Pensi che il tempo è relativo? Vallo a dire ad un atleta che per un decimo di secondo ha perso la medaglia d’oro, oppure ad un papà che dopo un mese di lavoro fuori deve aspettare altre 2 ore prima di vedere i suoi figli per un ritardo dell’aereo. Questa premessa serve per introdurre il concetto di micro momento, cioè istanti nel corso della giornata tutt’altro che relativi in cui un utente manifesta un desiderio, un bisogno o uno sfizio che può essere soddisfatto con una consultazione online. Secondo le nuove direttive di Google le aziende devono saper intercettare i micro momenti dei loro potenziali clienti per accrescere il loro business. In pratica i micro momenti, a seconda della loro gestione e analisi, possono determinare il successo o l’insuccesso di un’azienda. I micro momenti Google, che sono tutt’altro relativi, prevedono che i marketer debbano intercettare e presidiare tutti i potenziali punti di contatto durante il processo decisionale dell’utente, il cosiddetto buyer’s journey, in ogni istante della giornata. Un altro aspetto da sottolineare è che i momenti web trovano il loro massimo “sfogo” sugli smartphone, in assoluto tra i device preferiti dalla cosiddetta Generazione C, fascia di pubblico perennemente connessa, sempre pronta all’acquisto e al contatto con un nuovo brand. Perché i web moment sono così importanti nell’ambito del marketing? Oggi viviamo in un mercato sempre più saturo e competitivo, dove è davvero complicato emergere. Ecco quindi che la cura dei dettagli fa la differenza, come ad esempio la corretta gestione dei micro momenti che cambiano completamente le carte in gioco. Fino a poco tempo fa gli utenti, per soddisfare un bisogno o una necessità, puntavano ad occhi chiusi su brand rinomati e conosciuti. Sicuramente oggi la tendenza è quella di fidarsi di marchi già affermati, ma sono sempre di più gli utenti che danno delle chance ad aziende meno rinomate che però hanno ottime recensioni e che si presentano con grande professionalità agli occhi dei consumatori. Proprio quei momenti devono essere “cavalcati” per raggiungere subito gli utenti che, essendo molto volubili a causa delle molteplici offerte disponibili in un mercato così ampio e voluminoso, devono essere immediatamente intercettati e conquistati quando hanno bisogno di qualcosa. Il marketing del micro momento assume quindi un ruolo fondamentale, poiché rappresenta un cambio di prospettiva che impone ai marketer di adottare strategie diversificate di volta in volta a seconda delle necessità e delle richieste del pubblico. Nell’analisi di micro moments è opportuno sapere che gli intervalli dell’attenzione delle persone sono brevi, quindi non solo devi arrivare al target di pubblico giusto ma farlo anche nel momento più opportuno e con un messaggio mirato e di facile comprensione. Questo è il punto principale dell’inbound marketing, cioè un approccio al marketing che mira ad attrarre i clienti fornendo loro del valore, senza adottare strategie push. I contenuti proposti ai potenziali clienti devono per l’appunto generare valore per gli utenti, fornendo loro tutte le informazioni di cui hanno bisogno per indirizzare le loro scelte. I 4 micro momenti indicati da Google Per spiegare meglio questo concetto Google ha creato un video denominato “Micro Moments”, dove viene sottolineata l’importanza degli attimi che possono riguardare episodi nella vita quotidiana oppure eventi speciali come la nascita di un figlio o il goal della propria squadra del cuore in una finale. Prendendo come esempio proprio un micro momento indicato nel video, cosa farà una ragazza se l’asciugacapelli si rompe proprio mentre sta asciugando la sua fluente chioma? Sicuramente si metterà alla ricerca immediata di un asciugacapelli e non rimanderà l’acquisto di un giorno, una settimana o un mese proprio perché ne ha urgentemente bisogno. Ecco, se tu vendi prodotti per la beauty routine come appunto un asciugacapelli devi essere bravo a farti trovare da quella ragazza e offrire esattamente quello che sta cercando. Per chiarire il concetto Google ha individuato 4 tipi di micro momenti: Voglio sapere; Voglio andare; Voglio acquistare; Voglio fare. Voglio sapere L’utente è in una fase esplorativa: non necessariamente vuole acquistare, ma desidera comunque raccogliere ulteriori informazioni su