Architettura dell’informazione è un termine di fondamentale importanza nel campo del marketing e del business ma soprattutto per il progetto dei siti web. Appartenente alla sfera dell’ User Experience, con l’espressione “architettura dell’informazione” si intendono precisamente la classificazione, la marcatura e la strutturazione di informazioni. Un concetto molto figo, che gioca un ruolo importante soprattutto nella creazione di siti web, perché qui non è altro che la progettazione di una presenza web strutturata. Che cos’è l’architettura dell’informazione? Ecco la definizione umile fornita da The Information Architecture Institute: “L’architettura dell’informazione è la pratica di decidere come organizzare le parti di qualcosa in modo che sia comprensibile”. Per i progettisti del mondo del web significa prima di tutto nominare i singoli argomenti o prodotti e assegnarli a categorie semantiche. Queste categorie, a loro volta, costituiscono i componenti principali di una gerarchia di siti web, il che semplificherebbe l’orientamento degli utenti sulle tue pagine. C’è anche da dire che progettare la struttura di un sito web è un processo costellato da più fasi che comporta a sua volta a tutta una serie di compiti. In pratica una buona architettura delle informazioni inizia già prima del concetto del sito web vero e proprio. I tre autori di “Information Architecture for the World Wide Web” definiscono i 3 pilastri dell’architettura dell’informazione in questo modo: Contenuto Struttura; Immagini, grafica, testi,ecc; Mappatura delle pagine o degli schermi; Volume di informazioni. Utenti Necessità; Personalità; Comportamento di ricerca delle informazioni; Esperienza d’uso Contesto Obiettivi del progetto; Tecnologie e metodologie di sviluppo; Modello di business; Risorse Keyword e Analisi Prima di cominciare a progettare un sito web è importantissimo capire cosa cercano i potenziali utenti. Grazie ai tool di ricerca delle keyword puoi scoprire quanto può essere rilevante un determinato termine per il rispettivo target. Naturalmente anche il volume assoluto di ricerca e il numero di concorrenti che vogliono ottenere un punteggio elevato per questa keyword giocano un ruolo altrettanto importante. La rilevanza per il target dipende da quanto la parola chiave si adatti o meno alla tematica della pagina. Un elevato volume di ricerca promette molto traffico ma di solito è accompagnato da un numero altrettanto elevato di concorrenti. Più concorrenza c'è, più si deve ottimizzare sulla base della keyword determinata per tentare poi di aggiudicarsi i primi posti del ranking sui motori di ricerca. Gerarchia e Navigazione La struttura orizzontale è la migliore perché fa in modo che gli utenti possano rapidamente orientarsi sul sito e i crawler del motore di ricerca possano registrare il più velocemente possibile le pagine del dominio. Ma facciamo degli esempi di alcuni ipotetici negozi online: Mentre i gestori dell’attività I professionisti delle betoniere in seguito alla keyword research hanno optato per tre categorie principali, il sito I professionisti della pasticceria opera con cinque gruppi tematici eterogenei. Poiché il primo ha meno categorie principali va da sé che queste ultime siano più estese. Il percorso dalla categoria principale alla pagina del prodotto passa attraverso diversi passaggi che restringono sempre di più l'ambito tematico. Cosa interessante da ricordare: dal dominio al prodotto sono necessari quattro clic. A partire da una certa profondità i crawler del motore di ricerca non elaborano più per intero le sotto-pagine, perché sarebbe un dispendio di tempo ed energia realmente troppo elevato. Pertanto le pagine dei prodotti che rappresentano le offerte più importanti del sito web non sono considerate ai fini del ranking. La pagina I professionisti della pasticceria, invece, è strutturata in modo tale che le categorie ampiamente diversificate consentano di navigare fino al punto più profondo della gerarchia in due clic. Questo non costituisce un vantaggio solo per l'indicizzazione da parte dei motori di ricerca, bensì anche per i visitatori che visualizzano una pagina più facile da raggiungere e di conseguenza vivono una migliore user experience. L'esempio de “I professionisti della pasticceria” mostra inoltre che le pagine o sottocategorie di prodotti possono essere assegnate a più di una categoria principale. I percorsi verso il traguardo della ricerca si basano su catene di link semantici che un utente con molta probabilità finirà per seguire. Esistono due approcci per organizzare le aree tematiche: l'approccio cosiddetto top-down (dall'alto verso il basso): si basa sul presupposto che gli utenti esplorino l'offerta attraverso la homepage. Le categorie di keyword più popolari sono posizionate in modo eterogeneo sulla pagina iniziale, da dove tutti gli altri contenuti sono derivati. l'approccio bottom-up (dal basso verso l'alto): presuppone che gli utenti entrino in qualsiasi parte del sito ricercando un termine specifico, perciò la navigazione da qualsiasi sottopagina a qualsiasi altro punto deve essere facile e intuitiva. Possono essere utili dei punti di navigazione fissi su ogni pagina che riportano alle categorie principali oppure la navigazione breadcrumb. Wireframing Il wireframe viene utilizzato per visualizzare il layout di pagina in modo semplice e chiaro e costituisce una sorta di prototipo/prima bozza di progetto dell'architettura delle informazioni. I wireframe statici mostrano una singola pagina, al contrario quelli dinamici collegano più pagine. Gli sviluppatori utilizzano questi prototipi funzionali per testare la navigazione. Struttura dell’URL Strutturare i link permette l’assegnazione fissa di ogni sottopagina. L’URL deve essere esplicativo, cioè utilizzare la keyword principale della pagina cui fa riferimento. Si inizia con il definire il nome di dominio, che deve essere mantenuto il più breve e memorizzabile possibile. Il nome del brand infatti funge da vetrina, perciò ne serve uno che faccia riferimento all’ambito tematico, idealmente la keyword principale. Esempio della sottopagina Stampi per torte, il dominio (iprofessionistidellapasticceria), la categoria principale (stampi) e la sottocategoria (stampi-per-torte) hanno una struttura fissa per l'identificazione del link: https.www.iprofessionistidellapasticceria.it/stampi/stampi-per-torte. A differenza di un URL dinamico, l’URL statico non cambia quando il contenuto viene aggiornato. Il vantaggio degli URL dinamici è che il contenuto può raggiungere la pagina in modo semplice e senza molto sforzo di formattazione passando attraverso il back-end. Ha tuttavia lo svantaggio che manca il collegamento con il contenuto attraverso la keyword. Categorizzazione Con il raggruppamento di pagine singole in categorie e sottocategorie a partire dal dominio fino ad arrivare ai moduli informativi più piccoli vengono a crearsi i cosiddetti canali tematici sensati. La gerarchia delle pagine dovrebbe essere rilevabile anche a partire dalla sola URL: per questo motivo va definito una URL chiara e statica, facendo in modo che renda più facili i lavori di indicizzazione per i crawler prima e poi di memorizzazione per gli utenti. Metti in che in futuro ci sia la possibilità di ampliarsi con ulteriori categorie. Serviti della navigazione breadcrumb che indica l’attuale posizione all’interno del sito web (il cosiddetto sense of place) e di un percorso comprensibile attraverso le categorie (chiamato information scent) per fare in modo che gli utenti si orientino più facilmente. Ci dovrebbero essere sempre almeno due modi per farlo: la ricerca diretta è adatta agli utenti che sanno esattamente quali informazioni stanno cercando. Limitando le informazioni disponibili nel corso della ricerca, il percorso porta gli utenti alla pagina desiderata con pochi clic attraverso categorie principali eterogenee con strutture gerarchiche orizzontali. Se queste pagine o anche categorie rientrano in più di una categoria superiore, gli specialisti creano il proprio URL, ma utilizzano il tag canonical per segnalare ai motori di ricerca che la voce originale si trova su un URL diverso. In questo modo si evita di essere puniti per la duplicazione di contenuti. Oltre al raggruppamento, creano metadati per le singole sottopagine in modo da poterle trovare in altri gruppi più piccoli utilizzando dei filtri. Architettura base per le misure SEO Le fondamenta dell’ottimizzazione SEO per i motori di ricerca sono l’offpage e l’onpage. Gli esperti SEO ottengono l’ottimizzazione offpage tramite cosiddetti backlink, quindi link di fonti fidate al proprio sito web. Le pagine web dei partner fanno riferimento alla pagina in questione come a una fonte aggiuntiva di informazioni o a un'offerta adeguata. Tuttavia, nel contesto dell'architettura informativa del sito web, l’ottimizzazione SEO onpage è più importante perché include tutte quelle misure che possono essere implementate direttamente sul vostro sito per migliorarne il ranking. L'obiettivo è quello di scrivere testi di alta qualità che forniscano all'utente informazioni complete sull'argomento del sito web. L'architettura delle informazioni struttura il framework del sito secondo le stesse parole chiave ottimizzate per i motori di ricerca e inoltre fornisce un percorso che porta alle informazioni desiderate attraverso i canali tematici. Una chiara architettura del sito web con URL significativi aiuta i crawler a collegare il contenuto generato al frame. In sintesi L'architettura delle informazioni è un componente importante della progettazione di siti web. Con un concetto ben ponderato che si concentra sulla facilità d'uso e una struttura solida ma flessibile, si ottimizza l'usabilità e la user experience del sito web. Affinché l’architettura delle informazioni sia effettivamente funzionale, è necessario sviluppare il contenuto con un’attenzione particolare agli utenti e al contesto in cui l’azienda ed il progetto si trovano.
