In un'era digitale dove la sicurezza delle informazioni è fondamentale, è essenziale implementare misure di protezione nella gestione delle email aziendali. Questo articolo esplorerà sei importanti funzioni - SPF, DKIM, DMARC, BIMI, MTA-STS, e TLS-RPT - spiegando come ciascuna contribuisca a un ambiente di posta elettronica più sicuro. 1. SPF (Sender Policy Framework) Cos'è? SPF è un metodo per prevenire l'uso non autorizzato del tuo dominio nelle email (conosciuto come spoofing). Agisce come un controllo all'ingresso, dove i server di posta verificano se l'email proviene da un server autorizzato dal dominio del mittente. Problemi Risolti: Impedisce agli attaccanti di inviare email che sembrano provenire dal tuo dominio, riducendo così il rischio di phishing e di altre truffe via email. 2. DKIM (DomainKeys Identified Mail) Cos'è? DKIM è una tecnica di autenticazione email che utilizza una coppia di chiavi crittografiche (pubblica e privata) per verificare che il contenuto dell'email sia stato inviato da un dominio specifico e non sia stato alterato durante il transito. Problemi Risolti: Garantisce l'integrità del messaggio, assicurando che le email non siano state manomesse durante il loro viaggio attraverso Internet. 3. DMARC (Domain-based Message Authentication, Reporting & Conformance) Cos'è? DMARC è uno standard che combina SPF e DKIM, fornendo istruzioni ai server di posta su come gestire le email che non superano questi controlli. Include anche un meccanismo di reportistica per informare i proprietari dei domini su come le loro email vengono gestite. Problemi Risolti: Aiuta a prevenire l'abuso del dominio dell'azienda e fornisce informazioni sulle email inviate, consentendo un'azione proattiva contro le minacce. 4. BIMI (Brand Indicators for Message Identification) Cos'è? BIMI permette alle aziende di associare il proprio logo alle email che superano i controlli DMARC. Questo logo appare accanto all'email nei client di posta che supportano BIMI. Problemi Risolti: Rafforza la fiducia dei destinatari nelle email autentiche e aumenta la visibilità del brand aziendale. 5. MTA-STS (Mail Transfer Agent Strict Transport Security) Cos'è? MTA-STS è un protocollo che aiuta a proteggere le connessioni email da intercettazioni e attacchi uomo-nel-mezzo, assicurando che il traffico email tra i server sia criptato e trasmesso in modo sicuro. Problemi Risolti: Migliora la sicurezza del trasporto delle email, prevenendo intercettazioni e modifiche non autorizzate. 6. TLS-RPT (TLS Reporting) Cos'è? TLS-RPT è uno standard per la reportistica che fornisce feedback sugli errori di consegna delle email legati alla sicurezza del trasporto, come i problemi con la crittografia TLS (Transport Layer Security). Problemi Risolti: Fornisce informazioni vitali per identificare e risolvere problemi di sicurezza nel trasporto delle email. L'Importanza dell'Integrazione Implementare i protocolli di sicurezza email come SPF, DKIM, DMARC, BIMI, MTA-STS, e TLS-RPT porta a risultati significativamente diversi rispetto a non averli. Ecco un confronto dettagliato, con esempi pratici, per illustrare meglio l'impatto di queste implementazioni. 1. Con SPF, DKIM e DMARC Implementati Sicurezza Rafforzata: Questi protocolli riducono notevolmente il rischio di phishing e spoofing. Ad esempio, un attaccante che tenta di inviare un'email fraudolenta dal vostro dominio fallirà perché non supererà i controlli SPF e DKIM. Inoltre, grazie a DMARC, queste email vengono rifiutate o messe in quarantena, proteggendo i destinatari. Miglioramento della Reputazione: Le email autentiche hanno maggiori probabilità di raggiungere le caselle di posta, anziché essere filtrate come spam. 2. Senza SPF, DKIM e DMARC Vulnerabilità ad Attacchi: Senza questi protocolli, è facile per gli aggressori usare il vostro dominio per inviare email di phishing, potenzialmente danneggiando la vostra reputazione e esponendo i vostri contatti a truffe. Problemi di Consegna: Le email legittime possono essere erroneamente segnalate come spam, riducendo la comunicazione efficace con clienti e partner. 3. Con BIMI Implementato Riconoscimento del Brand: Le email che passano i controlli DMARC possono presentare il logo dell'azienda, rafforzando la fiducia dei destinatari. Ad esempio, una campagna di marketing via email con il logo aziendale visibile aumenta l'autenticità e l'engagement. 4. Senza BIMI Minore Riconoscimento Visivo: Le email appaiono meno distinguibili e professionali, potenzialmente riducendo l'impatto del branding e la fiducia del destinatario. 5. Con MTA-STS e TLS-RPT Implementati Comunicazioni Protette: Le email sono trasmesse in modo sicuro, prevenendo intercettazioni. Se un partner commerciale invia informazioni sensibili, MTA-STS assicura che queste informazioni siano criptate durante il trasporto. Monitoraggio e Risposta agli Errori: TLS-RPT fornisce feedback sugli errori di consegna legati alla sicurezza, permettendo un'azione tempestiva per risolverli. 6. Senza MTA-STS e TLS-RPT Rischio di Interception: Le email potrebbero essere intercettate o alterate durante il trasporto, mettendo a rischio informazioni sensibili. Mancanza di Visibilità: Senza reportistica TLS, i problemi di sicurezza del trasporto delle email potrebbero rimanere non rilevati, aumentando il rischio di perdite di dati. In conclusione, l'implementazione di queste tecnologie di sicurezza email non solo rafforza la protezione contro attacchi esterni ma migliora anche la gestione e l'affidabilità delle comunicazioni aziendali. La loro assenza lascia aperta la porta a rischi significativi, che possono avere impatti negativi sia sulla sicurezza dei dati sia sulla reputazione aziendale.
I siti web e gli e-commerce rappresentano un importantissimo biglietto da visita che le aziende presentano ai loro clienti, un mercato sempre più competitivo dove l'improvvisazione è sempre più imperdonabile. Devono essere intuitivi, facili da navigare e dotati di tutte le strumentazioni e le funzionalità necessarie per una user experience impeccabile e indimenticabile. Proprio per questo motivo start-up, aziende e merchant stanno sposando il progetto Shopify, scegliendo questa piattaforma che consente di ottimizzare i propri siti web e renderli perfettamente fruibili ai propri clienti. Eccoci dunque alla domanda che maggiormente ci interessa: come fare la migrazione dei clienti Shopify? Rispondiamo a questa domanda nei successivi paragrafi, concentrandoci in particolare sugli aspetti pratici, sulle problematiche e sugli elementi da considerare maggiormente prima di procedere alla migrazione su Shopify. Come importare clienti su Shopify da un’altra piattaforma Una volta che hai creato il tuo negozio su Shopify (o Shopify Plus), puoi procedere al trasferimento dei dati dal vecchio sito. Questa è l’occasione buona per eliminare elementi obsoleti o che comunque non performano più come desideri, tra i quali: Prodotti; Clienti; Storico degli ordini; Blog; Pagine. In questa fase puoi ad esempio eliminare prodotti che non vendi più o articoli di blog obsoleti etc. Completata questa operazione devi verificare che tutte le informazioni riportate siano corrette per evitare problemi futuri, come prezzo, scorte e peso. Nella fase successiva devi personalizzare e ottimizzare l’aspetto del sito web, scegliendo tra un tema gratuito oppure acquistandolo a pagamento dal Theme Store. Altro step fondamentale è la configurazione delle spedizioni e delle tariffe, per evitare pasticci imbarazzanti con i clienti. Altra parte importante è la configurazione delle impostazioni fiscali, che potrebbero cambiare a seconda del mercato e del paese dove operi. Per completare devi configurare un gestore dei pagamenti, che ti permette di scegliere le metodologie di pagamenti più sicure per i tuoi clienti Shopify. Quando hai configurato le impostazioni dei pagamenti fai alcune prove di transazioni per assicurarti che tutto funzioni correttamente. A questo punto è tutto pronto per acquisire un nuovo dominio oppure trasferire il dominio associato al negozio già esistente sul tuo nuovo account Shopify. Shopify: problemi e aspetti da monitorare prima di procedere alla migrazione Come abbiamo già accennato nell’introduzione Shopify è una piattaforma SAS (Software as a Service) di e-commerce che offre una serie di funzionalità che consentono di gestire al meglio la propria attività sul web. Una delle caratteristiche più apprezzate di Shopify è la sua scalabilità, poiché ognuno può realizzare il suo e-commerce come preferisce. Ci sono le funzioni base per chi vuole realizzare un sito semplice, intuitivo e senza particolari personalizzazioni, ma ci sono anche opzioni avanzate per chi al contrario vuole dare un’impronta personale molto forte al sito o che gestisce un business ampio e complesso. In ogni caso bisogna considerare una serie di problematiche e di aspetti da monitorare con attenzione per assicurarsi che la migrazione avvenga senza intoppi e che il sito alla fine rispecchi le proprie peculiari necessità, esigenze e preferenze. Interfaccia Shopify si fa apprezzare per la sua semplicità di utilizzo. Grazie ad apposite funzioni è possibile aggiungere oppure spostare facilmente diversi elementi del sito, anche senza avere alcuna conoscenza di codice. Tuttavia alcuni merchant, proprio perché Shopify è facile da utilizzare, sono troppo superficiali e rischiano quindi di commettere alcuni errori nella personalizzazione dell’interfaccia, che può risultare poco fruibile per i clienti o addirittura non ottimizzata per i motori di ricerca. Sarebbero problematiche molto serie, sia perché sarebbe compromessa la visibilità nei motori di ricerca che è fondamentale sia perché i siti ormai sono realizzati e plasmati sulle esigenze dei clienti che devono vivere una user experience godibile e scorrevole. Migrazione dei dati A seconda dell’abbonamento scelto su Shopify si possono gestire un numero variabile di prodotti. I piani di abbonamento Basic e Shopify Advanced consentono di caricare un numero illimitato di prodotti in magazzino, mentre il piano Starter presenta alcune limitazioni. I prodotti possono comunque essere caricati manualmente oppure