WooCommerce è la peggiore scelta quando un'azienda sceglie di mettere in piedi un ecommerce aziendale. Perché? Perché non è un ecommerce ma un plugin per un software che funzionalmente ed architetturalmente non è pensato per diventare un software per cataloghi, listini, account utenti ordini e pagamenti online. Oltre all'enorme falla che apre - come opensource - all'interno del sistema aziendale. E se state pensando che io non parli bene di WooCommerce perché abbiamo scelto di sviluppare i nostri progetti ecommerce su Shopify, Shopify Plus o su BigCommerce... è vero! Perché se pensassi che WooCommerce fosse una soluzione buona per i miei clienti non esiterei a proporlo. Quindi noi sviluppiamo in Shopify o Bigcommerce perché non si può pensare di sviluppare progetti di ampio respiro con WooCommerce. E ci sono dei motivi se non sviluppiamo con un sistema che qualunque programmatore e designer potrebbe utilizzare: Ma andiamo con ordine. Opensource non significa non scegliere un software. Quando si sceglie di sviluppare con WooCommerce il proprio ecommerce si sta facendo una scelta che obbliga a rimanere all'interno di un ecosistema, tanto quanto qualunque altro software. Software che sceglie, ecosistema che ti ritrovi. L'illusione della libertà legata al sistema opensource è fallace: se un domani vuoi cambiare perché ti sei reso conto che dopo i primi 50 ordini al giorno il tuo sistema balla ed è macchinoso da gestire... butti via tutto, ovvero devi rifare il tuo ecommerce con un altro sistema. Come per il passaggio da qualunque software ad un altro, si possono fare delle migrazioni dei contenuti, degli ordini, dei clienti, impostare i redirect per tranquillizzare i motori di ricerca. Ma farlo da WooCommerce a Shopify o da Magento a BigCommerce non cambia: sempre una migrazione dei dati bisogna fare e ricostruire il sito, reimpostando tutto su un nuovo sistema. Siamo vincolati alle scelte dei software che facciamo. Anche con WooCommerce, al pari di qualunque altro. WooCommerce non è un sistema ecommerce Partiamo da una fonte più autorevole di me (quando c'è, bisogna riconoscere i propri limiti), ovvero Gartner, una società per azioni multinazionale che si occupa di consulenza strategica, ricerca e analisi nel campo della tecnologia dell'informazione con oltre 15.000 clienti nel mondo. Il Gartner Magic Quadrant dell'ecommerce, una ricerca annuale che recensisce tutti i software ecommerce per le aziende e li mette all'interno di una tabella con relativo diagramma, cercando di dare loro un posizionamento e compararli tra di loro. La lista finale, dei migliori, è di 18 software. Beh, tra questi non c'è WooCommerce. Ora, che un sistema tanto usato da smanettoni di tutto il mondo, per la facilità con cui si mette mano a tutto, non sia in una classifica che recensisce i migliori software ecommerce per me dovrebbe già di per se bastare (ripeto: la fonte conta). Ecco laclassifica pubblicata ad Agosto 2023 Shopify, Salesforce, Adobe, SAP e Commercetools sono nel quadrante dei leader per completezza di visione, tallonati da BigCommerce. Come vi dicevo, WooCommerce non è pervenuto. E scendendo nei particolari di cosa è WooCommerce, si capisce anche perché. WooCommerce e la sicurezza (transazioni e dati) Ma, per l'appunto WooCommerce è un plugin del famoso Wordpress, sistema nato per fare blogging, con una struttura leggera e facilmente manipolabile, completamente gratuito nel suo utilizzo, che negli anni è diventato un sistema per costruire siti. E fin qui... per quanto deprecabile in ambito aziendale, si è diffuso grazie ai suoi punti di vantaggio (gratis, facile, completamente aperto a qualunque modifica anche da parte di programmatori non troppo esperti sono sicuramente i cavalli di troia che lo hanno fatto amabilmente entrare in molte aziende). Ma finché parliamo di siti aziendali, progetti di blog e di landing page, vabbeh, chissenefrega della sicurezza e dell'infrastruttura alquanto debole, costruita con una serie di file php che ne disegnano la struttura e un core sul quale imparano a smanettare gli hacker che poi vogliono passare a roba seria. Il problema è quando un sistema che dichiara le vulnerabilità della versione precedente ad ogni release (e ne fa tante) si occupa di muovere soldi ed accettare ordini. No buono... Server senza protocolli destinati alla sicurezza (WooCommerce può essere installato su qualunque server, senza certificati particolari per fare ecommerce), codice aperto e conosciuto anche dai principianti che cominciano a smanettare su php e mysql, falle di sicurezza dichiarate e sbandierate dagli stessi sviluppatori... appunto: no buono per costruire un sistema ecommerce aziendale che vuole scalare e fare business. Scalare? E chi ha detto che sia facile scalare con WooCommerce? WooCommerce e la struttura del database Al suo interno, WooCommerce utilizza la struttura flessibile del database di WordPress, che è un ottimo modo per creare rapidamente situazioni semplici (come comporre una pagina il titolo, il corpo e l'immagine di un post o di una pagina web). Fondamentalmente invece fallisce quando si tratta di qualsiasi tipo di query o manipolazione complicata di accorpamento di dati, come innescare chiamate che richiedono di mettere assieme le informazioni di fatturazione del cliente, con quelle di spedizioni, legate all'ordine e al listino dei prodotti, con le informazioni sui prodotti, il tutto gestito con un click sul compra ora... un delirio per un sistema simile) Il progetto WooCommerce sta affrontando questo problema e si sta muovendo verso una struttura di dati personalizzata che scalerà significativamente meglio. Ma al momento non è neppure comparabile con le altre piattaforme che fanno ecommerce, come quelle citate dalla ricerca di Gartner. WooCommerce e i plugin Un rischio enorme che rimane ancora - intrinsecamente legato al mondo di Wordpress - è il modo in cui gli sviluppatori di terze parti o i componenti aggiuntivi di WooCommerce aggiungono funzioni per gestire cataloghi, clienti e pagamenti: completamente opensource e lontano da ogni validazione a monte (necessaria per garantire armonia del sistema, ma in primis la sicurezza). Tradotto in pratica significa che l'utilizzo di un plug-in scritto male (o di un aggiornamento dello stesso) ha il potenziale per degradare significativamente le prestazioni complessive del sistema... O la sua sicurezza, che è peggio ancora. Il processo per trovare dei plug-in adatti, per aggiungere funzioni al proprio ecommerce adatti, non è qualcosa di standard. Quando acquisti un'app per Shopify, l'installazione passa attraverso lo store ufficiale e deve rispettare dei requisiti, da chiunque venga sviluppata. Un sistema di controllo che garantisce in primis il merchant, offrendogli la possibilità di accedere a sistemi con un minimo di garanzia. Esistono market di WooCommerce ufficiali e non ufficiali e tutti questi siti dove acquistare plugin vendono applicazioni costruite con standard diversi, con diverse politiche di rinnovo, con diverso policy di supporto e diversi costi di abbonamento. Una babele. E succede sovente che più plug-in di WooCommerce, se utilizzati contemporaneamente, possano causare conflitti imprevisti. Quando ciò si verifica, è spesso molto difficile eseguire il debug alla ricerca della causa principale. Ovviamente sono ore lavoro interne o dell'agenzia che supporta l'azienda (che spesso costruisce un modello di business sull'assistenza dei siti in WooCommerce). I plugin non ti danno neppure la garanzia di continuare a funzionare dopo un aggiornamento di WooCommerce. Ma quando questi plugin sono gateway di pagamento o altre funzioni essenziali, legate al business online, che smettano di funzionare no buono. No buono in un sacco di casi insomma. WooCommerce è gratis e fa tutto... ma non è il più amato dagli utenti Ora, nel mare magnum di chi ha un negozio ecommerce, non tutte sono aziende e non tutte hanno un business plan votato a far crescere il business, con necessità di sistemi ed integrazioni da più fonti... insomma, tra i milioni di siti online la #pellegrinanza può essere trovata ovunque. Ma il web è democratico e permette a tutti di realizzare un sito, con due spiccioli e studiando un po'. Un sistema per gestire transazioni online (nota: non lo sto chiamando ecommerce) che si appoggia al più famose sistema per costruire siti, è ovvio che venga utilizzato, sopratutto da chi non si ferma a riflettere sulle considerazioni appena riportate. E nonostante la sua gratuità, nonostante sia facilmente implementabile (ovvero che il suo sviluppo costi poco poco e non richieda grandi conoscenze in ambito programmazione - anzi), quando guardiamo i sistemi ecommerce più amati dagli utilizzatori vince Shopify. Ce lo dice un sito completamente indipendente, G2.com, il più grande e autorevole marketplace di recensioni software a livello mondiale, che ogni anno indirizza più di 60 milioni di persone verso decisioni più informate in merito alla software selection, per i più svariati campi. Anche G2.com costruisce un diagramma per mostrarci i software meglio recensiti e più amati del mondo ecommerce. Ovviamente qui - dove la parola va agli utenti - è presente (grazie alla sua diffusione) anche WooCommerce. E questa è la situazione per gli utenti SMALL BUSINESS, ovvero per le piccole aziende che non hanno ancora scalato il business online, dove WooCommerce continua ad essere abbondantemente diffuso, nonostante abbia perso da tempo il ruolo di leader e stia subendo - ogni giorno di più - una progressiva erosione da parte del software Saas, non solo Shopify, leader indiscusso, ma anche nei confronti di Shopify Plus (ricordo: anche le piccole aziende potrebbero puntare a grandi progetti) e BigCommerce. Quando ci spostiamo nelle MEDIE AZIENDE, dove il volume di fatturato online comincia ad essere significativo, la posizione di WooCommerce diventa più eterea, come si vede dall'immagine seguente, lasciando spazio anche a Saleforce Cloud e sprofondando verso il basso, Nel mercato delle aziende ENTERPRISE WooCommerce, pace all'anima sua, perde ulteriori posizioni e sarà interessante capire, da un lato, quale scelta sia quella di WooCommerce in ambito enterprise, dall'altro, per quanto ancora riuscirà a resistere in uno scenario di know-how e competenze che diventa sempre più maturo. Conclusione Lo so che sembro antipatico, sopratutto se tu che stai leggendo sei un'agenzia, un consulente o uno sviluppatore che lavora vendendo WooCommerce o marginalizzando sulla sua gestione nel tempo. E anche se sei un'azienda che lo sta usando e non ha trovato finora grossi problemi (è solo questione di tempo, fidatevi, specialmente se cominciate a vendere tanto). O potrei sembrarti dissonante, sopratutto se ha dei fornitori, agenzie o consulenti che ti trapano le orecchie con WooCommerce, perché sono legati a questo mondo dello smanettamento, della messa in produzione di sistemi Frankenstein, del software traballante che fa continui compromessi con prestazione, sicurezza e scalabilità. Io la scelta verso sistemi SaaS ed API first, che scalano prestazioni e potenza sulle reali necessità di business l'ho fatta da più di 5 anni. Era facile utilizzare opensource, php e sistemi da hostare su server, era facile fare upselling con manutenzioni e bugfixing, era facile avere clienti a cui cascava il server il sabato mattina e far pagare l'intervento come urgente e fuori orario di lavoro. Ma quanto viviamo meglio ora noi e i nostri clienti? UN SACCO!