un prodotto o un servizio che potenzialmente potrebbe interessargli. Quando può manifestarsi questo micro momento? In qualsiasi attimo della giornata: la mattina, il pomeriggio o la sera. Basta vedere uno spot pubblicitario o chiacchierare con un amico per innescare in lui il desiderio di approfondire la conoscenza su un argomento e quindi, teoricamente, su un prodotto o un servizio. Quella che nasce come una semplice curiosità potrebbe trasformarsi da lì a poco in un acquisto. In questo senso può essere utile avere un blog su un sito creato con Hubspot CMS, in modo da coniugare contenuto da offrire all'utente e un livello elevato di user experience. Voglio andare Questo micro momento rientra nella cosiddetta ricerca di prossimità e indica un’intenzione più marcata di acquisto dell’utente che magari vuole recarsi in un negozio o magari in un locale per mangiare. Se riesci a intercettare l’utente in questo momento, che è particolarmente predisposto all’acquisto, aumenterai le tue possibilità di essere preso in considerazione. Funzione utile in questo caso è quella di Shopify, con cui hai la possibilità di integrare i tuoi prodotti con l'inventario locale di Google. Questa funzionalità rende visualizzabili, una volta che l'utente ricerca un prodotto o un brand nelle vicinanze, i tuoi prodotti tra i risultati di Google. Importante è da sottolineare anche che un prodotto disponibile nel negozio fisico viene evidenziato incentivando la visita dell'utente nello store. Voglio acquistare Se il “voglio andare” è un desiderio già piuttosto evidente di comprare, il “voglio acquistare” rappresenta una certezza di comprare. In questi casi devi solo assecondare la voglia di acquistare dell’utente facendo la proposta migliore e utilizzando la comunicazione più adeguata. Voglio fare Gli utenti non sempre fanno ricerche per acquistare, ma anche per cercare informazioni utili a risolvere i loro problemi o per imparare come fare, i cosiddetti “how to moments”. Non sai in che fase del funnel si trova il tuo potenziale utente né se ha bisogno di acquistare, ma è comunque importante farti trovare per fornire utili informazioni e dare risposte alle sue domande. L’utente potrebbe trovare interessante il tuo tutorial e iniziare a seguirti, fino ad acquistare sul tuo negozio e diventare un cliente fidelizzato. Le 5 W di Google Puoi commercializzare i micro momenti concentrandoti su quelle che nel giornalismo sono conosciute come le 5 W: Who: capire chi è il tuo target di pubblico; What: le persone cercano le stesse cose, ma magari lo fanno in modo diverso; Where: dove cercano le persone e in quale aree vanno in un sito web durante le loro ricerche; When: quando le persone fanno le loro ricerche, domanda che può comprendere il mese, il giorno della settimana o l’ora del giorno; Why: un utente potrebbe chiedersi perché dovrebbe spendere presso un e-shop o un locale piuttosto che in un altro. Andando più nello specifico delle 5 W, il “chi” può aiutare a reperire i dati demografici del proprio target di pubblico, le loro esigenze e le abitudini d’acquisto; il “cosa” aiuta a capire per l’appunto cos’è che stanno cercando in quel determinato frangente; il “dove” individua il momento in cui si vuole andare da qualche parte specifica; il “quando” indica il momento preciso di un micro momento, che può essere un periodo dell’anno, un momento specifico della giornata, un giorno della settimana ecc. Dalla valutazione di queste 4 W diventa più facile capire il “perché” e quindi creare una campagna capace di indirizzare per mano il potenziale cliente verso il proprio brand, rispondendo a dubbi e domande e fornendo tutte le informazioni necessarie per risolvere un problema. Le strategie per sfruttare i micro momenti Ora sai tutto dei micro momenti, ma come impostare la tua strategia per conquistare i potenziali clienti? Naturalmente devi valutare il tuo target di pubblico e il mercato in cui operi, ma ci sono delle tecniche universalmente valide per tutte le tipologie di business. Tanto per iniziare dovresti capire quali sono i micro momenti che vuoi intercettare. Sarebbe preferibile intercettarli tutti, ma chiaramente non è possibile, quindi devi individuare quelli che contano per te e per la tua azienda e che davvero possono fare la differenza per il tuo business. Se ad esempio hai un