Vorresti promuovere il tuo ecommerce e i tuoi prodotti nel vasto mondo del web ma non sai da dove partire, che passi fare, in quali canali specifici proporti o a chi rivolgerti? Vediamo insieme alcune valide strategie marketing per promuovere al meglio la tua azienda nel 2019. Ah, chiaramente (ma questo già lo sai!), il tema che affronteremo è molto vasto e in continuo aggiornamento quindi, per non annoiare a dismisura nessuno e per non rischiare di uscire dal contesto, concentriamoci su alcuni punti ben precisi. Sfrutta queste nozioni a tuo vantaggio per promuovere aziende piccole o grandi, e-commerce, siti web, progetti personali e tutto ciò che rientra nei più svariati ambiti di business, dall’edilizia alla vendita di prodotti per la casa. E’ il momento giusto per fare chiarezza sulle tue idee e organizzare un piano di visibilità adeguato ai tuoi obiettivi commerciali. Iniziamo! Content Curation Tecnica nota con il termine inglese di Content Curation , o cura dei contenuti. Per contenuti si intendono appunto gli articoli, i post e le guide pubblicate online secondo un piano editoriale ragionato. Sezioni News Blog rappresentano di sicuro due fra i canali migliori per pubblicare i contenuti della tua attività, infondendogli in questo modo anche qualità. In questo caso specifico, la promozione consiste nel fornire al pubblico del web consigli, informazioni e articoli relativi a tematiche inerenti al tuo business. Pensiamo ad esempio a un ecommerce di prodotti per viso e corpo. Aprendo il blog, il negozio online avrà modo – per dirne una - di spiegare come utilizzare al meglio un determinato prodotto in modo da ottenere maggiori benefici. Si possono creare vere e proprie guide che portano traffico e visibilità da Google, promuovendo di fatto i prodotti venduti dall’azienda. A livelli più avanzati si può anche valutare di dare vita a un vero e proprio magazine, raccogliendo contributi interni da parte dei membri del team. Campagne Google Ads Google Ads in Italia è considerato uno degli strumenti più potenti per promuovere le aziende, in particolare per le realtà nuove sul mercato. E’ possibile creare annunci (attraverso campagne PPC) che compaiono su Google in corrispondenza di parole chiave ben stabilite e approvate dal sistema. I punti di forza degli Ads su Google sono molti ma qui indico i due più importanti: semplicità d’uso immediatezza dei risultati; in poche ore, chiunque può attivare i propri annunci e incrementare il traffico al sito o all’ecommerce. Non bisogna tuttavia commettere l’errore di pensare che Google Ads sia il rimedio a tutti i mali o il Santo Graal del Web: se la campagna non è supportata da un sistema di vendita adeguato ( tipo il sito web responsive, una grafica moderna e accattivante, pagine ottimizzate, e molto altro) i risultati saranno ben al di sotto delle tue aspettative. Con il rischio di pagare tanto e raccogliere poco. Qui mi sento di consigliare di farvi aiutare da uno specialista qualificato dove per qualificato si intende in possesso di esperienza o regolare certificazione (e non il nipote di secondo grado del panettiere di fiducia di tua zia acquisita). Il Funnel Cos’è il funnel? Parliamo di una strategia recente che sta dando ottimi frutti (purché vengano seguiti determinati accorgimenti). Il funnel non è altro che un sistema di invio automatizzato di email per generare vendite online. Facciamo un esempio pratico. Immaginiamo che l’azienda in questione corrisponda a un’agenzia turistica di una località balneare: L’agenzia crea un ebook omaggio in cui possiamo trovare le 20 destinazioni TOP della costa interessata; Gli utenti giungono al sito, trovano l’ebook, lasciano la propria email e accedono in questo modo ai contenuti riportati; Il tasso di apertura viene monitorato nel tempo e viene controllato tramite piattaforma di invio chi apre le email più spesso; mano a mano che il funnel procede, chi è responsabile raccoglie i dati e crea una TOP List con gli indirizzi email delle persone che si sono dimostrate maggiormente interessate; a questi utenti viene inviata un’offerta personalizzata sulla base delle destinazioni più cliccate. Va da sé che il tasso di conversione di un funnel è molto alto in quanto l’utente viene poco a poco motivato a conoscere meglio il prodotto o servizio, senza azioni aggressive ma con estrema naturalezza. Da far presente (anche se abbastanza ovvio) che occorre realizzare buoni contenuti in modo da persuadere il potenziale cliente e finalizzare con esito positivo il suo percorso di acquisizione. Landing Page La Landing Page è una pagina di “atterraggio” orientata alla lead generation (generazione di lead, dove per lead si intende il download di una brochure, la compilazione di un modulo contatti, l’acquisto di un prodotto ecc). La situazione perfetta vede la landing page al centro di una campagna di marketing con annunci sponsorizzati Google Ads, PPC su Facebook, banner in siti e chi più ne ha più ne metta. Questi canali, veicolano traffico e visite alla landing page e consentono di promuovere l’azienda anche senza bisogno di un sito web ( ricorda di valutare tutto questo a seconda del business e del target). Le sue potenzialità sono enormi: vendere online una linea di prodotti innovativi, promuovere uno specifico servizio di prova, offrire consulenza su misura per una particolare esigenza. Posizionamento SEO La SEO, o Search Engine Optimization, include diverse operazioni più o meno tecniche che hanno come obiettivo il posizionamento di un blog aziendale, di un sito o ecommerce per una o più parole chiave. Nel momento in cui un utente cerca una keyword online, troverà nei risultati il sito in questione, forte del posizionamento organico (non sponsorizzato) raggiunto nel corso dei vari anni. Così suona decisamente meraviglioso ma si tratta in realtà di un lavoro pieno di incognite, che non sempre porta ai risultati tanto sperati: vuoi per i troppi competitors, o per la mancanza di keyword utili (perché poco ricercate), o perché i primi posti sono occupati da siti come Amazon o Ebay, due Titani difficili se non impossibili da superare. Bisogna dunque saper pianificare una strategia realistica ed essere pronti a cambiare tattica a seconda dei cambiamenti nelle SERP. Guest post La Content Curation può essere eseguita sia in modo attivo che passivo. Mi spiego meglio: se con blog e news sei tu a diffondere notizie di qualità online, con i guest post sono altri interlocutori che ospitano nei loro canali contributi autorevoli sotto forma di articoli, post, recensioni, interviste e così via. Ipotizziamo di gestire un’azienda che vende strutture in metallo per esterni. Scrivi su Google “tipi di ferro per costruzioni” e guarda cosa salta fuori tra i risultati. Troverai, oltre ai tuoi concorrenti, alcuni portali e blog che offrono consigli utili in risposta alla ricerca. Ora: contattali e proponigli di scrivere un articolo che parla della tua azienda e delle strutture in vendita. Ovviamente non tutti sono disposti a ospitare guest post, ma molti portali e blog lo fanno in quanto traggono parte del proprio guadagno da questa fonte. Una volta pubblicato e condiviso, l’articolo rafforzerà l’autorità del tuo dominio, darà ulteriore eco all’attività, e ti darà l’opportunità di raggiungere un pubblico ancora più ampio grazie alla condivisione su Facebook e i vari profili social del blog/portale a cui ti sei rivolto. L'Influencer Marketing Il termine “influencer marketing” indica un tipo di promozione effettuata attraverso il coinvolgimento di persone famose, o quantomeno seguite, sui social media e sul web (in generale). Prendiamo ad esempio i giovani Youtuber con milioni di iscritti al proprio canale. O i Millenial su Instagram. O i tanti nomi noti che spopolano nella blogosfera. Persone reali, con un pubblico enorme, al quale possiamo accedere tramite collaborazioni definite di volta in volta in base al target, al budget e alle tempistiche. L’influencer marketing ci permette di raggiungere una platea immensa, con la quale altrimenti non potremmo interagire: si pensi alla pubblicazione di un articolo su un blog con centinaia di migliaia di visite, alla semplice condivisione di Instagram Stories da parte di figure quotate che si rivolgono al nostro stesso bacino d’utenza. In questi casi, una spesa a volte minima, anche di poche centinaia di euro, assicura una grossa ed estremamente targettizzata promozione. Conclusioni Arrivati alla fine abbiamo potuto constatare che esistono svariati metodi per promuovere un’azienda o un’attività con budget sostenibili, anche in tempi stretti e senza stravolgere la propria comunicazione.
