Su internet, oggi, la concorrenza nel settore e-commerce si fa sempre più alta. I venditori che cercano di distribuire i loro prodotti o servizi online aumentano ogni giorno, e per questo per raggiungere i tuoi obiettivi di vendita c’è bisogno di offrire anche altro. Parlo di contenuti di valore per l’audience, che ti permettano di attrarre, intrattenere ed infine convertire (e quindi vendere), creando rapporti umani e di qualità, che possano fidelizzare i clienti. Per poter distribuire questi contenuti uno strumento indispensabile è senza dubbio il blog, il quale non ti permette solo di condividere i tuoi articoli, ma anche di mettere in campo delle vere e proprie strategie per aumentare le vendite: scopriamo di più insieme. Incrementare le vendite dell'e-commerce Quindi, se il tuo goal attuale è quello di aumentare le vendite del tuo e-commerce e non stai ancora utilizzando il blog, o non lo sfrutti ancora al massimo, è ora di passare in rassegna tutti i metodi in cui questo ti permette di far crescere gli acquisti e di raggiungere i tuoi obiettivi. 1. Content marketing per e-commerce Il content marketing è una strategia fondamentale per le attività che oggi lavorano su internet. È un approccio che si concentra sulla creazione e sulla distribuzione di contenuti utili e di valore, con l’obiettivo di accompagnare i visitatori lungo gli stage della Buyer’s Journey, e quindi verso la vendita. Le strategie di content marketing pongono le sue basi sul cliente, in quanto lo scopo è aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi, mettendo a disposizione mezzi per educarlo e farlo crescere. Grazie a questo potrai fidelizzare l’audience, passo fondamentale per poter convertire un visitatore in cliente. E quale piattaforma ti permette di mettere in campo strategie di content marketing meglio del blog? Non solo questo nasce con l’obiettivo di condividere materiale interessante con chi si relaziona con te, ma inoltre, secondo Hubspot, chi lo utilizza nelle proprie strategie di content marketing ottiene il 67% in più di lead (rispetto a chi non lo usa). Nessun dubbio, quindi. Se oggi sono i contenuti a permetterti di attirare le persone e trasformarle in clienti, è necessario iniziare ad utilizzare al meglio un blog per fornirli. Ma da dove partire? E cosa condividere? Per iniziare a fare content marketing con il blog è importante anzitutto definire una strategia, che ti permetta di mantenere la rotta e di capire se stai ottenendo i risultati desiderati. Per farlo è necessario: impostare i tuoi obiettivi, sia per avere una visione a lungo termine e sia per assicurarsi una motivazione giornaliera; raccogliere e valutare le idee e le iniziative, per organizzare nel tempo ciò che proporrai sul blog per attirare, intrattenere e convertire; identificare la buyer’s journey della tua buyer personas, così da comprendere a fondo sia cosa interessa al tuo pubblico sia come guidarlo da uno stage all’altro. Una volta stabilita la strategia, potrai iniziare man mano a creare i contenuti da condividere. Perché si tratti di content marketing e non di articoli fine a sé stessi, c’è bisogno di: scegliere il key-topic sulla quale sviluppare il blog. È uno step fondamentale, sia per far riconoscere la tua autorità su un determinato argomento, sia per non confondere l'audience o motori di ricerca scrivendo articoli su topic non correlati. Per capirsi, un key-topic potrebbe essere la salute dei cani, ed attorno a questo argomento si possono condividere contenuti tipo come prendersi cura del proprio cane, la giusta alimentazione per i cani ecc. - non si andrà a scrivere un articolo su perché il mio gatto si gratta; pensare a quale fase della customer journey ci stiamo rivolgendo quando scriviamo un articolo. Così sarai sia in grado di fornire del materiale rilevante per lo stage in cui il lettore si trova, sia in grado di guidare chi legge allo step successivo; inserire sempre una CTA “ad hoc” per l’articolo che stai scrivendo, coerente con il contenuto proposto e rilevante per chi vuole continuare ad arricchirsi in proposito. Aggiungere una CTA è fondamentale, perché senza i tuoi visitatori non avranno ne modo di restituirti valore ne modo di proseguire il loro percorso di arricchimento. Ma per far si che la CTA sia davvero efficacie, è importante che l’azione che inviti a fare offra valore a chi legge, ad esempio proponendo gratuitamente una checklist, delle video lezioni sull’argomento, una demo ecc. (scelta da fare in base allo stage a cui ti rivolgi). Seguendo questi passi content marketing e blog si uniscono, creando un potente mezzo per attirare, intrattenere e convertire sempre più persone, garantendo l'aumento delle vendite al tuo e-commerce. 2. Email marketing per e-commerce L’email marketing è quel processo che permette di creare e distribuire contenuti di valore tramite mail, e secondo le statistiche Hubspot oggi ben due terzi dei consumatori dichiarano a di aver effettuato un acquisto a seguito di mail di questo genere. Ma qual è il collegamento tra il blog e questa utilissima strategia per aumentare le vendite? Nel punto precedente abbiamo parlato dell’inserimento di CTA sui blog post. Ecco, è grazie a queste CTA che potrai iniziare a raccogliere gli indirizzi mail di chi è interessato a ricevere i contenuti che proponi, ponendo così le basi del tuo email marketing. Ma non solo. Se crei CTA diverse e su misura per ciascuna fase della buyer’s journey potrai anche segmentare immediatamente le mail raccolte in liste personalizzate. Così sarà possibile far partire campagne email automatiche, adattate sulle esigenze, gli interessi ed i bisogni di ciascuna lista. Per effettuare al meglio questi passaggi c’è tuttavia bisogno di collegare un CRM (Customer Relationship Management) al tuo e-commerce, in modo da poter appunto raccogliere e segmentare efficientemente i dati che il blog ti fornisce. Vale la pena approfondire l’argomento, in quanto il CRM fa parte di quegli strumenti che, se utilizzati bene, supportano l'incremento delle vendite: per questo abbiamo scritto un articolo sia su come sfruttare al meglio un CRM per fare email marketing, sia su come utilizzare un CRM per aumentare le vendite del tuo e-commerce. 3. Aumentare il posizionamento Posizionarsi in alto sulla Search Engine Results Page (SERP) è di estrema importanza per far si che i clienti trovino il tuo negozio su internet, e quindi per far si che le tue vendite aumentino. Ma sulla SERP la rivalità è estremamente alta, e limitarsi ad offrire i tuoi prodotti o servizi sullo shop non è sufficiente per scalare le classifiche. Per questo c’è bisogno di utilizzare uno strumento valido come il blog, che fornisce varie modalità per fare SEO per l’e-commerce, come ad esempio: mantenere il sito aggiornato, fattore importante per dimostrare sia a chi ti trova sia a Google che che sei attivo, permettendoti di salire sulla SERP; indicizzare le long tail keyword, con la quale potrai raggiungere un pubblico più qualificato ed avere meno concorrenza; fare link-building, che è la chiave per far crescere la tua autorità “agli occhi” di Google; dimostrare la tua esperienza, utile sia per creare rapporti di fiducia che per aumentare la rilevanza del tuo sito per Google; Questi sono in breve i modi in cui un blog ti permette di fare al meglio SEO, facendoti posizionare in alto ed aiutandoti ad aumentare le vendite. Se vuoi approfondire meglio l’argomento puoi leggere questo articolo. 