Il mondo online può essere la tua fortuna, ma allo stesso tempo può metterti in cattiva luce e farti perdere clienti. Come in una piazza virtuale, sul web e sui vari social, le persone parlano ed esprimono la loro opinione sui tuoi prodotti. Se ricevi una recensione negativa, non devi disperarti: nulla è perduto, basta affrontarla nel modo giusto e trasformarla in un’opportunità. Le crisi di reputazione possono presentarsi più facilmente online, soprattutto nel mondo dei social, dove inciampa in una serie infinita di pericoli. Può accadere, infatti, addirittura che la reputazione venga intaccata ad arte, magari dagli stessi competitor, che hanno l’obiettivo di distruggere la tua azienda e farti perdere centinaia di clienti. Fortunatamente, esistono delle community affidabili per le recensioni, come Trustpilot, che consente ad aziende e consumatori di entrare in contatto attraverso i feedback autentici dei clienti riguardo le proprie esperienze di acquisto. Se la recensione di un negozio o un e-shop può essere falsa e costruita, è anche vero che una brutta impressione può nascere da una comunicazione sbagliata o da una gestione non corretta del rapporto con i clienti. Tutto questo è molto importante per qualsiasi tipo di azienda, in quanto le recensioni hanno un peso enorme sulle decisioni d’acquisto dei clienti che, prima di comprare, leggono le esperienze di altri utenti. Per questo motivo è fondamentale non lasciare nulla al caso e seguire alcuni suggerimenti che possono salvarti dai giudizi negativi (veri o falsi). Del resto “nessuno è perfetto”, ma se mostri di avere la soluzione ad un’esperienza negativa, potrai scalare la vetta delle preferenze dei clienti. Se vuoi sapere come attirare clienti a partire da una recensione negativa, continua a leggere e scoprirai come migliorare e modificare la tua comunicazione per incontrare la soddisfazione dei clienti. Perché ricevi recensioni negative nel tuo ecommerce? Pensi che il tuo prodotto o servizio sia il migliore del mercato e le vendite lo confermano? Nonostante questo ricevi qualche recensione negativa. Ti sei mai chiesto il perché? I motivi di un'opinione negativa o una lamentela possono essere diversi e in molti casi hanno anche poco a che fare con il prodotto che proponi. Ecco qualche esempio: Errori di comunicazione; Ritardi nelle consegne; Servizio clienti lento o non disponibile; Poca trasparenza (il cliente vive un'esperienza diversa da quella che si aspettava). Anche se inizialmente ti faranno perdere qualche cliente, le critiche si possono trasformare in un’opportunità di crescita. Poiché attraverso i diversi feedback puoi conoscere i reali punti deboli della tua offerta ed intervenire di conseguenza. Per questo se ricevi una valutazione negativa al tuo ecommerce o negozio, non devi mettere la testa sotto la sabbia, ma affrontare i problemi per prendere la strada giusta verso la perfezione. Utilizza le strategie di inbound marketing per ottenere il massimo dalla tua comunicazione. Il problema dell’utente non contento deve essere preso in carico il prima possibile e risolto: la recensione da negativa si trasformerà in un’esperienza positiva con una grande probabilità che l'utente aggiorni la recensione. Rispondere alle recensioni negative: come gestirle al meglio La prima regola per gestire le recensioni negative è rispondere! Questo è il modo per dimostrare a tutti i clienti che stai prestando attenzione ai loro problemi, questo si traduce nel generare fiducia. Anche ai migliori può capitare di ricevere una critica, ma ciò che fa la differenza è la risposta, che rappresenta la migliore arma nelle nostre mani. Le recensioni hanno sempre maggior importanza: tutti leggiamo le opinioni prima di scegliere un ristorante o di concludere un ordine online. Di conseguenza questi giudizi sono diventati una vera e propria ossessione per chi vende attraverso le piattaforme web. Del resto, nel mondo virtuale nel quale viviamo oggi, non può essere altrimenti. Siamo abituati a condividere gran parte della nostra vita sul web e sentiamo la necessità di fidarci delle frasi di recensioni negative, espresse da persone che non conosciamo. I motivi che ci portano a credere a sconosciuti sono principalmente due: Timore di cadere in truffe; Necessità di uniformarsi alla massa. Ma come si gestiscono i giudizi negativi? Rispondere a recensioni negative e gestirle può rivelarsi molto impegnativo e non semplice. La prima cosa da NON fare è lasciarsi andare all’istinto e rispondere per le rime. Questa reazione, seppur condivisibile, è assolutamente sbagliata e può determinare conseguenze ancor più catastrofiche per la tua azienda. Di seguito puoi scoprire alcuni consigli per annullare l’effetto negativo della recensione che hai ricevuto: Tieni sotto controllo tutte le recensioni: per gestire le opinioni negative devi conoscerle. Monitora tutti i canali nei quali sei presente e mantieni il controllo sui giudizi dei tuoi clienti; Preparati a rispondere, anche se non hai mai ricevuto nessuna recensione negativa, prima o poi arriverà. Devi essere pronto a rispondere in breve tempo e a trovare la soluzione che renderà felice il tuo cliente; Leggi con attenzione la recensione: cerca di comprendere a fondo perché il cliente ha scritto qualcosa di ostile su di te. Se hai commesso un errore, dovrai riconoscerlo e offrire una soluzione. In questo modo recupererai fiducia e non prenderai la reputazione; Ringrazia sempre e comunque: anche se non ti piace proprio quello che c’è scritto fai sapere che grazie a quel giudizio avverso hai potuto migliorare il tuo prodotto o servizio; Non cancellare le recensioni: eliminare una critica può essere dannoso, poiché gli altri clienti potrebbero non apprezzare e l'utente che ha scritto la sua opinione non si sentirebbe ascoltato; Nessun messaggio senza risposta: positiva o negativa, ogni recensione merita una risposta; Cerca di dire sempre la verità: rispondi alle recensioni critiche in modo da costruire un rapporto di fiducia con i clienti, risolvere i problemi e incrementare i tuoi affari. Le risposte divertenti e rassicuranti alle recensioni negative aiutano a far cambiare idea ai consumatori e in molti casi a trasformarla in positiva. Le recensioni di un progetto ecommerce devono avere risposte brevi e sottolineare quello che il cliente vuole sentirsi dire: cioè che le sue critiche serviranno a migliorare il prodotto. Nella risposta puoi sottolineare i tuoi punti di forza e invitarlo a parlare in privato. Riconoscere le false recensioni Far venire a galla recensioni fake non è sempre semplice, ma ci sono delle indicazioni da seguire per scoprire i falsi giudizi sul web: Diffida dalle recensioni lasciate da profili anonimi (senza foto o nome esplicito); Controlla il numero di recensioni, la singola recensione è quasi sempre dubbia (meglio non fidarsi); Foto non vere: se le foto scattate dai clienti sono perfette, potrebbero essere prese dai cataloghi, scattate da persone professioniste e non riflettere la realtà; Se la recensione consiglia un’altra azienda: nello screditare un prodotto, la recensione ne suggerisce un altro, questa è la prova più palese che si tratta di un fake. Questo fenomeno è definito come “astroturfing”, e l’obiettivo è quello di influenzare positivamente o negativamente il mercato di un prodotto attraverso la pubblicazione di recensioni. I plugin e gli strumenti usati dagli eshop per le recensioni Per scegliere il giusto plugin per le recensioni per un ecommerce è importante controllare la compatibilità e le caratteristiche necessarie per gestire al meglio le opinioni sui vari canali sui quali si è presenti. Alcune caratteristiche che proprio non possono mancare: Possibilità di incorporare le recensioni sul vostro sito web; Moduli semplici ed automatizzati per le recensioni dei clienti; Sistemi di valutazione riconoscibili, come le stelle o i pollici in su; Possibilità di filtrare le recensioni per argomento; Interfaccia chiara per gestire le recensioni; Integrazione delle recensioni su vari canali, come Google, Instagram o Facebook. Esistono tanti plugin e strumenti dedicati, per esempio, sia per gli ecommerce B2b che per quelli B2C, Shopify mette a disposizione l'app Poduct Reviews, scaricabile dall'app store, dedicata proprio alle recensioni dei prodotti venduti sullo shop online. Inoltre, è bene sottolineare che le recensioni costituiscono il sale della tua attività, quindi è importante invitare l'utente a scrivere le sue opinioni. Per semplificare questo passaggio, puoi automatizzarlo. Per esempio con ecommerce crm, puoi inviare ad ogni cliente automaticamente, tramite strumenti come i workflow, la richiesta di rilasciare una recensione, a distanza di 5-7 giorni dall’acquisto. Per incentivare l’utente all’azione puoi inserire un piccolo codice coupon destinato proprio a chi rilascia una recensione. Recensioni ecommerce: i consigli per trasformarle in un punto di forza Appena viene visualizzata una recensione negativa, la priorità iniziale è fornire una risposta il più rapidamente possibile. Ecco come affrontare una critica di un ecommerce: Prontezza: non rimanere a guardare, se un cliente è insoddisfatto devi entrare in contatto con lui al più presto per risolvere il problema; Chiarezza: assumiti le tue responsabilità e rispondi pubblicamente alle recensioni negative; Competenza: evita di prendere le lamentele come critiche personali, sia di incolpare il cliente. Sì cortese, il pubblico ti apprezzerà. La reazione più adeguata è identificare il problema e preoccuparsi di risolverlo nel modo più semplice e veloce possibile. Per esempio, nel caso in cui siamo di fronte ad un prodotto difettoso, puoi proporre un reso gratuito con una sostituzione oppure creare uno sconto personalizzato. Se, invece, il prodotto non è mai arrivato a destinazione, devi offrire un rimborso completo per compensare l’errore. Per questo inoltre piattaforme come Hubspot CRM, se adeguatamente integrate con gli ecommerce, possono essere utili nella creazione e nella gestione dei ticket di assistenza da parte dei clienti. Conclusioni Come abbiamo visto, non tutte le recensioni sono uguali. Le opinioni sul tuo eCommerce possono far riferimento ai prodotti e servizi che vendi, oppure all’esperienza d’acquisto dell’utente. A seconda della tipologia, le review influenzeranno in maniera diversa il mercato. Qualunque sia il tuo caso dovrai fare in modo che i tuoi clienti lascino dei feedback. L'assenza di recensioni genera sospetto, mentre la presenza di opinioni di altre persone che hanno acquistato da te aumenta la tua brand awareness e la reputazione del tuo ecommerce. Se vuoi sapere come trovare più clienti online e quali sono le strategie più opportune per il tuo business, scarica l’ebook gratuito a fondo pagina. Scoprirai come trovare contatti di qualità realmente interessati ai tuoi prodotti e servizi.