tramite un file CSV, la cosa importante è però migrare anche altri contenuti per non rischiare di perdere dei dati preziosi, come gli ordini precedenti o la segmentazione dei clienti su Shopify. Redirect 301 Quando esegui la migrazione di un sito da una piattaforma all’altra, devi presentare grande attenzione al redirect 301, cioè un reindirizzamento permanente di una pagina web ad un’altra. Questo processo è fondamentale in chiave SEO, dal momento che i motori di ricerca utilizzano l’URL per selezionare i contenuti da mostrare nei risultati di ricerca. Se non procedi al redirect 301 quando sposti una pagina c’è il rischio che venga rilevato il tanto temuto errore 404, dal momento che i vecchi URL ormai non esistono più. Assicurati quindi di utilizzare i redirect 301 affinché tutti i link siano costantemente aggiornati e ottimizzati per la nuova piattaforma. Funzionalità extra o personalizzate Su Shopify a tua disposizione ci sono diverse funzionalità native per realizzare il tuo sito. Oltre ai contenuti, come testi o immagini, potresti però anche trasferire direttamente le funzionalità presenti sulla vecchia piattaforma. In questo caso hai 2 opzioni: Usare le app disponibili su Shopify per aggiungere le funzioni extra desiderate; Programmare delle personalizzazioni ad hoc con un apposito sviluppatore. Consulenza Se non hai una particolare esperienza nel settore, è consigliabile evitare la migrazione del sito su Shopify fai da te. Corri il rischio di perdere dati importanti o comunque di non effettuare correttamente la migrazione. Cosa fare in questi casi? La cosa migliore è richiedere la consulenza professionale di esperti, per assicurarti di procedere alla migrazione correttamente e senza perdere dati preziosi. Meglio fare un investimento iniziale, ma una sola volta, piuttosto che apportare interventi di manutenzione di volta in volta che rallentano la tua attività e che risultano anche più onerosi. Migrazione a Shopify: i 5 step da considerare A questo punto non ci resta che analizzare i 5 step principali prima di procedere alla migrazione senza problemi. Pianificazione Nel corso dell’articolo abbiamo sottolineato la necessità di migrare gli elementi più importanti del tuo sito, come clienti, blog, pagine o anche recensioni di prodotti. Ma è importante anche l’ordine con il quale importi i tuoi dati, quindi pianifica attentamente ciò che vuoi trasferire per non perderti nulla. Elementi di design e funzionalità Il design riveste un ruolo di primo piano per il tuo sito, sia in chiave di funzionalità che di estetica. Il tuo sito per prima cosa deve avere un’interfaccia semplice, ma non dimenticare l’importanza dell’estetica che deve essere sufficientemente accattivante per catturare subito l’interesse del visitatore. Il design inoltre deve mettere subito in evidenza le peculiarità e la USP (unique selling proposition), cioè la caratteristica che rende unica la tua attività. Il sito va quindi realizzato in base alle tue preferenze e alle caratteristiche del tuo mercato, ma dai anche uno sguardo ai competitor per trarre ispirazione. La cosa importante è che il tuo sito sia originale e in grado di distinguersi con un design intrigante e una serie di funzionalità efficaci e performanti. Configurazione Altro aspetto che abbiamo avuto modo di affrontare nel corso dell’articolo è la configurazione, uno step da effettuare con grande attenzione e meticolosità. Dopo aver completato la migrazione dei dati e realizzato la struttura del tuo sito web, inizia a configurare tutti i contenuti per le pagine, le tasse, i pagamenti e i profili di spedizione. Come già sottolineato un passaggio cruciale è l’impostazione dei reindirizzamenti, per consentire ai clienti che hanno messo il tuo sito tra i preferiti di poterlo raggiungere senza alcun problema anche dopo la migrazione. Test Prima di lanciare il tuo nuovo negozio su Shopify devi testarlo per assicurarti che tutto funzioni correttamente. Tra le operazioni preliminari che devi fare c’è la richiesta della reimpostazione delle password ai tuoi clienti. Per loro questa può risultare un’operazione seccante, ma è necessaria poiché le password sono crittografate e di conseguenza non possono essere migrate in automatico durante il processo. Testa tutte le pagine del sito, ad esempio effettuando ordini e poi annullandoli, e assicurati che tutte le notifiche email siano pertinenti. Lancio Hai completato tutte queste operazioni? Perfetto! Se tutto funziona correttamente puoi finalmente lanciare il tuo sito nuovo di zecca per sfruttare subito le grandi funzionalità disponibili su Shopify. Conclusioni Shopify è una piattaforma che, grazie alle sue funzionalità, può dare un nuovo volto al tuo sito e dargli la spinta giunta per proiettarlo verso l’alto. La cosa importante è procedere alla migrazione in modo corretto, poiché un piccolo errore potrebbe compromettere tutto il lavoro fatto. Per eseguire le varie operazioni correttamente è consigliabile utilizzare Shopify Plus che offre numerose funzionalità interessanti, come la possibilità di accedere alle app integrate per invitare in blocco i clienti a reimpostare la loro password. Se sei interessato a conoscere le principali funzionalità di Shopify Plus e capire come sfruttarle non devi fare altro che scaricare gratuitamente l’ebook alla fine dell’articolo.
Se stai pensando di lanciare un nuovo e-commerce sono tante le domande da porsi, a partire dalla piattaforma migliore da cui iniziare. Nell'abbondanza di piattaforme disponibili ne possiamo individuare due che rappresentano l’eccellenza: Shopify e Magento. Meglio un negozio Shopify o Magento? Alcuni merchant potrebbero chiedersi se sia il caso di eliminare il negozio Shopify e aprirne uno Magento, o viceversa. Abbiamo realizzato questo articolo proprio per fare chiarezza, aiutarti e indirizzarti verso la scelta più indicata secondo le tue necessità. I vantaggi di Shopify rispetto a Magento Quale piattaforma per e-commerce è più performante? Qual è il modo migliore per presentare i propri prodotti e valorizzare la propria attività? Queste e altre domande affollano la mente dei merchant che desiderano lanciare un nuovo e-commerce o che magari vogliono passare ad un’altra piattaforma per la realizzazione di siti e-commerce e shop online. Ebbene tutte queste domande ci portano ad uno scontro che possiamo definire epico: Shopify vs Magento. Pur trattandosi di due ottime piattaforme, Shopify sembra avere una marcia in più. Elenchiamo di seguito i principali vantaggi che un negozio Shopify offre rispetto a Magento. 1- La piattaforma ideale per l'utilizzatore finale Shopify è la scelta ideale per un venditore che non ha conoscenze lato sviluppo-codice e che non vuole studiare e cimentarsi nell'adozione di skill per la progettazione di un sito, poiché può gestirlo tranquillamente da solo e in totale autonomia. Una volta che con uno Shopify Expert hai creato un negozio con Shopify puoi essere autonomo per le operazioni day by day, ad esempio trascinare elementi ed impaginare gli elementi del tuo sito come preferisci. Diverso è il discorso per Magento, pensato principalmente per chi ha grossi budget da investire nella creazione e gestione del sito, visto che presenta una maggiore complessità. A meno che tu non abbia elevate conoscenze in ambito di sviluppo e configurazione del sito, dovrai rivolgerti ad un professionista per quasi ogni nuova implementazione, cosa che richiede naturalmente ulteriori spese non di poco conto. 2- Notevole facilità di configurazione Il costo di un negozio Shopify tende ad abbassarsi anche grazie alla facilità di configurazione: il setup dello store è meno complicato rispetto a quello che richiede Magento, pur comprendendo una grande vastità di opzioni e possibilità di personalizzazione. Ma un sistema più semplice da gestire diventa un sistema meno costoso da mettere in piedi perché si risparmiano ore lavoro preziose. Ecco perchè il costo di realizzazione di un sito con Shopify è più basso rispetto a Magento. 3- Facile personalizzazione In un mercato così saturo è importante distinguersi dalla concorrenza con un sito personalizzato e dallo stile distintivo e accattivante. Un sito anonimo non ti permetterebbe di emergere nel “mare magnum” del web, navigato da migliaia di siti competitor che vendono i tuoi stessi prodotti. Shopify invece ti permette di personalizzare tutto: colori, caratteri, layout, immagini, valuta e tanto altro ancora grazie all’editor del tema della piattaforma. In questo modo il sito sarà davvero creato a tua immagine e somiglianza e potrai dare un’impronta molto personale e originale. Magento invece spesso richiede l’uso di estensioni di terze parti per personalizzare il sito. 4- Web hosting Aprire un negozio su Shopify è particolarmente conveniente poiché l’abbonamento mensile comprende anche il web hosting. La configurazione risulta ancora più semplice e non devi registrarti manualmente ad alcun provider di web hosting, come invece succede per Magento. 5- Tanti temi moderni e gratuiti Tutti i temi Shopify, compresi quelli gratuiti, hanno un design adattivo. Sulla piattaforma in totale ci sono 177 temi (165 a pagamento e 12 gratuiti) Il più caro ha un costo di 400 $. Su Magento ci sono solo 12 temi, 9 gratuiti e 3 a pagamento e i prezzi arrivano fino a 499 USD. 6- Integrazioni Grazie alle numerose integrazioni a disposizione puoi anche integrare app per il negozio Shopify. Nell’App Store della piattaforma ci sono oltre 6.000 app, che ti consentono di personalizzare a piacimento il tuo negozio online. Su Magento la scelta è molto più limitata, poiché le estensioni disponibili si fermano a 4.000. 7- Assistenza continua Se ti stai chiedendo come aprire un negozio Shopify, quali sono le problematiche o come personalizzare al meglio il tuo e-shop, sappi che la piattaforma ti offre assistenza continua 24h, 7 giorni su 7, indipendentemente dal piano che hai scelto. Inoltre potrai accedere anche al Centro assistenza, agli articoli del blog, ai webinar e ai corsi online per istruzioni e procedure. Il supporto di Magento viene offerto principalmente tramite un centro assistenza, un forum, una documentazione per gli sviluppatori e risorse tecniche, oppure in alternativa tramite telefono, ticket e demo. 8- Sottodominio incluso Non sei ancora pronto ad acquistare un dominio? Nessun problema con Shopify, che ti dà la possibilità di usare il sottodominio .myshopify.com senza spese, poiché è già incluso nell’abbonamento mensile. Non è così per Magento che, rivolgendosi principalmente a medie e grandi imprese, richiede da subito il nome di un dominio. 