4. Fare branding Costruire un brand forte ed autorevole è una strategia a lungo termine, ma utilissima per aumentare la notorietà del tuo e-commerce, il tuo successo e quindi le vendite. Fare attività di branding significa infatti lavorare per far si che il tuo prodotto o servizio venga riconosciuto come unico rispetto quelli presenti nel mercato, spingendo sempre più persone a volerlo acquistare. Per raggiungere questo risultato serve curare la percezione visiva, emotiva e culturale che l’e-commerce trasmette ai clienti. Ed utilizzare il blog è un ottimo modo per riuscirci: molti consumatori percepiscono infatti in maniera più affidabile ed autoritaria gli e-commerce che presentano un blog strutturato e ricco di contenuti di valore, rispetto a quelli che non lo presentano. Le ragioni per cui fare blogging aiuta a costruire l’immagine del brand, permettendoti di aumentare le vendite, sono principalmente due: anzitutto, la presenza di blog post ben scritti, mirati ed utili dimostrano l’esperienza del brand e la sua disponibilità ad aiutare il buyer, attraverso la condivisione di informazioni vantaggiose; in secondo luogo il blog permette di mostrare il lato umano del tuo e-commerce. Con uno store online non hai modo di accogliere i clienti in negozio, ma grazie al blog potrai delineare questo lato del tuo brand anche sul digitale. Questa familiarità farà crescere la fiducia verso il tuo business, migliorando le tue relazioni e portando quindi più persone all’acquisto. Grazie al blog potrai quindi far leva sul branding, aiutando le persone a crearsi un’immagine costruita e coerente del tuo brand e posizionandoti un passo avanti rispetto ai tuoi competitor. 5. Aumentare traffico sul sito Con il blog crei entrate al tuo sito e-commerce: tutti i nuovi blog post che pubblichi rappresentano nuove opportunità di accesso sul tuo shop online, e questo vuol dire costruire sempre più porte per accogliere traffico. Ma non solo. Ogni volta che pubblichi articoli e contenuti interessanti sul tuo blog dai anche modo a chi ti segue e ti trova utile di condividere il tuo materiale sui propri profili social, sulla loro newsletter oppure di nominarti sul proprio blog - oltre ovviamente avere modo tu stesso di promuovere questi contenuti sui tuoi diversi canali guidando nuovo traffico. Crescendo i punti d'accesso e le condivisioni, aumenteranno anche le visite sul tuo sito. E più crescono le visite più saranno le opportunità di trovare nuovi clienti. 6. Mettere in mostra i propri prodotti Sul blog hai l’occasione di mostrare in modo più approfondito o più coinvolgente i beni o i servizi che vendi. Ovviamente non tutti i blog post possono basarsi su questo, anzi. Come detto lungo l’articolo, è bene che i tuoi contenuti si concentrino principalmente sul fornire consigli utili all’audience senza essere prettamente promozionali: altrimenti mancherebbe quella dimostrazione di esperienza e di umanità che, come detto prima, un brand deve riuscire a trasmettere. Ciò non vuol dire però che nessuno dei tuoi articoli possa trattare nello specifico di ciò che vendi. D’altronde, come si scrivono articoli per chi si trova nel awareness stage (e cerca di comprendere qual è il suo problema/bisogno) e per chi si trova nel consideration stage (e si chiede come risolvere la questione), è opportuno dedicare contenuti anche a coloro che si trovano già nella fase di decisione, e che quindi sta cercando di individuare a chi rivolgersi per l'acquisto, facendo attenzione a compiere la scelta migliore. In questo modo potrai sia di aumentare le pagine dedicate ai tuoi prodotti sia di allacciarti a persone che sono già alla fine della buyer’s journey, e quindi a un passo dall’acquisto. Ma come promuovere al meglio i tuoi prodotti sul blog? La chiave è sempre concentrarsi sull’utilità, ad esempio: condividere le storie dei tuoi clienti esistenti, su come e perché utilizzano il tuo prodotto; scrivere di problemi con cui le persone si interfacciano e parlare dei modi in cui il tuo prodotto li risolve; intrecciare il tuo prodotto o servizio in racconti di vita quotidiana. 7. Attirare le persone all’inizio della buyer’s journey Per finire, grazie al blog è possibile aumentare le vendite in quanto questo ti permette di intercettare le persone sin dal momento in cui queste si immettono nella customer’s journey. Infatti, limitandoti esclusivamente ad offrire i tuoi prodotti sullo shop, permetterai al pubblico di interfacciarsi con te solo nell’ultimo step del processo di acquisto, senza aver creato l'opportuna fiducia a monte. E questo, a meno che tu non abbia un brand conosciuto, renderà più difficile la vendita. Creando invece contenuti per tutti gli stage della journey grazie al blog, attirando le persone in precedenza, ti garantirai un vantaggio nel momento in cui qualcuno passa alla decisione finale: ovvero da chi comprare. Come aggiungere un blog all’e-commerce Ora che è chiaro perché al tuo shop online serve un blog per aumentare le vendite, capiamo come come aprire, nella pratica, questa sezione sul tuo e-commerce. Esistono moltissime piattaforme che permettono di creare negozi online, ma su molte di queste per aggiungere un blog c’è bisogno di un plug-in. Tra queste però, una delle più importanti ed avanzate, ovvero Shopify, permette di farlo invece in maniera davvero intuitiva. Qui infatti si può aprire un blog in pochi step, senza ricorrere ad estensioni: basta andare sul pannello di controllo, cliccare su “Negozio Online”>“Articoli del blog”, fare clic su “Gestisci blog” e poi fare “Aggiungi blog”. Qui puoi trovare la guida completa fornita da Shopify. Conclusione Nonostante il blog sia, come visto, uno strumento di gran valore, molti e-commerce ancora non lo riconoscono come mezzo di supporto alle vendite. Ma ora che abbiamo scoperto tutti i modi in cui questo permette di iniziare ad aumentare le vendite, non ti rimane che mettere a punto la tua strategia e partire! Inoltre, se stai stai cercando altri metodi per sviluppare al meglio il tuo shop online e hai bisogno di supporto, puoi dare un’occhiata a tutti i modi in cui ICT Digital Think può affiancare la tua crescita. Ti lascio qui sotto anche un e-book gratuito ricco di ulteriori consigli per far funzionare al meglio il tuo e-commerce. Scaricalo per non perderti i segreti su come raggiungere gli obiettivi del tuo shop online.