ristorante, dovresti concentrarti sul “voglio andare”; se invece hai un’azienda e vendi prodotti i momenti sui quali concentrarti sono il “voglio sapere” e il “voglio fare”. Esserci per gli utenti è importante, ma lo è ancora di più esserci in modo intelligente e consapevole. Più nello specifico devi capire come rispondere efficacemente alle domande che gli utenti si pongono. Le tue risposte devono essere per prima cosa pertinenti, ma non basta. Anche i tuoi competitor infatti proveranno a rispondere in modo pertinente alle domande di quel target di pubblico. Cosa fare allora? Per creare contenuti vincenti affidati alla creatività e all’empatia, creando un rapporto diretto con gli utenti e offrendo soluzioni differenti capaci di esaudire ogni desiderio tramite una user experience piacevole. Infine ricordati di tracciare e monitorare il percorso degli utenti e misurare i risultati ottenuti con le varie strategie di micro moments secondo gli obiettivi che ti sei prefissato. Così facendo puoi trarre utili spunti non solo sull’efficacia delle strategie adottate, ma anche sull’evoluzione dei bisogni dei tuoi momenti. In questo senso è molto utile Hubspot CRM, che ti permette di monitorare i risultati delle tue campagne e di pianificare le fasi successive della tua strategia di marketing. Considerazioni finali Lo slogan ideale delle strategie di micro moments è “carpe diem”, detto latino che significa “cogli l’attimo” e che ancora oggi è più attuale che mai. Tale strategia va inserita nell’ottica dell’inbound marketing che attrae i clienti con contenuti di valore e, se vuoi saperne di più, ti consiglio di scaricare l’ebook gratuito a fondo pagina per padroneggiare alla perfezione questa particolare tecnica. Image by mdjaff on Freepik
Nel mercato attuale, fortemente digitalizzato e incentrato sui clienti, sta riscuotendo un notevole successo il direct marketing. Può essere definito anche marketing diretto e rappresenta una delle tante branche del marketing. Si tratta fondamentalmente di un tipo di comunicazione che veicola in modo diretto e senza filtri messaggi personalizzati ad un pubblico targettizzato, quindi già selezionato e potenzialmente interessato ai tuoi prodotti e ai tuoi clienti. Oltre a creare una comunicazione diretta con i tuoi clienti, puoi anche testare più facilmente e velocemente le loro reazioni per capire se un prodotto o un servizio è di loro interesse. Definizione di direct marketing Il direct marketing è una comunicazione adottata dalle aziende per rivolgersi direttamente a clienti specifici, anche con un rapporto di 1:1, senza intermediari. In questo modo l’azienda può raggiungere più facilmente un target definito, adottando azioni mirate e usando strumenti “ad hoc” altamente interattivi e digitali. In questo modo le aziende raccolgono risposte oggettive, misurabili e quantificabili, sulle quali costruire le future strategie. Differenza tra direct marketing e indirect marketing Possiamo suddividere il marketing in due grandi categorie: direct marketing e indirect marketing. Analizziamo adesso le principali differenze. Con il direct marketing puoi raggiungere direttamente i tuoi clienti e costruire con loro relazioni a lungo termine. Possiamo definirlo un approccio aggressivo per convincere i clienti ad acquistare, ma anche selettivo. Si rivolge ad una platea ristretta e segmentata, così da poter centrare più facilmente il bersaglio. Ovviamente gli agenti dei clienti devono conoscere perfettamente il servizio o il prodotto promosso, così da poter veicolare in maniera mirata l’intera comunicazione. Il marketing diretto può anche fornire dati, preferenze e abitudini degli acquirenti così da poter studiare campagne di marketing più efficaci. Uno strumento come HubSpot marketing torna utilissimo per segmentare i clienti e seguirli durante tutto il processo d’acquisto, fidelizzandoli e costruendo con loro un rapporto solido e duraturo. Le dinamiche dell’indirect marketing sono invece molto diverse. In tal caso non c’è alcuna comunicazione diretta tra il cliente e il venditore. L’offerta si rivolge ad un pubblico molto ampio e non segmentato, che quindi potrebbe non essere interessato al servizio o prodotto fornito. Esempi lampanti di indirect marketing sono gli spot pubblicitari, che vengono visti da una quantità imprecisata di