Stai cercando una soluzione ottimale per categorizzare i prodotti del tuo ecommerce? In questo articolo spiegherò come organizzare al meglio il tuo progetto di categorizzazione, rendendo pratica e piacevole la navigazione degli utenti che visitano il tuo sito web. Ma prima … Le premesse Adoro visceralmente le premesse, quindi: Premessa Numero 1: dovresti aver effettuato tutte le attività di analisi del customer journey dei tuoi potenziali clienti, prima di iniziare l’organizzazione e il raggruppamento delle categorie e dei prodotti del tuo sito. Importante è anche avere ben chiaro il keyset di partenza per rendere tutta la procedura più semplice. Premessa Numero 2: Concetti chiave di architettura informativa e wireframe ne abbiamo? Bene! Anche perché sono fondamentali per cominciare il processo di categorizzazione. Ed ora partiamo! Prima però devi chiederti: quanti prodotti hai a disposizione nel tuo catalogo? Piccoli numeri Disponi di un solo prodotto e ti rivolgi ad un pubblico specifico Se disponi di un solo prodotto o di pochi (disponibili) la categorizzazione non è necessaria. Da un punto di vista puramente logico abbiamo un insieme formato da un solo prodotto destinato ad un solo gruppo di utenti. Hai un solo prodotto e ti rivolgi a più tipologie di pubblico In questo caso comincia con il valutare, assieme al tuo team SEO, la fattibilità di realizzare delle pagine contenitore per ogni tipologia di pubblico: in certi casi può risultare importante avere delle pagine dedicate ad ogni target. Per altri casi invece non ha molto senso. Numero di prodotti limitato per categoria E andiamo di esempi: Sei un produttore di articoli per il corpo e vuoi vendere online la tua linea. Shampoo, sapone, crema per il viso. Il brand è unico perché non sei un rivenditore. Affermi che ogni tipologia di prodotto è unica e che non ha varianti. Mettiamo caso che in un breve lasco di tempo il numero dei tuoi prodotti per singola categoria aumenti in modo esponenziale, differenziandosi per caratteristica (o per funzionalità): potrebbe essere molto interessante creare tante categorie quante sono le tipologie di prodotto. Se il prodotto per categoria resta singolo, la classificazione in categorie non avrebbe senso perché si creerebbe un livello di profondità di navigazione inutile per l’utente che sta navigando. Inutile anche per lo spider che deve analizzare le pagine. Inoltre in alcuni casi si può incorrere nel rischio della duplicazione dei contenuti. Numero di prodotti limitato per categoria E ti rivolgi a più tipologie di pubblico Potresti classificare la tua linea di prodotti per tipologia di pubblico. Anche in questa casistica va effettuata una valutazione SEO, in quanto non sempre è la strada più giusta da percorrere perché potresti creare involontariamente contenuti duplicati. Rivendi prodotti multi marca e offri un numero di prodotti limitato da rivendere Classifica i tuoi prodotti in base al brand e presta moltissima attenzione al numero di prodotti che hai a disposizione per brand. Se per esempio hai un prodotto per marchio potresti valutare la possibilità di classificare i prodotti per la loro categoria di appartenenza e sfruttare le singole schede prodotto per classificare i brand. Esempio pratico: categoria shampoo >contiene> prodotto 1 (shampoo Clear) e prodotto 2 (shampoo Head and Shoulders) Se al contrario haipiù di un prodotto per singolo brand, crea delle pagine tag in modo da raggruppare orizzontalmente i prodotti in base al marchio. In tal modo i singoli prodotti verranno raggiunti sia dalla pagina di categoria (shampoo) sia dalle pagine brand (shampoo Clear, shampoo Head and Shoulders). I consigli pratici per i grandi numeri Hai molti prodotti e vorresti capire come organizzare al meglio le categorie? Il primo obiettivo per realizzare questo desiderio, è quello di mettere gli utenti che visitano il sito nelle condizioni ottimali per trovare con facilità il prodotto che stanno cercando. L’alberatura Partire da una buona architettura informativa (alberatura) è sicuramente il primo step per la categorizzazione del tuo sito ecommerce. Ma come va progettata? Le categorie possono essere raggruppate in macro categorie, rispettando la classificazione delle stesse e dei prodotti? Vediamo un po’ di consigli pratici in proposito: ogni categoria può avere al massimo 3 sotto livelli (di più sarebbe controproducente); le schede prodotto possono essere raggiungibili da una sola categoria (vietato creare confusione); fai in modo che all’interno di una macro categoria ci siano poche categorie; evita come la peste le categorie con un solo prodotto; non tutte le categorie hanno lo stesso peso, quindi metti bene a fuoco i gruppi di categorie più importanti; se tratti più di un brand, definisci a parte l’elenco degli stessi; definisci a parte anche l’elenco degli attributidel singolo prodotto; definisci quali sono gli attributi e i brand utili per il posizionamento; attributi e brand come pagine di categoria, filtri o pagine tag? Valuta da un punto di vista logico; fai attenzione a tutte le tipologie di intreccio che puoi creare combinando categorie – prodotti – attributi – brand: pensa bene come potresti collocare le pagine generate da questi intrecci all’interno della tua alberatura; definisci graficamente l’alberatura: puoi utilizzare la metodologia con cui ti trovi meglio. Dalla penna ai programmi dedicati, il fine è sempre lo stesso; studia l’architettura informativa dei tuoi competitor. Ho detto studiare e NON COPIARE IN TOTO. Anche perché la strategia che stanno utilizzando i concorrenti potrebbe non essere adatta a te e al tuo business. Ultimata questa fase di progettazione, effettua tutti i controlli necessari per verificare che: l’architettura informativa sia stata progettata PER l’utente l’architettura sia SEO Friendly e che rispecchi l’area del keyset legato alle categorie e ai prodotti. Concluso ciò, sei pronto per progettare e realizzare il menu di navigazione da includere nei wireframe: la bozza grafica, lo schizzo che i più creativi realizzano su un foglio di carta con una matita. I più tecnologici utilizzeranno programmi per realizzare gli scheletri dei propri progetti ma, con qualsiasi tecnica si realizzi, il wireframe rappresenterà sempre la base della tua idea. Conclusione Per organizzare le categorie di un ecommerce ci vuole una buona dose di logica e di testa. Risulterà quindi necessario conoscere perfettamente il proprio catalogo e i prodotti che vuoi vendere, sapere quali sono le caratteristiche del tuo prodotto. Lo scopo infatti non è essere un numero in mezzo a tutti gli altri ma puntare all’unicità. Puntare in alto sempre.