Nel 2020, anno di domini post covid-19 le cose per chi fa e-commerce sembrano mettersi sempre meglio: ci sono piattaforme e-commerce come Shopify che permettono di non avere a che fare con le problematiche tecniche-tecnologiche e di concentrarsi sul business; ci sono un sacco di servizi che possono aiutare i commercianti; ci sono sempre più persone disposte -ed abituate - a comprare su internet. Ma non per questo le cose sono sempre semplici. Partire con un e-commerce è un'esperienza di new business affascinante ma sempre impegnativa. Quali sono le sfide principali su cui concentrarsi nel 2020 per far funzionare il proprio progetto e-commerce? Concorrenza diretta con i grandi marchi I grandi marchi online sono la prima sfida - e sicuramente una delle più difficili- che un nuovo arrivato con il suo nuovo e-commerce dovrà affrontare in questo business. Aziende come Walmart, Amazon ed eBay, che sono giganti nel settore della vendita al dettaglio online, faranno facilmente cadere una start-up dal mercato. Le statistiche mostrano che Amazon sta andando sempre meglio con il passare degli anni, superando ogni altro negozio al dettaglio online sia in termini di vendite che di popolarità. La soluzione a questo particolare problema è quella di evitare la concorrenza diretta con i giganti del settore, magari scegliendo una nicchia meno competitiva; oppure andare in un segmento iper-verticale (da esperti) e, in tutti i casi, di puntare a far crescere la propria attività un passo alla volta, senza megaprogetti con investimenti stratosferici che rischierebbero comunque di fallire, aggiungendo l'aggravante del disastro economico che ci si potrebbe portare dietro. Gestione di spedizioni, consegne e resi I nuovi arrivati e le start-up nel settore dell'e-commerce devono affrontare molte sfide quando inizia ad arrivare un flusso continuo di transazioni con gli ordini stati effettuati e pagati: si devono gestire le spese di spedizione, le consegne puntuali e precise e le restituzioni della merce dei clienti insoddisfatti... tutti elementi che possono rappresentare una seria minaccia per i tuoi affari. La maggior parte degli acquirenti si lamenta anche della qualità dei servizi che vengono forniti dopo il pagamento: per rimanere in attività a lungi, le aziende che si affacciano sul mondo delle vendite online, dovranno fare di tutto per offrire ai propri clienti i migliori servizi possibili. Il rischio è quello di non vederli tornare e di recensioni negative, elementi che affossano qualunque tipo di azienda. Esistono diversi modelli di evasione degli ordini collegati alla spedizione dei prodotti, è necessario effettuare ricerche approfondite, per accertare quale si adatta meglio alla tua attività e massimizzare la produttività. Marketing e pubblicità troppo costosi Non sono più gli anni 90, dove si poteva fare un progetto di business improvvisato e raggiungere la popolarità con una botta di culo! Con la crescente concorrenza, il marketing digitale e la pubblicità stanno diventando sempre costosi ogni giorno. La maggior parte delle start-up commette spesso l'errore di spendere l'intero budget per lo sviluppo di siti Web e fantastiche funzioni, ignorando completamente l'aspetto del marketing. Prima di iniziare, tutti gli investimenti che l'azienda dovrà sostenere per farsi conoscere devono essere ipotizzate, messe a budget e ne va verificate correttamente la copertura, per garantire le necessità di crescita e sviluppo del progetto. inoltre, non vuoi spendere troppo per lo sviluppo Web. Puoi iniziare Shopify, che ci permette di partire con un progetto base in startup di 8/10k. Se costa di più togli pezzi. Li aggiungerai quando vedrai che il business funziona. (PS: magari prevedi qualche migliaio di euro aggiuntivo per un connettore con il programma gestionale, se ne hai bisogno, per allineare giacenze e ordini) Insieme alle normali attività di marketing digitale, dovresti anche provare altre tattiche per far tornare i tuoi clienti, come premiare i clienti con punti fedeltà che possono essere riscattati e utilizzati negli acquisti futuri; anche gli sconti contribuiranno a far sì che i clienti tornino. Mantieni un legame con loro, offri continuamente contenuti di valore e non trattarli solo come vacche da mungere. Vabbeh, il concetto l'hai capito: fare l'e-commerce è solo una spesa, poi arrivano le cose serie, ovvero portare clienti all'interno, farli comprare e farli tornare. Rimanere aggiornati su quello che succede I trend setter sono - generalmente - i grandi marchi, sono quelli che tirano fuori le innovazioni, creano nuove idee, battono nuove strade e diventano il punto di riferimento per il grande pubblico. Le aziende più piccole devono quasi sempre recuperare il ritardo tecnologico e di innovazione-visione, che, il più delle volte, comporta un investimento ad alta intensità di capitale o comunque al di sopra della loro portata. Una nuova azienda - o un progetto di business online - che cerca non solo di far quadrare i conti, ma di affermarsi come una realtà che resiste alla prova del tempo nel settore dell'e-commerce, dovrà fare tutto il necessario per aggiornarsi e rimanere aggiornata con gli ultimi progressi tecnologici: parliamo di mobile, di omnicanalità e di marketing automation (a tal proposito, se hai un e-commerce potrebbe essere interessante una soluzione come Salesmanago) Uno dei modi per affrontare questa sfida sarà quello di collaborare con i giusti partner tecnologici che condividono la stessa visione della tua azienda e lavoreranno al tuo fianco per far funzionare il progetto (NDR: sì, si, stiamo parlando di noi, di ICTdigitalthink).