utenti. Lo spot di un profumo femminile può chiaramente interessare le donne, ma non certamente gli uomini. Così come la pubblicità su un giocattolo attirerà l’attenzione dei bambini, ma non degli anziani. L’indirect marketing viene quindi definito generico, proprio perché si rivolge ad un pubblico non targettizzato. Questa forma di pubblicità mira principalmente a rafforzare la brand identity dell’azienda e posizionarsi nella mente dei consumatori, non può però fornire indicazioni tangibili e concrete sulla risposta del pubblico. Gli strumenti da utilizzare per il marketing diretto Per avviare una campagna di direct marketing efficace hai bisogno di un CRM dotato dei più sofisticati strumenti di comunicazione per sfruttare al meglio tutti i canali a disposizione. Ecco un elenco dei principali strumenti di direct marketing per la promozione e la comunicazione: Promozione telefonica. Il tradizionale telemarketing, con chiamate a persone già identificate e targettizzate; Campagne pubblicitarie tramite social. Ecco un altro esempio di direct marketing molto apprezzato. I clienti, reali o potenziali, possono interagire direttamente con i brand sui social; Campagne pubblicitarie sui siti. In tal caso le campagne devono essere interattive il più possibile per catturare subito l’attenzione dei visitatori; Comunicazioni commerciali tramite posta cartacea, posta elettronica e cellulare; Coupon, opuscoli e cataloghi. Il direct marketing consente non solo di stabilire una relazione duratura con il cliente, ma anche di personalizzare i messaggi in base alle sue esigenze e alla fase del ciclo di vita. Nello specifico questa tecnica permette di acquisire il cliente, svilupparlo, fidelizzarlo e recuperarlo in caso di abbandono. I nominativi dei clienti possono essere raccolti secondo i seguenti modi: Form di iscrizione sul sito o sul blog; Email; Integrazione della lista di contatti con la rubrica dell’account di posta elettronica; Inserimento dei link nella firma dei messaggi di posta elettronica; Campagne social create appositamente per acquisire contatti. I vantaggi del direct marketing Entrando più nel cuore del discorso, snoccioliamo i principali vantaggi offerti dal direct marketing: Messaggio personalizzato. Il cliente pensa di essere stato l’unico a riceverlo e quindi si sente maggiormente valorizzato e apprezzato; Segmentazione più mirata. La tua offerta è rivolta a persone che hanno già acquistato o che magari hanno mostrato un interesse vivo nei confronti dei tuoi prodotti o dei tuoi servizi. Le tue risorse sono quindi spese in modo intelligente, poiché le possibilità di vendita aumentano notevolmente; Messaggi specifici a particolari gruppi di clienti. Nel local e-commerce l’offerta è rivolta ad un pubblico limitato all’interno di un’area geografica. Se operi esclusivamente a Roma, è inutile far arrivare i tuoi messaggi fino a Milano, Torino o Napoli. O magari puoi indirizzare i tuoi messaggi ai clienti in base alle loro abitudini d’acquisto. Alcuni clienti sono particolarmente sensibili alle campagne emozionali che puntano molto sull’effetto emotivo? Se allora hai realizzato uno spot emozionale sicuramente vale la pena indirizzarlo verso di loro; Misurabilità del risultato. Con il direct marketing puoi misurare le prestazioni delle tue campagne e valutare se hanno avuto successo o meno. In base ai riscontri ottenuti, puoi pianificare le tue strategie future; Un feedback sui prodotti e sui servizi. Il direct marketing evidenzia i pregi, ma anche i difetti riscontrati su ciò che offri. In generale ti fornisce una serie di dati che racchiudono il pensiero degli acquirenti relativo ai prezzi, al servizio di assistenza, alle politiche di reso ecc. 5 consigli per migliorare la tua strategia Ora conosci tutto del direct marketing, non ti resta che applicarlo. Non sai come iniziare? Allora per prima cosa procedi all’implementazione CRM con il tuo e-commerce o sito aziendale. Con questo primo step allinei il marketing e il servizio vendite, sviluppando una soluzione studiata per la tua azienda. I processi risultano più snelli e fluidi e stilare strategie per i tuoi clienti sarà non solo rapido, ma anche stimolante e divertente. Inoltre dovresti dotarti di un bravo direct marketing specialist che sappia sfruttare al massimo le potenzialità degli strumenti a disposizione. Hai ancora dei dubbi o le strategie che hai adottato non hanno portato i risultati sperati? Allora segui questi semplici ma utili consigli per ottimizzare al massimo le varie attività di acquisizione dei clienti. 