Uno dei fattori di successo (o insuccesso) per il tuo e-commerce da non sottovalutare è quello fiscale. Ecco le 5 domande che dovresti fare a te stesso prima di aprire un sito di e-commerce per essere in regola con la normativa fiscale. Se stai leggendo questo articolo sicuramente stai pensando di avviare un sito di e-commerce e vuoi conoscere tutti gli adempimenti fiscali. In questo post analizzeremo le procedure per avviare un sito di e-commerce ed essere in regola con la normativa fiscale. Naturalmente, questa guida non ha alcuna volontà di sostituirsi a una consulenza con il tuo commercialista. L'intento è puramente informativo, quindi ricorda sempre di chiedere delucidazioni al tuo professionista di fiducia. Le domande che mi arrivano sono moltissime e per questo ho deciso di rispondere alle 5 più frequenti, ma che delineano in maniera completa la normativa per l’avvio di un sito per la vendita in e-commerce. Perché fare o non fare un sito di e-commerce? Di siti e-commerce ce ne sono infiniti e di prodotti venduti ancora di più. La concorrenza è agguerrita, specialmente per i prodotti tecnologici per l’abbigliamento e per gli articoli a basso costo. In un mercato così agguerrito c’è ancora posto per altri e-commerce? Mettere su un sito di e-commerce non è semplice e soprattutto non garantisce in alcun modo un successo immediato. Guardando su internet si vedono molti siti che hanno avuto successo, ma immaginati anche quanti altri hanno chiuso perché non riuscivano a vendere. Pensa a quanti soldi può spendere Amazon per farsi pubblicità, pensa alle risorse che tu hai a disposizione e pensa a quale quota di mercato puoi aspirare. Il mercato in questo campo è dato dai motori di ricerca: essere nelle prime pagine è sicuramente un ottimo indizio che ti porterà alla vendita, ma come te, la pensano allo stesso modo anche molti altri negozi online. Conoscere la normativa fiscale per aprire un sito di e-commerce è l’ultimo degli aspetti che dovrai considerare, anche perché in questo avrai l’ausilio del tuo Commercialista di fiducia. L’aspetto che farà davvero la differenza se vorrai aprire un e-commerce di successo è come superare la concorrenza dei siti già esistenti, e per questo dovrai essere bravo a trasformare i visitatori in utenti del sito: insomma dovrai imparare a “convertire“ i lead. I motivi dell’insuccesso di un sito di e-commerce possono essere tanti, non solo legati ai bassi budget per le campagne di advertising, ma anche keyword di ricerca insufficienti e scarsi contenuti. In ogni caso, se anche tutti questi aspetti non ti spaventano e credi che la tua sia davvero un’idea vincente, eccoti le 5 domande che devi porti prima di avviare un sito di e-commerce per essere in regola con la normativa fiscale. È obbligatoria la partita Iva per poter vendere su internet? L’obbligo di apertura della partita Iva riguarda tutti i soggetti che intendono avviare un’attività di tipo commerciale, sia essa di e-commerce oppure di vendita tradizionale. La partita Iva deve essere aperta prima dell’avvio dell’attività. Per avviare un sito di Ecommerce non ci sono alternative, si deve operare come dei commercianti, e fatturare (FATTURARE!!) tutte le operazioni attive e passive derivanti dall’attività. Questo a prescindere dal volume dei ricavi. Sono sicuro che in molti penseranno che sia poco economico aprire una partita Iva per un’attività che almeno inizialmente è destinata a non raggiungere guadagni elevati. Ti ricordo che ogni sito internet che propone la vendita di beni o servizi è obbligato ad indicare il proprio numero di partita Iva, proprio per evidenziare al possibile cliente che trattasi di operatore professionale. In secondo luogo operare senza partita Iva ti espone a rischi non indifferenti in caso di controlli fiscali. Tutte le operazioni effettuate potranno esserti contestate, come mancata fatturazione, e potrebbe esserti richiesto il versamento dell’Iva e delle imposte dirette evase. Non è molto saggio rischiare, soprattutto se l’idea è buona e se si vogliono fare le cose per bene. Per questo è fondamentale affidarsi ad un professionista competente in ambito fiscale, e soprattutto nell’ambito dell’e-commerce. Quello che molti non conoscono sono i vantaggi che possono esserci utilizzando la partita Iva: ogni operatore economico, infatti, ha facoltà di detrarsi l’Iva sugli acquisti che effettua e di versare all’erario l’Iva sulle vendite che esegue. Questo meccanismo vi permetterà di poter detrarre l’Iva sugli acquisti, necessari ad avviare il tuo sito di e-commerce, e se nel primo anno le cose dovessero andare male (e non ci fossero vendite), da un punto di vista Iva avrai comunque un credito dato dall’Iva pagata sugli acquisti. Anche da un punto di vista del reddito in caso di esigui o nulli guadagni non ci saranno imposte da versare, ma addirittura, ci sarà una perdita fiscale che potrai andare ad utilizzare negli anni successivi, quando le cose si spera andranno meglio, per abbattere il reddito imponibile. Anche la partita Iva se correttamente utilizzata può portare vantaggi, ma per questo ti serve un bravo consulente. Quello che ti abbiamo appena spiegato è il meccanismo di funzionamento della partita Iva di un soggetto che non adotta regimi semplificati. A questo proposito voglio segnalarti anche che vi sono vantaggi per i soggetti che decido di aprire partita Iva per la realizzazione del loro sito di e-commerce avvalendosi del Regime forfettario. Si tratta di un regime contabile semplificato volto ad incentivare l’attivazione di nuove attività produttive proprio per la sua semplicità e per gli scarsi adempimenti e per l’esigua tassazione, a cui sono sottoposti i contribuenti. È obbligatoria l’iscrizione alla Camera di Commercio e all’Inps? L’iscrizione nel Registro delle Imprese istituito presso la Camera di Commercio di ogni provincia è obbligatoria, oltre che per le società anche per gli imprenditori individuali e gli imprenditori agricoli/coltivatori diretti. Sono obbligati a richiedere l’iscrizione nel Registro delle Imprese le persone fisiche che esercitano l’attività di Imprenditore commerciale individuale e che intendono avviare la gestione di un sito di e-commerce. L’iscrizione deve essere effettuata nello stesso momento dell’apertura della partita Iva, e successivamente permette l’avvio dell’attività. L’iscrizione in Camera di Commercio comporta il versamento di un contributo annuo parametrato alla natura del soggetto (impresa individuale, società di persone, di capitali, ecc). L’esercizio di un’attività commerciale in forma abituale fa sorgere l’obbligo contributivo nella Gestione previdenziale degli artigiani e dei commercianti, ma ad essa deve essere collegato l’esercizio dell’attività in via abituale e prevalente pertanto non sono iscrivibili i seguenti casi: Svolgimento di attività da lavoro dipendente a tempo pieno; Partecipazione alla realizzazione dello scopo sociale esclusivamente tramite conferimento di capitale; Altra attività prevalente con iscrizione alla relativa cassa/ente previdenziale; Iscrizione alla gestione previdenziale degli artigiani o commercianti per altra attività d’impresa. L’iscrizione alla gestione commercianti prevede il versamento di un contributo fisso obbligatorio annuo di circa 3600 euro da versarsi in quattro rate trimestrali, oltre al versamento di un saldo e di un acconto da versarsi sulle quote di reddito eccedenti i minimali di reddito. È possibile fare un business plan per il mio e-commerce? Il business plan è uno strumento aziendale che ha l’obiettivo di simulare il funzionamento reale dell’impresa, quando la tua business idea sarà effettivamente realizzata. Il business plan ha il vantaggio di simulare l’andamento aziendale facendo delle ipotesi al fine di prevedere l’andamento del business nei primi anni di vita. Per riuscire a fare questo il business plan deve riuscire a racchiudere al suo interno tutte le parti del business: dal marketing, alle strategie di differenziazione, dalle strategie di vendita, alla gestione della liquidità “cash flow“, agli investimenti futuri. Per essere veramente utile, ma soprattutto affinché il business plan sia effettivamente preso in considerazione da possibili potenziali finanziatori, quest'ultimo deve abbracciare ogni parte delle vostre strategie di business. Naturalmente, tutto questo non è affatto facile, e richiede un costante confronto con tutti i possibili interlocutori, clienti, fornitori, amici, familiari, oltre ad un fondamentale aiuto da parte di professionisti del settore. Quanto costa il commercialista per l'e-commerce? Il costo del professionista commercialista per aiutarti nella gestione fiscale del tuo e-commerce può variare a seconda di diversi parametri tra cui: ammontare degli acquisti e delle vendite; numero di documenti contabili da registrare; tipologia degli acquisti e vendite (acquisti Italia, acquisti intracomunitari, importazioni, esportazioni); numero di conti correnti, presenza di dipendenti, forma giuridica adottata, etc). Tuttavia questo è soltanto il minore dei costi di gestione che dovrai mettere in conto per avviare il sito di e-commerce. Hosting, dominio, marketing, pubblicità, consulenza, saranno le principali voci di costo che dovrai affrontare. Alcuni di questi costi, come il dominio e l’hosting sono costi fissi che si sostengono ogni anno, mentre il marketing, la pubblicità e la consulenza possono variare a seconda del budget che si ha a disposizione per l’attività. Comunque, l’aspetto più importante è la gestione delle vendite del tuo sito: per vendere i prodotti con magazzino ti serviranno grossi budget per acquistare e conservare la merce, mentre l’attività di dropshipping che ti consente di affidare il magazzino e la consegna dei prodotti a terzi, potrebbe garantirti guadagni irrisori e insufficienti a coprire i costi di gestione. Queste sono le principali problematiche e costi da tenere in considerazione quando si vuole avviare un sito per la vendita di beni in e-commerce. Bene, è tutto. Spero di aver fatto chiarezza su alcuni punti. Come vedi, la gestione tributaria di un e-commerce non è per nulla differente da quella di una comune attività commerciale.