Vendere sul web non è più questione di farsi un'e-commerce, o forse non lo è mai stato: le persone, infatti, acquistano anche e soprattutto su Amazon, su eBay, su AliExpress, sui social... insomma, possono comprare utilizzando moltissimi canali diversi, dove tu dovresti farti trovare se vuoi aumentare le vendite! Ecco perché nasce eDock, la piattaforma amica di chi vuole gestire facilmente le vendite nei diversi marketplace e scalare il proprio business. In occasione della nuova partnership tra ICT Sviluppo e eDock, abbiamo fatto una chiacchierata con Pietro Tibaldeschi, Sales Director @ eDock, che ci ha detto la sua sul futuro della vendita online. Dal retail all'e-commerce online... ritieni che tutte le botteghe debbano andare online? PT - Certamente, perché lo vogliono prima di tutto i consumatori. Andare online, per una bottega, non significa però ambire a conquistare mercati internazionali o avere un negozio aperto 24/7/365 ma servire un touch point fondamentale. I consumatori si aspettano di essere serviti anche da li: si tratta di un bisogno implicito. Poi è giusto fare un riferimento alle risorse da mettere in campo. Per coloro i quali trattano prodotti a brand, i marketplace vanno gestiti considerando la competizione che già li presidia. Per quelle realtà che producono, anche prodotti artigianali, e per i quali la competizione si gioca su un altro piano - e certamente non quello della marca - allora ha senso che vengano presidiati con una visione internazionale. Mi vengono in mente tutti i prodotti dell'agroalimentare, del food, del design e delle altre molteplici categorie merceologiche in cui i nostri produttori italiani eccellono. Qual è la discriminante tra rinunciare a vendere online e farlo? PT - Il proprio e-commerce sempre. A mio modo di vedere è giusto parlare delle risorse messe in campo. Se hai una tua marca, allora fallo in modo strutturato. Se sei un retailer, vacci piano. Per vendere online bisogna avere un e-commerce? PT - Non è necessario. La presenza sui marketplace permette di conseguire una grandissima utenza anche senza possederne uno. Il focus, piuttosto, è possedere il proprio catalogo digitale. Parlo di un file che contenga dati strutturati con le informazioni sui prodotti, le immagini, gli attributi e tutto quanto si renda necessario per la distribuzione sui marketplace e sui social network. L'e-commerce è già omnichannel? PT - No, per nulla. Molti sono ancora gli imprenditori che presidiano i canali digitali senza gettare alcun ponte tra di essi. Una strategia omincanale dovrebbe suggerire unificazione, per prima cosa del catalogo digitale. Pricing e quantità disponibili a magazzino andrebbero governati in un modo univoco e sinergico. Per la mia esperienza questo avviene solo in una piccola percentuale dei casi. Qual è il futuro del retail al dettaglio in Italia? PT - Chi ha il know-how sufficiente per gestire la presenza fisica con un approccio omnicanale e capace di garantire una esperienza persistente, coerente tra canali, allora ha delle chance di sopravvivere e di prosperare. L'attenzione del retailer deve necessariamente essere sull'esperienza perché è tutto e solo ciò per cui può servire oggi un punto di vendita fisico. Il marketing tattile, gli eventi, i momenti di aggregazione se sono integrati e coerenti con i canali digitali possono offrire una chance enorme ai retailer. Perché è nato eDock? PT - Mancava una piattaforma che risolvesse il problema della gestione omnicanale, in particolare per ciò che concerne la presenza sui marketplace. Ciò di cui ci siamo resi conto, nel tragitto che ci ha portati fin dove siamo ora, è che esiste sempre una componente consulenziale perché - per certi tipi di scenario - i software non sono sufficienti ma sono da mettere in campo persone che abbiano esperienza e capacità nell'affrontarli. Quali sono i principali vantaggi della piattaforma? PT - Probabilmente il giusto mix tra l'applicazione e quella componente consulenziale che è maledettamente difficile da fornire. Andrebbe poi chiesto ai nostri clienti cosa davvero ne pensano :)
Costruire una relazione con il potenziale cliente sembra una delle cose più difficili da raggiungere online con un e-commerce. Eppure oggi con il web potrebbe essere, invece, una delle attività più semplici da realizzare. Quante volte sei stato sui siti dei tuoi concorrenti e hai notato, con sommo dispiacere, che erano migliori del tuo. Non solo per una questione estetica, ma soprattutto per la capacità di attirarti e di condurti all’interno del sito fino a farti fare un acquisto. Non deprimerti, non è una dote divina! Hanno semplicemente ascoltato i suggerimenti dei propri clienti realizzando azioni di customer engagement col proprio e-commerce e sulla base dei risultati ottenuti hanno sviluppato la user experience del sito. Il customer engagement è, nella sua accezione più pura, una (desiderabile) relazione intima di lungo periodo con i consumatori e clienti. Nel periodo storico in cui stiamo vivendo, l’acquisto funzionale non è più l’unica azione richiesta, ma è la condivisione di valori, esperienze, comportamenti ed emozioni che i brand devono instaurare con il proprio pubblico. Il consumatore moderno si è decisamente evoluto; non si accontenta più di acquistare un determinato prodotto o brand, ma vuole entrare a far parte di community, assumere un ruolo più attivo perché è alla ricerca di esperienze uniche e memorabili. Ogni azienda deve cercare la disponibilità dei consumatori a spendersi a favore dei propri brand in maniera non canonica, al di fuori degli schemi, secondo percorsi non preventivati e non preventivabili. Tutto questo è agevolato anche dall’evoluzione che hanno subito i media. Con i social network, i blog e gli influencer, i brand riescono a creare connessioni con i consumatori e li coinvolgono con varie forme di partecipazione, creatività e divertimento diventando parte attiva nella progettazione/creazione del prodotto. Esempi di efficaci strategie di customer relationship engagement Il fenomeno NikeId (ora NikeBy You), una nuova filosofia di prodotto, si basa sull’interazione con il consumatore finale: la pagina web dedicata a questo progetto propone una selezione di modelli di calzature sportive, personalizzabili con l’intervento attivo del fruitore, che può scegliere il colore delle suole e del tacco, delle stringhe e dell’interno della scarpa, modificando i materiali utilizzati e apponendo la propria “firma” a lavoro ultimato. Balenciaga, marchio di alta moda, ad aprile ha lanciato sul mercato una nuova borsa molto grande e molto costosa: è blu, con quattro maniglie, due più corte e due più lunghe. A molti, e senza che fosse necessario un grande sforzo di fantasia, la borsa di Balenciaga ha ricordato un’altra famosa borsa: la Frakta, quella che viene venduta all’IKEA per 60 centesimi di euro, circa 2.000 euro in meno di quanto costi la borsa di Balenciaga. Anche lei è blu, molto grande e con quattro maniglie, due lunghe e due corte. In molti hanno scherzato su questa buffa coincidenza, IKEA stessa ha diffuso una breve e scherzosa guida per “riconoscere una Frakta originale”, e più recentemente diverse persone hanno cominciato a postare su Instagram foto di oggetti e capi d’abbigliamento fatti usando le Frakta: ci sono cappelli, sandali, scarpe e maschere anti-smog tra le altre cose. Ikea, Nike ed in generale le imprese di fronte ad un pubblico sempre più evoluto, informato e attivo dovranno cercare di: aumentare la personalizzazione della propria relazione con i consumatori anche attraverso i propri canali. sfruttare strumenti propri diretti o altre situazioni che si creano spontaneamente nel pubblico. Siamo d’accordo che questi sono brand con milioni di follower e di clienti, che hanno team creativi che si occupano ogni giorno di trovare la migliore soluzione di customer engagement per quel particolare prodotto, ma siamo altrettanto sicuri che ogni azienda possa, una volta identificato il proprio pubblico di riferimento, sviluppare le migliori attività di coinvolgimento sfruttando i canali più idonei. Stop Targeting, start attracting Attrai consumatori con un’alta affinità basata su conoscenze, comportamenti, interessi e bisogni; Offri rilevanti e utili recensioni attraverso i nuovi media; Aumenta la brand awareness and loyalty, utilizzando sempre più punti di contatto nel buyer's journey dei tuoi consumatori; Genera un ambiente sicuro per il tuo marchio. Il customer engagement, quindi, può svilupparsi sui nuovi media, abbinandoli anche con i “vecchi” canali in modo trasversale per assicurarsi il maggior numero di opportunità di relazionarsi con i consumatori. E’ lo scambio di valore tra organizzazioni e consumatori che conduce al successo aziendale. Mantieni attivo il customer connesso I clienti di oggi hanno più potere che mai. Grazie all’engagement le aziende stanno ripensando al modo in cui interagiscono e si connettono con i propri clienti. Incoraggiando una comunicazione personalizzata, in tempo reale e coerente nel corso della customer experience, le aziende possono trovare nuovi modi per coinvolgere i propri clienti. Anche i valori aziendali fanno sempre più leva sul customer engagement perché, nell’immaginario del mercato, le aziende ricoprono un ruolo sempre più importante sia per le comunità in cui operano che per la costruzione di un futuro migliore. Conclusioni Il customer engagement è l’esperienza che i clienti vivono durante tutta la loro relazione con l’azienda: non solo shopping, dunque, ma un’interazione a vari livelli nei quali il cliente deve essere coinvolto emotivamente. Molti analisti sostengono che il successo di un’azienda non dipende più solo dal suo prodotto e servizio ma da come vengono “vissuti” dagli utenti, prima, durante e dopo l’acquisto. In questo nuovo approccio solo le aziende che raccolgono e interpretano i dati dei propri clienti sono in grado di migliorare la propria esperienza e hanno maggiori possibilità di aumentare la fiducia dei propri clienti e, in definitiva, di fidelizzarli.