1- Crea una lista contatti e aggiornala Tutte le tue attività sono del tutto inutili se non hai una lista contatti, che va aggiornata periodicamente. La lista va inserita in un database capace di tenere traccia delle abitudini e dei comportamenti dei tuoi clienti. Soprattutto nel processo di inbound sales, finalizzato a creare un processo di vendita sincronizzato, un database pulito suggerisce quando adottare strategie di up-selling e cross-selling, tenendo conto dei precedenti comportamenti degli utenti. La stessa offerta risulta decisamente mirata e personalizzata. 2- Individua le connessioni nei dati Anche in questo processo il database, contenente i dati di tutti i tuoi clienti, svolge un ruolo cruciale. Cerca punti di contatto e connessioni tra le abitudini dei tuoi clienti, così da poter realizzare messaggi mirati in grado di indurli all’acquisto o quanto meno ad interagire con il brand. Il direct marketing è sicuramente finalizzato alla vendita, ma anche a fidelizzare il cliente e costruire un rapporto solido e duraturo nel tempo. In tale ottica l’engagement è un ottimo sistema per tenere sempre viva l’attenzione del cliente. 3- Usa i tempi e i modi giusti Conoscere le abitudini dei tuoi clienti significa anche sapere dove si trovano quando interagiscono col tuo brand. Buona parte del tuo target naviga online soprattutto ad ora di pranzo? O magari dopo cena? Bene, fai tesoro delle informazioni che raccogli e invia il messaggio nel modo e nei tempi giusti affinché non sia molesto, ma anzi molto apprezzato e gradito dall’utente. 4- Integra i canali a disposizione Anche se il digitale è diventato la principale forma di comunicazione, nessuno ti vieta di usare i canali tradizionali. Anzi, integrando entrambi i canali online e offline puoi raggiungere una fetta di pubblico decisamente più ampia. In tal caso però assicurati di integrare i canali offline con l’email marketing e altre strategie digitali. Pianifica le tue campagne affinché vengano lanciate contemporaneamente nell’online e nell’offline, aumentando la tua visibilità e moltiplicando le possibili risposte dei tuoi clienti. 5- Fai molti test! Ti meravigli del fatto che una strategia risultata vincente fino a poco tempo fa oggi non è più così efficiente? Non meravigliarti! I clienti moderni sono “volubili”, cambiano frequentemente idee e abitudini. Tieni quindi pronto un piano B se la tua strategia non dovesse funzionare, ma anche un piano C e un piano D. I test possono darti una grande mano per capire le potenzialità di una campagna. Considerazioni finali Il direct marketing ti aiuta a creare una comunicazione diretta, mirata e personalizzata con prospect, lead e clienti. Un ottimo modo per iniziare una campagna di direct marketing è creare email newsletter in grado di catturare l’attenzione dei tuoi clienti. Per saperne di più scarica la risorsa alla fine dell’articolo, che ti fornisce esempi e consigli per scrivere le tue newsletter email in modo efficace. Image by kenshinstock on Freepik
Prima di rispondere alla domanda, dobbiamo soffermarci su cosa vuol dire ideare e programmare una strategia di web marketing. Quando si parla di strategia di marketing si fa spesso l’errore di pensare soltanto a una parte di essa e quindi - per esempio - ai social, al sito o all’adv, senza in realtà considerare che tutti questi aspetti e anche altri - come ad esempio l’automazione dei processi e l’analisi di ogni azione di marketing -, determinano il raggiungimento di un obiettivo. Quando pensiamo a una strategia di web marketing, dobbiamo immaginarla come un’orchestra che si prepara a presentare il suo più grande capolavoro al pubblico. Ogni artista ha il suo complesso ruolo tra i musicisti e solo tramite una perfetta coordinazione e l’ascolto di un direttore d’orchestra, si può comporre la più bella delle opere musicali. Ecco, allo stesso modo, quando pensiamo al web marketing dobbiamo immaginarlo come un’orchestra composta da singoli artisti, ognuno impegnato a compiere un’azione e a monitorarla, in perfetta coordinazione con gli altri. Tutto assume la stessa importanza quando