Stai cercando una soluzione ottimale per categorizzare i prodotti del tuo ecommerce? In questo articolo spiegherò come organizzare al meglio il tuo progetto di categorizzazione, rendendo pratica e piacevole la navigazione degli utenti che visitano il tuo sito web. Ma prima … Le premesse Adoro visceralmente le premesse, quindi: Premessa Numero 1: dovresti aver effettuato tutte le attività di analisi del customer journey dei tuoi potenziali clienti, prima di iniziare l’organizzazione e il raggruppamento delle categorie e dei prodotti del tuo sito. Importante è anche avere ben chiaro il keyset di partenza per rendere tutta la procedura più semplice. Premessa Numero 2: Concetti chiave di architettura informativa e wireframe ne abbiamo? Bene! Anche perché sono fondamentali per cominciare il processo di categorizzazione. Ed ora partiamo! Prima però devi chiederti: quanti prodotti hai a disposizione nel tuo catalogo? Piccoli numeri Disponi di un solo prodotto e ti rivolgi ad un pubblico specifico Se disponi di un solo prodotto o di pochi (disponibili) la categorizzazione non è necessaria. Da un punto di vista puramente logico abbiamo un insieme formato da un solo prodotto destinato ad un solo gruppo di utenti. Hai un solo prodotto e ti rivolgi a più tipologie di pubblico In questo caso comincia con il valutare, assieme al tuo team SEO, la fattibilità di realizzare delle pagine contenitore per ogni tipologia di pubblico: in certi casi può risultare importante avere delle pagine dedicate ad ogni target. Per altri casi invece non ha molto senso. Numero di prodotti limitato per categoria E andiamo di esempi: Sei un produttore di articoli per il corpo e vuoi vendere online la tua linea. Shampoo, sapone, crema per il viso. Il brand è unico perché non sei un rivenditore. Affermi che ogni tipologia di prodotto è unica e che non ha varianti. Mettiamo caso che in un breve lasco di tempo il numero dei tuoi prodotti per singola categoria aumenti in modo esponenziale, differenziandosi per caratteristica (o per funzionalità): potrebbe essere molto interessante creare tante categorie quante sono le tipologie di prodotto. Se il prodotto per categoria resta singolo, la classificazione in categorie non avrebbe senso perché si creerebbe un livello di profondità di navigazione inutile per l’utente che sta navigando. Inutile anche per lo spider che deve analizzare le pagine. Inoltre in alcuni casi si può incorrere nel rischio della duplicazione dei contenuti. Numero di prodotti limitato per categoria E ti rivolgi a più tipologie di pubblico Potresti classificare la tua linea di prodotti per tipologia di pubblico. Anche in questa casistica va effettuata una valutazione SEO, in quanto non sempre è la strada più giusta da percorrere perché potresti creare involontariamente contenuti duplicati. Rivendi prodotti multi marca e offri un numero di prodotti limitato da rivendere Classifica i tuoi prodotti in base al brand e presta moltissima attenzione al numero di prodotti che hai a disposizione per brand. Se per esempio hai un prodotto per marchio potresti valutare la possibilità di classificare i prodotti per la loro categoria di appartenenza e sfruttare le singole schede prodotto per classificare i brand. Esempio pratico: categoria shampoo >contiene> prodotto 1 (shampoo Clear) e prodotto 2 (shampoo Head and Shoulders) Se al contrario haipiù di un prodotto per singolo brand, crea delle pagine tag in modo da raggruppare orizzontalmente i prodotti in base al marchio. In tal modo i singoli prodotti verranno raggiunti sia dalla pagina di categoria (shampoo) sia dalle pagine brand (shampoo Clear, shampoo Head and Shoulders). I consigli pratici per i grandi numeri Hai molti prodotti e vorresti capire come organizzare al meglio le categorie? Il primo obiettivo per realizzare questo desiderio, è quello di mettere gli utenti che visitano il sito nelle condizioni ottimali per trovare con facilità il prodotto che stanno cercando. L’alberatura Partire da una buona architettura informativa (alberatura) è sicuramente il primo step per la categorizzazione del tuo sito ecommerce. Ma come va progettata? Le categorie possono essere raggruppate in macro categorie, rispettando la classificazione delle stesse e dei prodotti? Vediamo un po’ di consigli pratici in proposito: ogni categoria può avere al massimo 3 sotto livelli (di più sarebbe controproducente); le schede prodotto possono essere raggiungibili da una sola categoria (vietato creare confusione); fai in modo che all’interno di una macro categoria ci siano poche categorie; evita come la peste le categorie con un solo prodotto; non tutte le categorie hanno lo stesso peso, quindi metti bene a fuoco i gruppi di categorie più importanti; se tratti più di un brand, definisci a parte l’elenco degli stessi; definisci a parte anche l’elenco degli attributidel singolo prodotto; definisci quali sono gli attributi e i brand utili per il posizionamento; attributi e brand come pagine di categoria, filtri o pagine tag? Valuta da un punto di vista logico; fai attenzione a tutte le tipologie di intreccio che puoi creare combinando categorie – prodotti – attributi – brand: pensa bene come potresti collocare le pagine generate da questi intrecci all’interno della tua alberatura; definisci graficamente l’alberatura: puoi utilizzare la metodologia con cui ti trovi meglio. Dalla penna ai programmi dedicati, il fine è sempre lo stesso; studia l’architettura informativa dei tuoi competitor. Ho detto studiare e NON COPIARE IN TOTO. Anche perché la strategia che stanno utilizzando i concorrenti potrebbe non essere adatta a te e al tuo business. Ultimata questa fase di progettazione, effettua tutti i controlli necessari per verificare che: l’architettura informativa sia stata progettata PER l’utente l’architettura sia SEO Friendly e che rispecchi l’area del keyset legato alle categorie e ai prodotti. Concluso ciò, sei pronto per progettare e realizzare il menu di navigazione da includere nei wireframe: la bozza grafica, lo schizzo che i più creativi realizzano su un foglio di carta con una matita. I più tecnologici utilizzeranno programmi per realizzare gli scheletri dei propri progetti ma, con qualsiasi tecnica si realizzi, il wireframe rappresenterà sempre la base della tua idea. Conclusione Per organizzare le categorie di un ecommerce ci vuole una buona dose di logica e di testa. Risulterà quindi necessario conoscere perfettamente il proprio catalogo e i prodotti che vuoi vendere, sapere quali sono le caratteristiche del tuo prodotto. Lo scopo infatti non è essere un numero in mezzo a tutti gli altri ma puntare all’unicità. Puntare in alto sempre.