Mailchimp ha rimosso la sua app dall'App Store di Shopify il 22 marzo 2019 e non è più supportata. Questa frase ha gettato nel panico più di qualcuno, nel panorama di Shopify Italia. Mailchimp era il servizio che ormai molti italiani si erano abituati ad utilizzare. Come al solito, il middle management è impermeabile ai cambiamenti, per quanto piccoli possano sembrare. Il delirio ha, così, avuto inizio. Clienti nel panico, che mai avrebbero pensato potesse succedere, neanche fosse la terza venuta dell'Anticristo o il Diluvio Universale. Clienti che utilizzavano Mailchimp - rigorosamente con piano gratuito - da 5 anni, preoccupati per che fine faranno i miei dati e le mie statistiche quando avevano meno di 150 contatti tirati fuori dal diario delle medie e magari non spedivano una mail commerciale dalla scorsa apparizione di Maria a Medjugorie. Per continuare a pubblicare le tue campagne di marketing, ti consigliamo di passare da Mailchimp a un'altra app di email marketing. Ci sono ottime alternative che possono aiutarti a farlo, e la maggior parte fornisce strumenti e supporto per rendere il processo di migrazione senza soluzione di continuità. Ottime alternative di sicuro. Per esempio, Hubspot. Ma lasciate che vi racconti come sono andate veramente le cose: perché una società come Shopify - che si basa sull'e-commerce- ha deciso di interrompere così bruscamente il rapporto con Mailchimp? La verità, come si suol dire, sta nel business. È stata una scelta puramente commerciale infatti, data la partnership stretta con Hubspot - azienda che offre un software full stack per gestire il marketing, sales e customer service. Nel nuovo piano Free di Hubspot, infatti, sono comprese 2000 Email gratis al mese per il tuo store o la tua attività Form generati da Hubspot per raccogliere contatti e segmentarli automaticamente Dashboard per verificare vendite e ROI in tempo reale Database contatti infinito Collegamento agli Ads e alle campagne marketing Integrazione nativa con Shopify Forte, vero? Beh, la vera chicca è la completa integrazione fra Hubspot e Shopify. Anche nel piano free, infatti, è possibile agganciare Shopify store multipli per gestire e segmentare i contatti, tracciare i loro acquisti e avere in tempo reale un cruscotto del sales e del marketing. Perchè dovrei spedire email con Hubspot per il mio e-commerce Shopify? Innanzitutto perché così ti troverai ad avere due piattaforme perfettamente scalabili, che possono lavorare (e crescere) sincronicamente e armonicamente, in maniera da poter effettivamente scalare il tuo business nella maniera più organica possibile. Perché sono perfettamente integrati l'un con l'altro, con funzionalità interscambiabili e grande flessibilità nella gestione dei flussi di informazioni e reportistica. Posso fare tutto quello che facevo con Mailchimp? Si, e no. Si, nel senso che puoi editare, creare e spedire mail. Puoi segmentare i clienti in liste, etc. Ma puoi fare molto di più. Puoi associare ai contatti quello che hanno comprato, dividerli in liste per il loro volume di fatturato o per la quantità di ordini in un determinato periodo di tempo. Puoi creare form di contatto ad hoc che spediscano direttamente i contatti in una determinata lista. Con i piani superiori di HubSpot, oh, beh, ragazzi, qua viene il bello. Stiamo parlando di state-of-the-art Marketing automation, pianificazione di invio mail carrelli abbandonati, sconti fidelizzati, riordino, post del blog, ultimi prodotti che inserisci nello store che vengono recapitati nelle caselle di posta pochi minuti dopo l'inizio della vendita... Praticamente tutto quello che puoi pensare, lo puoi fare. È un po' più di roba delle quattro crocchette che ti dà Mailchimp, eh? Perciò, se hai bisogno di un software per spedire mail gratuite per il tuo e-commerce Shopify, perché non scaricare la nostra guida sulle funzioni gratuite di Hubspot CRM?
Migliorare le performance dell'e-commerce è uno degli obbiettivi fondamentali degli ecommerce manager e dei titolari di azienda che hanno deciso di espandere il business anche sui canali online. Tuttavia, al momento, la maggior parte dei proprietari di aziende utilizza solo lo 0,5% di tutti i big data in loro possesso. La parte più grande dei dati rimane invisibile nel software proprietario e negli strumenti esterni. Poiché le tecnologie di apprendimento automatico (Machine learning) stanno migliorando in modo significativo nel recupero e nella trasformazione di dati sparsi in informazioni fruibili, le aziende di e-commerce stanno finalmente iniziando a sbloccare la propria data pipeline. Di seguito sono riportati alcuni benefici che emergono come conseguenza di questa best practice, soprattutto nel settore e-commerce. Maggiori entrate da campagne di cross-sell e up-sell Il tipico percorso di acquisto dei clienti non è più lineare: passa da un sito all'altro, cerca i codici promozionali di Google e, secondo un post sul blog di Konstruct Digital, l'utente cerca fonti online attendibili di recensioni del prodotto prima di tornare sul sito web ed effettuare un acquisto tramite un altro dispositivo. Catturare e analizzare tutte quelle interazioni è un compito impegnativo per gli analisti umani, non lo è, invece, per un algoritmo intelligentemente progettato allo scopo. Misurando e analizzando tutti i comportamenti online, gli strumenti di analisi new-gen possono compilare profili utente completi: profili ricchi di dati di segmenti di pubblico diversi. La profondità di tali profili va oltre i dati demografici generali. Catturano tutte le interazioni che un utente aveva in precedenza con un marchio (prodotti visualizzati, clic, acquisti precedenti ecc.) E forniscono consigli personalizzati sui prodotti in base a tutto ciò che il sistema conosce su un determinato cliente. Le raccomandazioni di prodotti basate sull'intelligenza predittiva possono migliorare significativamente i profitti aziendali. Uomo Capannonico: NO, ENRICO. IO VOGLIO CHE MI INSTALLI UN'APPLICATIVO DOVE DECIDO IO QUALI PRODOTTI RACCOMANDARE PER OGNI SINGOLO PRODOTTO DEL MIO STORE. IL CAPANNONE È MIO E DECIDO IO DOVE VANNO LE COSE PERCHÈ UN COMPUTER NON POTRA MAI FARE MEGLIO DI ME. Io: Caro Uomo Capannonico con la passione del caps-lock, ma non capisci che alla lunga questa è una strategia perdente? Credi che il motore di raccomandazione sui prodotti di Amazon sia governato da degli esseri umani? Eppure guida il 35% delle entrate cumulative dell'azienda. Cosa ancora migliore, i risultati arrivano velocemente: le aziende che hanno già scelto di adottare una soluzione di intelligence predittiva hanno registrato un'influenza del 40,38% sulle entrate dopo soli 36 mesi dall'adozione. Ricerca sui prodotti guidata dai dati e sviluppo del prodotto Decidere i nuovi prodotti da vendere o da sviluppare non è mai un compito facile per i marchi di e-commerce. L'idea può sembrare buona su carta, ma alla fine molti fanno