9- Non è necessaria la programmazione Shopify consente di personalizzare il codice CSS e HTML, ma non necessariamente bisogna avere competenze avanzate di informatica o di sviluppo di siti web. Come già spiegato puoi trascinare gli elementi per personalizzare il tuo negozio, scegliendo tra oltre 6.000 app dedicate. In ogni caso puoi sempre rivolgerti agli Esperti Shopify per applicare modifiche più complesse. Diversamente Magento richiede uno sviluppatore in-house o esterno per configurare il sito, oppure l’alternativa è affidarsi totalmente alle estensioni. 10- Convenienza Anche da un punto di vista economico vendere su un negozio Shopify risulta più vantaggioso rispetto a Magento. Le commissioni di transazione su Shopify per i canali di pagamento sono più basse, inoltre sono richiesti meno interventi di sviluppo web. E ancora Shopify comprende web hosting, sottodominio, opzioni di dropshipping, temi gratuiti e altro. Magento richiede invece costi decisamente più alti per creare e gestire il sito web. Perché i merchant preferiscono un negozio Shopify? Una volta che abbiamo messo a confronto le due piattaforme, scopriamo perché i merchant tendono a preferire tendenzialmente Shopify. Shopify adatto ad ogni attività di e-commerce Come abbiamo avuto modo di evidenziare durante l’articolo, Magento è riservato principalmente alle grandi aziende. Al contrario Shopify è una piattaforma indicata per tutte le attività, soprattutto quelle di medie e piccole dimensioni. E, poiché le PMI e le startup rappresentano la spina dorsale dell’e-commerce in Italia, non sorprende che Shopify sia il più gettonato del momento che si adatta perfettamente ad ogni esigenza di business. Migliori funzionalità SEO Shopify offre molte più funzionalità in ambito SEO, che riveste un ruolo di primo piano nell’ottimizzazione e nell’indicizzazione dei siti web. Titoli SEO e meta description integrati sono solo alcune delle funzionalità che contribuiscono all’ottimizzazione della piattaforma. Con il sistema di gestione dei contenuti puoi integrare un blog nel sito web, migliorando notevolmente il posizionamento sui motori di ricerca. Dropshipping Il dropshipping è una pratica molto diffusa tra i merchant che non hanno un magazzino a disposizione e che vogliono abbattere i costi di gestione ed è possibile sia su Shopify che su Magento. La differenza è che su Magento è richiesto il pagamento di una tariffa forfettaria da 249 USD per l’estensione Dropship. Su Shopify invece sono disponibili diversi servizi di dropshipping, come Oberlo che offre un piano gratuito illimitato senza costi di abbonamento mensili. All’occorrenza puoi anche aprire un negozio Shopify senza partita IVA in dropshipping, a patto che si tratti di un’attività temporanea e con un reddito molto contenuto. La sicurezza Altro tema molto sentito dai merchant è la sicurezza, poiché siti ed e-commerce sono sempre più esposti agli attacchi degli hacker. A tal proposito Shopify offre analisi del rischio di frode integrata, conformità PCI-DSS e certificati SSL, inoltre è conforme al GDPR. Su Magento invece devi installare manualmente la certificazione di conformità PCI-DSS, senza la quale non si può vendere, e per aggiungere un certificato SSL devi necessariamente contattare l’assistenza. Sistema POS proprietario Shopify è dotato di un sistema POS proprietario che rende più snelle e fluide le vendite, mentre Magento ha un sistema POS di terze parti, ConnectPOS, tramite le sue estensioni. Il sistema POS di Shopify si integra perfettamente con il negozio online, dandoti la possibilità di vedere e monitorare in modo unificato tutti i dati della tua attività. Conclusioni Eccoci alle considerazioni finali dopo questo confronto tra Shopify e Magento, che restano probabilmente le due migliori piattaforme per la progettazione di siti web. Shopify si fa preferire per molti aspetti, ma soprattutto è la scelta ideale per chi vuole creare un sito fai da te puntando al risparmio e alla convenienza, ma senza rinunciare alla qualità e all’efficienza. Un consiglio che ci sentiamo di darti è quello di integrare un’app con il tuo negozio online, poiché rappresenta il fido scudiero del tuo e-commerce che consente agli utenti di interagire direttamente con lo smartphone. Se vuoi saperne di più puoi scaricare gratuitamente l’ebook alla fine dell’articolo, che ti spiega quali sono i vantaggi di integrare col tuo sito una mobile app, lo strumento più potente ed efficace per rafforzare la credibilità del tuo brand e aumentare la fidelizzazione dei clienti.
Il Direct To Consumer, abbreviato in DTC, è una strategia di vendita che sta guadagnando sempre più popolarità tra le aziende di tutto il mondo. Il modello DTC combina i business convenzionali B2C ed eCommerce. Negli ultimi anni questo modello di business ha subito ancora di più un incremento positivo, sempre più apprezzato. L'adozione di una strategia Direct-to-Consumer (D2C) consente ai brand di ristabilire il controllo sul rapporto con i propri clienti. Questo significa che possono costruire relazioni personalizzate, aumentando il livello di coinvolgimento e il valore a lungo termine del cliente (customer lifetime value). Questo approccio si concentra sulla vendita diretta ai consumatori, bypassando intermediari come rivenditori fisici od online, per raggiungere direttamente il cliente finale. Tale modello di business si basa sull'utilizzo di canali di vendita online, come siti web aziendali o piattaforme di e-commerce, per mettere in contatto direttamente il produttore con il consumatore. Secondo le informazioni fornite da Shopify, un leader nel settore dell'e-commerce, il Direct To Consumer, permette alle aziende di costruire relazioni più solide con i propri clienti e di avere un maggiore controllo sulla presentazione dei prodotti e sulla gestione dei dati dei consumatori. Questa strategia non solo semplifica il processo di acquisto per il cliente, ma offre anche alle aziende l'opportunità di rafforzare la propria identità di marca e migliorare l'esperienza complessiva del consumatore. Ma quali sono i vantaggi concreti di adottare il modello DTC? Scopriamolo nel prossimo paragrafo. Vantaggi del modello D2c Il modello Direct To Consumer (DTC) offre una serie di vantaggi significativi per le aziende che scelgono questa strategia. Ecco alcuni dei principali benefici: Conoscenza approfondita dei clienti. Grazie alla vendita diretta, le aziende possono raccogliere dati dettagliati sui comportamenti di acquisto dei consumatori, consentendo loro di personalizzare le offerte e migliorare l'esperienza del cliente. Relazioni più solide con i clienti. Eliminare la presenza di un intermediario migliora di gran lunga i rapporti con i clienti. I legami si stringono e aumenta quindi anche il customer lifetime value. Controllo dei margini di profitto. Il DTC riduce la dipendenza da intermediari e rivenditori, permettendo alle aziende di mantenere un maggiore controllo sui margini di profitto. Maggiore controllo sulle attività di branding. Con il modello DTC è più facile avere il pieno controllo delle strategie di marketing. Flessibilità nella presentazione dei prodotti. Questo modello favorisce la flessibilità nella presentazione dei prodotti, consentendo alle aziende di comunicare direttamente il proprio messaggio di marca e di adattarsi rapidamente alle tendenze di mercato. Questo modello di marketing indubbiamente è più immediato rispetto agli altri tradizionali e probabilmente ancora più efficace per ciò che concerne il ROI. Approfondiamo nel successivo paragrafo come sfruttare il DTC nell’e-commerce. Come sfruttare il DTC nell’ecommerce L'approccio Direct-to-Consumer (DTC) sta rapidamente guadagnando importanza nell'ambito dell'e-commerce, consentendo alle imprese di stabilire una connessione diretta con i consumatori senza dover passare attraverso intermediari. Per massimizzare l'efficacia di questa strategia nell'ambiente dell'ecommerce, è fondamentale adottare alcune strategie chiave: Creazione di un sito web di alta qualità. Investire nella realizzazione di un sito web ben strutturato, intuitivo e mobile-friendly è essenziale per attrarre e mantenere i clienti. Personalizzazione dell'esperienza. Utilizza dati e analisi per comprender meglio le preferenze dei tuoi clienti, consentendo di offrire un'esperienza d'acquisto altamente personalizzata. Gestione ottimale dell'inventario. Mantieni un controllo preciso dell'inventario, evitando sia situazioni di sovraccarico che di scorte insufficienti. Comunicazione diretta con i clienti. Sfrutta al massimo il potenziale delle email marketing, dei social media e altre forme di comunicazione per mantenere una connessione costante con i tuoi clienti, fornendo loro informazioni su nuovi prodotti, offerte speciali ed eventi. Fornire un servizio clienti impeccabile. Garantire assistenza tempestiva e di qualità ai clienti è fondamentale per instaurare e mantenere la loro fiducia. Raccolta e utilizzo dei feedback dei clienti. Presta attenzione ai suggerimenti e ai commenti dei tuoi clienti, utilizzandoli come fonte preziosa per migliorare costantemente la tua offerta di prodotti e servizi. Costruzione di un'identità di marca forte. Sviluppa un'identità di marca autentica e riconoscibile che ti differenzi dalla concorrenza, offrendo ai clienti una motivazione convincente per scegliere i tuoi prodotti. Esplorazione di nuovi canali di vendita. Oltre al tuo sito web, valuta l'opportunità di vendere i tuoi prodotti su piattaforme di e-commerce di terze parti o di espandere la tua presenza in nuovi mercati. Monitoraggio delle metriche chiave. Tieni sotto controllo le metriche essenziali come il tasso di conversione, il valore medio degli ordini, il tasso di abbandono del carrello e