Hai un ecommerce e non sai da che parte girarti per creare un buon sviluppo dei contenuti? Ma soprattutto, non sai se costruire la tua strategia su una linea basata verso la SEO, o diversamente, verso il tuo Brand? Naturalmente non è come giocarsela a Testa o Croce. Questo è un fattore da valutare con attenzione e con le dovute considerazioni. Quindi, invece di sparare in aria una moneta, cominciamo con il definire perché fare SEO, quando e cosa potrebbe fare al caso tuo, una volta per tutte. Perché fare SEO per ecommerce La SEO per il tuo sito ecommerce è un fattore critico ma di successo. Sembra chiaro che, ad un alto ranking, corrisponde un alto volume di traffico web e quindi maggiori probabilità di vendita. Dove risiede la differenza tra il miglior ecommerce ed un qualunque e-store vattelapesca? Risposta: nella capacità del primo di attrarre grandi quantità di traffico qualificato. Tuttavia, riuscire ad apparire in una pagina dei risultati di un motore di ricerca (SERP), non basta. Esiste la possibilità che il tuo sito ecommerce non venga “cliccato” dai visitatori. Occorre quindi un’ottimizzazione, sia per il ranking, che per un’altra importante metrica: il click-trough-Rate (CTR) organico. Il CTR è definito come la percentuale di utenti che cliccano il link del sito in rapporto alle visualizzazioni ricevute (impression) e calcolato come clicks / impressions = CTR. Quel simpaticone di Google non ha mai ammesso che questa metrica sia importante nel posizionamento sul motore di ricerca, cosa che invece ha fatto Bing. Da uno studio condotto da Moz nel 2014 è risultato che il CTR si abbassa brutalmente superate le prime 3 posizioni in SERP risultando pressoché nullo per un business in seconda pagina. Sembra che i primi 5 risultati della SERP da soli ricevono il 67.60% di tutti i click, mentre quelli dal 6 al 10 solo il 3.73%. Solo dicendo così, capisci come, senza un’adeguata strategia SEO, un ecommerce perda importanti opportunità di vendere. - Scarica gratis l'ebook - Miti della SEO nel 2019 Quando fare SEO La SEO (Search Engine Optimization) risulta uno strumento fondamentale per il tuo sito ecommerce quando vuoi perseguire alcuni o tutti questi obiettivi: la costruzione, il miglioramento o l’aumento della consapevolezza del brand e della sua web reputation; l’incremento di visibilità e il traffico web; l’aumento di prospect (quindi di potenziali vendite); il mantenimento nel tempo dei risultati; l’incremento della customer retention; Brand o non Brand? Ed eccoci all’eterno dilemma amletico: “Meglio una strategia basata sul marchio o una strategia basata su keyword generiche?” Poesia che neanche Shakespeare. Quando decidi di occuparti seriamente della SEO del tuo sito, ti ritrovi in modo quasi inesorabile ad interrogarti sulle keyword: elementi molto importanti per portare il cliente alla visita e di conseguenza all’acquisto del tuo prodotto. Dopo aver riflettuto è giunto il momento di domandarsi: quali sono le keyword più efficaci? Quelle che concentrano sul prodotto oppure sul Brand? La strategia basata sul Brand Esistono alcune grandi aziende che, utilizzando keyword branded, hanno a tutti gli effetti grandi riscontri economici. Prendiamo in considerazione il famoso marchio di abbigliamento H&M: le campagne pubblicitarie, attraverso media come tv o carta stampata, sono abbastanza corpose. La presenza di testimonial del calibro di Katy Perry, Winona Ryder, Elizabeth Olsen (e chi più ne ha più ne metta), fanno sì che le keyword del sito siano soprattutto branded, poiché è un marchio ben veicolato al di fuori del web. Un utente cercherà una keyword brand tipo “maglione natalizio H&M” sui motori di ricerca, piuttosto che una keyword generica tipo “maglione natalizio con renne” . Questo perché conosce il marchio. La strategia basata su keyword generiche Qui ci troviamo di fronte a strategie orientate verso il “no-branded” e possiamo riscontrare due casistiche: Piccole aziende (o ecommerce di nicchia) che non possono investire grandi capitali come i brand già affermati. Queste realtà necessitano di capire cosa cerca il cliente e sicuramente l’attenzione alla SEO e al web marketing è maggiore: una piccola azienda può puntare tutto su quello, naturalmente facendo attenzione al target a cui si rivolge; Grandi aziende che, pur contando su una buona disponibilità di budget per progettare e realizzare campagne pubblicitarie (anche sui media tradizionali), danno il meglio con l’indicizzazione puntata al prodotto. Scelgono delle categorie di prodotti che non cambiano spesso e si concentrano su di essi: questa è una strategia a lungo termine che porta molti benefici. Non scordare MAI il Content Marketing Il futuro del tuo successo nel mondo dell’ecommerce non è solo nel branded o no-branded, ma anche nel content marketing. Curate i contenuti del vostro ecommerce, perché vi aiuteranno a imporvi sul mercato. Se un utente non capisce bene come usare il tuo prodotto, sarà bene creare una descrizione dettagliata ed esplicativa sul sito. Anche con un video, perché no? Una soluzione interessante potrebbe essere quella di utilizzare i suggerimenti d’acquisto aggiungendo alla scheda prodotto la sezione “I clienti interessati al prodotto Y hanno acquistato anche il prodotto X.” Anche commenti e recensioni dei clienti che hanno comprato il prodotto sono utili a livello di content marketing e, ovviamente, di brand reputation. Morale: su cosa dovresti puntare? SEO o Brand? La migliore risposta che ti posso dare è quella di valutare con attenzione che tipo di azienda sei e il budget a tua disposizione. Considera le risorse e il tempo che vuoi dedicare al progetto. Paradossalmente, la prima ricerca, l'analisi vera e propria da effettuare fin da subito, è quella che ti vede come soggetto del tuo Business. Avendo studiato Belle Arti, non posso non citare un famoso pittore (mai piaciuto, ma pazienza), che propose al mondo un'opera dal titolo piuttosto interessante. Gauguin, dipinse una tela che, tralasciando la tecnica e il soggetto, trovo sempre d'ispirazione. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?. Ecco. Queste sono esattamente le tre domande che dovresti porti all'inizio del tuo investimento nel fantastico mondo dell'ecommerce.