flop a causa della scarsa ricerca di mercato e del posizionamento del prodotto. Secondo Hubspot, il 66% dei prodotti fallisce entro i primi due anni e l'80% dei nuovi prodotti rimane sugli scaffali per meno di due anni. Il 66% dei prodotti fallisce entro i primi due anni e l'80% dei nuovi prodotti rimane sugli scaffali per meno di due anni Un sacco di nuovi imprenditori dell'e-commerce tendono a capitalizzare le tendenze del prodotto al momento, piuttosto che sviluppare una prospettiva industriale a 360 gradi e pianificare in anticipo, ha detto Nahar Geva, CEO di Zik Analytics , che sostiene che la sua azienda ha aiutato oltre 20.000 venditori eBay nell'ultimo anno. Ma ogni intuizione dovrebbe essere supportata da dati solidi, che mostrano esattamente ciò che le persone stanno comprando, quale prezzo sono pronti a pagare in media e così via. La maggior parte crede che sia necessario pagare almeno cinque cifre ad una società di consulenza per tale ricerca. Ma non è più così. Le piattaforme di analisi dei dati possono fornirti tutte queste informazioni per una frazione del costo. Hai solo bisogno di imparare come interpretare quei dati. I consumatori sono in linea con le loro richieste e preferenze, ha dichiarato Vlad Dobrynin, CEO di Humans.net , una comunità sociale di terza generazione che applica l'intelligenza artificiale (AI) per rivoluzionare il modo in cui i lavoratori e le imprese si connettono. I marchi che riescono a catturare tali dati e ad applicarli allo sviluppo del prodotto e al modo in cui assumono il personale, riescono meglio a lungo termine. Strategia prezzi migliorata L'analisi dei big data consente di accedere a informazioni più dettagliate, consentendo di aumentare o diminuire i prezzi in base alla tolleranza del singolo cliente, proprio come fa Uber. Le iniziative di gestione dei prezzi supportate dai dati portano risultati significativi nella prospettiva a breve termine: aumento del 2% -7% dei margini aziendali e una crescita media del 200-350% del ROI nell'arco di 12 mesi secondo i dati di Deloitte. Gli strumenti di automazione possono anche consentire un migliore processo decisionale, ad esempio mostrando ai team di vendita come l'attualizzazione di una determinata linea di prodotti influirà sulla redditività o su come il segmento di clienti A risponderà ad uno sconto del 15%. L'analisi dei big data consente alle aziende di diventare più agili e rispondere istantaneamente ai cambiamenti del mercato - aumentare il prezzo delle pale durante le abbondanti nevicate. Gli scrittori di Jerry Useem affermano che i grandi player e-commerce hanno già avuto successo nel creare strategie di prezzo elaborate e derivate dalle interazioni di acquisto dei clienti registrate dalle loro piattaforme. Il motore software [di Amazon] è progettato per gestire la percezione del prezzo da parte dei consumatori. Il software identifica i beni i cui prezzi incombono maggiormente nella percezione dei consumatori e mantiene i loro prezzi attentamente in linea con i prezzi della concorrenza, se non inferiore. Il prezzo di tutto il resto è permesso di andare verso l'alto. Chiaramente, non tutti gli acquirenti sono entusiasti di tali tattiche. Pertanto, i marchi che devono ancora avventurarsi nell'ottimizzazione dei prezzi algoritmica dovrebbero bilanciare attentamente il loro desiderio di massimizzare i ricavi con la crescente domanda dei clienti di trasparenza e corrette pratiche di mercato. I big data possono portare sostanziali vantaggi competitivi. Ma per ottenere i maggiori benefici a lungo termine, i tuoi dati dovrebbero essere raccolti solo con i migliori programmi, costruiti attorno al valore che potrebbero portare per i tuoi clienti (oltre alla tua bottom line) e ottimizzati con un programma di gestione dei log che organizza è il modo più utile per rilevare e comprendere i problemi che insorgono nel software e nell'infrastruttura.
Stai cercando una soluzione ottimale per categorizzare i prodotti del tuo ecommerce? In questo articolo spiegherò come organizzare al meglio il tuo progetto di categorizzazione, rendendo pratica e piacevole la navigazione degli utenti che visitano il tuo sito web. Ma prima … Le premesse Adoro visceralmente le premesse, quindi: Premessa Numero 1: dovresti aver effettuato tutte le attività di analisi del customer journey dei tuoi potenziali clienti, prima di iniziare l’organizzazione e il raggruppamento delle categorie e dei prodotti del tuo sito. Importante è anche avere ben chiaro il keyset di partenza per rendere tutta la procedura più semplice. Premessa Numero 2: Concetti chiave di architettura informativa e wireframe ne abbiamo? Bene! Anche perché sono fondamentali per cominciare il processo di categorizzazione. Ed ora partiamo! Prima però devi chiederti: quanti prodotti hai a disposizione nel tuo catalogo? Piccoli numeri Disponi di un solo prodotto e ti rivolgi ad un pubblico specifico Se disponi di un solo prodotto o di pochi (disponibili) la categorizzazione non è necessaria. Da un punto di vista puramente logico abbiamo un insieme formato da un solo prodotto destinato ad un solo gruppo di utenti. Hai un solo prodotto e ti rivolgi a più tipologie di pubblico In questo caso comincia con il valutare, assieme al tuo team SEO, la fattibilità di realizzare delle pagine contenitore per ogni tipologia di pubblico: in certi casi può risultare importante avere delle pagine dedicate ad ogni target. Per altri casi invece non ha molto senso. Numero di prodotti limitato per categoria E andiamo di esempi: Sei un produttore di articoli per il corpo e vuoi vendere online la tua linea. Shampoo, sapone, crema per il viso. Il brand è unico perché non sei un rivenditore. Affermi che ogni tipologia di prodotto è unica e che non ha varianti. Mettiamo caso che in un breve lasco di tempo il numero dei tuoi prodotti per singola categoria aumenti in modo esponenziale, differenziandosi per caratteristica (o per funzionalità): potrebbe essere molto interessante creare tante categorie quante sono le tipologie di prodotto. Se il prodotto per categoria resta singolo, la classificazione in categorie non avrebbe senso perché si creerebbe un livello di profondità di navigazione inutile per l’utente che sta navigando. Inutile anche per lo spider che deve analizzare le pagine. Inoltre in alcuni casi si può incorrere nel rischio della duplicazione dei contenuti. Numero di prodotti limitato per categoria E ti rivolgi a più tipologie di pubblico Potresti classificare la tua linea di prodotti per tipologia di pubblico. Anche in questa casistica va effettuata una valutazione SEO, in quanto non sempre è la strada più giusta da percorrere perché potresti creare involontariamente contenuti duplicati. Rivendi prodotti multi marca e offri un numero di prodotti limitato da rivendere Classifica i tuoi prodotti in base al brand e presta moltissima attenzione al numero di prodotti che hai a disposizione