altre, utilizzando queste informazioni per migliorare le tue strategie di marketing e vendita. Adattabilità continua. L'ecommerce è un settore in costante evoluzione, pertanto, rimani flessibile e adattati alle tendenze di mercato e alle esigenze dei clienti per mantenere un vantaggio competitivo. Sfruttare il modello DTC nell'ecommerce richiede una pianificazione oculata e un impegno costante nell'ottimizzazione delle operazioni. Ad esempio è fondamentale scegliere i canali giusti da utilizzare. Potrebbe interessarti leggere i seguenti articoli Multi vendor nell'ecommerce: come realizzarlo con Shopify Economia del dato all'interno delle aziende italiane 6 Motivi per cui Produttori e Brand dovrebbero estendere il loro e-commerce B2B per abbracciare il D2C Direct to consumer: quali canali utilizzare I canali di vendita diretta al consumatore (D2C) stanno diventando sempre più vitali. I principali canali tra questi includono showroom, popup store, ecommerce e social network, ognuno dei quali offre vantaggi unici. Gli showroom offrono un'esperienza fisica e tangibile del prodotto, permettendo ai consumatori di toccare e sentire ciò che stanno acquistando. Questo tipo di ambiente è particolarmente utile per prodotti che richiedono un certo livello di coinvolgimento sensoriale o una dimostrazione dal vivo. I popup store sono temporanei e offrono un'esperienza unica e spesso esclusiva. Sono particolarmente efficaci per il lancio di nuovi prodotti, creando un senso di urgenza e rarità. I popup store sono anche un ottimo strumento per testare nuovi mercati e ricevere feedback diretti dai consumatori. L'ecommerce è forse il canale D2C più diffuso e accessibile. Con una presenza online, le marche possono raggiungere un pubblico globale, offrire comodità di acquisto 24/7 e raccogliere dati preziosi sui comportamenti di acquisto dei consumatori. La personalizzazione e l'automazione nelle strategie di marketing sono altri vantaggi chiave dell'ecommerce. I social network sono diventati una piattaforma potente per il D2C. Con milioni di utenti attivi quotidianamente, i social media non solo permettono di costruire un marchio e coinvolgere i consumatori, ma offrono anche opportunità di vendita diretta attraverso funzionalità integrate di shopping. Ogni canale ha il suo insieme unico di forze e sfide, e la scelta di quale utilizzare dipenderà dalla specifica strategia di marca, dal pubblico target e dal tipo di prodotto. 5 esempi di brand che hanno sfruttato il D2C Tra gli esempi che possiamo riportare ne riportiamo alcuni degni di nota, come: Nike: Nike ha fatto grandi passi nel D2C, soprattutto attraverso il suo sito di e-commerce e le app mobili. Ha ridotto la dipendenza dai rivenditori tradizionali, concentrandosi sulla vendita diretta ai consumatori per migliorare i margini di profitto e il controllo del marchio. Utilizza tecnologie avanzate per personalizzare l'esperienza di acquisto e offre prodotti esclusivi attraverso la sua piattaforma online. Covergirl: Tradizionalmente vendeva solo attraverso grandi distributori e mercati online. Strategia DTC: ha sperimentato rapidamente con il Direct-to-Consumer (DTC) sfruttando le precedenti sponsorizzazioni di celebrità. Lancio Ecommerce: con l'assistenza di 1 Rockwell, CoverGirl ha lanciato il proprio sito di ecommerce in soli quattro settimane. Mantenimento delle Partnership Commerciali: nonostante il passaggio al DTC, ha mantenuto partnership con i rivenditori. Approccio Innovativo: utilizza il DTC come strumento di apprendimento per migliorare le vendite tradizionali. Sinergia con i Partner al Dettaglio: fornisce ai partner al dettaglio intuizioni sui prodotti di successo e tecnologie innovative per migliorare l'esperienza di acquisto nei negozi. Dichiarazione del Chief Marketing Officer: ukonwa Ojo ha sottolineato l'importanza del DTC come mezzo per ottimizzare le vendite tradizionali e fornire valore aggiunto ai partner commerciali. Allbirds Pioniere del modello DTC. Crescita Digitale Iniziale: ha sviluppato una fedele base di fan digitali utilizzando Shopify. Esperimento con un Pop-up Shop: ha sperimentato con un primo negozio pop-up. Presenza Globale nel Retail: questo ha aperto la strada a una presenza retail globale, con 22 negozi e oltre. Brand Orientato ai Valori: appellandosi a un pubblico consapevole dell'ambiente. Pratiche di Sostenibilità: Allbirds predica e pratica la sostenibilità. Dichiarazioni di Travis Boyce: vicepresidente del marketing di Allbirds, afferma che la sostenibilità è sempre stata al centro dell'azienda. Strategie di Sostenibilità: la marca prende tutte le misure possibili per compensare il proprio impatto ambientale. Approccio Carbon Neutral: mirano a misurare e compensare completamente il loro impatto carbonico per raggiungere la neutralità del carbonio. Riduzione dell'Impatto Ambientale: costantemente alla ricerca di modi per ridurre l'impatto carbonico in ogni aspetto del loro business. Riscontro Positivo dal Mercato: nel 2022, il fatturato di Allbirds ha raggiunto 297,8 milioni di dollari, con un incremento del 7% rispetto al 2021. Luxottica: Leader mondiale nel settore degli occhiali, Luxottica si è spostata verso il modello D2C con marchi come Ray-Ban e Oakley. Oltre ai punti vendita fisici, ha investito significativamente nel commercio elettronico e nelle vendite online per offrire un'esperienza di acquisto diretta ai consumatori. Sfrutta i suoi canali online per offrire personalizzazioni di prodotto, come occhiali su misura. Gucci: Gucci, una delle principali case di moda di lusso italiane, ha adottato un approccio D2C per incrementare l'engagement dei clienti e il controllo del marchio. Ha rafforzato la sua presenza online attraverso un sito di ecommerce ricco di esperienze e integrato con contenuti esclusivi. Ha anche iniziato a sperimentare con showroom digitali e vendite tramite social media, puntando su un'esperienza di acquisto di lusso e personalizzata. Questi brand dimostrano come il modello D2C possa essere adattato a settori diversi, dallo sport alla moda di lusso, per migliorare l'esperienza del cliente e aumentare il controllo sul marchio e sui prodotti. Conclusioni Il modello Direct To Consumer (DTC) si sta affermando come una strategia fondamentale nel panorama del commercio moderno, offrendo alle aziende un modo innovativo per connettersi direttamente con i loro clienti. Questo approccio non solo migliora l'esperienza del cliente, ma permette anche un maggiore controllo sul marchio e una migliore comprensione del comportamento dei consumatori.
In un momento dove la sicurezza digitale è più importante che mai, le email rappresentano un fronte cruciale nella lotta contro le minacce informatiche. Ogni giorno, milioni di email vengono inviate e ricevute, esponendo aziende e individui a rischi come phishing, spoofing e abusi di varia natura. Questi attacchi possono compromettere non solo la sicurezza delle informazioni, ma anche la fiducia e la reputazione del tuo dominio. La sfida è quindi duplice: garantire che le email inviate siano effettivamente autentiche e proteggere i tuoi sistemi dalle email dannose provenienti da esterni. Affrontare efficacemente questa sfida richiede un approccio complesso e ben strutturato, basato sull'implementazione di standard di sicurezza email consolidati come SPF (Sender Policy Framework), DKIM (DomainKeys Identified Mail) e DMARC (Domain-based Message Authentication, Reporting and Conformance). Questi meccanismi di sicurezza lavorano insieme per assicurare l'integrità e l'autenticità delle tue comunicazioni email, offrendo una solida difesa contro le minacce più comuni. In questo articolo, esploreremo in dettaglio come questi strumenti possano essere configurati e utilizzati per migliorare la sicurezza delle tue comunicazioni email. Dalla comprensione delle basi alla configurazione pratica, questa guida ti fornirà tutte le informazioni necessarie per implementare efficacemente SPF, DKIM e DMARC, garantendo così una maggiore protezione per il tuo dominio e per i tuoi utenti. 1. Le Regole SPF (Sender Policy Framework) Le regole SPF sono utilizzate per prevenire l'uso non autorizzato del tuo dominio nelle email. Questo è realizzato creando un record TXT nel DNS che elenca i server di posta autorizzati a inviare email per conto del tuo dominio. Quando un server di posta riceve una mail, può controllare questo record per verificare se il mittente proviene da un server autorizzato. Se non corrisponde, l'email può essere contrassegnata come sospetta o rifiutata. Come configurarlo: Aggiungi un record TXT al tuo DNS. Il valore del record dovrebbe iniziare con v=spf1, seguito da un elenco di indirizzi IP o domini autorizzati, come ip4:192.168.0.1 o include:esempio.com. Puoi anche specificare una politica di default come -all (rifiuta tutti gli altri indirizzi IP) o ~all (contrassegna come sospetti). Funzionamento approfondito delle regole SPF Le regole SPF sono essenziali per verificare l'identità dei mittenti delle email e prevenire la falsificazione del mittente (email spoofing). Questo meccanismo di autenticazione si basa sul confronto tra l'indirizzo IP del mittente dell'email e l'elenco degli IP autorizzati nel record SPF del DNS. Quando un'email viene inviata, il server di posta destinatario verifica il record SPF associato al dominio del mittente. Se l'indirizzo IP del server mittente non è nell'elenco autorizzato nel record SPF, la mail potrebbe essere trattata come non autentica. Configurazione dettagliata del record SPF Creazione del Record: Aggiungi un record TXT nel DNS del tuo dominio. Questo record è essenzialmente una lista di indirizzi IP autorizzati a inviare email per conto del tuo dominio. Struttura del Valore del Record: Il valore del record SPF inizia con v=spf1, che identifica la versione delle regole SPF in uso. Dopo questo prefisso, segui con le specifiche degli indirizzi IP o dei domini autorizzati. Esempi comuni includono: ip4:192.168.0.1 autorizza un singolo indirizzo IPv4. ip6:abcd::1234 autorizza un indirizzo IPv6. include:esempio.com autorizza tutti gli indirizzi IP che sono validi per il dominio specificato. Specificare le Politiche di Default: -all: Questa politica indica che nessun altro server oltre a quelli elencati è autorizzato. Se un'email proviene da un indirizzo IP non elencato, dovrebbe essere rifiutata. ~all: Indica una politica softfail. Se un'email proviene da un IP non elencato, sarà contrassegnata come sospetta ma non necessariamente rifiutata. Questo è spesso usato durante la fase di test. ?all: Indica una politica neutra, dove non viene espressa una preferenza specifica sulla legittimità di email provenienti da IP non elencati. Migliori Pratiche: Mantieni il record SPF aggiornato, specialmente se cambi i provider di servizi email o modifichi la configurazione della rete. Evita di avere un numero eccessivo di 'include' o di voci IP nel record SPF, poiché ciò potrebbe causare problemi di verifica a causa dei limiti sul numero di ricerche DNS consentite durante la verifica SPF. Usa strumenti online per testare e validare il tuo record SPF dopo averlo configurato o modificato. Considerazioni finali Configurare correttamente il record SPF è un passo cruciale per garantire la sicurezza della posta elettronica e proteggere il tuo dominio da abusi. Tuttavia, ricorda che le regole SPF da sole non sono sufficienti per una completa autenticazione delle email. Per una protezione ottimale, è consigliabile combinare SPF con DKIM e DMARC. 