In questo articolo vedremo in maniera approfondita cos’è un ecommerce B2B e perché un’azienda dovrebbe adottare questa soluzione. Prima però, una breve panoramica sul B2B in Italia. Dati e fatturato Dal 2018 in Italia, il valore delle transizioni digitali tra le imprese è in crescita: ha di fatto toccato il valore di 335 miliardi di euro, registrando un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente. Ma dove sono i benefici potenziali per queste organizzazioni? Il sistema economico italiano è composto da circa 5 milioni di imprese, i cui scambi valgono 3600 miliardi di euro all’anno. Il dato interessante (rivelato dall’ Osservatorio Fatturazione elettronica ed ecommerce B2B del Politecnico di Milano) è che il 75% di questo valore riguarda le relazioni Business to Business (B2B) e solamente il 25% gli acquisti dei consumatori finali (B2C), registrando un incremento dell’8% rispetto al 2016, e 130 miliardi di euro che hanno interessato l’estero. Quasi il 60% dell’ecommerce B2B fa riferimento a ben 6 filiere principali – elettrodomestici ed elettronica di consumo, automobili, farmaceutica, largo consumo, materiale elettrico e tessile-abbigliamento -, caratterizzate da una buona diffusione dell’EDI. Se l’ecommerce B2C, rivolto al consumatore finale, è caratterizzato da cataloghi quasi sempre liberamente visitabili, prezzi e promozioni uguali per tutti, viceversa l’ecommerce B2B ha un catalogo riservato e prezzi e promozioni differenziate per ciascun cliente. Rispetto ai sistemi tradizionali, tra i vantaggi chiave dell’ecommerce B2B spiccano: l’incremento del volume di vendita (61%); la possibilità di usufruire di portali sempre attivi per la raccolta ordini (41%). Quest’ultimo dato è determinante, considerato che una grande quantità di utenti naviga fuori dall’orario d’ufficio. Detto ciò.. Cos’è un ecommerce B2B? Partiamo con l’acronimo B2B: è un'abbreviazione comune che sta per business-to-business. Questo è quando le aziende vendono l'una all'altra, piuttosto che un'azienda che vende ai singoli consumatori. Tradizionalmente, le transazioni wholesale hanno maggiori probabilità di essere B2B, mentre B2C (business to consumer) tende a imitare uno stile di business retail. Ti sorprenderà sapere che l'ecommerce B2B ha molto in comune con l'ecommerce B2C. La maggior parte del processo è la stessa, tuttavia ci sono alcune differenze chiave: gli acquirenti di B2B sono quelli che chiameremo acquirenti professionali (cioè tutti coloro che sono tenuti a un livello più alto di responsabilità quando si tratta di spendere soldi della società); gli acquirenti di B2C si basano principalmente sulle preferenze personali perchè il consumatore deve solo preoccuparsi di compiacere se stesso. Questo significa che i consumatori di B2C non sono generalmente ben informati quanto gli acquirenti di B2B, rendendoli più facili da vendere in quanto sono più propensi ad acquistare per un capriccio. Oltre a questo, cercare di convincere un acquirente B2B a cambiare fornitore, può essere complicato. Il più delle volte, sono impostate nei loro modi perché per loro il cambiamento dei fornitori (in alcuni casi) può causare una grande quantità di sconvolgimenti nella gestione quotidiana della loro attività. Ciò significa che le decisioni di acquisto richiedono più tempo, sforzi e, in alcuni casi, più denaro da impegnare rispetto alle vendite di B2C. I marketer B2B hanno bisogno di un po’ di pazienza e dovrebbero concentrarsi sull'offerta di un'esperienza utente premium. Come parte della loro strategia di marketing, i titolari di aziende devono rendere molto chiari i vantaggi dei loro prodotti e servizi. Perché adottare l’ecommerce B2B Facciamo un po’ di considerazioni per punti. 1. Automazione e dematerializzazione della raccolta ordini Ancora oggi esistono aziende che ricevono gli ordini dei clienti tramite mail, telefono o addirittura (purtroppo) via fax. Una piattaforma ecommerce B2B ti consente innanzitutto di risparmiare TEMPO. Tempo dedicato a ribattere l’ordine per inserirlo a sistema. Ti consente di evitare errori: dalla verifica effettiva della disponibilità di magazzino, all’errore amministrativo e/o commerciale, all’errore di battitura o prezzo. 2. Catalogo elettronico sempre aggiornato Qualcosa di bellissimo: le aziende con un sistema ecommerce B2B hanno il catalogo elettronico SEMPRE aggiornato, costellato di fotografie, schede tecniche e video. Hanno sempre sott'occhio le disponibilità di magazzino e i prezzi praticati al cliente. Un catalogo cartaceo, rispetto ad uno elettronico, può essere utilizzato per trasferire ai clienti informazioni importanti: dalle notizie sui prodotti d’interesse alle caratteristiche tecniche; per non parlare poi di estratto conto, fatture e bolle. Il catalogo elettronico rappresenta quindi un consistente risparmio di denaro e di tempo. 3. Gestione rete di vendita Per gli agenti di vendita si dimostra un valido strumento. Possono visualizzare il catalogo sempre aggiornato con le nuove referenze, le politiche commerciali (prezzi, sconti, promozioni), le schede prodotto multimediali e le informazioni di magazzino. In qualsiasi momento possono verificare la situazione creditoria e avere le informazioni rilevanti relative ai clienti, nonché un quadro sulle statistiche delle vendite. Ma soprattutto, raccogliere in modo facile e veloce gli ordini dei clienti. 4. Strumento di up-selling e cross-selling Non solo uno strumento di raccolta ordini: è possibile mettere in evidenza prodotti, prezzi in promozione, sconti per quantità e cross-selling, permettendo di aumentare il valore dell’ordine medio del cliente, mostrando, per esempio, prodotti correlati o sostitutivi mentre si sta decidendo cosa comprare. Utilizzando gli Analytics è inoltre possibile avere delle informazioni sul comportamento di vendita del cliente: pagine visitate, orari più frequentati, prodotti più visti ecc. 5. Il cliente al centro di tutto (il portale) Avere un portale clienti vuol dire puntare su una gestione customer-centric: un luogo virtuale unico, in cui il cliente trova tutti i servizi per dialogare in modo semplice - ed efficace - con l’azienda. Certo, sul portale è possibile trovare informazioni amministrative. Ma non solo: anche prodotti o servizi aggiuntivi già profilati rispetto alle esigenze del cliente specifico, informazioni tecniche specifiche per i singoli prodotti e notizie aggiornate rispetto alle tematiche di interesse e agli acquisti già effettuati. 6. Gestione punti vendita di proprietà o franchising In questo caso, in Italia o all’estero, ci si trova di fronte a una maggiore complessità nel gestire ordini, riordini, riassortimento. L’ecommerce B2B permette di farlo con più facilità ed efficienza grazie al supporto di interfacce intuitive e semplici che non necessitano di formazione. Sono inoltre utilizzabili da pc, tablet e smartphone: sistemi che permettono di semplificare i processi di visualizzazione degli ultimi ordini, delle bolle di trasferimento, delle fatture e della disponibilità della merce nel magazzino centrale. Ah e ovviamente forniscono statistiche come se piovesse. 7. Gestione rete installatori Senza dubbio, in alcuni settori, può essere presente un intermediario tecnico tra l’azienda e il cliente: parliamo dell’installatore, una figura spesso presente in settori come l’edilizia, la rivendita di elettronica. Un sistema ecommerce B2B può fidelizzare gli installatori offrendo loro alcuni servizi specifici com vedere in tempo reale la disponibilità dei prodotti, i prezzi praticati e, ancora più importante, le schede tecniche, le certificazioni di qualità, i manuali di istruzione e montaggio di un determinato prodotto. Possono inoltre creare preventivi personalizzati con il proprio logo da consegnare al cliente finale, inserendo prezzo e righe descrittive aggiuntive, stampandolo e consegnandolo al cliente finale. Il preventivo accettato viene inserito direttamente sul portale B2B. 8. Vendita estera Una naturale propensione di alcune aziende, una necessità per altre. Certo, per facilitare i contatti con l'estero abbiamo fiere di settore, il sito web aziendale, social network e marketplace. Tuttavia rimangono ancora da gestire la creazione di canali di distribuzione, la registrazione di nuovi clienti e la diffusione di cataloghi. Possedere un portale ecommerce B2B può aiutare nell'approccio verso il mercato estero e stabilire relazioni commerciali in tutto il mondo perchè: si avvale di un catalogo multilingua; offre la possibilità di ricevere pagamenti tramite paypal, carta di credito o bonifico; consente di creare politiche di prezzo diversificate; se necessario, gestire agenti e area manager internazionali. 9. B2B per rispondere a tutta la clientela professionale È abbastanza comune che ci si trovi nella condizione in cui il 20% dei clienti generi l’80% del fatturato. Su questi clienti si concentra, di conseguenza, la maggior parte delle risorse commerciali (e non solo) dell’azienda. Ma è giusto trascurare gli altri, non sarebbe il caso di prestare attenzione e far crescere in numero, e in fatturato, anche gli altri clienti? Un sistema può essere certamente quello di adottare un ecommerce B2B, per proporre prodotti, politiche commerciali, promozioni e comunicazioni adatti a coprire una o più parti della clientela. In questo modo l’azienda riesce a soddisfare la clientela più importante in termini di fatturato in modo puntuale con personale dedicato, ma anche a prestare attenzione ai clienti più piccoli con offerte segmentate. 10. L'occasione per organizzare/riorganizzare l’ERP aziendale Il B2B vive in stretta integrazione con l’ERP o il gestionale aziendale per verificare le condizioni commerciali, le modalità di pagamento, estratti conto, fatture e molti altri dati del cliente. Quindi, il B2B mostra all’esterno, valorizzandolo, quello che è presente sull’ERP. Introducendo un sistema ecommerce B2B all'interno dell'azienda, ti ritrovi davanti l'occasione per capire se il magazzino è gestito correttamente, se le politiche commerciali sono chiare, se esiste un listino collegato a ogni cliente: insomma un assessment degli strumenti e dei processi di gestione dell’azienda per essere preparati ad affrontare il futuro. C'è quindi una risposta al senso dell'universo? Sì, c'è. Se anche tu hai un'azienda e sei in cerca di soluzioni giuste per te e per il tuo Business, passa all'ecommerce B2B. Punto.