per brand. Se per esempio hai un prodotto per marchio potresti valutare la possibilità di classificare i prodotti per la loro categoria di appartenenza e sfruttare le singole schede prodotto per classificare i brand. Esempio pratico: categoria shampoo >contiene> prodotto 1 (shampoo Clear) e prodotto 2 (shampoo Head and Shoulders) Se al contrario haipiù di un prodotto per singolo brand, crea delle pagine tag in modo da raggruppare orizzontalmente i prodotti in base al marchio. In tal modo i singoli prodotti verranno raggiunti sia dalla pagina di categoria (shampoo) sia dalle pagine brand (shampoo Clear, shampoo Head and Shoulders). I consigli pratici per i grandi numeri Hai molti prodotti e vorresti capire come organizzare al meglio le categorie? Il primo obiettivo per realizzare questo desiderio, è quello di mettere gli utenti che visitano il sito nelle condizioni ottimali per trovare con facilità il prodotto che stanno cercando. L’alberatura Partire da una buona architettura informativa (alberatura) è sicuramente il primo step per la categorizzazione del tuo sito ecommerce. Ma come va progettata? Le categorie possono essere raggruppate in macro categorie, rispettando la classificazione delle stesse e dei prodotti? Vediamo un po’ di consigli pratici in proposito: ogni categoria può avere al massimo 3 sotto livelli (di più sarebbe controproducente); le schede prodotto possono essere raggiungibili da una sola categoria (vietato creare confusione); fai in modo che all’interno di una macro categoria ci siano poche categorie; evita come la peste le categorie con un solo prodotto; non tutte le categorie hanno lo stesso peso, quindi metti bene a fuoco i gruppi di categorie più importanti; se tratti più di un brand, definisci a parte l’elenco degli stessi; definisci a parte anche l’elenco degli attributidel singolo prodotto; definisci quali sono gli attributi e i brand utili per il posizionamento; attributi e brand come pagine di categoria, filtri o pagine tag? Valuta da un punto di vista logico; fai attenzione a tutte le tipologie di intreccio che puoi creare combinando categorie – prodotti – attributi – brand: pensa bene come potresti collocare le pagine generate da questi intrecci all’interno della tua alberatura; definisci graficamente l’alberatura: puoi utilizzare la metodologia con cui ti trovi meglio. Dalla penna ai programmi dedicati, il fine è sempre lo stesso; studia l’architettura informativa dei tuoi competitor. Ho detto studiare e NON COPIARE IN TOTO. Anche perché la strategia che stanno utilizzando i concorrenti potrebbe non essere adatta a te e al tuo business. Ultimata questa fase di progettazione, effettua tutti i controlli necessari per verificare che: l’architettura informativa sia stata progettata PER l’utente l’architettura sia SEO Friendly e che rispecchi l’area del keyset legato alle categorie e ai prodotti. Concluso ciò, sei pronto per progettare e realizzare il menu di navigazione da includere nei wireframe: la bozza grafica, lo schizzo che i più creativi realizzano su un foglio di carta con una matita. I più tecnologici utilizzeranno programmi per realizzare gli scheletri dei propri progetti ma, con qualsiasi tecnica si realizzi, il wireframe rappresenterà sempre la base della tua idea. Conclusione Per organizzare le categorie di un ecommerce ci vuole una buona dose di logica e di testa. Risulterà quindi necessario conoscere perfettamente il proprio catalogo e i prodotti che vuoi vendere, sapere quali sono le caratteristiche del tuo prodotto. Lo scopo infatti non è essere un numero in mezzo a tutti gli altri ma puntare all’unicità. Puntare in alto sempre.
Uno dei fattori di successo (o insuccesso) per il tuo e-commerce da non sottovalutare è quello fiscale. Ecco le 5 domande che dovresti fare a te stesso prima di aprire un sito di e-commerce per essere in regola con la normativa fiscale. Se stai leggendo questo articolo sicuramente stai pensando di avviare un sito di e-commerce e vuoi conoscere tutti gli adempimenti fiscali. In questo post analizzeremo le procedure per avviare un sito di e-commerce ed essere in regola con la normativa fiscale. Naturalmente, questa guida non ha alcuna volontà di sostituirsi a una consulenza con il tuo commercialista. L'intento è puramente informativo, quindi ricorda sempre di chiedere delucidazioni al tuo professionista di fiducia. Le domande che mi arrivano sono moltissime e per questo ho deciso di rispondere alle 5 più frequenti, ma che delineano in maniera completa la normativa per l’avvio di un sito per la vendita in e-commerce. Perché fare o non fare un sito di e-commerce? Di siti e-commerce ce ne sono infiniti e di prodotti venduti ancora di più. La concorrenza è agguerrita, specialmente per i prodotti tecnologici per l’abbigliamento e per gli articoli a basso costo. In un mercato così agguerrito c’è ancora posto per altri e-commerce? Mettere su un sito di e-commerce non è semplice e soprattutto non garantisce in alcun modo un successo immediato. Guardando su internet si vedono molti siti che hanno avuto successo, ma immaginati anche quanti altri hanno chiuso perché non riuscivano a vendere. Pensa a quanti soldi può spendere Amazon per farsi pubblicità, pensa alle risorse che tu hai a disposizione e pensa a quale quota di mercato puoi aspirare. Il mercato in questo campo è dato dai motori di ricerca: essere nelle prime pagine è sicuramente un ottimo indizio che ti porterà alla vendita, ma come te, la pensano allo stesso modo anche molti altri negozi online. Conoscere la normativa fiscale per aprire un sito di e-commerce è l’ultimo degli aspetti che dovrai considerare, anche perché in questo avrai l’ausilio del tuo Commercialista di fiducia. L’aspetto che farà davvero la differenza se vorrai aprire un e-commerce di successo è come superare la concorrenza dei siti già esistenti, e per questo dovrai essere bravo a trasformare i visitatori in utenti del sito: insomma dovrai imparare a “convertire“ i lead. I motivi dell’insuccesso di un sito di e-commerce possono essere tanti, non solo legati ai bassi budget per le campagne di advertising, ma anche keyword di ricerca insufficienti e scarsi contenuti. In ogni caso, se anche tutti questi aspetti non ti spaventano e credi che la tua sia davvero un’idea vincente, eccoti le 5 domande che devi porti prima di avviare un sito di e-commerce per essere in regola con la normativa fiscale. È obbligatoria la partita Iva per poter vendere su internet? L’obbligo di apertura della partita Iva riguarda tutti i soggetti che intendono avviare un’attività di tipo commerciale, sia essa di e-commerce oppure di vendita tradizionale. La partita Iva deve essere aperta prima dell’avvio dell’attività. Per avviare un sito di Ecommerce non ci sono alternative, si deve operare come dei commercianti, e fatturare (FATTURARE!!) tutte le operazioni attive e passive derivanti dall’attività. Questo a prescindere