog sia presente anche nel: titolo url corpo del testo alt-text delle immagini meta description Infine, aggiungi all’interno dell’articolo link interni (ad altre tue pagine del sito/blog) ed esterni (a pagine di terze parti). F) E considera anche… Di inserire la possibilità di condividere il post sui social. Di ottimizzare il post per i dispositivi mobile. Di scrivere con costanza e frequenza.
La SEO, come è ben risaputo, è in continua evoluzione: quello che ancora non tutti hanno recepito è che in questi ultimi anni sta sperimentando le più intense rivoluzioni dalla sua origine, che porteranno inevitabili cambiamenti anche nelle strategie di marketing. Un pò drastico, no? Però è vero. Finora, gli esperti SEO hanno attribuito quasi tutto il valore di posizionamento alle keyword: se una parola chiave ben ottimizzata compariva sapientemente nell'H1, in almeno uno o due H2 e nella meta-description, potevi star certo di aver un buon lavoro (per l'autorità online della tua azienda, almeno). Questo portava a dei contenuti talvolta poco efficaci: un visitatore poteva imbattersi in un documento che, anziché dare informazioni su ciò che prometteva, risultava come un ammasso male assortito di parole chiave, messo online solamente per posizionamento e non per l'utilità degli users. Questa pratica, detta keyword stuffing, è stata severamente criticata, e in seguito vietata, da Google, che ha minacciato penalità di posizionamento per i trasgressori: questi ultimi non si sono mai dati troppa pena e hanno continuato a infilare senza ritegno keyword nelle loro pagine. Ma la situazione è in procinto di cambiare. Gli aggiornamenti dei motori di ricerca si sono fatti sempre più avanzati, e l'ultimo di questi, Rank Brain, sembra in grado di cambiare le carte in tavola, poiché è alimentato da un'intellligenza artificiale in grado di riconoscere le query meno usate ed allacciarle a quelle più comuni: questo significa che Google potrà penalizzare con più severità il keyword stuffing, dando allo stesso tempo modo di non dipendere da una parola specifica durante il processo di scrittura. Ma...a che cosa serve davvero la SEO? Ma vediamo di analizzare i risvolti pratici di questi grossi cambiamenti tecnici. Che ruolo ha la SEO nel processo di vendita? La Search Engine Optimization, come suggerisce il nome, ha lo scopo di ottimizzare i risultati dei motori di ricerca, rivelando ai nostri lettori della rete i risultati inerenti alla loro query che hanno riscosso più click. Si intuisce già da qui l'importanza che assume questo tipo di autorità: una buona SEO porta a comparire più facilmente come risultato delle ricerche degli interessati ad un determinato argomento, e nel caso dei venditori ad avere un traffico maggiore. Ma per quanto sia importante, la SEO non è tutto: potremmo immaginarci la scena nella realtà, paragonando il rank online di due pagine alla grandezza di due edifici fisici. Quello più imponente attirerà l'attenzione più dell'altro, quindi più traffico e dunque più possibilità di chiusura: ma questa sua caratteristica non è garanzia che i curiosi si trovino bene al suo interno. Potrebbe essere un edificio immenso, dotato però di interni scadenti e personale sgarbato: gli interni sono ovviamente i contenuti della pagina, e il personale i contatti messi a disposizione dei visitatori. La SEO è dunque il primissimo punto di partenza per generare traffico, ma deve essere ben curata e seguita da un buon contenuto e da pronte risposte: l'esatto opposto del keyword stuffing del quale parlavo nell'introduzione, che dal 2015 ad oggi (per fortuna) è diventando sempre meno efficace. La rilevanza della local SEO La qualità del contenuto e l'autorità su certi argomenti non sono l'unica cosa che sta a cuore ai motori di ricerca: per andare incontro ai desideri del ricercatore, Google unisce alle due variabili iniziali anche le opzioni