Indipendentemente dal fatto che la SEO abbia il ROI più alto di qualsiasi campagna pubblicitaria di e-commerce, la maggior parte dei negozi online hanno poca o nessuna considerazione nei motori di ricerca. Piuttosto, i merchant si affidano di solito ai social media o agli annunci a pagamento. Che possono dare un sacco di soddisfazione, certo, ma richiedono un duro lavoro continuo e flusso di entrate costante per giustificare gli investimenti in Ads. La SEO, d'altra parte, richiede solo uno sforzo in anticipo: dopo aver scalato il ranking, praticamente ti permette di vendere con il pilota automatico senza costi ricorrenti. Questa è una semplificazione, ovviamente. Ma l'idea non ti attizza? Sotto ho riassunto alcuni punti chiave che devi effettuare (o, se vuoi affidarti ad uno specialista), che devi ESIGERE vengano fatti quando sei nelle fasi finali del tuo e-commerce. Fatta la grafica? Inseriti i prodotti? Settate le tasse? Ok, cominciamo. 1 - Usa le parole chiave corrette Trovare le parole chiave ideali è il trucco per posizionare il tuo sito. In rete trovi molti tool gratuiti che ti permettono di cercare parole chiave sulla base dei contenuti del tuo sito. Le parole chiave a coda lunga ti consentono di posizionarti in alto nei mercati in cui i tuoi avversari non lo sono già. Quelle parole chiave servono a targhetizzare il tipo di traffico che stai cercando e ad aumentare il tasso di conversione. Prova a pensare alle domande dei consumatori. Pensa al tuo Buyer Persona. Pensa a che punto si trova nel suo processo di acquisto. A questo servono le parole chiave, non ad inserile ad cazzum senza nessuna strategia. Devi usare le parole giuste per il cliente giusto. 2 - Utilizzare le parole chiave strategiche nell'anchor text Usare il testo di ancoraggio per aumentare la tua SEO è un'alternativa fantastica. Il tuo sito di e-commerce è sicuramente pieno zeppo di collegamenti ipertestuali che puntano alle tue pagine web e devi ottimizzare l'anchor text per massimizzare il tuo potenziale. Devi renderli naturali, ma puoi anche utilizzare parole chiave tattiche per le quali vuoi classificare le tue immagini. Ricorda, Google non vede le immagini (anche se ha degli algoritmi di AI che possono farlo). Google legge i metadati e gli anchor text delle stesse per determinare il contenuto. Ovviamente, non usare le stesse parole chiave per tutti i tuoi testi per evitare di essere penalizzati da Google. Includere collegamenti importanti sulle descrizioni dei tuoi prodotti può anche portare il traffico a prodotti che sono pagine identiche che vorresti guidare. 3 - Non duplicare i contenuti Copiare i contenuti da altri siti potrebbe non essere la soluzione migliore quando si tratta di un sito di e-commerce. La descrizione dei tuoi prodotti è la cosa più importante del tuo negozio online. Ancora di più dell'immagine. Non ti fa solo vendere il prodotto, te lo fa anche trovare! Dovresti spendere tempo e risorse a curare in modo maniacale la creazione delle descrizioni dei prodotti, e fare in modo che non sia mai l'esatto duplicato del sito di qualcun altro. Inoltre, le scelte di filtri e classi possono causare problemi di contenuti duplicati perché questi filtri creano URL diversi. Come risolvere questi problemi? Beh, noi con Shopify abbiamo sviluppato un modulo filtro che non crea contenuti duplicati, in quanto ogni url è differente dall'altra. Si tratta di un sistema di filtraggio basato sul linguaggio di Shopify, il Liquid, che permette questa flessibilità. Flessibilità che non potrai mai raggiungere se utilizzi un WooCommerce o un PrestaShop. 4 - Scrivi descrizioni interessanti e intriganti dei prodotti Come i titoli convincenti, le descrizioni accattivanti dei prodotti hanno un'influenza fantastica sul tuo tasso di conversione. Ecco perché non dovresti usare le descrizioni dei prodotti del produttore. Rendili attraenti e unici con parole chiave pertinenti per renderli più compatibili con Google. (vedi punto 3) 5 - Ottimizza le immagini del tuo prodotto I negozi si basano sulle immagini. Sono l'elemento scatenante di una vendita. Le tue immagini devono essere uniche, avvincenti e di alta qualità. Se vuoi che i robot li vedano, tuttavia, avere immagini eccezionali - quindi ad alta risoluzione, può essere un problema. Le immagini hanno un grande potenziale di ottimizzazione per i motori di ricerca dato che i risultati di ricerca tipo Google Images possono riportare una grande quantità di traffico sul tuo sito. 6 - Ottimizza l'URL per l'indicizzazione dei motori di ricerca Gli URL sono importanti per la tua SEO più di quanto sembrino. Gli URL ottimizzati possono davvero aiutare i robot dei motori di ricerca a trovare e scansionare il tuo sito e sapere di cosa si tratta. Strutture appropriate degli URL facilitano anche l'indicizzazione del sito. D'altra parte, gli URL efficienti possono informare i tuoi visitatori su cosa stai per fare e migliorare la loro esperienza. Inoltre, un'esperienza utente che è fantastica conserva i tuoi spettatori. Rappresenta ulteriori possibilità di convertirli. Non pensare che la SEO sia solo per i motori di ricerca, è anche un elemento importante per l'esperienza del tuo cliente! Aggiungere un breadcrumb e un URL flow pulito è un win-win per te e per il tuo cliente. 7 - Presta attenzione al tasso di conversione del tuo traffico Mentre far crescere i visitatori è una cosa, convertire queste visite in vendite è un altro paio di maniche. Devi verificare se i tuoi visitatori si stanno trasformando in clienti paganti. Google Analytics ti viene in aiuto. Puoi determinare da dove proviene il tuo traffico, i dispositivi utilizzati, le persone che potrebbero convertire le conversioni create tramite SEO, ecc. 8 - Migliora l'usabilità Semplifica la navigazione del tuo sito. Il peggiore errore che potresti fare è quello di non fornire un chiaro percorso di navigazione. Non dimenticare di offrire landing page (accidenti, ogni pagina prodotto dovrebbe essere una landing page!) e di collegare la tua home page ad almeno una pagina di prodotto. Ciò aiuterà anche il tuo sito Web a essere sottoposto a scansione da parte dei bot. 9 - Evitare come la peste i broken url Ok, lo sappiamo: vuoi fornire la migliore esperienza possibile per i tuoi clienti. Cliccando su una pagina particolare e facendoli atterrare in una pagina 404 non trovata non è sicuramente il modo giusto. Avere dei collegamenti interrotti o errori 404 è una pessima cosa. Esegui scansioni per rilevare se hai dei problemi. Avere molti 404 può essere un disastro per la tua azienda. Dove Disastro si intende un calo di traffico anche del 40%. È possibile utilizzare OnCrawl per eseguire la scansione del tuo sito e rilevare questi errori. 10 - I Dati Strutturati sono i tuoi nuovi migliori amici La Ricerca Google si impegna a comprendere i contenuti di una pagina. I dati strutturati forniscono indizi espliciti sul significato di una pagina. I dati strutturati sono un formato standardizzato per fornire informazioni su una pagina e classificarne il contenuto; ad esempio, nella pagina di una ricetta sono gli ingredienti, il tempo di cottura e la temperatura, le calorie e così via. Google utilizza i dati strutturati che trova sul Web per comprendere il contenuto della pagina, nonché per raccogliere informazioni sul Web e sul mondo in generale. I dati strutturati sono codificati tramite il markup in-page sulla pagina a cui si applicano le informazioni. I dati strutturati sulla pagina dovrebbero descriverne il contenuto. Non devi creare pagine vuote solo per contenere dati strutturati, né devi aggiungere dati strutturati su informazioni che non sono visibili all'utente, anche se queste sono accurate. Per ulteriori istruzioni tecniche e norme sulla qualità, consulta le linee guida generali sui dati strutturati. I dati strutturati compongono la tua pagina di prodotto, di categoria, i post del blog e persino la pagina About della tua azienda. Sono ESTREMAMENTE UTILI e assolutamente necessari per una SEO ottimizzata nel 2019. Conclusione Bene, spero di non averti eccessivamente spaventato con la mole di lavoro da fare per ottimizzare la SEO del tuo e-commerce. Ricorda, non occorre fare tutto in una volta. Ottimizzazioni come queste richiedono tempo e uno sforzo costante, ma sono sicuro che ce la farai!