La onepage checkout è una pagina di checkout completa di tutte le informazioni necessarie per concludere l'acquisto senza fare ulteriori step, in modo da diminuire il rischio di abbandono del carrello, vera piaga di ogni ecommerce. Nel corso di questo articolo analizzeremo vantaggi e svantaggi di questo tipo di pagina, spiegando inoltre quali sono i modi per farla con Shopify, piattaforma ecommerce headless che permette quindi di avere un potenziale di personalizzazione pressoché infinito del tuo store online. Cos'è la one page checkout? La one page checkout è una pagina del sito ecommerce dedicata conclusione dell'acquisto. È la pagina che compare dopo che il cliente ha cliccato il tasto acquista all'interno del suo carrello. Al suo interno sono indicate tutte le informazioni necessarie per chiudere un ordine, senza suddividerle in ulteriori pagine. Troveremo pertanto al suo interno tutte le info che riguardano riepilogo dell'ordine, metodi di pagamento, spedizione e molto altro. Tutto ciò è di fondamentale importanza perché il checkout è un passaggio è obbligatorio per chiunque decida i comprare i prodotti di un ecommerce, sia esso sviluppato con Shopify o con altre piattaforme come BigCommerce. Garantire perciò un alto livello di user experience in questo passaggio, significa avere un tasso di conversione più alto e, allo stesso tempo, un numero inferiore di carrelli abbandonati. Vantaggi e svantaggi del checkout one page Come tutte le cose la one page checkout porta con sé una serie di svantaggi ma anche alcuni svantaggi, da valutare quando si è in pianificazione di un progetto ecommerce. Vantaggi della one page checkout Aumento del tasso di conversioni Il vantaggio più importante, come già sottolineato nell'introduzione di questo articolo, riguarda l'aumento del tasso di conversione al checkout. Uno dei problemi maggiori per chi ha un ecommerce è rappresentato dall'abbandono del carrello, vera e propria piaga da risolvere per gli ecommerce manager. Marketing automation, display advertising, pop up sono solo alcune strategie per non far abbandonare il carrello all'utente. Sono però tutte strategie reattive, che possono avere un'utilità quando il cliente ha già abbandonato il carrello. L'ottimizzazione della pagina del checkout è una strategia preventiva, una volta che il cliente si trova di fronte una pagina dell'ecommerce ottimizzata è meno probabile abbandoni il carrello. Avere un checkout su una sola pagina aiuta il cliente a completare l'acquisto. Ricordiamo infatti che il mondo in cui viviamo oggi è estremamente frenetico e avere troppe pagine in un processo di acquisto infatti può tramutarsi in una perdita di tempo dal punto di vista dell'utente. A testimonianza di questo c'è un caso studio che riguarda lo store dei Giochi Olimpici Invernali del 2010. L'esperimento è stato condotto tramite A/B test proponendo due tipi di checkout diversi, uno su un'unica pagina e uno su più pagine. Il risultato finale è stato che la onepage checkout ha portato circa il 22% di transazioni in più rispetto all'altra. Velocità di elaborazione Uno dei problemi riscontrabili nel mondo attuale, come detto, è la frenesia del cliente che si manifesta anche nel momento dell'acquisto dei prodotti e l'iper competitività che rende difficile avere posizioni monopolistiche all'interno dei mercati. Tutto ciò porta il cliente finale ad essere impaziente e viziato costringendo le imprese ad accontentarlo in termini sia di varietà di prodotti sia in termini di processo di acquisto. Nel caso in cui un'impresa non riuscisse ad accontentarlo, andrebbe altrove vista la vastità delle imprese pronte a soddisfarlo. La one page checkout mira a rendere il processo di acquisto più veloce, senza far perdere tempo in scorrimento di pagine aggiuntive all'utente. Capita spesso infatti che da una pagina all'altra ci si accorga di non avere inserito correttamente i dati e si sia costretti a navigare per pagine già compilate con conseguente rischio di errori di caricamento. In tutto questo processo è da mettere in conto che un cliente può essere già perso al primo errore. Importanza agli utenti mobile Uno dei concetti da tenere in considerazione quando si sviluppa un ecommerce è quello del responsive design, quindi l'ottimizzazione per gli utenti mobile. Questa tipologia di cliente è ormai la più presente ed è da tenere in considerazione ogni volta che si pianifica un sito, specialmente se si tratta di un ecommerce. Avere un'unica pagina di checkout significa infatti diminuire sensibilmente i tempi di caricamento complessivo di tutto il processo di acquisto. Aumento del livello di user experience Questo punto può essere considerato come una sintesi degli altri. Da un punto di vista mentale un cliente è molto più a suo agio se trova di fronte tutto ciò di cui ha bisogno. Ulteriori passaggi rappresentano costi psicologici il cui impatto è molto importante per la conclusione dell'acquisto. La one page checkout riesce ad abbattere questi costi e far concludere velocemente l'acquisto all'utente. Svantaggi del checkout one page Sovrabbondanza di informazioni Se è vero che l'utente ama avere tutto sottomano, è vero anche che non bisogna esagerare. La semplicità è data non solo dal numero di passaggi necessari per completare un acquisto, ma anche dal come le informazioni sono inserite all'interno della pagina. Una pagina web con troppe informazioni, rischia di diventare una pagina troppo pesante all'occhio dell'utente che, spaventato dalla fatica che deve compiere per leggere tutte le informazioni, può abbandonare la pagina e andare altrove. È pertanto importante trovare il giusto bilanciamento tra informazioni da inserire e user experience dell'utente. Difficoltà di tracciamento Il tracciamento in un sito web è fondamentale per chi deve effettuare le analisi, o semplicemente per chi deve profilare dei target di utenti in base ai loro comportamenti con un crm. Con un'unica pagina in fase di checkout diventa difficile analizzare quali contenuti bloccano l'utente durante il processo di acquisto, a differenza di una pagina doppia. Difficoltà di caricamento della pagina Se è vero che il processo di acquisto viene notevolmente accelerato, è anche vero che la singola pagina può avere problemi di caricamento per l'abbondanza di contenuti al suo interno. Anche qui la soluzione è trovare il giusto compromesso tra user experience e informazioni contenute all'interno della pagina. Shopify e one page checkout Se hai deciso di affidarti a Shopify per sviluppare il tuo ecommerce, hai la possibilità di prevedere un'unica pagina di checkout tramite due possibilità che elencheremo in seguito. La buona notizia è che le app di terze parti si integrano con tutti i piani Shopify. Per chi invece desidera una personalizzazione completa del checkout senza alcun vincolo, è necessaria la sottoscrizione al piano Shopify Plus. Personalizzazione a codice con il checkout liquid di Shopify Una delle possibilità per sviluppare la one page checkout da template andando successivamente a modificare il codice. Con Shopify Plus si ha a disposizione il checkout.liquid ossia un layout di checkout sviluppato con linguaggio Liquid e totalmente customizzabile, sia per quanto riguarda le funzionalità sia per quanto riguarda lo stile del checkout. Come fare ad ottenere il codice in liquid da personalizzare? Ti basterà accedere all'account, entrare nello store online nella sezione temi, scegliere il tema base desiderato, cliccare su modifica HTML e CSS, aggiungere un nuovo layout. A questo punto verrà generato il codice del checkout da modificare fino arrivare allo sviluppo del checkout su un'unica pagina. L'operazione appena descritta però non è alla portata di tutti e in questi casi, per evitare di perdere tempo e pazienza, è opportuno affidarsi ad un'agenzia Shopify per consentirti di avere il massimo risultato possibile del tuo checkout. Applicazioni di terze parti Altra soluzione per avere un checkout su un'unica pagina è rappresentato dalle applicazioni di terze parti. Queste soluzioni quindi sono adatte e implementabili per tutti i merchant Shopify, indipendentemente dal piano sottoscritto. Queste soluzioni inoltre sono solitamente a pagamento, con dei costi che variano dai 14 ai 39 Euro mensili a seconda del piano e ogni soluzione può contenere funzionalità aggiuntive utili al tuo ecommerce. Ne esaminiamo in seguito alcune: Magebird: la prima soluzione è offerta da Magebird e, oltre ad offrire un'unica pagina di checkout per gli store Shopify, offre anche numerose features per incrementare le conversioni al carrello (esempio su tutte sono: la possibilità di inserimento un timer per spingere l'utente a chiudere l'acquisto e l'inserimento di una barra con promozioni speciali in modo da fare up-selling e cross-selling). Tutto questo ha un costo di 14€/mese con una limitazione che consiste in un massimo di 50 ordini giornalieri. TeleCheckout: è la soluzione più indicata ai non esperti di programmazione e di codici perché offre una soluzione che si integra e funziona facilmente tramite plug-in e applicazioni già installate all'interno dello store. Il piano standard ha un prezzo di 19,50€/mese. Conclusioni Abbiamo dunque illustrato cosa sia una onepage checkout, quali siano i modi per averla all'interno di uno store Shopify e quali vantaggi può portare in termini di velocità del sito e di user experience. I vantaggi del checkout in un'unica pagina sono importanti e consentono di aumentare le vendite degli ecommerce, conseguentemente all'aumento della user experience dell'utente. L'unica cosa che ti resta da fare è contattare un esperto Shopify ed iniziare il tuo progetto oppure richiedere lo sviluppo della tua pagina onepage checkout.