Hai un ecommerce e non sai da che parte girarti per creare un buon sviluppo dei contenuti? Ma soprattutto, non sai se costruire la tua strategia su una linea basata verso la SEO, o diversamente, verso il tuo Brand? Naturalmente non è come giocarsela a Testa o Croce. Questo è un fattore da valutare con attenzione e con le dovute considerazioni. Quindi, invece di sparare in aria una moneta, cominciamo con il definire perché fare SEO, quando e cosa potrebbe fare al caso tuo, una volta per tutte. Perché fare SEO per ecommerce La SEO per il tuo sito ecommerce è un fattore critico ma di successo. Sembra chiaro che, ad un alto ranking, corrisponde un alto volume di traffico web e quindi maggiori probabilità di vendita. Dove risiede la differenza tra il miglior ecommerce ed un qualunque e-store vattelapesca? Risposta: nella capacità del primo di attrarre grandi quantità di traffico qualificato. Tuttavia, riuscire ad apparire in una pagina dei risultati di un motore di ricerca (SERP), non basta. Esiste la possibilità che il tuo sito ecommerce non venga “cliccato” dai visitatori. Occorre quindi un’ottimizzazione, sia per il ranking, che per un’altra importante metrica: il click-trough-Rate (CTR) organico. Il CTR è definito come la percentuale di utenti che cliccano il link del sito in rapporto alle visualizzazioni ricevute (impression) e calcolato come clicks / impressions = CTR. Quel simpaticone di Google non ha mai ammesso che questa metrica sia importante nel posizionamento sul motore di ricerca, cosa che invece ha fatto Bing. Da uno studio condotto da Moz nel 2014 è risultato che il CTR si abbassa brutalmente superate le prime 3 posizioni in SERP risultando pressoché nullo per un business in seconda pagina. Sembra che i primi 5 risultati della SERP da soli ricevono il 67.60% di tutti i click, mentre quelli dal 6 al 10 solo il 3.73%. Solo dicendo così, capisci come, senza un’adeguata strategia SEO, un ecommerce perda importanti opportunità di vendere. - Scarica gratis l'ebook - Miti della SEO nel 2019 Quando fare SEO La SEO (Search Engine Optimization) risulta uno strumento fondamentale per il tuo sito ecommerce quando vuoi perseguire alcuni o tutti questi obiettivi: la costruzione, il miglioramento o l’aumento della consapevolezza del brand e della sua web reputation; l’incremento di visibilità e il traffico web; l’aumento di prospect (quindi di potenziali vendite); il mantenimento nel tempo dei risultati; l’incremento della customer retention; Brand o non Brand? Ed eccoci all’eterno dilemma amletico: “Meglio una strategia basata sul marchio o una strategia basata su keyword generiche?” Poesia che neanche Shakespeare. Quando decidi di occuparti seriamente della SEO del tuo sito, ti ritrovi in modo quasi inesorabile ad interrogarti sulle keyword: elementi molto importanti per portare il cliente alla visita e di conseguenza all’acquisto del tuo prodotto. Dopo aver riflettuto è giunto il momento di domandarsi: quali sono le keyword più efficaci? Quelle che concentrano sul prodotto oppure sul Brand? La strategia basata sul Brand Esistono alcune grandi aziende che, utilizzando keyword branded, hanno a tutti gli effetti grandi riscontri economici. Prendiamo in considerazione il famoso marchio di abbigliamento H&M: le campagne pubblicitarie, attraverso media come tv o carta stampata, sono abbastanza corpose. La presenza di testimonial del calibro di Katy Perry, Winona Ryder, Elizabeth Olsen (e chi più ne ha più ne metta), fanno sì che le keyword del sito siano soprattutto branded, poiché è un marchio ben veicolato al di fuori del web. Un utente cercherà una keyword brand tipo “maglione natalizio H&M” sui motori di ricerca, piuttosto che una keyword generica tipo “maglione natalizio con renne” . Questo perché conosce il marchio. La strategia basata su keyword generiche Qui ci troviamo di fronte a strategie orientate verso il “no-branded” e possiamo riscontrare due casistiche: Piccole aziende (o ecommerce di nicchia) che non possono investire grandi capitali come i brand già affermati. Queste realtà necessitano di capire cosa cerca il cliente e sicuramente l’attenzione alla SEO e al web marketing è maggiore: una piccola azienda può puntare tutto su quello, naturalmente facendo attenzione al target a cui si rivolge; Grandi aziende che, pur contando su una buona disponibilità di budget per progettare e realizzare campagne pubblicitarie (anche sui media tradizionali), danno il meglio con l’indicizzazione puntata al prodotto. Scelgono delle categorie di prodotti che non cambiano spesso e si concentrano su di essi: questa è una strategia a lungo termine che porta molti benefici. Non scordare MAI il Content Marketing Il futuro del tuo successo nel mondo dell’ecommerce non è solo nel branded o no-branded, ma anche nel content marketing. Curate i contenuti del vostro ecommerce, perché vi aiuteranno a imporvi sul mercato. Se un utente non capisce bene come usare il tuo prodotto, sarà bene creare una descrizione dettagliata ed esplicativa sul sito. Anche con un video, perché no? Una soluzione interessante potrebbe essere quella di utilizzare i suggerimenti d’acquisto aggiungendo alla scheda prodotto la sezione “I clienti interessati al prodotto Y hanno acquistato anche il prodotto X.” Anche commenti e recensioni dei clienti che hanno comprato il prodotto sono utili a livello di content marketing e, ovviamente, di brand reputation. Morale: su cosa dovresti puntare? SEO o Brand? La migliore risposta che ti posso dare è quella di valutare con attenzione che tipo di azienda sei e il budget a tua disposizione. Considera le risorse e il tempo che vuoi dedicare al progetto. Paradossalmente, la prima ricerca, l'analisi vera e propria da effettuare fin da subito, è quella che ti vede come soggetto del tuo Business. Avendo studiato Belle Arti, non posso non citare un famoso pittore (mai piaciuto, ma pazienza), che propose al mondo un'opera dal titolo piuttosto interessante. Gauguin, dipinse una tela che, tralasciando la tecnica e il soggetto, trovo sempre d'ispirazione. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?. Ecco. Queste sono esattamente le tre domande che dovresti porti all'inizio del tuo investimento nel fantastico mondo dell'ecommerce.