Gestire il codice fiscale con Shopify, così come anche la partita IVA dei clienti, non è possibile. E questo aspetto lo rende potenzialmente inutile per gli eCommerce che hanno un vitale bisogno di questo dato per fatturare. Vitale è fra virgolette, perché in realtà il 99% delle volte è una questione di forma mentis e pigrizia mentale del merchant. Le soluzioni ci sono a livello fiscale, ma è molto più semplice riversare questa incombenza verso il cliente, piuttosto di prendersene carico. Molto male, ragazzi, molto male. Un merchant che non pensa ai suoi clienti ma al suo commercialista è un merchant cattivo. Per (s)fortuna esiste una soluzione (raffazzonata) per aggirare il sistema di Shopify registrando la partita IVA e il codice fiscale dei clienti. 1 - Sostituire il campo Address2 con la dicitura P.Iva/C.Fisc Il codice fiscale o la partita IVA altro non è che un semplice campo di testo, ma, per come funziona Shopify, la voce non viene inclusa di base nel processo di checkout. Una possibile soluzione (seppur molto arrangiata) è di agire sulla traduzione della scheda “Checkout & system” modificando la voce “Indirizzo 2” in “Partita IVA / Codice Fiscale”. 1- Clicca su Online Store 2- Clicca sul pulsante Actions vicino a Customize, e dal menù a tendina scegli Edit languages 3- Nel pannello Languages, cerca Address2 e Optional Address2 4- Modifica la traduzione con C.Fisc/ P.Iva e SDI Code Così facendo si ottiene la partita IVA e il codice fiscale del cliente che è consultabile nel pannello Clienti di Shopify. 2- Scantàrse fòra (svegliarsi in Veneto) Se sei propenso per la prima opzione, sappi che è una soluzione un po' ad cazzum e i clienti esteri di sicuro non capiranno perché per acquistare nel tuo store devono dare il loro Codice Fiscale. Purtroppo sono SOLO gli italiani in tutta Europa che si ostinano a chiederci che venga inserito nel processo di checkout. Il tuo cliente acquista in mobilità, sulla metro, mentre sta parcheggiando. Deve essere spedito al carrello e fatto convertire immediatamente e senza perdere tempo. Non è un commercialista. Non ha il Codice Fiscale sempre con sé (soprattutto se è un millennial). Ovviare a questo problema si può, a livello fiscale. Dovresti parlare con il tuo commercialista e chiedergli se puoi tenere un registro dei corrispettivi. Così facendo sei esente dall'obbligo di emettere fattura anche se vendi solo un portachiavi. Se sei un'azienda che vende online, ti consigliamo prima di informarti sulle normative vigenti e trovare la strada migliore per il tuo cliente, prima che per la tua dichiarazione dei redditi. Non è il tuo commercialista che ti paga le bollette. Sono le persone che acquistano nel tuo negozio.
Quale e-commerce scegliere per iniziare a vendere online? Questa domanda potrebbe fare la differenza tra il decollo della tua attività e la mediocrità del tuo servizio. Tutto nasce da un’idea. In questo caso l’idea ti dice che sarebbe una buona mossa vendere su Internet per massimizzare il fatturato e monetizzare il tuo prodotto. Gli sviluppi legati al mondo dello shopping online sono davvero tanti. Le schede prodotto devono essere ottimizzate in chiave SEO, e lo stesso vale per le categorie. Poi c’è un lavoro molto lungo e complesso da portare a regime per newsletter, retargeting, social media marketing, sponsorizzazioni su Facebook Ads ecc. Il tuo lavoro quindi, non si limita a modellare un portale per vendere. Risulta indispensabile compiere una scelta a monte: quale piattaforma e-commerce scegliere per muovere i primi passi in questo settore in continua evoluzione? Facciamo comunque una premessa prima di passare alla scelta dei candidati da utilizzare per il proprio business. Tu venditore, dovresti: sapere cosa significa vendere online; avere ben chiara la strategia da adottare online; capire inizialmente quanto budget investire; capire quali possono essere le risorse interne da impiegare nel progetto; saper evolvere. Detto ciò, passiamo alla parte che ci interessa di più. Ossia LA scelta. Quale e-commerce scegliere per il tuo progetto online Andiamo a vedere le principali piattaforme e-commerce presenti oggi sul mercato, considerando i punti di forza e le debolezze di ognuno - considerando anche la loro versatilità e il loro peso sul codice. Woocommerce Una delle realtà più apprezzate da chi vuole trasformare un normale sito o blog aziendale WordPress, in un negozio online. Woocommerce infatti non è un CMS ma un plugin che si aggiunge al content management system preferito per aprire siti web e blog. Vale a dire WordPress. Se dobbiamo dirla tutta, Woocommerce è una base di partenza per creare negozi online di piccole dimensioni. O comunque non molto impegnativi in termini di struttura. Questa piattaforma si comporta come una sorta di puzzle: hai una buona base ma per personalizzare il tuo shop online necessiti di nuovi plugin che si associano a quello di partenza. Questo vale se hai bisogno di una struttura per attivare offerte, o per alcune fatturazioni avanzate. Ma non tutto funziona così bene su Woocommerce. Certo, ci sono estensioni per fare qualsiasi cosa, anche per l’ottimizzazione SEO, ma gli aspetti negativi non mancano: appesantisce il codice; il Pagespeed Insight di Google segnala diversi problemi dopo l’installazione; resta sempre un surrogato, qualcosa che trasforma il CMS. Il rovescio della medaglia infatti è proprio la vulnerabilità di questa piattaforma open source. Proprio perché WordPress è il CMS più utilizzato al mondo, è soggetto quotidianamente ad attacchi hacker che vanno a compromettere lo stato di salute del sito web. Purtroppo WordPress, se non è supportato da un buon server e sovraccaricato di plugin e altri componenti aggiuntivi, può soffrire assai. Prestashop Questa soluzione riguarda la possibilità di creare un e-commerce con un content management system specifico. Prestashop è un CMS dedicato ai negozi online pensato per ottenere uno strumento che userai per raggiungere le persone da trasformare in clienti. Qual è il vantaggio principale di Prestashop? E' una combinazione equilibrata tra quello che è una realtà semplice da usare e una piattaforma pensata per aprire un negozio online. Rimane comunque un CMS molto tecnico ma resta abbastanza gestibile e personalizzabile. Aspetti negativi di Prestashop? Funzionalità semplici ma limitate; sopra al centinaio di prodotti in vendita le performance non sono così ottimali; sono presente delle falle sul lato SEO; i moduli per l’implementazione, spesso, sono a pagamento. Shopify E alla fine arriva Shopify: un tool che ti consente di aprire un negozio online semplicemente iscrivendoti al servizio. Lo scopo di questo software? Creare e-commerce riducendo le difficoltà di chi vuole vendere online con pochi passaggi. Hai a disposizione dei temi predefiniti (sia gratuiti che a pagamento), un’app smartphone per gestire il tuo negozio online da mobile e la possibilità di organizzare pagine e risorse con un sistema drag & drop, senza alcun bisogno di usare codice HTML, si integra perfettamente con Hubspot. Puoi gestire con diligenza i clienti, organizzando liste e gruppi basati su provenienza geografica. Non dimentichiamoci il dropshipping e i rimborsi, aspetti che preoccupano sempre chi apre il negozio per la prima volta. Shopify quindi è una buona base, semplice da usare e già pronta all’uso, molto utile per avere tutto e subito. Conclusione la scelta di una piattaforma di e-commerce per il tuo business online NON è una decisione da prendere alla leggera. Potresti essere tentato di utilizzare il fornitore più noto che ti offre la soluzione più economica e semplice. Va comunque presa una decisione ponderata, non dettata dalla fretta di voler vendere. Scoprire di non riuscire ad attrarre e convertire i clienti, a causa di una soluzione di seconda scelta non è il massimo. Soprattutto quando si parla di tempo e denaro. Attenzione: chiaramente non sono solo queste le realtà necessarie per sviluppare il tuo shop online. Ma se vuoi iniziare un progetto al meglio, posso tranquillamente affermare che Shopify è l'e-commerce che fa al caso tuo. E al tuo Business.