Un utente atterra sul tuo sito, girovaga distrattamente e dopo pochi secondi decide di uscire. Questa è una cosa che non depone certo a tuo favore e che indica una frequenza di rimbalzo alta, poiché significa che gli utenti restano troppo poco tempo sul tuo e-commerce per leggere un articolo del blog o per completare un acquisto. Bisogna però considerare che la frequenza di rimbalzo, detta anche bounce rate, non ha un valore univoco e che può dipendere da tantissimi fattori, come la natura stessa del sito. Non necessariamente una frequenza di rimbalzo alto è negativa, come nel caso delle landing page, ma in questi casi sarebbe comunque meglio approfondire il discorso e cercare le motivazioni. Allo stesso modo una frequenza di rimbalzo molto bassa, cioè utenti che restano molto più a lungo sull’e-commerce, potrebbe indicare qualche criticità. Nei seguenti paragrafi analizziamo cos’è il bounce rate, qual è la frequenza di rimbalzo ideale per un e-commerce e come calcolarlo. Cos’è la frequenza di rimbalzo? La frequenza di rimbalzo indica la percentuale di utenti che atterrano su un sito web dopo aver visitato una sola pagina e che “rimbalzano”, cioè tornano indietro verso la pagina di ricerca o sul precedente sito dove era presente il link in uscita. Volendo definire il bounce rate da un punto di vista matematico, possiamo dire che rappresenta il rapporto esistente tra le sessioni di una sola pagina, cioè il numero totale di utenti che visitano una singola pagina, e il totale delle sessioni, cioè il totale di entrate sulle pagine dell’e-commerce. Questa metrica aiuta a capire come analizzare il traffico del sito e valutare il comportamento degli utenti. Trattandosi di un valore direttamente e strettamente collegato con le interazioni dei visitatori, questo concetto può tornare familiare e utile anche a chi ha realizzato un sito HubSpot visto che la piattaforma consente di misurare al suo interno in bounce rate di ogni pagina del sito. La frequenza di rimbalzo ideale Qual è il valore ideale di frequenza di rimbalzo per un sito e-commerce? Non si può dare una risposta univoca, poiché sono tanti i fattori da considerare. Nei siti one page, cioè con una singola pagina, il valore della frequenza di rimbalzo avrà sicuramente un peso diverso rispetto ad un sito con svariate pagine. Nei siti dove c’è una sola pagina infatti risulta molto più semplice per l’utente trovare (... o non trovare e chiudere la pagina) ciò che sta cercando rapidamente, quindi è naturale che la sua permanenza sulla piattaforma sia ridotta. Ad ogni modo un buon valore di bounce rate si attesta tra il 25 e il 70%. Per avere un’idea eccoti una lista delle percentuali della frequenza di rimbalzo da prendere come riferimento per stabilire lo stato di salute del tuo e-commerce: 25% o inferiore: c’è evidentemente qualche problema che potrebbe indicare un malfunzionamento, come ad esempio un’installazione sbagliata di Google Analytics; 26-40%: percentuale ottima che indica eccellenti prestazioni dell’e-commerce che soddisfa le esigenze degli utenti; 41-55%: percentuale nella norma; 56-70%: percentuale più alta del normale, che però va valutata in relazione alla tipologia di sito; 70% o superiore: un valore decisamente troppo alto, che potrebbe indicare criticità nel sito o nelle stesse pagine. Una frequenza di rimbalzo piuttosto alta potrebbe indicare che gli utenti che atterrano sul sito non sono interessati a quello che trovano, o magari il design non è particolarmente attrattivo. Per questo motivo è consigliabile realizzare un sito in Shopify, che tra i tanti servizi mette a disposizione un’ampia gamma di grafiche tra le quali scegliere per rendere il design quanto più originale e accattivante possibile, trattenendo il visitatore più a lungo. Oltre a ciò è da segnalare che Shopify permette di realizzare ecommerce headless, ossia ecommerce con un alto grado di personalizzazione di tutta la parte frontend. Una percentuale ben al di sotto del 25% o addirittura che si avvicina allo zero indica però problemi ben più seri che richiedono un intervento immediato. Soprattutto in un e-commerce, dove generalmente gli utenti si soffermano un po’ di più per analizzare i materiali, le funzionalità e le caratteristiche dei prodotti in vendita, o per leggere gli articoli se è presente un blog, un tasso di rimbalzo molto alto rappresenta un campanello d’allarme da non sottovalutare. Come esegue il calcolo della frequenza di rimbalzo Google Analytics? Il rimbalzo indica una sessione che riguarda una sola pagina del sito. In Google Analytics la frequenza di rimbalzo viene indicata come una sessione che attiva un’unica richiesta nel server Analytics. La frequenza di rimbalzo quindi misura il rapporto tra le sessioni di una singola pagina, divise per tutte le sessioni o la percentuale delle sessioni sul tuo sito dove gli utenti hanno visualizzato un’unica pagina e hanno attivato quindi una sola richiesta al server Analytics. Per sgombrare il campo da equivoci è opportuno sottolineare una cosa: il bounce rate non misura il tempo trascorso sulla pagina, né tanto meno l’user engagement. Un e-commerce infatti potrebbe anche proporre una pagina di qualità, ma la frequenza di rimbalzo resta comunque alta per il semplice fatto che questa metrica non calcola la durata delle sessioni sul sito. In sostanza un rimbalzo può essere registrato anche se l’utente atterra sulla pagina di destinazione e se il sistema di analisi non registra altre azioni utili. Questo può succedere poiché l’utente clicca sulla freccia back del browser, clicca su un link esterno o se chiude la finestra stessa del browser. Ecco perché il bouce rate va considerato, valutato e analizzato in base alla tipologia stessa del sito e al target di riferimento. Quali sono le cause principali di un bounce rate elevato? Per un e-commerce una frequenza di rimbalzo molto alta è un piccolo dramma, poiché significa meno tempo trascorso sulla piattaforma e quindi meno possibilità che l’utente faccia un acquisto. Se hai questo problema devi assolutamente individuare i motivi e, per facilitarti il compito, ecco una lista delle cause più comuni: Tempi di caricamento della pagina troppo lunghi; Troppi pop-up e banner pubblicitari invadenti; E-commerce non mobile-friendly; Errore 404; Contenuti di scarsa qualità. Tempi di caricamento della pagina troppo lunghi Gli utenti moderni vogliono vivere una user experience altamente gratificante, quindi se il tuo sito è troppo lento a caricare sicuramente andranno altrove a cercare le informazioni di cui hanno bisogno. Inoltre un tempo di caricamento alto incide negativamente anche sul ranking del sito, proprio perché Google punta ad offrire agli utenti la migliore esperienza possibile. Analizza quindi quali sono gli elementi che appesantiscono il sito e che rallentano il caricamento, per poi risolvere le criticità. Pop-up e banner invadenti Sempre nell’ottica di una user experience gradevole, una miriade di pop-up e banner invadenti che rendono difficoltosa la fruizione dell’e-commerce sono elementi di disturbo che rischiano di far scappare a gambe levate il visitatore dalla tua piattaforma. Tra l’altro Google penalizza i siti con Ads troppo invadenti, quindi è meglio cercare di posizionarli in modo corretto e discreto per non rovinare la navigazione del visitatore. E-commerce non mobile-friendly Benché sia piuttosto improbabile, può capitare che un e-commerce non sia ottimizzato per i dispositivi mobile. Risulta complicato ipotizzare che un sito negli anni ‘20 del 2000 non sia mobile-friendly, ma se il tuo non lo è provvedi subito a colmare questa lacuna. Da tempo la maggior parte del traffico e anche degli acquisti online si svolge proprio da smartphone o comunque da dispositivi mobile. Se non hai un sito mobile-friendly è come correre a bordo di un’utilitaria mentre i tuoi competitor sfrecciano su auto di formula 1. A tal proposito Shopify mette a disposizione dei suoi utenti numerosi template per la realizzazione di ecommerce con un design adatto anche alla visualizzazione anche dai dispositivi mobile. Errore 404 L’errore 404 è un vero incubo per chi possiede un e-commerce e può dipendere da tantissimi fattori, perfino un afflusso eccessivo di traffico sulla piattaforma. Non sai cosa ha causato l’errore 404? Allora chiedi aiuto a Google che mette a tua disposizione la Search Console dove poter consultare una sezione dove sono indicate tutte le pagine 404 presenti sul sito. In questi casi la cosa migliore è intervenire direttamente sul problema per risolverlo oppure creare un redirect. Contenuti di scarsa qualità o bad link Se l’utente trova contenuti di scarsa qualità, con informazioni poco precise o addirittura sbagliate, ha una percezione negativa del sito e quindi probabilmente ne uscirà subito. Conoscere il cliente è cosa fondamentale anche per gli ecommerce, per questo esistono gli ecommerce crm, che consentono di immagazzinare i dati dei clienti in modo da scoprire quali contenuti migliorare, quali sono di maggiore interesse e quali eliminare. Il migliore in questo senso? Sicuramente Hubspot CRM. O magari potrebbe capitare che l’utente approdi sul tuo sito tramite un bad link, cioè un link per nulla pertinente con la ricerca che sta facendo. Ecco perché è di fondamentale importanza anche la strategia di link building, che deve inserire link pertinenti che rimandino a contenuti realmente interessanti per gli utenti. Conclusioni La frequenza di rimbalzo, presa singolarmente, non fornisce grandissime informazioni e per questo motivo va sempre analizzata all’interno del suo contesto e messo in correlazione con altri valori. Come nel basket il rimbalzo è fondamentale anche negli e-commerce, quindi se vuoi andare a canestro la cosa migliore è affidarti ad una agenzia Shopify per permetterti di vendere i tuoi prodotti all'interno di un sito ecommerce con una frequenza di rimbalzo ideale. Ti consigliamo inoltre, per approfondimenti, questa lettura gratuita.