In questo articolo vedremo in maniera approfondita cos’è un ecommerce B2B e perché un’azienda dovrebbe adottare questa soluzione. Prima però, una breve panoramica sul B2B in Italia. Dati e fatturato Dal 2018 in Italia, il valore delle transizioni digitali tra le imprese è in crescita: ha di fatto toccato il valore di 335 miliardi di euro, registrando un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente. Ma dove sono i benefici potenziali per queste organizzazioni? Il sistema economico italiano è composto da circa 5 milioni di imprese, i cui scambi valgono 3600 miliardi di euro all’anno. Il dato interessante (rivelato dall’ Osservatorio Fatturazione elettronica ed ecommerce B2B del Politecnico di Milano) è che il 75% di questo valore riguarda le relazioni Business to Business (B2B) e solamente il 25% gli acquisti dei consumatori finali (B2C), registrando un incremento dell’8% rispetto al 2016, e 130 miliardi di euro che hanno interessato l’estero. Quasi il 60% dell’ecommerce B2B fa riferimento a ben 6 filiere principali – elettrodomestici ed elettronica di consumo, automobili, farmaceutica, largo consumo, materiale elettrico e tessile-abbigliamento -, caratterizzate da una buona diffusione dell’EDI. Se l’ecommerce B2C, rivolto al consumatore finale, è caratterizzato da cataloghi quasi sempre liberamente visitabili, prezzi e promozioni uguali per tutti, viceversa l’ecommerce B2B ha un catalogo riservato e prezzi e promozioni differenziate per ciascun cliente. Rispetto ai sistemi tradizionali, tra i vantaggi chiave dell’ecommerce B2B spiccano: l’incremento del volume di vendita (61%); la possibilità di usufruire di portali sempre attivi per la raccolta ordini (41%). Quest’ultimo dato è determinante, considerato che una grande quantità di utenti naviga fuori dall’orario d’ufficio. Detto ciò.. Cos’è un ecommerce B2B? Partiamo con l’acronimo B2B: è un'abbreviazione comune che sta per business-to-business. Questo è quando le aziende vendono l'una all'altra, piuttosto che un'azienda che vende ai singoli consumatori. Tradizionalmente, le transazioni wholesale hanno maggiori probabilità di essere B2B, mentre B2C (business to consumer) tende a imitare uno stile di business retail. Ti sorprenderà sapere che l'ecommerce B2B ha molto in comune con l'ecommerce B2C. La maggior parte del processo è la stessa, tuttavia ci sono alcune differenze chiave: gli acquirenti di B2B sono quelli che chiameremo acquirenti professionali (cioè tutti coloro che sono tenuti a un livello più alto di responsabilità quando si tratta di spendere soldi della società); gli acquirenti di B2C si basano principalmente sulle preferenze personali perchè il consumatore deve solo preoccuparsi di compiacere se stesso. Questo significa che i consumatori di B2C non sono generalmente ben informati quanto gli acquirenti di B2B, rendendoli più facili da vendere in quanto sono più propensi ad acquistare per un capriccio. Oltre a questo, cercare di convincere un acquirente B2B a cambiare fornitore, può essere complicato. Il più delle volte, sono impostate nei loro modi perché per loro il cambiamento dei fornitori (in alcuni casi) può causare una grande quantità di sconvolgimenti nella gestione quotidiana della loro attività. Ciò significa che le decisioni di acquisto richiedono più tempo, sforzi e, in alcuni casi, più denaro da impegnare rispetto alle vendite di B2C. I marketer B2B hanno bisogno di un po’ di pazienza e dovrebbero concentrarsi sull'offerta di un'esperienza utente premium. Come parte della loro strategia di marketing, i titolari di aziende devono rendere molto chiari i vantaggi dei loro prodotti e servizi. Perché adottare l’ecommerce B2B Facciamo un po’ di considerazioni per punti. 1. Automazione e dematerializzazione della raccolta ordini Ancora oggi esistono aziende che ricevono gli ordini dei clienti tramite mail, telefono o addirittura (purtroppo) via fax. Una piattaforma ecommerce B2B ti consente innanzitutto di risparmiare TEMPO. Tempo dedicato a ribattere l’ordine per inserirlo a sistema. Ti consente di evitare errori: dalla verifica effettiva della disponibilità di magazzino, all’errore amministrativo e/o commerciale, all’errore di battitura o prezzo. 2. Catalogo elettronico sempre aggiornato Qualcosa di bellissimo: le aziende con un sistema ecommerce B2B hanno il catalogo elettronico SEMPRE aggiornato, costellato di fotografie, schede tecniche e video. Hanno sempre sott'occhio le disponibilità di magazzino e i prezzi praticati al cliente. Un catalogo cartaceo, rispetto ad uno elettronico, può essere utilizzato per trasferire ai clienti informazioni importanti: dalle notizie sui prodotti d’interesse alle caratteristiche tecniche; per non parlare poi di estratto conto, fatture e bolle. Il catalogo elettronico rappresenta quindi un consistente risparmio di denaro e di tempo. 3. Gestione rete di vendita Per gli agenti di vendita si dimostra un valido strumento. Possono visualizzare il catalogo sempre aggiornato con le nuove referenze, le politiche commerciali (prezzi, sconti, promozioni), le schede prodotto multimediali e le informazioni di magazzino. In qualsiasi momento possono verificare la situazione creditoria e avere le informazioni rilevanti relative ai clienti, nonché un quadro sulle statistiche delle vendite. Ma soprattutto, raccogliere in modo facile e veloce gli ordini dei clienti. 4. Strumento di up-selling e cross-selling Non solo uno strumento di raccolta ordini: è possibile mettere in evidenza prodotti, prezzi in promozione, sconti per quantità e cross-selling, permettendo di aumentare il valore dell’ordine medio del cliente, mostrando, per esempio, prodotti correlati o sostitutivi mentre si sta decidendo cosa comprare. Utilizzando gli Analytics è inoltre possibile avere delle informazioni sul comportamento di vendita del cliente: pagine visitate, orari più frequentati, prodotti più visti ecc. 5. Il cliente al centro di tutto (il portale) Avere un portale clienti vuol dire puntare su una gestione customer-centric: un luogo virtuale unico, in cui il cliente trova tutti i servizi per dialogare in modo semplice - ed efficace - con l’azienda. Certo, sul portale è possibile trovare informazioni amministrative. Ma non solo: anche prodotti o servizi aggiuntivi già profilati rispetto alle esigenze del cliente specifico, informazioni tecniche specifiche per i singoli prodotti e notizie aggiornate rispetto alle tematiche di interesse e agli acquisti già effettuati. 6. Gestione punti vendita di proprietà o franchising In questo caso, in Italia o all’estero, ci si trova di fronte a una maggiore complessità nel gestire ordini, riordini, riassortimento. L’ecommerce B2B permette di farlo con più facilità ed efficienza grazie al supporto di interfacce intuitive e semplici che non necessitano di formazione. Sono inoltre utilizzabili da pc, tablet e smartphone: sistemi che permettono di semplificare i processi di visualizzazione degli ultimi ordini, delle bolle di trasferimento, delle fatture e della disponibilità della merce nel magazzino centrale. Ah e ovviamente forniscono statistiche come se piovesse. 7. Gestione rete installatori Senza dubbio, in alcuni settori, può essere presente un intermediario tecnico tra l’azienda e il cliente: parliamo dell’installatore, una figura spesso presente in settori come l’edilizia, la rivendita di elettronica. Un sistema ecommerce B2B può fidelizzare gli installatori offrendo loro alcuni servizi specifici com vedere in tempo reale la disponibilità dei prodotti, i prezzi praticati e, ancora più importante, le schede tecniche, le certificazioni di qualità, i manuali di istruzione e montaggio di un determinato prodotto. Possono inoltre creare preventivi personalizzati con il proprio logo da consegnare al cliente finale, inserendo prezzo e righe descrittive aggiuntive, stampandolo e consegnandolo al cliente finale. Il preventivo accettato viene inserito direttamente sul portale B2B. 8. Vendita estera Una naturale propensione di alcune aziende, una necessità per altre. Certo, per facilitare i contatti con l'estero abbiamo fiere di settore, il sito web aziendale, social network e marketplace. Tuttavia rimangono ancora da gestire la creazione di canali di distribuzione, la registrazione di nuovi clienti e la diffusione di cataloghi. Possedere un portale ecommerce B2B può aiutare nell'approccio verso il mercato estero e stabilire relazioni commerciali in tutto il mondo perchè: si avvale di un catalogo multilingua; offre la possibilità di ricevere pagamenti tramite paypal, carta di credito o bonifico; consente di creare politiche di prezzo diversificate; se necessario, gestire agenti e area manager internazionali. 