Quando apri le porte del tuo negozio, speri sempre che sia un successo assoluto. Di solito questa sensazione dura circa un giorno, poi la realtà bussa alla porta. Ti rendi conto che ci vorrà più tempo del previsto e che avrai bisogno di alcune solide strategie pubblicitarie. Anche con prodotti unici, un grande design e una strategia SEO perfetta, ci vuole del tempo per far funzionare il tuo negozio. E una delle cose che più difficili da sopportare è il fatto che devi prendere in mano il marketing. Un lavoro duro, faticoso e a volte sconfortante, ma necessario per ottenere i risultati sperati. SEO, social media e email marketing devono funzionare tutti per ottenere traffico nel tuo negozio. E tutti hanno bisogno di tempo per crescere. La pubblicità è una delle tue uniche opzioni per fare progressi più velocemente quando sei appena agli inizi. Perché le strategie di marketing ti aiutano a fare progressi più velocemente Il motivo per cui la maggior parte degli imprenditori vuole vedere i progressi in fretta è semplicemente perché sono impazienti. Il lancio di un negozio online richiede molta preparazione, progettazione e sudore. E quando finalmente è vivo, vuoi vedere i risultati ADESSO! Comprensibile: quando hai qualcosa che sta lavorando, vuoi che questa cosa funzioni! La pubblicità accelera le cose in tre modi. Ti permette di: 1. Stirare le rughe, e uccidere i bug Non importa quanto hai speso per testare il tuo sito web. Alcuni errori compaiono solo quando hai veri visitatori sul tuo sito. Collegamenti interrotti, istruzioni non chiare, informazioni sul prodotto mancanti, ecc. Con strumenti come Optimizely puoi creare mappe di calore e registrazioni che ti mostreranno cosa sta succedendo, permettendoti di cogliere errori evidenti o cose che puoi ulteriormente migliorare. Dai un'occhiata a questa heatmap di un e-commerce. Tutti i visitatori sembrano fare clic sulle immagini del prodotto. Come useresti queste informazioni per migliorare la tua pagina di prodotto? Se hai un'unica immagine di prodotto di bassa qualità, dovresti aggiungerne altre. Oppure, invece di scrivere tutti i possibili casi in cui il prodotto può essere usato, forse potresti aggiungere più immagini dove vengono mostrati alcuni di questi casi. Altri due ottimi strumenti sono i sondaggi veloci o le chat live. Ti consentono di ottenere informazioni aggiuntive sui tuoi visitatori, scoprire cosa manca nella pagina o scoprire perché gli utenti non stanno acquistando. 2. Imparare dai numeri Prima di iniziare a pensare al tuo e-commerce, dovresti fare un calcolo approssimativo del numero di vendite necessarie. Di quanti visitatori avresti bisogno per fare una vendita? Quanto pagheresti per ogni clic? Cosa dovrebbe valere un ordine medio? Questa operazione si chiama calcolo del R.O.I. (Return of Investment) La pubblicità online ti consente di lavorare su questi numeri con grande chiarezza (cosa che non potresti fare con la pubblicità su un quotidiano cartaceo). Con i visitatori (e le vendite) che stanno arrivando, sarai in grado di adattare il tuo piano a dei numeri reali, non quelli che hai pianificato in precedenza. Questo ti potrà far riflettere e ritarare la tua strategia, ma ti aiuterà anche a prendere decisioni più intelligenti. 3. Vendere Non c'è niente come vendere per motivarti. Anche se i numeri non hanno ancora senso, generare vendite ti farà sentire bene e ti dimostrerà che c'è un potenziale. Quindi, se ritieni che la pubblicità abbia un senso per il tuo negozio, diamo un'occhiata a dove iniziare a vedere i risultati massimi, riducendo al minimo le perdite. La tua digital ADS strategy C'è una buona possibilità che ti senti già sopraffatto da tutto ciò che dovresti fare per il tuo negozio. E più penserai alle strategie pubblicitarie, più lunga ti sembrerà la lista. Ma troppi nuovi e-merchant saltano alla cieca sulla prima opportunità pubblicitaria che gli si presenta di fronte. E senza un solido piano, spesso finiscono per non andare da nessuna parte. Questo perché stai letteralmente in competizione con aziende che hanno giocato a questo gioco per anni. Hanno speso migliaia di dollari e potrebbero avere team dedicati a mettere a punto strategie di advertising online che sicuramente saranno migliori delle tue. Per competere efficacemente in questo spazio e abbreviare il processo, ti suggerirei di iniziare con delle strategie che hanno una minore probabilità di fallire. E nel tempo, man mano che diventi più intelligente con i numeri e acquisisci maggiore familiarità con il funzionamento delle diverse piattaforme, potrai passare ai livelli successivi. Livello 0: Monitoraggio Se si paga per il traffico, è fondamentale sapere che cosa questo genera. Google Analytics è lo strumento perfetto per questo. Sei in grado di vedere esattamente da dove provengono i visitatori e cosa fanno sul tuo sito. Ma un po 'di traffico, come da Facebook Ads, non viene tracciato automaticamente. Vedrai spesso queste visite come referral o traffico diretto, il che rende difficile sapere esattamente da dove provengono. Per evitare questo, devi aggiungere ulteriori parametri alla fine dei collegamenti. In questo modo sarai in grado di identificare esattamente da dove proviene ciascun visitatore. Puoi utilizzare questa tecnica per monitorare i visitatori che arrivano tramite link da altri luoghi come email o social media. Livello 1: Retargeting La parte più difficile del marketing è fare in modo che alle persone gliene importi qualcosa di te, del tuo negozio e del tuo prodotto. Quindi se inizi con persone che hanno già visitato il tuo sito, i risultati saranno migliori. I tassi di conversione saranno più alti, il che significa un costo per conversione più basso rispetto a quelli che non ti hanno mai sentito nominare. Questo è chiamato retargeting e puoi farlo sia tramite Facebook Ads o Google Adwords. Funzionano in modo abbastanza simile. La differenza principale è dove verranno visualizzati i tuoi annunci. Su Facebook le persone vedranno i tuoi annunci apparire sul loro feed di notizie mentre Google utilizza la sua rete di siti Web di terze parti per mostrare gli annunci. Quale funziona meglio per il tuo negozio dipende dai tuoi clienti, dai tuoi annunci e dal tipo di prodotto che stai vendendo. Ma vale la pena dare una possibilità e confrontare la performance. Iniziamo con Facebook e poi, in seguito, Google. Retargeting con le pubblicità di Facebook Esempio di un annuncio di retargeting di Facebook Diamo un'occhiata a come è possibile impostare qualcosa come questo annuncio per il tuo negozio. 1. Installa il pixel di Facebook Innanzitutto, devi installare il pixel di Facebook. Il pixel è un codice che hai inserito su tutte le pagine del tuo negozio. Permette a Facebook di identificare quale visitatore ha visitato quali pagine del tuo sito. L'implementazione effettiva dipenderà dalla tua piattaforma di e-commerce . Alcuni, come Shopify (leggi cos'è Shopify), hanno l'integrazione automatica, mentre con altri dovrai apportare modifiche ai tuoi modelli e modificare un po' di codice. 2. Crea il pubblico Grazie al pixel, Facebook registrerà tutti i visitatori del tuo sito. Dopodiché, devi impostare il pubblico. Questi sono gruppi di persone che hanno fatto cose simili sul tuo sito, ad esempio: Hanno visto lo stesso prodotto più volte Hanno visitato la stessa categoria di prodotti Hanno letto un articolo o più sul tuo blog Hanno cliccato su CTA o visitato una landing page di prodotto Quando inizi, probabilmente terrai un pubblico piuttosto ampio. Ma con l'aumento dei visitatori, ti consiglio di creare segmenti di pubblico più specifici in modo da darti risultati migliori. 