2. Il DKIM (DomainKeys Identified Mail) Il DKIM aggiunge una firma digitale alle email inviate. Questa firma è collegata al tuo dominio e garantisce che il contenuto dell'email non sia stato modificato durante il trasferimento. I server di posta che ricevono l'email possono verificare questa firma confrontandola con la chiave pubblica pubblicata nel tuo DNS. Come configurarlo: Genera una coppia di chiavi pubblica/privata. Pubblica la chiave pubblica nel tuo DNS come record TXT. Configura il tuo server di posta per firmare le email con la chiave privata. Funzionamento dettagliato del DKIM Il DKIM fornisce un metodo per associare un dominio a un messaggio email, permettendo così una forma di autenticazione del mittente. Questo è realizzato attraverso l'uso di una firma digitale inserita nell'header del messaggio. Ecco come funziona: Firma Digitale: Quando un'email viene inviata, il server di posta del mittente aggiunge una firma digitale all'header del messaggio. Questa firma è generata usando la chiave privata del dominio del mittente. Verifica: Quando il server di posta destinatario riceve l'email, cerca l'header DKIM e usa la chiave pubblica del mittente, pubblicata nel DNS, per verificare la firma. Se la verifica ha successo, ciò indica che l'email non è stata alterata dopo essere stata inviata e che proviene effettivamente dal dominio dichiarato. Configurazione dettagliata del DKIM Generazione delle Chiavi: Utilizza uno strumento di generazione delle chiavi per creare una coppia di chiavi pubblica/privata. Assicurati che la chiave sia sufficientemente lunga (ad esempio, 2048 bit) per garantire la sicurezza. Pubblicazione della Chiave Pubblica: La chiave pubblica va pubblicata nel tuo DNS come un record TXT. Questo permette ai server di posta riceventi di trovarla e utilizzarla per verificare le firme delle email. Il record TXT per DKIM include un nome specifico, che di solito è una combinazione del prefisso (ad esempio, dkim._domainkey) e del tuo dominio. Configurazione del Server di Posta: Configura il tuo server di posta per utilizzare la chiave privata per firmare tutte le email in uscita con DKIM. Questo di solito può essere fatto attraverso il software del server di posta o un plugin. Considerazioni aggiuntive Rotazione delle Chiavi: È una buona pratica cambiare le chiavi periodicamente per mantenere un alto livello di sicurezza. Quando cambi le chiavi, ricordati di aggiornare il record nel DNS con la nuova chiave pubblica. Compatibilità con SPF e DMARC: DKIM funziona meglio in combinazione con SPF e DMARC. Mentre SPF verifica l'indirizzo IP del mittente, DKIM conferma l'autenticità del contenuto dell'email, e DMARC coordina le politiche e i report tra i due. Test della Configurazione: Dopo aver configurato DKIM, è essenziale testare la configurazione per assicurarsi che le firme vengano create correttamente e che i server di posta riceventi possano verificare queste firme. Esistono diversi strumenti online che possono aiutare in questo. Considerazioni finali L'implementazione del DKIM è un passo fondamentale per garantire l'integrità e l'autenticità delle email inviate dal tuo dominio. Non solo migliora la sicurezza, ma contribuisce anche a migliorare la reputazione del tuo dominio e la deliverability delle tue email. Tuttavia, è importante gestire attentamente la configurazione e la manutenzione delle chiavi per mantenere l'efficacia del sistema. 3. Il DMARC (Domain-based Message Authentication, Reporting and Conformance) Il DMARC è un meccanismo di policy e reporting che utilizza SPF e DKIM per migliorare la sicurezza dell'email. Consente al proprietario del dominio di specificare cosa dovrebbe accadere alle email che non passano i controlli SPF e DKIM, e fornisce un modo per ricevere report su tali email. Come configurarlo: Crea un record TXT per DMARC nel tuo DNS. Il valore del record inizia con v=DMARC1, seguito dalla policy desiderata, come p=none (nessuna azione), p=quarantine (mettere in quarantena le email) o p=reject (rifiutare le email). Puoi anche includere un indirizzo email per ricevere report aggregati sull'autenticazione delle email, usando qualcosa come rua=mailto:report@esempio.com. Funzionamento dettagliato del DMARC DMARC agisce come un livello aggiuntivo di sicurezza per la posta elettronica, integrando e sfruttando le politiche SPF e DKIM. La sua unicità sta nella capacità di fornire istruzioni chiare ai server di posta riceventi su come trattare le email che falliscono i controlli SPF e DKIM, e nel raccogliere informazioni su tali eventi. Verifica e Azione: Quando un server riceve un'email, verifica prima l'SPF e/o DKIM. Se uno di questi controlli fallisce, DMARC interviene per indicare al server ricevente come gestire l'email. Questo può includere l'accettazione, la messa in quarantena o il rifiuto dell'email. Politiche di DMARC: La politica DMARC viene definita nel record TXT nel DNS e può essere impostata su: p=none: Nessuna azione specifica viene intrapresa per le email che falliscono i controlli; serve principalmente a monitorare e raccogliere dati. p=quarantine: Le email che non superano i controlli vengono messe in quarantena (ad esempio, spostate nella cartella spam). p=reject: Le email che falliscono i controlli vengono rifiutate a livello di server. Reporting: DMARC consente al proprietario del dominio di ricevere report aggregati e/o report sui singoli eventi di fallimento (conosciuti come report forensi). Questi report sono inviati agli indirizzi specificati nel record DMARC e sono fondamentali per comprendere come le email del proprio dominio vengono gestite dai vari server e per identificare possibili problemi di sicurezza o configurazione. Configurazione dettagliata del DMARC Creazione del Record TXT: Il record DMARC è un record TXT nel DNS del tuo dominio con un nome specifico, di solito _dmarc.tuodominio.com. Il valore del record inizia con v=DMARC1 per indicare la versione del protocollo DMARC. Specifiche della Politica e del Reporting: Dopo v=DMARC1, specifica la politica desiderata (es. p=none, p=quarantine, p=reject). Per il reporting, aggiungi specificazioni come rua=mailto:report@esempio.com per ricevere report aggregati, e ruf=mailto:forensic@esempio.com per report forensi dettagliati. Questi indirizzi email riceveranno i report sui risultati dei controlli DMARC. Configurazione degli Altri Parametri: sp: Specifica la politica per i sottodomini, se diversa dalla politica del dominio principale. adkim e aspf: Definiscono l'allineamento rispettivamente per DKIM e SPF, che può essere rilassato (r) o stretto (s). L'allineamento determina quanto stretta deve essere la corrispondenza tra il dominio dell'header From dell'email e il dominio verificato da SPF e DKIM. pct: Indica la percentuale di email alle quali applicare la politica DMARC. È utile per l'implementazione graduale di DMARC. Benefici dell'implementazione di DMARC Miglioramento della Sicurezza della Posta Elettronica: DMARC aiuta a proteggere il tuo dominio dall'abuso come lo spoofing e il phishing, garantendo che solo le email autentiche e verificate vengano consegnate. Maggiore Visibilità e Controllo: I report DMARC offrono informazioni preziose sull'uso del tuo dominio nell'invio di email, permettendoti di identificare tentativi di abuso e problemi di configurazione. Aumento della Deliverability: Un'impostazione corretta di DMARC può migliorare la reputazione del tuo dominio presso i provider di servizi email, aumentando le probabilità che le tue email vengano consegnate nella casella di posta anziché nella cartella spam. Considerazioni e consigli L'implementazione di DMARC è un passo importante per qualsiasi organizzazione che desidera proteggere il proprio dominio da abusi e migliorare la gestione delle email. Tuttavia, DMARC può essere complesso e richiede una pianificazione attenta. È consigliabile iniziare con una politica p=none per monitorare l'impatto prima di passare a politiche più restrittive come quarantine o reject. Inoltre, l'analisi regolare dei report DMARC è cruciale per assicurarsi che il sistema funzioni come previsto e per apportare modifiche alla configurazione se necessario. Conclusione Implementando correttamente SPF, DKIM e DMARC, non solo aumenti la probabilità che le tue email vengano consegnate correttamente, ma riduci anche il rischio che il tuo dominio venga utilizzato per attività fraudolente. Questi strumenti forniscono un robusto livello di sicurezza, proteggendo la tua reputazione e quella dei tuoi clienti. Ricorda che la configurazione di questi elementi richiede un'attenzione particolare ai dettagli e una buona comprensione del funzionamento del DNS e del sistema di posta elettronica. Un'implementazione errata può portare a problemi nella consegna delle email, quindi è consigliabile procedere con cautela e, se necessario, consultare un esperto.