9. B2B per rispondere a tutta la clientela professionale È abbastanza comune che ci si trovi nella condizione in cui il 20% dei clienti generi l’80% del fatturato. Su questi clienti si concentra, di conseguenza, la maggior parte delle risorse commerciali (e non solo) dell’azienda. Ma è giusto trascurare gli altri, non sarebbe il caso di prestare attenzione e far crescere in numero, e in fatturato, anche gli altri clienti? Un sistema può essere certamente quello di adottare un ecommerce B2B, per proporre prodotti, politiche commerciali, promozioni e comunicazioni adatti a coprire una o più parti della clientela. In questo modo l’azienda riesce a soddisfare la clientela più importante in termini di fatturato in modo puntuale con personale dedicato, ma anche a prestare attenzione ai clienti più piccoli con offerte segmentate. 10. L'occasione per organizzare/riorganizzare l’ERP aziendale Il B2B vive in stretta integrazione con l’ERP o il gestionale aziendale per verificare le condizioni commerciali, le modalità di pagamento, estratti conto, fatture e molti altri dati del cliente. Quindi, il B2B mostra all’esterno, valorizzandolo, quello che è presente sull’ERP. Introducendo un sistema ecommerce B2B all'interno dell'azienda, ti ritrovi davanti l'occasione per capire se il magazzino è gestito correttamente, se le politiche commerciali sono chiare, se esiste un listino collegato a ogni cliente: insomma un assessment degli strumenti e dei processi di gestione dell’azienda per essere preparati ad affrontare il futuro. C'è quindi una risposta al senso dell'universo? Sì, c'è. Se anche tu hai un'azienda e sei in cerca di soluzioni giuste per te e per il tuo Business, passa all'ecommerce B2B. Punto.
Quale e-commerce scegliere per iniziare a vendere online? Questa domanda potrebbe fare la differenza tra il decollo della tua attività e la mediocrità del tuo servizio. Tutto nasce da un’idea. In questo caso l’idea ti dice che sarebbe una buona mossa vendere su Internet per massimizzare il fatturato e monetizzare il tuo prodotto. Gli sviluppi legati al mondo dello shopping online sono davvero tanti. Le schede prodotto devono essere ottimizzate in chiave SEO, e lo stesso vale per le categorie. Poi c’è un lavoro molto lungo e complesso da portare a regime per newsletter, retargeting, social media marketing, sponsorizzazioni su Facebook Ads ecc. Il tuo lavoro quindi, non si limita a modellare un portale per vendere. Risulta indispensabile compiere una scelta a monte: quale piattaforma e-commerce scegliere per muovere i primi passi in questo settore in continua evoluzione? Facciamo comunque una premessa prima di passare alla scelta dei candidati da utilizzare per il proprio business. Tu venditore, dovresti: sapere cosa significa vendere online; avere ben chiara la strategia da adottare online; capire inizialmente quanto budget investire; capire quali possono essere le risorse interne da impiegare nel progetto; saper evolvere. Detto ciò, passiamo alla parte che ci interessa di più. Ossia LA scelta. Quale e-commerce scegliere per il tuo progetto online Andiamo a vedere le principali piattaforme e-commerce presenti oggi sul mercato, considerando i punti di forza e le debolezze di ognuno - considerando anche la loro versatilità e il loro peso sul codice. Woocommerce Una delle realtà più apprezzate da chi vuole trasformare un normale sito o blog aziendale WordPress, in un negozio online. Woocommerce infatti non è un CMS ma un plugin che si aggiunge al content management system preferito per aprire siti web e blog. Vale a dire WordPress. Se dobbiamo dirla tutta, Woocommerce è una base di partenza per creare negozi online di piccole dimensioni. O comunque non molto impegnativi in termini di struttura. Questa piattaforma si comporta come una sorta di puzzle: hai una buona base ma per personalizzare il tuo shop online necessiti di nuovi plugin che si associano a quello di partenza. Questo vale se hai bisogno di una struttura per attivare offerte, o per alcune fatturazioni avanzate. Ma non tutto funziona così bene su Woocommerce. Certo, ci sono estensioni per fare qualsiasi cosa, anche per l’ottimizzazione SEO, ma gli aspetti negativi non mancano: appesantisce il codice; il Pagespeed Insight di Google segnala diversi problemi dopo l’installazione; resta sempre un surrogato, qualcosa che trasforma il CMS. Il rovescio della medaglia infatti è proprio la vulnerabilità di questa piattaforma open source. Proprio perché WordPress è il CMS più utilizzato al mondo, è soggetto quotidianamente ad attacchi hacker che vanno a compromettere lo stato di salute del sito web. Purtroppo WordPress, se non è supportato da un buon server e sovraccaricato di plugin e altri componenti aggiuntivi, può soffrire assai. Prestashop Questa soluzione riguarda la possibilità di creare un e-commerce con un content management system specifico. Prestashop è un CMS dedicato ai negozi online pensato per ottenere uno strumento che userai per raggiungere le persone da trasformare in clienti. Qual è il vantaggio principale di Prestashop? E' una combinazione equilibrata tra quello che è una realtà semplice da usare e una piattaforma pensata per aprire un negozio online. Rimane comunque un CMS molto tecnico ma resta abbastanza gestibile e personalizzabile. Aspetti negativi di Prestashop? Funzionalità semplici ma limitate; sopra al centinaio di prodotti in vendita le performance non sono così ottimali; sono presente delle falle sul lato SEO; i moduli per l’implementazione, spesso, sono a pagamento. Shopify E alla fine arriva Shopify: un tool che ti consente di aprire un negozio online semplicemente iscrivendoti al servizio. Lo scopo di questo software? Creare e-commerce riducendo le difficoltà di chi vuole vendere online con pochi passaggi. Hai a disposizione dei temi predefiniti (sia gratuiti che a pagamento), un’app smartphone per gestire il tuo negozio online da mobile e la possibilità di organizzare pagine e risorse con un sistema drag & drop, senza alcun bisogno di usare codice HTML, si integra perfettamente con Hubspot. Puoi gestire con diligenza i clienti, organizzando liste e gruppi basati su provenienza geografica. Non dimentichiamoci il dropshipping e i rimborsi, aspetti che preoccupano sempre chi apre il negozio per la prima volta. Shopify quindi è una buona base, semplice da usare e già pronta all’uso, molto utile per avere tutto e subito. Conclusione la scelta di una piattaforma di e-commerce per il tuo business online NON è una decisione da prendere alla leggera. Potresti essere tentato di utilizzare il fornitore più noto che ti offre la soluzione più economica e semplice. Va comunque presa una decisione ponderata, non dettata dalla fretta di voler vendere. Scoprire di non riuscire ad attrarre e convertire i clienti, a causa di una soluzione di seconda scelta non è il massimo. Soprattutto quando si parla di tempo e denaro. Attenzione: chiaramente non sono solo queste le realtà necessarie per sviluppare il tuo shop online. Ma se vuoi iniziare un progetto al meglio, posso tranquillamente affermare che Shopify è l'e-commerce che fa al caso tuo. E al tuo Business.