prepariamo la nostra strategia web: dalla scelta del CRM che decidiamo d’installare in azienda, alla sua gestione, agli altri step strategici - adv, copy, grafica, blog, sito etc. Oggi, poi, l’approccio al marketing è completamente cambiato. Le possibilità a disposizione per riuscire a posizionare la nostra azienda e il nostro prodotto sono aumentate. Ciò vuol dire che anche la competizione è maggiore e che bisogna prendere le decisioni giuste per farsi notare, investendo nelle giuste azioni di marketing mirate. Non è sufficiente cogliere l’attenzione del nostro target, dobbiamo conquistarlo e fidelizzarlo. Andiamo ora ad approfondire il perché una strategia di web marketing potrebbe non produrre i risultati che ti aspetti. 3 motivi per i quali la tua strategia di marketing potrebbe fallire Uno degli errori più comuni è quello di pensare prima agli strumenti da utilizzare (ad esempio i social) e poi alle azioni di marketing da realizzare. Non dovrebbe essere questo il ragionamento, ma anzi bisognerebbe partire dall’analisi delle customer personas, da quella del mercato e da quella dei competitor. E solo poi bisognerebbe approfondire le strategie da mettere in atto. Se non conosciamo bene il nostro mercato e quindi anche il nostro target, non possiamo avere certezza che le nostre decisioni saranno quelle giuste o che quanto meno ci aiuteranno a raggiungere il nostro obiettivo. Approfondiamo più da vicino ogni step nei prossimi paragrafi. 1. La conoscenza delle customer personas di riferimento. Come facciamo ad entrare in contatto con loro? Eliminate ovviamente la possibilità di intervistare il target in modo mirato, in che altro modo possiamo venire a conoscenza delle informazioni che ci occorrono? Tramite i social ad esempio. Oggi abbiamo a disposizione una grande opportunità: quella di raccogliere le informazioni che ci occorrono studiando il profilo del nostro target nelle community Facebook o tramite i profili Instagram e Tik Tok - per citarne tre dei più noti. Si possono raccogliere moltissime informazioni anche soltanto osservando i comportamenti del target sui social. Ma oltre questa opportunità potremmo venire a conoscenza del pensiero del nostro target anche tramite campagne di ADV di “prova” le quali ci permettono di capire - sbagliando - cosa può funzionare e cosa no. Spesse volte quando si costruisce una strategia di marketing si passano mesi a preparare il lancio di prodotto, senza prima sperimentare e capire cos’è che non va. L’unico modo per capire cosa funziona davvero e cosa no, è darsi l’opportunità di provare diverse strade. Conoscere bene il proprio target è un’attività che richiede tempo, ma è assolutamente necessaria. Pensare di non dedicare risorse a questo step è un errore che poi si paga in seguito. Indubbiamente condurre delle interviste mirate è il miglior modo per conoscere il proprio pubblico di riferimento. Si possono individuare facilmente pain point, dubbi e incertezze. Ma se questo non è possibile, bisogna sfruttare ogni altra possibilità a disposizione. Il secondo step dovrebbe andare in parallelo all’analisi del target, in quanto mentre si parla con quest’ultimo si riesce anche a comprendere meglio l’esigenza del mercato. 2. Secondo step: analisi del mercato e della concorrenza Analizzare il mercato, quindi come agiscono i competitor, che decisioni prendono per il proprio business, ci può dare una grande mano a capire come bisogna muoversi. Un segreto che spesso si sottovaluta, ma che può essere di grande aiuto è quello di analizzare le azioni di marketing del nostro competitor in specifici periodi. Ad esempio, se abbiamo un e-commerce di abbigliamento, sappiamo benissimo che periodi come il Natale o il Black Friday possono essere molto fruttuosi per noi. Come possiamo fare per distinguerci? Andare a vedere cosa ha fatto il nostro competitor l’anno prima, come ha agito, che idee di marketing ha lanciato, quali sono stati i contenuti delle sue newsletter, che promozioni ha sponsorizzato, ci può essere d’ispirazione per prendere le nostre decisioni. Spesso si sottovalutano i competitor e si pensa di poter fare meglio a prescindere, solo perché il proprio prodotto è migliore. Ma in realtà non è mai così semplice il ragionamento, bisogna avere chiaro che ciò che il cliente davvero acquista non è mai il prodotto ma