Molti titolari di e-commerce si concentrano unicamente, ed erroneamente, sul traffico sul sito. Benché il traffico sia sicuramente una metrica importante sulla quale lavorare, molti però dimenticano o addirittura ignorano la frequenza di rimbalzo, nota anche come bounce rate. Una frequenza di rimbalzo alta significa che i tuoi utenti, una volta atterrati sul tuo sito, vanno via dopo pochi secondi. Questa cosa non depone certo a tuo favore, poiché l’obiettivo è quello di trattenere i tuoi visitatori quanto più a lungo possibile sul tuo sito, affinché sia più facile spingerli all’acquisto oppure convincerli a compiere l’azione desiderata, che può essere l’iscrizione ad una newsletter, la compilazione di un form, la condivisione di un post o il download di un contenuto. In questo articolo analizziamo il significato di bounce rate, per poi indicare quali azioni intraprendere e contromisure da adottare per diminuire la frequenza di rimbalzo e di uscita. Cos’è la frequenza di rimbalzo? La nostra analisi parte da una domanda: cos’è il bounce rate? Il bounce rate, o frequenza di rimbalzo, indica la percentuale di visitatori che arrivano sul tuo sito dopo aver visitato una pagina e che poi “rimbalzano”via, cioè escono dal sito. Per intenderci è un po’ come avere un negozio di abbigliamento pieno di persone, dove però nessuno acquista. Devi quindi rendere il tuo negozio, o i tuoi prodotti, più appetibili agli occhi dei clienti. Come già specificato una frequenza di rimbalzo elevata in questo caso è un segnale negativo, poiché gli utenti non trovano ciò che stanno cercando o magari ritengono che l’interfaccia del sito sia poco intuitiva e quindi decidono di abbandonarlo. I motivi di una frequenza di rimbalzo elevata possono essere tanti e li analizziamo nel successivo paragrafo. Prima di procedere però è opportuno capire come calcolare la frequenza di rimbalzo, in modo da avere più dati a disposizione e intervenire in modo mirato. Ragionando in termini matematici, possiamo dire che la frequenza di rimbalzo equivale al rapporto che c’è tra il numero di visitatori che hanno visto una solo pagina per il numero totale di visite al sito e moltiplicare il risultato per 100. Partendo da questi dati è possibile tracciare il comportamento dei visitatori e capire se il loro customer journey si blocca su una determinata pagina o in una determinata fase del processo di acquisto o di navigazione. Se la frequenza di rimbalzo risulta piuttosto alta al momento del pagamento, vuol dire che c’è qualche criticità che frena gli utenti proprio al momento dell’acquisto. Ed è proprio lì che devi intervenire per ridurre la frequenza di rimbalzo e rendere il tuo sito più fruibile e navigabile. Fatto ciò puoi sfruttare due metodi per individuare le problematiche: Analisi del web. Se hai un e-commerce devi focalizzare la tua attenzione sulle pagine principali come la home page, la pagina di categoria e la pagina prodotto; Reazione dei clienti. Coinvolgi i tuoi clienti e chiedi direttamente a loro, magari con dei sondaggi, perché abbandonano il tuo sito così rapidamente. Le problematiche potrebbero essere i prezzi troppo alti, un sito poco intuitivo o un caricamento delle pagine troppo lento, ma l’indagine risulterà molto più incisiva poiché saranno gli stessi clienti ad esporti le criticità che incontrano. Bounce rate alto? I possibili motivi Una volta compresa la definizione di frequenza di rimbalzo, bisogna individuare quali sono i motivi che fanno fuggire via i tuoi clienti. Molto dipende anche dal tipo di sito che hai e dal tuo target di pubblico. Se hai un sito di informazione una frequenza di rimbalzo alta non è preoccupante, anzi in un certo senso è fisiologica. Il visitatore entra, legge l’articolo ed esce dal sito. Se hai un sito di vendita invece una frequenza di rimbalzo alto rappresenta un problema, poiché il processo di acquisto richiede un tempo maggiore. Se il visitatore ci sta poco sul sito, naturalmente non ha il tempo per acquistare. La frequenza di rimbalzo negli e-commerce deve essere bassa e, se non lo è, devi correggere gli errori. Ecco un elenco dei principali motivi che potrebbero spingere i clienti ad andare via dal sito. Tempi di caricamento delle pagine troppo lunghi Gli utenti moderni, nell’epoca della tecnologia imperante, sono abituati alla velocità. Vogliono tutto e subito e quindi un tempo di caricamento delle pagine troppo lento rappresenta un problema serio. Oggi la concorrenza è spietata e i clienti sono poco “fedeli”: se non sono soddisfatti del servizio ricevuto non si fanno problemi a cercare altrove ciò di cui hanno bisogno. Un sito lento incide negativamente anche sul ranking poiché viene penalizzato da Google, che punta invece ad offrire ai naviganti la miglior user experience possibile. E-commerce non mobile-friendly Può sembrare una banalità ricordarlo, ma tieni a mente che oggi un e-commerce per essere definito moderno e all’avanguardia deve essere mobile-friendly. Per mobile-friendly non si intende semplicemente che un sito può essere fruibile sui dispositivi mobile, ma deve essere progettato proprio per essere utilizzato su smartphone o tablet. Per intenderci l’interfaccia potrebbe essere programmata e realizzata in modo diverso a seconda che l’utente interagisca col sito dal pc o da dispositivi mobile. Pop-up e banner invadenti Pop-up e banner fin troppo invadenti rendono praticamente impossibile sin da subito la navigazione. Il visitatore potrebbe irritarsi al punto da voler scappare via dal sito. Anche in questo caso bisogna fare i conti con Google che, sempre nell’ottica di una user experience gradevole e positiva, penalizza chi utilizza Ads troppo invadenti che rischiano di rovinare la navigazione da subito. Contenuti di scarsa qualità Non sottovalutare l’importanza dei contenuti: se ci sono informazioni monche, poco chiare o addirittura sbagliate i visitatori avranno una percezione negativa del tuo sito. Un’altra criticità è rappresentata dai bad link, cioè link che non hanno nulla a che fare con la ricerca che l’utente sta facendo o che rimanda ad una pagina sbagliata. Errore 404 Altra problematica molto seria è il cosiddetto errore 404, che può dipendere da tantissimi fattori e addirittura da un traffico eccessivo. Per sapere da cosa dipende l’errore 404 puoi chiedere aiuto a Google, che mette a tua disposizione la Search Control per consultare una sezione dove sono indicate tutte le pagine 404 del tuo sito per comprendere da cosa dipende. Come abbassare il bounce rate nell’e-commerce Per ottenere una frequenza di rimbalzo accettabile devi risolvere le problematiche appena elencate che possono palesarsi. Ecco le “best practices” da seguire regolarmente per garantirti un sito in buono stato di salute: Controlla periodicamente la velocità di caricamento delle pagine. Foto o video troppo pesanti possono rallentare notevolmente il passaggio da una pagina all’altra, quindi monitora attentamente questa situazione; Controlla il bounce rate per ogni pagina; Verifica il bounce rate di ogni fonte di traffico; Scrivi contenuti di qualità. Oltre alla correttezza delle informazioni, lavora attentamente anche in chiave SEO inserendo titoli e meta description in linea con i contenuti che i visitatori troveranno; Link building. Lavora molto sulla link building, inserendo link e collegamenti interni che garantiscono al visitatore una gradevole continuità di navigazione; Rendi il sito mobile-friendly; Elimina le informazioni superflue a beneficio di un design chiaro e intuitivo; Rendi accattivante il design. L’interfaccia deve essere chiara, ma questo non significa che deve essere anonima. Studia soluzioni estrose da un punto di vista estetico per rendere la grafica suggestiva e accattivante, senza intaccare la fruibilità del sito; Formatta bene le pagine; Inserisci le call to action al punto giusto in modo da aumentare anche il tasso di conversione. Conclusioni La cosa migliore da fare è testare periodicamente le prestazioni del sito, per capire se ci sono miglioramenti o peggioramenti. Naviga nel tuo sito così come farebbe un normale cliente e cerca di capire se risulta accessibile e facilmente fruibile. Se hai intenzione di rifare il trucco al tuo ecommerce può darti una grande mano l’ebook sottostante, da scaricare gratuitamente, che ti spiega come presentare al meglio i prodotti e i servizi della tua piattaforma con un’interfaccia semplice, chiara e avvincente allo stesso tempo.
Pensare ad una migrazione / replatforming da Magento / Adobe Commerce è una delle piattaforme di e-commerce più popolari al mondo, ma come ogni software, presenta anche alcuni problemi che le aziende che lo utilizzano spesso evidenziano. Sono problemi che, con la metodologia di ICT Sviluppo per la realizzazione dei siti, utilizzando Shopify o Shopify Plus, risolviamo alla radice. Questo per ottenere sistemi altamente personalizzati, performanti, facili da gestire e che rendono semplice scalare ogniqualvolta si presenta la necessità di farlo, con tempi di messa a terra delle idee e un go to market veramente ridotti. I problemi più comuni di Magento / Adobe Commerce secondo i nostri clienti che hanno scelto di migrare a Shopify? 1. La complessità del backend di Adobe Commerce / Magento In primo luogo, molti utenti si lamentano della complessità dell'interfaccia di amministrazione di Magento, che può risultare confusa e poco intuitiva per chi non è esperto. Magento è progettato per gestire una vasta gamma di esigenze aziendali e di e-commerce. La sua architettura flessibile e estensibile consente di personalizzare ampiamente le funzionalità del sistema. Tuttavia, questa flessibilità può portare a un aumento della complessità per gli sviluppatori che devono lavorare con una varietà di moduli e configurazioni personalizzate. Inoltre Magento offre una vasta gamma di funzionalità per la gestione di un negozio online, inclusi strumenti avanzati per la gestione delle scorte, la gestione degli ordini, la personalizzazione del catalogo e altro ancora. Questa ricchezza di funzionalità può rendere il backend più complesso per gli utenti che devono navigare tra diverse opzioni e configurazioni. Invece Shopify... è progettato per essere user-friendly e ha un'interfaccia più intuitiva e semplificata rispetto a Magento. La curva di apprendimento è generalmente più dolce, il che facilita l'avvio e la gestione quotidiana di un negozio online per gli utenti meno tecnici. Ricordiamoci anche che Shopify è una soluzione SaaS, basata su cloud, che gestisce molte delle complessità legate all'infrastruttura e alle risorse di server. Questo riduce il carico amministrativo per i proprietari di negozi, poiché non devono preoccuparsi di gestire l'hosting, la scalabilità dei server o i requisiti di sistema. Se parliamo dei pagamenti, possiamo dire solo che sono semplici da gestire: Shopify semplifica la gestione delle transazioni di pagamento integrando un sistema di pagamento nativo, il che può essere più agevole per gli utenti che non vogliono gestire direttamente le integrazioni di pagamento come possono richiedere alcune configurazioni in Magento. Anche l'apertura di nuovi mercati a cui associare nazioni, valute, imposte, costi di spedizione e listini diversi è estremamente semplice e rapida. Insomma, per i negozianti su Shopify non c'è bisogno di dedicare troppe ore al backend di gestione e ci si può concentrare sul proprio progetto di business. 