Aumentare le vendite e il fatturato di uno shop online è il tuo obbiettivo? Spesso la soluzione è creare delle migliorie dall’interno. Un esempio può essere quello di ottimizzare la categorizzazione dei tuoi prodotti e, nello specifico, le schede prodotto del tuo eCommerce, puntando anche verso la SEO. Se vuoi migliorare queste pagine devi capire come scrivere una scheda prodotto per eCommerce sia rispettando la user experience che le principali regole SEO copywriting. Gli errori più comuni che puoi commettere Detto ciò, andiamo a vedere insieme, gli errori più comuni che puoi commettere con il tuo eCommerce. 1. Non conoscere i tuoi obbiettivi Per ottimizzare una scheda di vendita e fare SEO per eCommerce devi capire dove dirigere la tua attenzione. Ad esempio, se devi scrivere un testo SEO oriented, comprendi prima qual è l’obiettivo da raggiungere. Come vuoi farti trovare dai tuoi potenziali clienti? Su un sito eCommerce l’analisi delle parole chiave è un’attività complessa, soprattutto quando si lavora su categorie e sotto-categorie. Queste pagine permettono di raggiungere ricerche transazionali preziose che vanno dalle fat head più interessanti alle long tail di nicchia. Ma se vuoi farti trovare per le ricerche di nome prodotto, è sulla scheda eXommerce che devi lavorare. Lavora anche su due punti ben precisi: tempo e costanza. Non basta ottimizzare una singola scheda prodotto ma dovresti applicare questo lavoro su ogni pagina prodotto. 2. Sbattersene dei tag title Eccola là. La base SEO. Il tag è uno dei meta tag Google richiamati nella SERP e influenza il ranking. Sembra quindi un’ottima idea lavorare verso questo miglioramento. L’obbiettivo è informare l’utente, farti trovare da lui e il motore di ricerca, per spiegare cosa c’è nella pagina. Quindi, stringendo, come deve essere il di una scheda eCommerce? Keyword più importanti all’inizio, SEMPRE. Parole chiave secondarie e brand a seguire, SEMPRE 2. Non oltre le 65 battute (suppergiù, è inutile essere fiscali in merito). Evitate un tag generico come il numero dell’articolo. 3. Non ottimizzare l’URL per i motori di ricerca Chiameremo questo passaggio “Uso corretto dell’URL SEO Friendly”. Quando pubblichi una scheda eCommerce assicurati che abbia l’URL ottimizzata per i motori di ricerca e gli utenti: Poche keyword, chiare, semplici; Bandisci le sigle strane e numeri senza senso per l’utente. In questo caso, replicare la keyword principale del nome prodotto - tag title - può essere una buona soluzione per una URL SEO friendly. 4. Nessuna immagine Lavora sulle foto e migliorale. Una corretta scheda ecommerce dovrebbe avere: Nome file significativo; Testo descrittivo; Peso delle foto minimo cercando di lasciare inalterata la qualità perché, chi arriva sulla tua pagina, deve poter apprezzare appieno i tuoi prodotti. 5. La meta description è inutile NO! La meta ti aiuta a vendere! Possibile? Certo. Nell’ottimizzazione di una pagina web dedicata allo shopping online, la meta tag è ciò che ti serve per ottimizzare la presenza nella SERP. Ciò significa convincere il cliente a scegliere la tua proposta. Questo è importante per aumentare il click through rate (la percentuale di persone che cliccano sullo snippet dopo averlo trovato nella SERP dopo aver digitato una ricerca). Vediamo le caratteristiche: La meta tag non deve andare oltre le 145 battute (altrimenti potresti ritrovartela troncata – però è vero anche che può essere riformulata a piacere del motore di ricerca); Google non usa la meta per il posizionamento ma un buon uso del persuasive copywriting può fare la differenza. D’altro canto ti offre la search console per monitorare l’efficacia del CTR e testare la bontà delle meta description. 6. Non creare i contenuti Il passo di cui devi assolutamente tenere conto per ottenere un buon risultato: inserisci un contenuto unico alla tua scheda prodotto! Il testo è l’elemento che non può mancare: è necessario descrivere il bene che stai offrendo. Questo significa che devi scrivere e aggiungere testo per dare a Google le informazioni giuste. Come? Ricordati di curare la leggibilità del testo; Dividi il testo in paragrafi (insomma fallo respirare un po’); Usa accordion e menu interni; Usa keyword negli H2 e H3; Non vuoi applicarti in stesure bibliche e tediose? Tranquillo: anche se hai poco testo nella scheda l’importante è che sia sempre unico. Questi punti possono fare la differenza. Soprattutto, è bene fare uno studio delle correlate per capire se le persone cercano degli aspetti specifici per poi metterli in evidenza. 7. Proporre contenuti barbosi e/o complessi La scheda eXommerce non deve essere un tutorial. Non allungare il testo a dismisura e annoiare il lettore a morte. Puoi comunque aggiungere un bel po’ di testo usando tab e accordion a scomparsa che mostrano il testo quando serve. 8. Non inserire link interni a prodotti correlati Collegamenti ipertestuali: la SEO per eCommerce è fatta anche di questo aspetto. I link interni che collegano le varie schede sono un elemento decisivo perché rendono il contenuto più pertinente e completo. Inoltre puoi ottenere dei risultati migliori in termini di conversione. Con uno shop online il bounce rate deve essere basso. Ogni visita deve uscire con il maggior numero possibile di prodotti acquistati, principio chiave per aumentare le vendite con l’ecommerce. 9. Non credo ci sia molto altro da fare Nein! C’è sempre qualcos’altro da fare! Per migliorare l’indicizzazione delle pagine dedicate ai prodotti puoi creare una sitemap.xml dedicata a categorie e schede dei beni in commercio. Puoi anche caricare un file XML sitemap specifico per migliorare la scansione dei prodotti (restando che la presenza di questa soluzione è il metodo migliore per ottimizzare il processo di indicizzazione delle nuove pagine). Ogni aspetto di un sito e-commerce deve essere ponderato con cura. Certamente il posizionamento su Google è un fattore determinante e allo stesso tempo complesso, ma tutto questo rappresenta le pagine che diventeranno indispensabili se il tuo obiettivo è quello di monetizzare. Rappresentano delle landing page dedicate alla vendita diretta, senza intermediari: sono risorse che devi assolutamente sfruttare al massimo. In definitiva: se, come dicevamo all’inizio, il tuo obbiettivo è aumentare fatturato e vendite del tuo shop online, miglioralo internamente, ottimizza la SEO. Chiaramente con le tue tempistiche e valutando ogni sfaccettatura.