dal volume dei ricavi. Sono sicuro che in molti penseranno che sia poco economico aprire una partita Iva per un’attività che almeno inizialmente è destinata a non raggiungere guadagni elevati. Ti ricordo che ogni sito internet che propone la vendita di beni o servizi è obbligato ad indicare il proprio numero di partita Iva, proprio per evidenziare al possibile cliente che trattasi di operatore professionale. In secondo luogo operare senza partita Iva ti espone a rischi non indifferenti in caso di controlli fiscali. Tutte le operazioni effettuate potranno esserti contestate, come mancata fatturazione, e potrebbe esserti richiesto il versamento dell’Iva e delle imposte dirette evase. Non è molto saggio rischiare, soprattutto se l’idea è buona e se si vogliono fare le cose per bene. Per questo è fondamentale affidarsi ad un professionista competente in ambito fiscale, e soprattutto nell’ambito dell’e-commerce. Quello che molti non conoscono sono i vantaggi che possono esserci utilizzando la partita Iva: ogni operatore economico, infatti, ha facoltà di detrarsi l’Iva sugli acquisti che effettua e di versare all’erario l’Iva sulle vendite che esegue. Questo meccanismo vi permetterà di poter detrarre l’Iva sugli acquisti, necessari ad avviare il tuo sito di e-commerce, e se nel primo anno le cose dovessero andare male (e non ci fossero vendite), da un punto di vista Iva avrai comunque un credito dato dall’Iva pagata sugli acquisti. Anche da un punto di vista del reddito in caso di esigui o nulli guadagni non ci saranno imposte da versare, ma addirittura, ci sarà una perdita fiscale che potrai andare ad utilizzare negli anni successivi, quando le cose si spera andranno meglio, per abbattere il reddito imponibile. Anche la partita Iva se correttamente utilizzata può portare vantaggi, ma per questo ti serve un bravo consulente. Quello che ti abbiamo appena spiegato è il meccanismo di funzionamento della partita Iva di un soggetto che non adotta regimi semplificati. A questo proposito voglio segnalarti anche che vi sono vantaggi per i soggetti che decido di aprire partita Iva per la realizzazione del loro sito di e-commerce avvalendosi del Regime forfettario. Si tratta di un regime contabile semplificato volto ad incentivare l’attivazione di nuove attività produttive proprio per la sua semplicità e per gli scarsi adempimenti e per l’esigua tassazione, a cui sono sottoposti i contribuenti. È obbligatoria l’iscrizione alla Camera di Commercio e all’Inps? L’iscrizione nel Registro delle Imprese istituito presso la Camera di Commercio di ogni provincia è obbligatoria, oltre che per le società anche per gli imprenditori individuali e gli imprenditori agricoli/coltivatori diretti. Sono obbligati a richiedere l’iscrizione nel Registro delle Imprese le persone fisiche che esercitano l’attività di Imprenditore commerciale individuale e che intendono avviare la gestione di un sito di e-commerce. L’iscrizione deve essere effettuata nello stesso momento dell’apertura della partita Iva, e successivamente permette l’avvio dell’attività. L’iscrizione in Camera di Commercio comporta il versamento di un contributo annuo parametrato alla natura del soggetto (impresa individuale, società di persone, di capitali, ecc). L’esercizio di un’attività commerciale in forma abituale fa sorgere l’obbligo contributivo nella Gestione previdenziale degli artigiani e dei commercianti, ma ad essa deve essere collegato l’esercizio dell’attività in via abituale e prevalente pertanto non sono iscrivibili i seguenti casi: Svolgimento di attività da lavoro dipendente a tempo pieno; Partecipazione alla realizzazione dello scopo sociale esclusivamente tramite conferimento di capitale; Altra attività prevalente con iscrizione alla relativa cassa/ente previdenziale; Iscrizione alla gestione previdenziale degli artigiani o commercianti per altra attività d’impresa. L’iscrizione alla gestione commercianti prevede il versamento di un contributo fisso obbligatorio annuo di circa 3600 euro da versarsi in quattro rate trimestrali, oltre al versamento di un saldo e di un acconto da versarsi sulle quote di reddito eccedenti i minimali di reddito. È possibile fare un business plan per il mio e-commerce? Il business plan è uno strumento aziendale che ha l’obiettivo di simulare il funzionamento reale dell’impresa, quando la tua business idea sarà effettivamente realizzata. Il business plan ha il vantaggio di simulare l’andamento aziendale facendo delle ipotesi al fine di prevedere l’andamento del business nei primi anni di vita. Per riuscire a fare questo il business plan deve riuscire a racchiudere al suo interno tutte le parti del business: dal marketing, alle strategie di differenziazione, dalle strategie di vendita, alla gestione della liquidità “cash flow“, agli investimenti futuri. Per essere veramente utile, ma soprattutto affinché il business plan sia effettivamente preso in considerazione da possibili potenziali finanziatori, quest'ultimo deve abbracciare ogni parte delle vostre strategie di business. Naturalmente, tutto questo non è affatto facile, e richiede un costante confronto con tutti i possibili interlocutori, clienti, fornitori, amici, familiari, oltre ad un fondamentale aiuto da parte di professionisti del settore. Quanto costa il commercialista per l'e-commerce? Il costo del professionista commercialista per aiutarti nella gestione fiscale del tuo e-commerce può variare a seconda di diversi parametri tra cui: ammontare degli acquisti e delle vendite; numero di documenti contabili da registrare; tipologia degli acquisti e vendite (acquisti Italia, acquisti intracomunitari, importazioni, esportazioni); numero di conti correnti, presenza di dipendenti, forma giuridica adottata, etc). Tuttavia questo è soltanto il minore dei costi di gestione che dovrai mettere in conto per avviare il sito di e-commerce. Hosting, dominio, marketing, pubblicità, consulenza, saranno le principali voci di costo che dovrai affrontare. Alcuni di questi costi, come il dominio e l’hosting sono costi fissi che si sostengono ogni anno, mentre il marketing, la pubblicità e la consulenza possono variare a seconda del budget che si ha a disposizione per l’attività. Comunque, l’aspetto più importante è la gestione delle vendite del tuo sito: per vendere i prodotti con magazzino ti serviranno grossi budget per acquistare e conservare la merce, mentre l’attività di dropshipping che ti consente di affidare il magazzino e la consegna dei prodotti a terzi, potrebbe garantirti guadagni irrisori e insufficienti a coprire i costi di gestione. Queste sono le principali problematiche e costi da tenere in considerazione quando si vuole avviare un sito per la vendita di beni in e-commerce. Bene, è tutto. Spero di aver fatto chiarezza su alcuni punti. Come vedi, la gestione tributaria di un e-commerce non è per nulla differente da quella di una comune attività commerciale.