3. Crea gli annunci Ora che hai deciso chi vuoi indirizzare, devi trovare una buona pubblicità. Ricorda che le persone su Facebook non sono lì ad aspettare di fare clic sugli annunci. Sono impegnati a fare cose diverse, tipo darsi il buongiorno e postare meme e foto di gattyny. Quindi devi attirare la loro attenzione. Prima di andare alla ricerca di immagini accattivanti, decidi la tua offerta. Le persone a cui mostrerai questo annuncio sono già al corrente del tuo negozio. Quindi quale messaggio li farà tornare? Magari uno sconto, una promozione speciale, i tuoi bestseller o un messaggio generale sul tuo negozio. Se non hai paura di una sfida tecnica, puoi caricare le informazioni sui tuoi prodotti su Facebook utilizzando i cataloghi dei prodotti. In questo modo puoi mostrare i prodotti reali che le persone visitavano sul tuo sito web. Ciò che funziona meglio dipenderà dai tuoi clienti e dal tuo negozio. Avrai bisogno di provare molte varianti diverse prima di arrivare a quello che ti dà i migliori risultati. Remarketing di Google Diamo un'occhiata a come impostare il remarketing di Google Ads per il tuo sito e-commerce 1. Installa il codice di remarketing Per mostrare i tuoi annunci, Google deve sapere chi ha visitato il tuo sito. Come con il pixel di Facebook, non è difficile da fare. Hai due opzioni: se utilizzi Google Analytics, devi solo apportare piccole modifiche al codice o utilizzare il codice di remarketing speciale di AdWords. Personalmente preferisco il primo perché ti consente di scegliere i diversi tipi di pubblico a cui mostrerai i tuoi annunci. 2. Crea segmenti di pubblico per il remarketing Ancora una volta è necessario definire il pubblico, ovvero i gruppi di visitatori. A differenza di Facebook, hai anche l'opzione qui per approfondire ciò che questi visitatori hanno fatto sul tuo sito web. Ad esempio, puoi creare un gruppo di visitatori che hanno trascorso una certa quantità di tempo sul tuo sito o includere solo persone che hanno visitato almeno 6 pagine durante la loro visita. La creazione di questi segmenti di pubblico ti consente poi di targetizzare la più alta qualità possibile di visitatori, ovvero quella che è più probabile tornino ad acquistare sul sito. 3. Crea annunci Ora devi creare i tuoi annunci di remarketing. Google Remarketing utilizza la rete Display, che è un'enorme rete di siti affiliati. A differenza di Facebook, AdWords consente di inviare annunci in diverse dimensioni. Per ottenere la massima copertura, è necessario fornire un paio di formati diversi. A meno che tu non abbia un designer per lo staff e del il tempo libero a disposizione, di solito è più efficace utilizzare il generatore di annunci di Google. Ciò consente di creare annunci più veloci ed economici in tutti i diversi formati. Più importante per le tue strategie pubblicitarie è quello che stai per mettere su questi banner: un'offerta, prodotti specifici o un semplice promemoria per visitare il tuo negozio. Se hai impostato i tuoi feed di prodotto, puoi creare campagne di remarketing dinamiche . Questi mostreranno i prodotti reali che i visitatori stavano guardando. Ciò aumenta la pertinenza e spesso porta a risultati migliori. Livello 2: Google Shopping Gli annunci di Google Shopping vengono visualizzati nei risultati di ricerca. Ma invece di annunci di testo regolari, si tratta di annunci di prodotto che contengono l'immagine del prodotto, il prezzo e una breve descrizione. Se un visitatore cerca un prodotto specifico, ci sono maggiori probabilità che finiscano per comprare. (Logica 101) Potrebbero ovviamente non comprare quel prodotto esatto o potrebbero non comprarlo da te. Ma le tue possibilità di fare una vendita sono molto più alte rispetto a quando mostri un annuncio su Facebook a qualcuno che non ha mai sentito parlare di te o del tuo negozio. Il motivo per cui ti sto suggerendo le campagne di Google Shopping è che sono diventate sempre più importanti negli ultimi due anni. Google dà loro più spazio nei suoi risultati di ricerca. E per te come inserzionista sono abbastanza facili da gestire una volta che attivati e funzionanti. Se fornisci a Google un file con tutte le informazioni sui tuoi prodotti, Google Adwords eseguirà la maggior parte del lavoro pesante per creare gli annunci e associarli alle query di ricerca corrette. Tuttavia, impostare campagne Google Shopping può essere piuttosto impegnativo. Diamo un'occhiata alle due parti principali di cui hai bisogno: creare un feed di prodotto senza errori e utilizzarlo per impostare una campagna effettiva. Crea un feed di prodotto che non faccia schifo Per creare gli annunci Shopping, Google Adwords ha bisogno di un feed prodotto. Questo è un file con tutte le informazioni sui tuoi prodotti: cose come marchi, descrizioni, immagini, dimensioni e prezzi. Quanto è difficile creare quel file dipende dalla tua piattaforma di e -commerce e dalla qualità dei dati nel tuo sistema. Ad esempio, creare un ottimo feed di dati da un Woocommerce è come tentare di colpire uno stormo di passeri in volo utilizzando un elastico e una pallina di carta bagnata. È probabile che troverai app, plug-in o strumenti che possono aiutarti a semplificare l'esportazione delle informazioni sui tuoi prodotti in un formato comprensibile a Google. Ma anche no. Se invece hai fatto la scelta saggia di affidarti ad una piattaforma come Shopify, vai sul sicuro. Shopify è infatti nativamente integrato per trasmettere il tuo feed di prodotti a Google, direttamente dallo store. Dovrai quindi caricare quel file su Google Merchant Center, uno strumento gratuito di Google in cui elabora tutti gli articoli nel tuo feed di prodotto e verifica se corrisponde ai suoi requisiti. Interfaccia di Google Merchant Center La maggior parte delle persone riuscirà a ottenere un feed prodotto dal proprio negozio e a caricarlo su Google Merchant Center. Tieni presente che se utilizzi un'app o Shopify, il tuo feed prodotto potrebbe essere trasferito automaticamente in Google Merchant Center. Dopo l'elaborazione, è il momento in cui iniziano i problemi. Google Merchant Center ti dirà cosa c'è di sbagliato in tutte le informazioni che hai appena fornito. Alcuni campi potrebbero mancare, le informazioni potrebbero essere errate o semplicemente nel formato errato. Questo non succede se usi Shopify, ma se hai avuto la sfortuna di credere a qualcuno che ti ha proposto Un Semplicissimo Woocommerce preparati a lanciare saracche come se piovesse. Oltre agli strumenti che ti aiuteranno nella creazione del tuo feed di prodotto, ci sono anche piattaforme che ti aiuteranno a gestire tutti i tuoi diversi feed di prodotto. Ciò può accadere se stai utilizzando altri servizi oltre a Google Shopping come Bing, Nextag, Pricegrabber o Amazon. Crea campagne Google Shopping Se il tuo feed prodotto è privo di errori critici, i tuoi articoli saranno subito approvati da Google Merchant Center. In questo caso sarai in grado di utilizzare questo feed in Google Adwords per impostare le tue campagne. Questo è piuttosto semplice. Quando si avvia una nuova campagna, si seleziona il feed che si desidera utilizzare per le proprie campagne, si seleziona un budget giornaliero e un importo che si desidera pagare per ciascun clic. La tua campagna è pronta! Di default, tutti i tuoi prodotti si troveranno in un unico grande gruppo di prodotti, tutti con la stessa offerta. Questo potrebbe essere un buon inizio, ma alcuni prodotti ti saranno più preziosi di altri. Il loro prezzo sarà più alto, i loro margini potrebbero essere più alti, o potrebbe essere un prodotto che solo tu vendi. Quando i primi clic e altri dati iniziano a circolare, puoi ottimizzare ulteriormente le tue campagne Shopping . Questo significa tre cose: Spulcia il Rapporto sui termini di ricerca per cercare ricerche non pertinenti e aggiungerle alle parole chiave a corrispondenza inversa. Migliora la struttura del tuo account: assicurati che i prodotti che vendono bene ottengano il maggior numero di clic. Migliora la qualità delle informazioni nel tuo feed di prodotto. Fornire informazioni migliori ridurrà il prezzo pagato per ogni clic. Suggerimento per professionisti: se ti piacciono i risultati che ricevi da Google Shopping, puoi facilmente importare le tue campagne in Bing. Le loro annunci di prodotto funzionano quasi identici. Bene, abbiamo finito. Nel prossimo post tratterò i livelli AVANZATI per pubblicizzare al meglio il tuo e-commerce. Nel caso aveste qualsiasi domanda potete lasciare un commento qui sotto!