Vendere su Amazon, indubbiamente il più grande ed importante negozio online, è un'opzione che prima o poi le aziende considerano (o dovrebbero considerare) se già hanno attivato un sistema di e-commerce. A chi non è mai capitato di voler vendere non solo attraverso il proprio sito e-commerce, ma anche attraverso marketplace? In molti si chiedono se è effettivamente vantaggioso utilizzare questo colosso per far conoscere il proprio brand online. La risposta è: sì. Come? Vediamolo insieme partendo dai vantaggi che Amazon comporta. I vantaggi di vendere su Amazon I vantaggi di vendere sui marketplace, in particolare su quello di Amazon, sono numerosi: prenderemo in considerazione i cinque principali, per darti un'idea di base. 1. Guadagni di più Vendendo su un qualsiasi marketplace (ce ne sono altri oltre Amazon: Ebay, Alibaba e anche Facebook, per citare i più importanti), apri il tuo negozio a un pubblico molto più vasto. Amazon conta circa 100 milioni di utenti Prime in tutto il mondo. Vendendo su Amazon puoi raggiungere decine di milioni di clienti, rendendo i tuoi prodotti più facili da trovare, e di conseguenza acquistare. Per fare un esempio pratico: se decidi di aprire la tua attività all'interno di un grande e famoso centro commerciale, è chiaro che la tua vetrina sarà sotto lo sguardo incuriosito di molte persone, molte più che aprendo un negozio in un paese di 1000 abitanti. 2. Sei protetto dalle frodi Amazon mette a disposizione di tutti una serie di sistemi di sicurezza e misure per il rilevamento delle frodi che proteggono le aziende e gli utenti da possibili illeciti. Può decisamente essere considerata una piattaforma affidabile, grazie alla sua più che ventennale esperienza nel mondo dell'e-commerce. 3. Vendi in UE Con un solo account puoi raggiungere i clienti su cinque mercati europei, Amazon.it, Amazon.co.uk, Amazon.de, Amazon.fr e Amazon.es, gestendo le tue offerte in questa vasta area. Considerando che Amazon propone più di 20 categorie di prodotti disponibili, hai la possibilità di realizzare elevati volumi di vendite anche nel solo territorio Europeo. 4. Abbatti i costi Volendo raggiungere lo stesso pubblico con uno o più negozi, i costi promozionali richiederebbero un budget non alla portata di tutti. Un altro fattore di risparmio, è la logistica: Amazon offre un servizio di logistica che consente anche alle aziende più piccole di non dover gestire contratti con spedizionieri per coprire tutte le aree geografiche. Con il servizio di Amazon, puoi inviare i tuoi articoli al centro logistico che verranno poi spediti al momento dell'acquisto. Altra punto a favore della Logistica di Amazon: i tuoi articoli saranno disponibili per la consegna gratuita per gli abbonati Amazon Prime. 5. Risparmi tempo Grazie alla procedura - piuttosto semplice - di vendita Amazon, la tua impresa ha la possibilità di crescere impiegando una quantità di tempo che può essere minore rispetto a quella necessaria con un normale negozio fisico. Riceverai inoltre un'assistenza a te dedicata e avrai a disposizione sia il suo e-commerce, sia tutti gli strumenti e le opzioni di personalizzazione disponibili. Più passa il tempo e più grande diventa il numero di persone che acquista online. Muoversi oggi, sebbene il mercato dell’online sia già affollato, consente di trovarsi in vantaggio rispetto a chi resta ancorato alle vecchie logiche del commercio. Come diventare un venditore Amazon Decidi cosa vuoi (e cosa puoi) vendere È importante sapere che esistono categorie che necessitano l'approvazione alla vendita e che possono essere aggiunte all'inventario solo previa specifica autorizzazione di Amazon e che sono i rivenditori professionali possono richiedere. Perché queste restrizioni? Semplice: l'accesso a queste categorie è limitato per riuscire a garantire gli standard di qualità dei prodotti venduti e dell'inventario. Tutto questo per proteggere e creare fiducia nei clienti Amazon nell'acquisto di prodotti di qualsiasi categoria. Amazon offre poi oltre 20 categorie che non richiedono alcuna approvazione preventiva alla vendita: abbigliamento, alimentari, auto e moto, informatica ed elettrodomestici, tra le più importanti. Seleziona il tuo piano di vendita Distinguiamo fin da subito le tipologie di venditore Amazon. Ci sono quelli che pensano di realizzare un numero minore di 40 vendite al mese (Account di Base) e chi al contrario ritiene di realizzarne più di 40 al mese (Account Pro). Vediamo nel dettaglio le differenze tra questi due tipi di Account. Se parti da zero, soprattutto se sei alle prime armi con la vendita online, il mio consiglio è quello di cominciare a prendere dimestichezza attraverso l’Account Amazon Base. Il concetto è maturare esperienza: comincia con inserire nell’inventario i tuoi primi prodotti e a crearne le schede. Il piano tariffario degli Account Base di Amazon prevede tre tariffe: commissione di chiusura fissa: una commissione fissa che Amazon applica su ogni vendita (soggetta a una tariffa pari a 0,99 euro); commissione per segnalazione: è una commissione variabile che Amazon applica a seconda della categoria dell’articolo per la segnalazione del prodotto; commissione variabile di chiusura: quando si tratta di libri, musica, video e DVD, accanto a quella di segnalazione, Amazon applica anche una commissione variabile di vendita. Limiti dell'account base: Con l’Account Base non potrai accedere alla Buy Box; L’ Account Base ha varie limitazioni sulle sponsorizzazioni dei prodotti ed eventuali modifiche alle schede prodotto; Presenta meno funzionalità rispetto all’Account Pro. Invece, se il tuo obbiettivo è di vendere “seriamente” su Amazon, dovresti prendere in considerazione la registrazione come venditore Amazon Pro. Il piano tariffario degli Account Pro prevede: quota di abbonamento mensile: quota fissa che ogni venditore Pro di Amazon deve pagare come quota minima di 39,00 euro al mese; commissione per segnalazione: è una commissione variabile, a seconda della categoria del prodotto, che Amazon applica sul prodotto venduto per la segnalazione all’acquirente; commissione variabile di chiusura: è una commissione variabile applicata da Amazon sui prodotti cosiddetti Media: libri, musica, video e DVD. Per quanto riguarda la commissione per segnalazione e la commissione variabile di chiusura, suggerisco di fare direttamente riferimento al sito di Amazon. Dopo la registrazione Se la registrazione al marketplace risulta semplice, diventare un vero e proprio Venditore Amazon richiede qualche sforzo in più. Chiunque (quasi), può diventare venditore: il solo aprire un account non significa necessariamente che stai vendendo. Toglietevi dalla testa di poter far tutto in velocità e soprattutto da soli; non funziona così. Elenchiamo alcuni aspetti che un buon venditore Amazon dovrebbe possedere: L’esperienza nelle vendite (che non deve essere a tutti i costi l’esperienza online) Trova qualcuno che possa aiutarti. Nessuno di noi può far tutto e se dice il contrario, probabilmente non lo farà poi così bene. Impara tu stesso e contemporaneamente impara a delegare. In questo campo conta l’esperienza effettiva – un po’ come il primo lavoro. Quanto tempo è passato prima di riuscire a dire “ Sò quello che sto facendo. Sono esperto “. Ci vorrà del tempo per ingranare. Sia per te che per i tuoi collaboratori. Sai fare i conti? Sei sicuro di riuscire a stimare quanto davvero rende, a livello economico, un singolo prodotto? Molti falliscono perché confondono profitto, IVA a credito, IVA a debito, fatturato, costi di logistica e di magazzino, ecc. La negoziazione La negoziazione è in pratica ottenere il prezzo e le condizioni migliori dei prodotti che andrai poi ad acquistare dai fornitori. Naturalmente la negoziazione è legata all’informazione e all’esperienza che possiedi su concorrenza, prodotti e la tua categoria di vendita. Importante: su Amazon la battaglia principale si combatte sul prezzo, ricordiamocelo. La voglia di migliorare Immagino che per molti possa risultare difficile ma per essere un venditore di successo c'è bisogno di un po’ di sana umiltà. Il fatto è che non ci si improvvisa. Insomma, studia. Segui i trends e le abitudini di acquisto Sfrutta le mode. Comprendi le stagionalità di vendita e di approvvigionamento. E soprattutto, ricorda che devi capire le dinamiche e le abitudini degli acquirenti on-line, molto diverse da quelle degli utenti che visita un negozio fisico. Vendere su Amazon è molto più complesso del “caricare prodotti” sulla piattaforma e rimanere pacificamente seduti ad aspettare che qualcuno acquisti. Quindi: mettiti a tavolino, valuta e pianifica la tua strategia nel dettaglio, studia e poi …inizia a vendere!