Chi sono i principali fruitori di TikTok? I Millennials e la Generazione Z. E chi sono i principali acquirenti online su siti web ed e-commerce? Sempre i Millennials e la Generazione Z. Questo ragionamento ci porta ad una logica conclusione: le aziende che operano online e che vendono sul web i loro prodotti e i loro servizi non possono ignorare TikTok come strumento di vendita, di condivisione e anche di promozione. TikTok ha avuto un vero e proprio boom nel 2020, quando è risultata l’applicazione più scaricata al mondo scavalcando colossi come Facebook e Whatsapp. Si possono creare video che vanno da pochi secondi fino a diversi minuti e così TikTok, da semplice applicazione di intrattenimento per giovani e adolescenti, è diventata una piattaforma utilissima per gli e-commerce che desiderano espandere i loro orizzonti e conquistare una fetta di mercato sempre più ampia. Come usare TikTok? Come sfruttare le campagne pubblicitarie? Come funziona TikTok con le visualizzazioni? Rispondiamo a queste domande nei successivi paragrafi. TikTok: come funziona e come iniziare Come usare al meglio TikTok? La prima cosa da fare è scaricarlo sul proprio smartphone e poi creare un account business. A questo punto devi completare il tuo profilo, aggiungendo tutte le informazioni richieste come il nome del tuo brand e la foto del logo aziendale. Dopo aver completato le operazioni preliminari puoi iniziare a scrivere la descrizione della tua attività, focalizzandoti sul tuo business e sui tuoi punti di forza. Ricorda che TikTok è uno strumento pensato e usato soprattutto dai più giovani, quindi adotta un linguaggio fresco e coinvolgente. Ti basta navigare un po’ sull’applicazione per prendere confidenza e imparare tutte le funzionalità per sfruttare le potenzialità di questo strumento. Quando ti senti in grado di padroneggiare perfettamente TikTok puoi impostare la tua strategia che deve contenere video accattivanti, simpatici e creativi per attirare il pubblico. Magari puoi illustrare cosa c’è dietro le quinte del tuo lavoro, mostrando come vengono imballati e spediti i pacchi o semplicemente condividendo qualche momenti di relax durante il lavoro per mostrare anche il volto umano della tua azienda. Un altro elemento prezioso per un progetto ecommerce di successo è rappresentato dagli hashtag che devono essere utilizzati nel modo corretto e secondo le tendenze del momento. I video generalmente non devono durare troppo e una tempo che va da 30 secondi fino ad un minuto è più che sufficiente. Come usare TikTok per vendere: le campagne pubblicitarie Come si usa TikTok per promuovere il proprio business e lanciare campagne pubblicitarie? Per prima cosa devi accedere alla pagina TikTok for Business, connetterti col tuo business e creare i tuoi annunci. Nella tabella di gestione della campagna pubblicitaria puoi scegliere fino a 5 obiettivi: Copertura; Traffico diretto verso il tuo e-commerce; Installazione di un’applicazione; Visualizzazione di video; Conversione. In seguito puoi definire il budget e il numero di inserzioni. Puoi optare per la diffusione automatica degli annunci, quindi sarà TikTok a decidere dove pubblicarli, oppure posizionarli dove ritieni più opportuno. Dopo aver effettuato questa scelta puoi creare la tua campagna pubblicitaria con titolo, URL, immagini ecc. Inoltre puoi anche selezionare il target a cui ti rivolgi, indicando l’età, il sesso, la lingua e le preferenze delle tue buyer persona: per questo motivo ti possono essere molto utili i CRM, sistemi per le aziende che consentono di immagazzinare dati degli utenti permettendoti poi di profilarli. In questo modo le tue pubblicità sono mirate ad un pubblico targettizzato e identificato che ha già mostrato interesse verso i tuoi prodotti o che è già cliente. Come guadagnare con TikTok? Come ottimizzare le campagne pubblicitarie? La piattaforma mette a disposizione una serie di annunci tra i quali puoi scegliere comodamente. Analizziamoli tutti. Hashtag Challenge Una delle forme di pubblicità più diffuse e apprezzate soprattutto per la sua viralità è l’Hashtag Challenge, che consente di invitare gli utenti a partecipare a delle sfide utilizzando delle parole chiave specifiche. Brands Effects Se sei interessato a sapere come usare i filtri su TikTok, Brands Effects può essere “illuminante”. Questa funzione comprende dei filtri personalizzati per l’immagine del tuo brand che possono essere usati per 6 giorni e che vanno associati ad un hashtag challenge. Top View Con questa funzione quando l’utente apre l’applicazione vede comparire un’immagine, una gif o un video che dura tra i 5 e i 60 secondi. In questo modo ogni marchio viene promosso per 24 ore, una soluzione molto dinamica e coinvolgente. Ci sono poi gli annunci Top View Lite, che non hanno alcun suono e compaiono per 5 secondi quando gli utenti accedono nell’applicazione. In-feed Ads Gli annunci in-feed sono video verticali che durano tra i 5 e i 60 secondi. Gli utenti possono interagire con pulsanti CTA come “scarica l’applicazione” o “per saperne di più”. Le alternative alle campagne pubblicitarie Bisogna sapere che nel 2020 TikTok e Shopify hanno avviato una nuova partnership grazie alla quale i marketer italiani possono accedere direttamente a TikTok for Business e lanciare così le loro campagne pubblicitarie direttamente dal dashboard del loro ecommerce. Non devi pensare però che le campagne pubblicitarie siano l’unico modo per promuovere il proprio business. TikTok è infatti uno strumento estremamente versatile, che mette a disposizione una serie di strumenti e di attività per spingere sempre di più la propria attività online con strategie di inbound marketing. Tra le soluzioni più diffuse, e che funzionano meglio se usati nel modo giusto, sono i live. Si tratta di dirette video mostrate agli utenti che possono anche interagire con domande, richieste o semplici consigli. Questo sistema consente di creare un legame sempre più forte e duraturo con i followers, che sviluppano un maggior senso di fiducia e di lealtà verso l’azienda che a sua volta si mostra ricettiva verso le esigenze dei suoi clienti. Un’altra tendenza molto apprezzata è il live shopping, durante il quale gli utenti possono acquistare prodotti live senza neanche uscire dalla piattaforma mentre seguono il video in diretta. Momentaneamente questo è disponibile solamente per pochi account. Se volete approfondire questo argomento abbiamo scritto un articolo su come vendere su Youtube grazie alla partnership con Shopify. Un’altra validissima alternativa è collaborare con gli influencer, che garantiscono una grande visibilità al brand in una relazione “win-win”, dove tutti ci vanno a guadagnare. Gli influencer possono promuovere prodotti o servizi tramite video, foto, dirette live, codici promozionali e concorsi. Come fare bene i TikTok: consigli preziosi per contenuti audio coinvolgenti A questo punto possiamo entrare nella parte più tecnica per capire come fare video TikTok per bene. Una volta entrato nell’app devi cliccare sul simbolo “+” al centro della barra inferiore, dopodiché devi consentire a TikTok l’accesso alla fotocamera e al microfono. Per registrare ti basta cliccare sul tasto rosso e scegliere nella barra laterale le seguenti opzioni di personalizzazione: Ribalta, che ti consente di filmare con la fotocamera anteriore in modalità selfie; Filtri, un’opzione che ti permette di inserire i filtri e gli effetti desiderati nel video; Timer per ritardare l’inizio della registrazione di qualche secondo; Aggiungi suono per aggiungere un brano musicale che fa da sottofondo al video. Ci sono poi altre opzioni come “Velocità” e “Migliora” e, per rendere il tuo video ancora più dinamico e interattivo, puoi mettere in pausa la registrazione così da poter effettuare più riprese e aggiungere di volta in volta i filtri