2. Lentezza del sito in Magento / Adobe Commerce In secondo luogo, la lentezza del sito è un problema frequente, soprattutto quando si gestiscono grandi quantità di prodotti o traffico elevato: non tutte le aziende si dotano di infrastrutture sistemistiche in grado di reggere facilmente i carichi che richiede al server e al database questo software estremamente importante. Invece Shopify... offre un servizio di hosting integrato, semplificando l'approccio tecnico per i negozi online. La piattaforma è anche progettata per essere altamente scalabile, garantendo che i negozi possano crescere senza doversi preoccupare eccessivamente della gestione delle risorse di server. Significa che non perdi un minuto a preoccuparti del server e dei settaggi per garantire che il sistema sia performante. OVVIAMENTE non devi fare l'errore di farti sviluppare un tema custom o un progetto headless da chi non ha le capacità tecniche (altrimenti il problema si ripercuote sul frontend) e non devi fare l'errore - da utilizzatore finale - di installare decine di applicazioni che impattano sulle funzioni di grafica per non affossare il sito. Ma, se non ti fai prendere la mano dalla smania delle applicazioni e se vai da un'agenzia con dimostrate e comprovate capacità di sviluppo, Shopify Plus puoi gestire fino a 10.000 casse al minuto e oltre un milione e mezzo di visitatori al minuti. Risorse che crescono con il crescere delle esigenze: con Shopify Components (la versione composable commerce di Shopify) le casse al minuto arrivano a 40.000 - e i visitatori seguono la stessa curva di incremento, arrivando a qualche milione al minuto). Ovviamente Shopify Components presuppone progetti molto complessi per aziende con necessità enterprise molto spinte (visto anche i costi del progetto). 3. Assistenza difficile da trovare e sempre più costosa. Inoltre, la mancanza di supporto tecnico adeguato è un altro problema segnalato da molte aziende. Non sempre è facile trovare assistenza qualificata e tempestiva per risolvere eventuali problemi o bug. Negli anni le aziende che si occupano di Magento, sviluppando a livello core ad alto livello, sono diminuite drasticamente. Shopify invece... Proprio la complessità di gestione e di sviluppo di Adobe Commerce / Magento rende difficile per molte agenzie e sviluppatori fornire un livello di assistenza e di realizzazione di nuove funzioni soddisfacente per le aziende clienti. Significa difficoltà di trovare sviluppatori capaci e difficoltà di mantenere i costi di assistenza e sviluppo nei range accettabili ai giorni nostri, quando le piattaforme SaaS stanno dimostrando che quel costo è assolutamente evitabile. Ma un sistema complesso implica maggior effort da dedicare per essere mantenuto (non solo sviluppato)... è tutto abbastanza logico. Va aggiunto che se anche sempre più agenzie propongono la realizzazione di siti con Shopify, quelle in grado di sviluppare soluzioni perfettamente in linea con la filosofia di Shopify e in grado di fare questi sviluppi di alto livello sono veramente poche. Parlando per ICT Sviluppo (e non degli altri) possiamo dire che siamo partner di Shopify dal 2013, siamo Shopify Expert e tra i pochissimi Shopify Plus Partner in Italia. Negli anni abbiamo sviluppato un know-how e un metodo che ci permettono di realizzare una gamma di servizi completa su Shopify: sviluppo di temi personalizzati, data integration con gestionali, pim e altre infrastrutture aziendali, applicazioni private e pubbliche di Shopify, per arrivare a sistemi composable commerce o headless di qualunque genere. 4. Complessità delle personalizzazioni e degli aggiornamenti di Magento Un altro problema comune è la complessità delle personalizzazioni. Anche le modifiche più semplici possono richiedere molto tempo e competenze tecniche avanzate. Infine, molti utenti lamentano la mancanza di funzionalità di base, che spesso richiedono l'installazione di estensioni aggiuntive a pagamento. Mantenere Magento aggiornato e gestire gli aggiornamenti può essere un compito impegnativo, specialmente quando si hanno personalizzazioni o moduli di terze parti. La necessità di evitare problemi di compatibilità e assicurare che tutte le estensioni funzionino correttamente può aumentare la complessità del processo di aggiornamento. Shopify invece... Partiamo da un primo grosso problema di tutti i sistemi come Mgento, Prestashop e alri software installati su un server proprietario: gli aggiornamenti: Shopify gestisce gli aggiornamenti automaticamente, garantendo che i negozi siano sempre sulla versione più recente del software senza richiedere interventi manuali. Questo semplifica la manutenzione e riduce la probabilità di problemi legati agli aggiornamenti. Nessuna necessità di aggiornamento. Le personalizzazioni spesso passano attraverso l'installazione di app dello store di Shopify, la cui compatibilità è garantita dal sistema in SaaS. Ma se c'è la necessità di sviluppare una nuova funzione per il proprio sistema B2B o B2C, una funzione particolare che non esiste nello store e mira a personalizzare in maniera pesante alcuni processi di navigazione, di acquisto o altro, nessun problema: si possono sviluppare app private ad hoc. Le applicazioni possono essere sviluppate con qualunque linguaggio e posizionate su un server esterno a Shopify (è in SaaS, non c'è un FTP per caricare applicazioni terze e non si possono modificare i file di sistema), facendolo comunicare via API con Shopify, ovvero iniettando le funzioni dell'esterno. Oppure si possono sviluppare con Shopify Functions all'interno di sandbox direttamente su Shopify, per cambiare funzioni e logiche del backend. Questo permette di estendere funzioni e personalizzare al massimo il tuo ecommerce, senza pregiudicare l'integrità del sistema. Uno sguardo comparativo Ma visto che io potrei essere parzialmente interessato a vendere progetti con Shopify Plus, vediamo cosa ne pensa una fonte esterna con ChatGPT. Chiediamogli quali sono le criticità e vediamo che ne esce. Le criticità di Adobe Commerce/Magento (secondo ChatGPT) a. Complessità Adobe Commerce è noto per la sua complessità. La sua potenza e flessibilità possono richiedere un lungo periodo di apprendimento per gli utenti e gli sviluppatori. Questo può portare a costi aggiuntivi per la formazione e la gestione. b. Costi: Adobe Commerce è spesso più costoso rispetto ad altre soluzioni di e-commerce: di sicuro rispetto alle soluzioni opensource (ma con quelle condivide un sacco di criticità) e di sicuro rispetto ai sistemi SaaS che arrivano con una soluzione all inclusive. Le licenze e i costi di manutenzione possono rappresentare un onere finanziario significativo per le piccole e medie imprese. c. Requisiti hardware: L'esecuzione di Adobe Commerce richiede spesso server potenti e infrastrutture di hosting di qualità, il che può comportare costi aggiuntivi. d. Sicurezza: Come qualsiasi piattaforma di e-commerce in house o su un proprio server, Adobe Commerce è soggetto a minacce di sicurezza come hacker e violazioni dei dati. La gestione della sicurezza e gli aggiornamenti regolari sono essenziali per proteggere il tuo negozio online. e. Personalizzazione: Sebbene Adobe Commerce offra molte opzioni di personalizzazione, apportare modifiche significative alla piattaforma può essere complesso e richiedere l'intervento di sviluppatori esperti. f. Scalabilità: La scalabilità può essere un problema se il tuo negozio online cresce rapidamente. È importante pianificare la scalabilità in anticipo per evitare tempi di inattività e problemi di prestazioni. g. Supporto: Anche se Adobe Commerce offre un supporto tecnico, alcune aziende potrebbero non essere soddisfatte del livello di assistenza ricevuto. h. Aggiornamenti: Mantenere il software aggiornato è fondamentale per la sicurezza e le prestazioni, ma gli aggiornamenti possono causare problemi di compatibilità con le personalizzazioni esistenti. i. Integrazioni di terze parti: Adobe Commerce supporta numerose integrazioni, ma possono sorgere problemi se le integrazioni non sono ben implementate o non sono aggiornate regolarmente. l. Prestazioni: In ambienti con carichi di lavoro elevati, potrebbero verificarsi problemi di prestazioni, che richiedono una gestione attenta e possibili ottimizzazioni. È importante notare che molti dei problemi sopra elencati possono essere affrontati con la giusta pianificazione, risorse e competenze tecniche. La scelta di Adobe Commerce dovrebbe essere basata sulle esigenze specifiche del tuo business e sulla tua capacità di affrontare le sfide associate Shopify Plus risolve le criticità di Adobe Commerce / Magento (secondo ChatGPT) Shopify Plus può offrire alcune soluzioni per i problemi comuni associati ad Adobe Commerce: a. Facilità d'uso: Shopify Plus è noto per la sua facilità d'uso. La piattaforma è progettata per essere intuitiva e richiede meno tempo di apprendimento rispetto ad Adobe Commerce. Questo può aiutare a ridurre i costi di formazione per il personale. b. Autonomia Modifiche alla pagina prodotto, al listino e alla homepage? Tutto drag & drop, con la possibilità di personalizzare differenti modelli di pagina prodotto o di elenco prodotti, fino ad arrivare alla possibilità per cambiare gli elementi delle pagine a seconda del mercato a cui ci si rivolge, grazie alla funzionalità Shopify Markets. c. Gestione dei costi: Shopify Plus offre una struttura di prezzi più chiara e prevedibile rispetto ad Adobe Commerce, che spesso richiede investimenti significativi in licenze e hosting. Shopify Plus ha un costo fisso mensile con alcune tariffe transazionali. d. Requisiti hardware: Con Shopify Plus, non devi preoccuparti della gestione dei server o dell'infrastruttura, poiché tutto è ospitato nel cloud. Questo può ridurre i costi e semplificare la gestione tecnica. e. Sicurezza: Shopify Plus gestisce la sicurezza del tuo negozio online, comprese le minacce di sicurezza e gli aggiornamenti. Questo può alleviare alcune delle preoccupazioni sulla sicurezza che potrebbero sorgere con Adobe Commerce. f. Personalizzazione: Anche se Shopify Plus offre opzioni di personalizzazione molto spinte, grazie ai temi 2.0 o alla completa integrazione con sistemi headless, alle applicazioni private, fino ad arrivare al composable commerce di Shopify, Shopify Components, per progetti di dimensioni Enterprise e con fatturati di diverse centinaia di milioni di euro online. Anche i costi di personalizzazione sono più basi rispetto ad Adobe commerce, visto la facilità di costruzione di temi, progetti headless o applicazioni per funzioni aggiuntive. g. Scalabilità: Shopify Plus è noto per la sua capacità di scalare rapidamente per adattarsi alle esigenze crescenti del tuo business. La piattaforma è progettata per gestire carichi di lavoro elevati senza problemi. Può gestire 7.000 casse al minuto e un milioni e mezzo di visitatori nella soluzione standard di Shopify Plus h. Supporto: Shopify Plus offre un supporto clienti 24/7 e mette a disposizione un launch engeneer, come supporto tecnico per la realizzazione del sito, e - successivamente - un success manager per dare supporto alla crescita del business. i. Aggiornamenti: Shopify si occupa degli aggiornamenti della piattaforma in modo automatico, il che semplifica la gestione dei cambiamenti di versione. l. Integrazioni di terze parti: Shopify Plus supporta numerose integrazioni con app e servizi di terze parti, semplificando l'estensione delle funzionalità del tuo negozio. Prestazioni: Shopify Plus è noto per le sue prestazioni affidabili, anche in caso di picchi di traffico. Conclusione ed avvertenze Lo so: mi si potrebbe dire che scrivo questo post per tirare acqua al mulino di Shopify, visto che è la soluzione che noi proponiamo e il fatturato lo generiamo con migrazioni da Adobe Comemrce/Magento, da Prestashop, da Woocommerce e da altri sistemi a Shopify Plus. Lo ammetto, in parte è vero. Ma se pensassi che Adobe Commerce sia la soluzione migliore per le aziende probabilmente avremmo scelto un partner diverso no? La scelta di proporre Shopify ai nostri clienti, già da molti anni, è una scelta che consideriamo di morale universale, al fine di liberarli dalle questioni problematiche e complesse legate ad altri sistemi ecommerce. Crediamo che il nostro lavoro sia dare soluzioni di lungo periodo per le aziende, non offrire prodotti che convengono a noi perchè implicano una assistenza continua (e costosa). Vogliamo ovviamente vendere e migliorare continuamente le nostre performance, proponendo e vendendo soluzioni ai nostri clienti, ma siamo convinti che sia meglio sedersi ad un tavolo per parlare di evolutive, nuovi funzioni e nuove tattiche, piuttosto che essere continuamente impegnati su aggiornamenti, bug fixing e destinare grossa parte del budget a questa complessità maggiore, la stessa che con Shopify possiamo evitare di mettere in campo, senza pregiudicare il risultato finale. QUINDI, le conclusioni per noi sono semplici: proponiamo Shopify perchè nella quasi totalità dei casi si può rispondere alle esigenze B2B e B2C dell'azienda, investendo su un sistema stabile, semplice da far evolvere ed assolutamente affidabile per fare business.