valide a lui più vicine, rendendo anche la posizione dal quale viene eseguita la ricerca un fattore critico per il posizionamento. Che cosa significa questo? Che avere un sito web è fondamentale, ma se sei una PMI con un interesse ad avere una forte presenza locale questo non basta: devi andare oltre, sfruttando le apposite pagine di business del motore di ricerca (Google My Business ne è l'esempio più recente) e costruirle, verificarle e ottimizzarle con la stessa cura che hai dedicato al tuo sito web. La crescita della SEO su mobile L'ottimizzazione di un sito per le ricerche mobile potrebbe sembrare qualcosa di superficiale, una sorta di perfezionamento delle risorse del sito, ma poco utile nella pratica: ebbene, rimarresti stupito di quante ricerche a scopo commerciale vengono eseguite da dispositivi mobili. Questi si stanno evolvendo sempre di più, e ad una velocità sbalorditiva: già da qualche anno sono indissolubilmente legati al web (pensate a come Whatsapp abbia completamente sostituito gli SMS, entrando anche nell'ambito delle chiamate; o del successo delle indagini vocali, che nel 2018 costituiscono ben il 20% delle ricerche da cellulare). Omettere l'ottimizzazione del tuo sito per mobile può farti perdere molte occasioni: immagina che qualcuno approdi sulla tua pagina dal cellulare, e che l'abbandoni dopo meno di 5 secondi perché il layout è fastidiosamente fuori scala oppure non permetta di visionare alcuni elementi. Quello è un lead perso, per colpa di una tua errata valutazione: non permettere che accada. Conclusione Abbiamo spiegato perché la SEO procura contatti alle aziende, quindi potenziali clienti: questo si traduce in più clienti effettivi, cioè un aumento di fatturato. E qualsiasi strategia che concorra all'aumento di fatturato è fondamentale per un'azienda: se poi questo tipo di soluzione è in costante evoluzione e soggetta a svariati aggiornamenti, si capisce che è d'obbligo avere come minimo una personalità, se non un team, che ne segua gli sviluppi e sappia come analizzarli. Altrimenti una valida opzione è appoggiarsi ad un'azienda che sa come muoversi nel mondo della SEO, in modo che segua per te il posizionamento dei tuoi documenti sul web (e, se ne hai bisogno, che li crei anche al tuo posto), aumentando il loro rank e sfruttando la loro autorità per farti guadagnare visibilità.
Trovare clienti con Google non è difficile. Tutto sta nel pianificare bene le azioni da fare e prepararsi all’arrivo delle prime persone con delle offerte in grado di supportare le aspettative dei visitatori del sito. Per trovare clienti da Google i passaggi non sono scontati. E non sono solo SEO, la SEO, da sola, non ti fa trovare clienti. Proviamo a vedere assieme come fare. 1) Crea una landing page per chi è interessato ai tuoi prodotti o ai tuoi servizi Significa avere una pagina - anche all’interno del sito - dove si presenta in maniera chiara quali valori e vantaggi può portare il nostro prodotto/servizio al visitatore che - si spera - riusciremo a trasformare in cliente. Oltre, ovviamente, a presentare i nostri prodotti/servizi in modo chiaro. Le landing page, possono anche intercettare prospect che in questo momento non sono pronti a comprare, purchè si riesca ad offrire loro qualcosa di valore, qualcosa di importante e poi si riesca a tracciare il loro comportamento online per profilarli e segmentarli a seconda degli interessi (vedi il post Che cos'è una landing page) 2) Porta traffico da Google alla tua landing page Per portare traffico alla tua landing page hai due strade: il traffico organico e il traffico a pagamento. Per il traffico a pagamento di Google non ci sono tante alternative: le ADWords, ovvero gli annunci a pagamento. Questi possono essere di due tipi: sulla pagina delle ricerche di Google, legati alle parole utilizzate dall’utente nella sua ricerca su Google e quelle a “banner” sui siti che ospitano le pubblicità in ambio di una percentuale da Google. Per il traffico organico le cose invece ci complicano. Un attimo fa abbiamo detto di inserire nella tua landing page dovrebbero trovare posto sia le descrizioni dei prodotti/servizi (anche succinte) ma, soprattutto, il valore che porterebbe nella vita del visitatore il loro acquisto. Ora, una landing page è limitata dai suoi obiettivi e dalla quantità di testo che inserite su questa. Nelle promesse e nei contenuti, non può soddisfare tutti i bisogni dei nostri possibili clienti. Affinché su questa landing page arrivi il traffico organico di Google, e ti aiuti effettivamente a trovare clienti grazie a Google, devi attivare un progetto SEO più organico, che ha bisogno di un blog (e magari un’attività di social per per ottenere qualche link in entrata da chi apprezza e trova utile quello che stai facendo). Ma partiamo dal… 3) Parti con un blog subito No, non so dicendo che devi fare l’ennesimo blog fuffarolo per portare traffico al sito. Mi pare ovvio che se vogliono trovare clienti grazie a Google dobbiamo attirare traffico al sito… ma non puntare sulla quantità, punta sulla qualità del contatto, cercando di attrarre solo prospettiva. Per far loro un bel servizio, posizionare il tuo brand, offrire ai tuoi contatti un valore, dovresti prima di tutto ragionare suoi tuoi buyer persona e definire almeno i principali. In questo modo, quando crei un post del blog, penserai sempre a che valore stai regalando loro, cosa stai offrendo di così importante, per cui questa persone dovrebbero arrivare sul tuo sito e dire “cazzo che bello questo posto, che utile, che wow…” Ma nelle definizione del piano editoriale dovresti essere un ragazzo scaltro e pensare i tuoi post del blog non solo perché siano utili ai tuoi buyer persona o ti aiutino nella scalata della sera di Google, ma affinché siano “armonici” con le offerte che presenti nelle landign page. Infatti, quando un visitatore è all’interno del sito, saresti proprio un pollo lasciartelo scappare senza neppure offrirgli qualcosa da fare. Tante più probabilità avrai che il lettore del tuo post vada a visitare la landing page quanto più “continua” ed armonico risulterà l’invito all’azione che inserirai nel post del blog. 4) Non dimenticarti le call to action Ogni volta che ti sforzi e dedichi risorse per costruire dei post del blog, devi fare in modo che questi diventino dei lead. E per farlo devi portarli sulle landing page. Per massimizzare lo sforzo devi diventare un supersamurai delle Call-to-Action, ovvero degli inviti all’azione che semini nel blog, come le briciole di pane di Pollicino. In questo modo il percorso visitatore-blog-cta-landig-lead sarà ottimizzato e in grado di portarti dei risultati. 5) La marketing automation! A questo punto, se vuoi che il tuo prospettiva diventi un cliente, dovresti cominciare a vivere un rapporto intimo, in cui non gli romperai le palle con continue email di offerte di prodotti e servizi mirabolanti, ma gli proporzionerai il giusto contenuto nel giusto momento. Come? Con la marketing automation! Grazie ai cookie saprai riconoscere chi torna nel sito e, a seconda delle interazioni con i tuoi contenuti, saprai personalizzare al meglio il messaggio con una proposta commerciale (comprare, appuntamento o altro) Ok, pensavi parlassi solo di SEO? Non è con la SEO che trovi clienti online con Google ma con una strategia accurata di Inbound marketing che passa attraverso l’utilizzo della piattaforma HubSpot e una verifica puntuale delle azioni intraprese, per migliorare continuamente i rendimenti, sia che arrivino da traffico organico (le ricerche e i risultati naturali) che da quello a pagamento (AdWords). L'inbound marketing è la strada che deve intraprendere la tua azienda se vuoi cominciare davvero a trovare nuovi clienti grazie a Google per la tua azienda!