e gli effetti che desideri. A questo punto vale la pena approfondire il discorso su come usare i suoni commerciali su TikTok. La musica infatti può essere un elemento molto importante capace di toccare le giuste corde emotive degli utenti. Puoi ad esempio tagliare l’audio per accompagnare un video da un punto di vista musicale e ottenere un risultato uniforme e soddisfacente. Per effettuare questa operazione devi seguire questi step: Apri l’app; Premi in alto su Aggiungi suono e seleziona una musica; Premi su Taglia a destra; Seleziona la parte musicale che vuoi tagliare; Premi il pulsante rosso con spunta per confermare; Avvia la registrazione. Un’altra opzione interessante è quella che ti consente di modificare o addirittura eliminare i fastidiosi rumori di sottofondo seguendo questi step: Apri l’app; Premi su Aggiungi suono e seleziona una musica; Registra il video e premi sulla spunta rossa; Premi sull’icona Suoni in basso; Premi su Volume e regola i volumi di Suono originale e Suono aggiunto. Per quanto riguarda l’inserimento dei suoni, puoi selezionarne uno nella ricchissima libreria di TikTok oppure inserire uno creato da te. In tal caso dovrai però usare app di terze parti. Conclusioni TikTok rappresenta un trampolino di lancio sia per gli e-commerce nati da poco, che quindi hanno bisogno di farsi conoscere in modo rapido e senza eccessivi investimenti, sia per gli e-commerce in attività da molto anni che desiderano svecchiare la loro immagine e adottare forme di comunicazione più fresche e giovanili per raggiungere un pubblico più ampio. Abbiamo già fatto accenno alle campagne pubblicitarie di conversione TikTok per il sito Shopify, che offre una corsia preferenziale agli e-commerce desiderosi di ampliare il proprio business. A tal proposito ti consiglio di scaricare la risorsa gratuita alla fine dell’articolo, un’introduzione completa e a 360° sul mondo Shopify.
Shopify Shipping è ora disponibile anche in Italia tramite una partnership con Poste Italiane. Questa è la grande notizia per chi è in procinto di avviare un progetto ecommerce e deve occuparsi inevitabilmente di tutto l'aspetto logistico. Avere attivo uno shop online con cui vendere ai clienti significa anche pianificare tutta la consegna dei prodotti al cliente finale altrimenti il rischio è di avere prodotti fini a sé stessi, impossibilitati ad essere venduti. Durante questo articolo parleremo di Shopify Shipping e di come, recentemente, si sia integrato con Poste Italiane, diventando così disponibile anche in Italia. Questa integrazione tra il servizio ecommerce e servizio di spedizione sta dando e darà una grossa mano a chi è in procinto di diventare un ecommerce manager o a chi ha iniziato da poco a vendere i suoi prodotti online e deve sobbarcarsi spese enormi per stringere accordi con partner logistici. Cos'è Shopify Shipping Shipping è una funzionalità, introdotta da Shopify e disponibile all'interno della piattaforma, pensata per agevolare chi vuol vendere online nella preparazione, evasione e spedizione dei loro ordini. Il grande vantaggio sta nella diminuzione sensibile di errori, tempi e costi impiegati in questi processi. Alla base di tutto questo c'è la costruzione di un sistema di partnership instaurate da Shopify con i più importanti servizi di corriere al mondo come UPS, DHL e molti altri. Trovate la lista completa di quali corrieri siano attivi per ogni paese nella pagina assistenza di Shopify. In Italia di recente la piattaforma ecommerce ha stretto un accordo con Poste Italiane che prevede la possibilità di affidare le spedizioni dei prodotti venduti dallo shop online a loro con tempi di consegna stimati in 1/2 giorni esclusivamente all'interno del territorio nazionale. Le funzionalità di Shopify Shipping La domanda sorge spontanea: cosa permette di fare Shopify Shipping? Le funzionalità e vantaggi che incorpora possono essere riassunti sostanzialmente in 3 punti: Acquisto, stampa e modifica delle etichette direttamente dalla sezione ordini di Shopify; Accesso a tariffe agevolate sull'acquisto delle etichette (quindi con Poste Italiane per le aziende con sede logistica in Italia); Maggiore trasparenza per i clienti: le spese di spedizione saranno calcolate direttamente al checkout, non saranno pertanto più stimate ma effettive; Acquisto delle etichette Uno dei grandi vantaggi offerti da Shopify è quello di poter acquistare le etichette di spedizione direttamente dal pannello di controllo del tuo negozio online, all'interno della sezione ordini. C'è la possibilità inoltre di stampare e modificare le etichette in blocco, potendo creare delle preconfigurazioni riguardo aspetti come imballaggio e servizio di spedizione scelto, che vengono automaticamente applicati alle etichette. Tutto ciò è utilissimo anche in caso di un progetto ecommerce con alte vendite o con la creazione di un alto numero di ordini. Una volta finita la compilazione delle etichette, Shopify ne verifica la correttezza segnalando eventuali errori catalogati in base alla loro gravità. Avremmo pertanto errori di lieve entità, con i quali non viene impedito l'acquisto dell'etichetta ma viene segnalato il rischio di avere problemi in fase di spedizione, ed errori la cui gravità può bloccare direttamente l'acquisto dell'etichetta. Per quanto riguarda il metodo di pagamento delle etichette acquistate, esso avviene secondo soglia. Ciò significa che viene impostato un limite di etichette acquistabili il cui superamento fa scattare in modo automatico la fatturazione e il pagamento tramite il metodo impostato nell'account Shopify. Durante il periodo di elaborazione del pagamento nel caso di superamento della soglia, l'acquisto e la stampa di ulteriori etichette viene permessa nella misura di un ulteriore 10%. Tariffe agevolate Shopify Shipping offre tariffe di spedizione agevolate. Mentre per quanto riguarda la partnership con Poste Italiane non sono ancora indicati dettagli sui costi, per gli altri corrieri (disponibili però solamente in altri stati) si può avere un risparmio considerevole, in alcuni casi anche oltre l'80% sul prezzo totale della spedizione, dipendente da: Piano Shopify sottoscritto; Tratta di spedizione; Caratteristiche del pacco come imballaggio e peso; Oltre ciò c'è la possibilità di ottenere il calcolo della spedizione direttamente al check-out migliorando la pianificazione interna per quanto riguarda le spese di spedizione da sostenere. Resta comunque la possibilità di calcolare al check-out tariffe di spedizione forfettarie. La partnership tra Poste Italiane e Shopify per vendere online Per quanto riguarda la partnership tra Shopify e Poste Italiane, oltre ai vantaggi di Shopify Shipping se ne aggiungono altri che questa collaborazione fornisce a chi vende online tramite ecommerce. Il primo punto fondamentale è riuscire a consegnare i pacchi dei prodotti in 1/2 giorni lavorativi, dal lunedì al venerdì, in tutta Italia tramite il servizio Poste Delivery Business Express. Non c'è al momento quindi la possibilità di gestire spedizioni internazionali. Questa tipologia di servizio è inoltre accompagnata dalla possibilità di acquistare una copertura assicurativa per ogni spedizione al costo di 1 Euro al chilogrammo, il tutto gestito da Poste Italiane. Per poter spedire i prodotti al cliente finale inoltre è possibile prenotare il ritiro dal proprio magazzino. Per fare questo ci sono due strade: dal sito internet di Poste Italiane oppure tramite numero di telefono. Non è pertanto possibile consegnare i prodotti direttamente all'ufficio postale. Per ulteriori informazioni sulle spedizioni vi rimandiamo alla pagina assistenza di Shopify. Per quanto riguarda i reclami a livello di servizio, vengono interamente gestiti da Shopify, ciò significa che in caso di smarrimento o danneggiamento del prodotto, va richiesta assistenza a Shopify che farà da tramite con Poste Italiane. A chi può essere utile Shopify Shipping? Shopify Shipping certamente può essere utile a chi sta iniziando con un progetto ecommerce e non ha la possibilità di investire un grande quantitativo di risorse in un partner logistico affermato. Con Poste Italiane anche il piccolo ecommerce avrà la possibilità di avere un servizio di spedizione efficiente, riuscendo così ad aumentare le vendite e avere una crescita costante del suo progetto. E' difficile partire da zero con un ecommerce e trovarsi a dover organizzare parte produttiva e logistica contemporaneamente. Shopify da questo punto di vista si conferma una piattaforma altamente scalabile, fornendo tutti gli strumenti giusti per semplificare la gestione logistica e dare una grossa mano a chi per la prima volta vuol investire tempo e denaro nel mondo ecommerce, accompagnandolo verso logiche sempre più complesse. Ciò che resta da fare ad una persona con un progetto ecommerce è quella di affidarsi a dei Shopify Expert per partire subito a vendere i suoi prodotti.