Il desiderio incontrollato e quasi capriccioso di vedersi spedire a casa un articolo o un prodotto acquistato online ha dato vita al Quick Commerce, noto anche come Q-Commerce o Instant Commerce. Questa nuova forma di commercio consiste nel consegnare un articolo acquistato non solo in giornata, ma addirittura nel giro di pochi minuti. Come è possibile tutto questo? Grazie ai cosiddetti dark store, che analizziamo meglio nei successivi paragrafi. I consumatori oggi sono diventati così esigenti che non si accontentano di ricevere il prodotto uno o due giorni dopo l’acquisto, ma lo pretendono nel giro di poche ore o addirittura minuti. Una tendenza che gli ecommerce non possono ignorare, altrimenti rischiano di restare fuori dai giochi. E così è nato il Quick Commerce per assecondare i desideri dei consumatori che hanno iniziato a cambiare il loro modo di acquistare soprattutto durante la pandemia. Cos’è il Quick Commerce e come si è sviluppato Il Quick Commerce è una forma di commercio che si pone come obiettivo quello di evadere l’ordine di un cliente nel minor tempo possibile e che trae spunto dal food delivery. Sappiamo perfettamente cos’è e come funziona il food delivery: si ordina del cibo che viene poi portato direttamente a casa nel giro di una mezz’oretta circa. Nato nel settore dell’e-grocery, il Quick Commerce si è rapidamente diffuso in altri settori come la tecnologia, il beauty, l’oggettistica per la casa ecc. Sicuramente la velocità nel consegnare fisicamente il prodotto è cruciale, ma bisogna considerare anche tutti gli step precedenti che riguardano principalmente la logistica. Ed è qui che entrano in gioco i dark store, cioè magazzini non aperti al pubblico ai quali le aziende si appoggiano e dove stoccano i loro articoli da distribuire rapidamente ai clienti. L’importanza dei dark store nel Quick Commerce I dark store sono magazzini, chiamati anche Dmarts (delivery-only local warehouse) o negozi cloud, e rappresentano i pilastri del Q-Commerce. Devono essere numerosi e collocati nelle zone strategiche delle città, per garantire una distribuzione capillare e veloce. Altrettanto importante è la scelta dei prodotti da stoccare all’interno dei magazzini. I titolari degli e-commerce devono chiedersi quali possono essere gli articoli di cui i clienti hanno immediatamente bisogno, tenendo naturalmente conto del loro settore e del loro target di pubblico. Per questo motivo la scelta deve essere piuttosto contenuta, anche perché nei dark store non può essere conservato di tutto, come magari avviene nei normali magazzini. Bottiglie di vino per una cena non preventivata, latte per la colazione o per i neonati, pezzi di ricambi tecnologici, farmaci contro il raffreddore sono alcuni degli articoli generalmente custoditi nei dark store. Questo desiderio impellente di avere tutto e subito si è diffuso tra i consumatori durante e subito dopo la pandemia e questo trend persiste ancora oggi. Da sottolineare che non sono solo i privati a richiedere servizi di Quick Commerce, ma anche negozietti, fiorai, farmacie e bar che a loro volta destinano i prodotti ai clienti finali. Il mercato è ricco e fiorente e il pubblico è ampio e variegato, per questo motivo gli e-commerce non possono certo ignorare questa tendenza. Quick Commerce vs ecommerce: le differenze Pioniere dell’ecommerce è stato Amazon, che da piccola libreria online in pochi anni è diventato il re dei marketplace. Il colosso di Jeff Bezos pian piano ha allargato il proprio mercato, vendendo praticamente di tutto sulla propria piattaforma. Amazon ha iniziato a pensare in grande e, per soddisfare i clienti e costruire attorno a loro un servizio su misura, ha lavorato per garantire la consegna in 2-3 giorni o addirittura il giorno dopo. La frenesia del mercato però ha reso i consumatori sempre più esigenti e così anche l’attesa di 2-3 giorni è diventata quasi insostenibile. Il tradizionale ecommerce sta gradualmente lasciando spazio al Quick Commerce, una forma di mercato che prevede la consegna del prodotto nel giorno stesso dell’ordine, o addirittura dopo pochissime ore o minuti. Alla luce della crisi della supply chain, che ha toccato il suo picco più alto subito dopo la pandemia, è apparsa subito tangibile la convenienza del Quick Commerce che assicura la consegna dei prodotti entro pochissimo tempo dall’ordine. Questo è uno dei motivi per i quali le nostre strade sono sempre più invase dai rider, che ormai non consegnano più solo pizze o panini, ma anche pannolini, vestiti, prodotti di cosmetici, farmaci e tanto altro ancora. I motivi del successo Il Quick Commerce in Italia è un fenomeno che sta gradualmente prendendo piede, ma è importante capire quali sono stati i motivi che hanno favorito l’ascesa di questa forma di commercio. Come abbiamo già accennato nel corso dell’articolo, una grande spinta al Q-Commerce è stata data dal lockdown. In quel periodo i consumatori erano disposti anche a pagare di più per farsi consegnare in tempi rapidissimi ciò di cui avevano bisogno. Alla luce della diffusione del Q-Commerce molte aziende e retailer hanno deciso di investire, quindi i prezzi dei servizi sono diventati più accessibili. Gli stessi fornitori hanno iniziato a guardare con interesse crescente al Q-Commerce, cosa che ha dato vita a nuove forme di collaborazione e di partnership. Glovo ad esempio collabora da tempo con Carrefour e di Macai, startup italiana che punta alla consegna alla porta di casa in pochissimo tempo dopo l’ordine grazie alla presenza capillare dei dark store. La domanda è in continuo aumento e i consumatori richiedono i servizi di Q-Commerce non solo per i beni di prima necessità, ma di qualsiasi altro prodotto. Non è da escludere che questo mercato presto toccherà anche i servizi: dall’elettricista all’idraulico fino alle imprese di pulizia nel giro di poco tempo. Quali sono i vantaggi? Perché dovresti “convertirti” al Quick Commerce? Ecco una serie di vantaggi che sicuramente possono dare una bella spinta al tuo e-commerce: Possibilità di differenziarsi. Non tutte le aziende stanno cavalcando i trends del Quick Commerce, quindi potresti proporre questo tipo di servizio per differenziarti con un’offerta unica e di valore rispetto ai competitor, soprattutto se il tuo è un mercato altamente competitivo; Maggiore guadagno. Ormai il prezzo non è più l’unica discriminante che fa pendere l’ago della bilancia a favore o a sfavore di un acquisto. I clienti, se hanno impellente bisogno di un articolo, sono disposti a pagare di più. In tal caso è la comodità la molla che fa scattare nei consumatori la voglia di acquistare, anche spendendo qualcosa in più. Potresti quindi vendere meno prodotti ma ad un costo maggiore, cosa che quindi fa aumentare anche i tuoi guadagni; Rapporti più stretti e duraturi con i clienti. Costruire relazioni solide con i clienti che portano alla fidelizzazione è uno dei must del marketing moderno. I servizi di Quick Commerce soddisfano il desiderio o il bisogno immediato del cliente, che riceve in poco tempo il prodotto di cui necessita per risolvere il suo problema. Il cliente è quindi grato verso la tua azienda poiché gli hai risolto in brevissimo tempo il problema che si è palesato e gli hai tolto lo stress di dover reperire quel prodotto; Un’ottima idea per sfruttare i micro moments. I micro moments sono quegli attimi in cui le persone percepiscono il bisogno di qualcosa e desiderano acquistarlo subito. Sfruttare quei momenti è fondamentale, poiché i clienti se non possono ottenere subito ciò che desiderano potrebbero decidere di non acquistare più. Devi invece cavalcare l’euforia di acquistare da parte del consumatore, dandogli appunto la possibilità di ottenere in pochissimi minuti ciò che ardentemente desidera in quel momento; Un servizio attivo 24h. Nell’e-commerce tradizionale le consegne vengono fatte in orario lavorativo. Nel Quick Commerce invece le consegne non si fermano mai e sono attive 24h, 7 giorni su 7. Se un cliente si accorge poco prima di partire di essere senza spazzolino portatile, può ordinarlo subito; oppure se una mamma fa la “traumatica” scoperta che sono finiti i pannolini dei bambini nel cuore della notte, può immediatamente ordinarli online e vederseli recapitare a casa in poco tempo. Conclusioni: le incognite del Quick Commerce Ora sai cosa fanno gli ecommerce per adattarsi alle nuove esigenze del mercato, ma ci sono ancora molte incognite che riguardano il Quick Commerce. Tra le criticità c’è la scalabilità del servizio, abbinata alle difficoltà logistiche. L’aumento degli ordini porterebbe ad un aumento dei costi del personale e del trasporto di ultimo miglio. Inoltre le aziende devono dotarsi di un sistema di intelligenza artificiale per analizzare i dati raccolti, per capire quali sono i prodotti che vanno per la maggiore in base alle varie stagioni. C’è poi da considerare il tema tutt’altro che secondario della sostenibilità. Molte realtà si sono dotate di e-bike da mettere a disposizione dei rider, ma altre ancora effettuano la consegna su gomma, cosa che fa aumentare l’inquinamento. Non dobbiamo dimenticare che la sostenibilità oggi è un tema molto dibattuto e rappresenta addirittura un criterio che usano i consumatori per decidere dove spendere. In sostanza un e-commerce poco green potrebbe non incontrare le simpatie del proprio target di pubblico. Il dibattito sul Quick Commerce è aperto, anche perché si tratta di un fenomeno ancora in fase embrionale e che ha ancora tanti margini di miglioramento. In attesa di ricevere risposte puoi iniziare a conoscere meglio il mondo dell’e-commerce scaricando gratuitamente il nostro ebook a fondo pagina che ti rivela 10 piccoli segreti per una vendita online di successo.