Un clic, uno scroll oppure uno swipe up: ecco la nuova modalità di acquisto. Oggi, mentre si naviga sul proprio Social Network preferito, è possibile, infatti, acquistare dei prodotti e servizi in modo semplice e soprattutto veloce. Il Social Ecommerce si affianca alle classiche piattaforme di commercio online, come gli eShop proprietari, Shopify e altri marketplace. Il Social Commerce su Instagram, Facebook, TikTok e altre piattaforme permette non solo di acquistare prodotti, ma anche di condividere con gli altri utenti la propria esperienza. Chiunque si occupi di vendite online deve tener conto di questo fenomeno, poiché il Social Commerce sta diventando il trend del momento. Questo perché i consumatori hanno cambiato le loro abitudini rispetto al passato trascorrendo in media due ore al giorno sui Social e acquistando i prodotti online e sempre meno presso i negozi fisici (tendenza che non riguarda più solo la Generazione Z). Gli utenti sono sempre più connessi e il mondo degli acquisti online deve considerare tutto ciò promuovendo prodotti e servizi sulle piattaforme social. Perché è così importante? I motivi sono tanti, ma uno dei principali e più evidenti è la possibilità di avere clienti che condividono la propria esperienza d’acquisto diventando testimonial (gratuiti) della bontà del tuo prodotto. Oltretutto tutto ciò consente di ampliare il tuo progetto ecommerce ed essere sempre più presenti nei touchpoint dell'utente. Se vuoi sapere di più su come funziona lo Shopping Social, continua a leggere e scoprirai come fare la differenza. Cos’è e come funziona il Social Commerce Il Social Commerce non è altro che la possibilità di effettuare l’acquisto di un prodotto o di un servizio direttamente dalle piattaforme Social. Non si tratta di un link che rimanda ad uno shop online esterno, ma di un sistema integrato nella navigazione del social stesso. Una volta definito cos'è il social commerce vediamo nel dettaglio come funziona e quali sono le sue potenzialità. Il funzionamento è diverso a seconda della piattaforma Social utilizzata. In seguito analizzeremo ogni canale con le diverse possibilità offerte. In generale possiamo dire che il Social Commerce permette di: Guardare i prodotti, sfogliarli e confrontarli; Selezionare il prodotto da acquistare; Completare l’operazione di acquisto con un semplice click. In passato, le aziende potevano semplicemente utilizzare i social solo per promuovere i loro prodotti e cercare di instaurare un rapporto più stretto con i potenziali clienti. L’acquisto diretto attraverso i social ha completamente rivoluzionato il modo di vendere online, portando innumerevoli vantaggi. Il più importante è di sicuro il fatto che gli utenti interessati ad acquistare non devono più lasciare i social per visitare il tuo sito web. Immagina di navigare su Facebook e di vedere quel paio di scarpe che ti piace tanto. Pensi: “più tardi devo visitare il sito per acquistarle”. Quante volte hai completato l’acquisto? La risposta è poche, semplicemente perché lo hai dimenticato o non ricordavi il nome del sito o non hai avuto tempo. Avere sui Social il pulsante “Acquista” è un enorme vantaggio. Puoi completare il tuo acquisto e tornare a guardare gli altri contenuti senza uscire mai dalla piattaforma. Tutto questo è perfettamente integrato con la customer journey dell'utente, infatti, i prodotti vengono presentati come altri contenuti con possibilità di acquistarli velocemente e con poco sforzo. L’acquisto diretto non è l’unico vantaggio, eccone altri: Meno passaggi: ricerca, visualizzazione e acquisto in meno tempo; Riduzione del tasso di abbandono del carrello; Puoi catturare il tuo target; Creazione di una community di clienti che ne attireranno nuovi; Puoi avere a disposizione statistiche precise sui tuoi utenti e sulle loro preferenze d’acquisto; Comunicare con i clienti in modo smart. Inoltre il Social ecommerce è una modalità di vendita che può essere usata insieme ad altre, come ecommerce basati su progetti Shopify, ma anche un negozio fisico. Ad ogni piattaforma il suo Social Commerce Il social commerce in Italia e negli altri paesi del mondo si sta diffondendo in tutte le piattaforme. Da Facebook, a Instagram, passando per Pinterest, Tik Tok, e di recente tramite la partnership con Shopify, anche su Youtube con Youtube Shopping: ormai è diventato un trend con un potenziale enorme. Anche chi già possiede un e-commerce, e utilizza social per promuoversi, può sfruttare il social commerce per offrire un’esperienza di acquisto senza interruzioni. Per entrare con successo in questo mondo devi scegliere il Social Network più adatto al tuo target di riferimento. Ecco come si usano i social principali per vendere. Social Commerce Instagram L’icona a forma di borsetta presente su Instagram è la porta di accesso per il mondo degli acquisti Social. Questa è la sezione Shops, all'interno della quale hai la possibilità di creare un vero e proprio negozio virtuale. Ecco come fare: Collegati al tuo profilo Instagram aziendale; Importa il tuo catalogo di prodotti da Shopify, BigCommerce o un'altra piattaforma partner; Inserisci tag nei tuoi post per far visualizzare nome e prezzo del prodotto; L'utente, facendo tap sul prodotto, può vedere le informazioni inerenti al prodotto e verrà indirizzato all’acquisto. Il tool Shop di Instagram permette di selezionare le fotografie da mostrare, taggare fino a cinque prodotti per immagine, aggiungere filtri e didascalie. L’integrazione tra Facebook e Instagram ha reso il tutto ancora più pratico da gestire. Social Commerce Facebook Grazie al servizio Facebook Shop è possibile creare un negozio online. Cosa puoi fare: Creare cataloghi di prodotti; Pubblicizzare gli articoli; Personalizzare la grafica per migliorare l’esperienza utente; Essere contattato tramite WhatsApp o Messenger. Uno strumento che ha rivoluzionato il modo di acquistare e vendere online è il Marketplace di Facebook. Si tratta di una sezione del social dedicata alle compravendite tra gli utenti, all’interno della quale è possibile mettere in vendita gratuitamente articoli di vario tipo. Tik Tok e il Social Ecommerce con Shopify Il colosso cinese TikTok da poco è entrato nel mondo del Social Commerce, stringendo una partnership con la piattaforma Shopify. I venditori presenti su Shopify, creando un account TikTok Business, potranno far visualizzare i propri prodotti anche sul social network. In questo modo potrai promuovere i tuoi articoli con le clip verticali di Tik Tok e arrivare a molti più follower. I vantaggi dei nuovi modelli di vendita Social Come abbiamo visto, stanno emergendo nuove forme di acquisto e la maggior parte sono orientate al mondo dei Social. Quindi se da un lato è cambiato il modo di comprare, cosa è cambiato per il venditore? Mentre per i consumatori è esploso il Social Commerce, per le aziende si parla sempre di più di Social Selling. Si tratta di un modello orientato ad acquisire clienti attraverso le informazioni ottenute dai social Network. In questo senso i Social sono diventati uno strumento per tessere la rete di vendita e intercettare i potenziali clienti. Questa strategia sta prendendo il posto delle classiche pratiche di marketing che prevedono la trasmissione di email o le ancor più tradizionali chiamate telefoniche. Le aziende dai nuovi modelli di vendita Social hanno diversi benefici: Avere a disposizione più piattaforme di commercio elettronico facili da usare; Aumentare il livello di customer experience dell'utente andando a coprire un altro touchpoint, oltretutto tra i più importanti; Incrementare le vendite affiancando questo metodo a quelli normalmente usati dall’azienda. Social Commerce in Italia: a che punto siamo? Il fenomeno del Social Commerce è nato in Cina e subito dopo è esploso in USA. In questo contesto iperconnesso, anche l’Italia può dire la sua. Sono tanti, infatti, i negozi online che vendono anche attraverso i social, in particolare Instagram, che attualmente si dimostra il più proficuo. La maggior parte dei brand vendono attraverso un’integrazione del profilo instagram con il loro ecommerce, collegando il tutto con un ecommerce CRM in modo da permettere a chi si occupa di marketing, da non tralasciare però per il team sales, di vedere pagine visualizzate dall'utente, acquisti fatti e molto altro. Tutto ciò può essere usato per migliorare le campagne di marketing ed esaminare statistiche delle vendite dei prodotti. Di certo la crisi sanitaria e l'impossibilità di recarsi fisicamente nei negozi hanno spinto anche i più resistenti ad avvicinarsi al commercio online e un numero crescente di aziende sta scegliendo i canali digitali per migliorare le vendite e le prestazioni. In questo contesto il social commerce è di sicuro protagonista indiscusso. I più predisposti all’uso di queste piattaforme sono sempre i più giovani. Infatti, dalla ricerca Shopify, Future Commerce, è emerso che nel 2020 gli utenti che acquistano online sono per il 74% compresi nella fascia d’età tra i 18 e i 35 anni.
Nel dizionario moderno del marketing è entrato di diritto un termine che non può essere ignorato dalle aziende, soprattutto da chi ha un e-commerce: la supply chain. Questa parola è diventata sempre più popolare alla luce degli ultimi eventi, come la pandemia da Covid-19 e la guerra in Ucraina, che hanno pesantemente influito sull’intera catena di distribuzione e sull’approvvigionamento delle materie prime a livello globale. Per sopperire ai problemi è molto importante per le aziende adottare metodologie e software capaci di rafforzare la catena di approvvigionamento e snellire i processi produttivi in un contesto sempre più mutevole. In questo articolo ci concentriamo proprio sul ruolo della supply chain nell'ecommerce, la sua origine, la sua definizione e quali fattori hanno permesso di arrivare al concetto attuale. Supply chain: cosa fa e cosa significa? Le origini della supply chain affondano le loro radici nel 1982 quando ne parlarono per la prima volta nel libro “Supply Chain Management: Logistics catches up with strategy” due studiosi, Oliver e Webber, che la definirono “una tecnica di riduzione delle scorte in aziende facenti parte della stessa filiera”. Negli anni successivi la supply chain si è evoluta sempre di più e furono date nuove interpretazioni, che possiamo così suddividere secondo 4 approcci diversi: Filosofia manageriale di gestione che guida chi opera nella supply chain a creare valore aggiunto per il cliente (1990); Integrazione verticale tra le imprese (1993); Processo di gestione e coordinamento (1997); Integrazione logistica (1998). Ognuno di questi 4 diversi approcci ci dà una differente chiave di lettura, facendoci capire quanto impatti la supply chain sulla vita aziendale a 360°. Volendo dare una definizione generale possiamo dire che la supply chain è una catena di approvvigionamento che va dalla fornitura dei materiali da parte dei fornitori fino alla consegna del prodotto al cliente finale, tenendo ovviamente presente tutti i processi compresi all’interno. Le aziende, in base alla clientela da soddisfare e alle necessità del proprio mercato nel corso dell’anno, devono dotarsi del giusto quantitativo di materie prime, della forza-lavoro e dei macchinari per tenere in salute il proprio business. Bisogna poi considerare tutte le variabili, presenti in ogni tipologia di mercato, che rischiano di provocare una sovrapproduzione che causa giacenze inutili, che si trasformano in costi eccessivi, o al contrario in una sottoproduzione che determina carenze di prodotti che si traducono in meno vendite e quindi in perdite. Ecco perché per ogni progetto ecommerce B2B o B2C è importante pianificare con la massima attenzione la propria supply chain per garantirsi un approvvigionamento equilibrato senza eccedenze o carenze. Differenza tra supply chain e logistica C’è il rischio di pensare che la supply chain e la logistica siano la stessa cosa, due termini che erroneamente vengono utilizzati spesso come sinonimi. La principale differenza risiede nel fatto che la logistica è una parte della supply chain, che è invece un processo molto più ampio. Nella logistica rientra il ciclo di produzione che comprende l’organizzazione e la gestione dell’approvvigionamento, dello stoccaggio e della distribuzione delle materie prime e dei prodotti necessari per la produzione finale. Riassumendo possiamo dire che la logistica è quel processo comprensivo di tutte le operazioni che riguardano il trasporto di merce da un luogo all’altro, tenendo conto delle tempistiche e dei costi. Come già spiegato invece la supply chain comprende una serie di operazioni molto più ampie che coinvolgono i macchinari, le risorse e le attività necessarie per la produzione e la vendita finale del prodotto. Dalla supply chain tradizionale a quella digitale: i 5 cambiamenti chiave Dalla supply chain tradizionale, quella teorizzata da Oliver e Webber agli inizi degli anni ‘80 per intenderci, ne è passata di acqua sotto i ponti. Per affrontare le sfide del presente e del futuro con un progetto ecommerce moderno e innovativo bisogna prendere in considerazione 5 cambiamenti fondamentali già avviati: Digitalizzazione; Globalizzazione; Crescita dell’e-commerce; Smart working; Nuovi modelli di business. La digitalizzazione La digitalizzazione ormai fa parte di tutti i processi di marketing, e non solo, quindi è fondamentale digitalizzare l’intera catena di approvvigionamento per velocizzare e snellire ogni azione. Tecnologie come l’IoT e la blockchain renderanno le aziende che vendono su ecommerce molto più agili e proattive, riuscendo ad affrontare al meglio ogni evento prevedibile o imprevedibile che può verificarsi in futuro. Sarà possibile trasmettere e scambiare informazioni in tempo reale con fornitori e partner, adottando in tempo le contromisure necessarie grazie ad una maggiore collaborazione e gestendo al meglio ogni rischio potenziale. Globalizzazione Dalla digitalizzazione alla globalizzazione il passo è breve, ma bisogna prestare la massima attenzione in questo step. La globalizzazione ha portato sicuramente grandi benefici, ma ora stanno emergendo anche i tanti rischi, come il ritardo e talvolta l'impossibilità di reperire prodotti durante il periodo di lockdown per via delle numerose restrizioni in diversi paesi. In questo caso il rapporto con il mondo ecommerce è biunivoco perché l'ecommerce ha contribuito alla globalizzazione e la globalizzazione ha permesso lo sviluppo degli ecommerce, con tutti i rischi annessi. Una possibile alternativa è il reshoring, una sorta di ritorno al passato, che prevede di riportare la produzione al paese d’origine per dribblare le criticità presenti in altri paesi produttori e fornitori di materie prime. Crescita dell’e-commerce La crescita dell’e-commerce è ormai un fenomeno indiscutibile, come dimostrano i numeri, e sempre più persone vorranno acquistare online piuttosto che nei negozi fisici. Gli shop online non solo devono garantire la puntualità delle spedizioni, ma anche la loro personalizzazione, in ogni momento e in qualsiasi contesto. Altra sfida per gli ecommerce sarà creare spedizioni sempre più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Da questi punti di vista, piattaforme come Shopify sono certamente all'avanguardia da un punto di vista delle spedizioni, vista la possibilità di utilizzare pratiche come il dropshipping agevolando così la logistica in uscita, e in entrata, di chiunque voglia vendere i propri prodotti online. Questa tipologia di piattaforme inoltre sono inoltre diventate adatte a chi ha intenzione di sviluppare ecommerce sostenibili grazie anche ad applicazioni come Shopify Planet, di cui abbiamo parlato in un altro nostro articolo. Smart working Nato come necessità durante la pandemia, lo smart working è una modalità sempre più diffusa e apprezzata dalle aziende che possono tagliare un bel po’ di costi. Da parte di tutti i team è quindi richiesta la massima flessibilità, abbinata alla capacità di lavorare da remoto sinergicamente per adottare le strategie più idonee e trovare le alternative più percorribili per ottimizzare i processi. Nuovi modelli di business all’orizzonte Un altro dei cambiamenti in atto è la nascita di modelli di business nuovi e personalizzabili secondo il proprio mercato. La supply chain va quindi rivista e riallineata secondo questi modelli, o almeno secondo quello utilizzato dalla propria attività. I 4 pilastri della supply chain da considerare nell'ecommerce Entrando più nel dettaglio sono 4 i pilastri tecnologici, che hanno ormai cambiato radicalmente il volto della supply chain, da tenere in considerazione durante la pianificazione di un progetto ecommerce: Advanced Analytics; Internet of Things; Automazione; Cloud computing Advanced Analytics I dati sono una risorsa preziosissima, specialmente per chi possiede un ecommerce, che forniscono utilissime informazioni e indicazioni per migliorare i vari processi della supply chain. Nello specifico questi dati aiutano ad avere una proiezione delle tendenze future, come la domanda di mercato, a risolvere i problemi e rispondere alle domande secondo il ragionamento umano. Internet of Things Un altro elemento fondamentale è l’Internet of Things, che consente di tracciare e di sapere in tempo reale dove si trova un oggetto e quali sono le sue condizioni di conservazione, ampliando il monitoraggio all’inventario e al magazzino. Questo elemento è importantissimo per quanto riguarda tutti i servizi offerti a chi acquista da uno shop online nella fase di post spedizione, come i sistemi di tracking e marketing che si attivano da quando avviene l'ordine e si disattivano quando il pacco arriva a casa del cliente. Automazione Oggi si parla sempre più di logistica 4.0, intesa come quell’insieme di attività di trasporto e di magazzino totalmente automatizzate, che consentono di risparmiare tempo e risorse preziose. Questo significa che i dipendenti possono destinare il loro tempo ad attività più complesse e anche più stimolanti nell’ambito del core business aziendale. Inoltre si riducono significativamente gli errori umani che determinano perdite di tempo e aumento dei costi. In sostanza l’azienda ottiene un valore aggiunto nella gestione della supply chain. Cloud computing Infine nella supply chain riveste una grande importanza il cloud computing, che assicura una serie di vantaggi: Integrazione di più piattaforme; Approccio scalabile delle soluzioni; Informazioni e dati immediatamente disponibili da qualsiasi dispositivo e in ogni momento. Grazie al cloud computing la supply chain diventa molto più agile, poiché risponde in modo reattivo alle richieste sfruttando e collegando contemporaneamente più risorse e strumenti. Conclusioni La supply chain è un aspetto fondamentale per chi vuole fare ecommerce e va contestualizzata secondo le situazioni contingenti e il proprio specifico mercato. Sono diversi i fattori e le variabili che possono stravolgere da un giorno all’altro le modalità di approvvigionamento, o addirittura limitare la disponibilità di prodotti o di materie prime, perciò è necessario tenere pronti sempre piani alternativi per affrontare ogni possibile emergenza. A proposito di ecommerce, a fine articolo puoi scaricare gratuitamente il nostro ebook che ti spiega come far funzionare correttamente un’attività online e che ti fornisce utilissimi consigli per il tuo business.