l’esperienza che ne deriva. Per un e-commerce conta moltissimo la gestione degli ordini e il customer care, Shopify in questo può dare un grande supporto come piattaforma. In questo caso è fondamentale studiare il “nemico” da vicino, quindi iscriversi alla sua newsletter per esempio. Magari fare anche acquisti nel suo negozio online, per vedere come tratta i clienti nuovi e quelli acquisiti. In questo modo possiamo capire come agiscono i competitor e cosa noi possiamo fare in più rispetto a loro. Inoltre, bisogna essere degli scrupolosi studiosi delle tendenze innovative per il nostro mercato. Mantenersi aggiornati in merito alle novità, ai software da utilizzare per la gestione dei propri processi, fa nettamente la differenza. 3. Analizzare e sperimentare le nostre idee Come abbiamo specificato anche all’inizio di questo articolo è fondamentale “sbagliare” per poter capire cosa funziona e cosa no. Un’idea è quella di mettere da parte sempre un po’ del proprio budget proprio per “provare” idee e strategie differenti su segmenti di pubblico diversi per età, interessi e abitudini di acquisto. Può sembrare un’idea rischiosa da mettere in atto, ma in realtà è l’unico modo per raggiungere, in modo efficace, il proprio obiettivo. Prendiamo ad esempio il lancio di un nuovo prodotto per un’azienda. Per capire a chi realmente può piacere, è necessario provare strategie differenti, destinando una piccola parte del proprio budget. Poniamo il caso che un’azienda deve lanciare un nuovo profumo, cosa può fare per capire a chi piace e a chi no? Un primo step potrebbe essere quello di regalare dei campioncini a ogni nuovo cliente, sia se acquista online, sia se lo fa di persona in negozio. Ovviamente per avere un riscontro immediato, possono essere unite azioni di marketing online a quelle offline. Ad esempio, ad ogni persona che acquista un articolo di profumeria si potrebbe regalare un campioncino del nuovo profumo e con un QR code abbinato si potrebbe domandare di riempire un form per lasciare il proprio giudizio in merito alla fragranza. Premio in cambio? Un possibile sconto di N% sull’acquisto del profumo una volta lanciato definitivamente, online e offline. In questo modo si fanno due cose: si raccolgono informazioni e dati, che poi possono essere trattati successivamente. Conclusioni A conclusione di questo articolo, possiamo dire che una strategia di web marketing può non funzionare per molteplici motivi, che possono derivare da una cattiva analisi del mercato, del target o semplicemente perché non si è creduto davvero nell’investimento fatto. Parte del successo di una strategia di web marketing dipende anche dal cliente, dalla sua collaborazione e dalla voglia che ha di uscire dalla sua comfort zone aziendale. A volte per ottenere grandi risultati bisogna correre qualche rischio. Per sapere di più in materia puoi scaricare l’ebook gratuito “10 cose da rimuovere dal tuo marketing” che ti svela quali sono gli strumenti e le priorità sulle quali concentrarti per creare una strategia di marketing vincente. Image by jannoon028 on Freepik
Oggi la comunicazione in qualsiasi ambito è fondamentale e infatti i report aziendali rivestono un ruolo strategico di straordinaria importanza all’interno delle aziende. La reportistica ha lo scopo principale di presentare gli obiettivi raggiunti alla fine di un lavoro. I report aziendali sono solitamente utilizzati da consulenti o project manager e danno valore al lavoro fatto. Nei seguenti paragrafi ti spiego cos’è il reporting aziendale e quali sono gli elementi da tenere in considerazione per stilarlo in modo impeccabile. Reporting aziendale: cos’è e quali sono i rischi se non viene fatto correttamente Un report aziendale è uno strumento di analisi, controllo e previsione sull’andamento di una società, una fotografia sull’attività basata sul fatturato, sui bilanci e sulla solidità dell’azienda. Tale strumento fornisce una serie di dati da prendere in considerazione per individuare eventuali criticità e porvi subito rimedio e in generale per testare la “salute” dell’azienda. Il report aziendale può essere utile anche per: Esaminare uno o più problemi all’interno di un’azienda e trovare una soluzione; Elencare i risultati ottenuti dopo aver intrapreso una o più azioni mirate; Arrivare a conclusioni basate sui dati presenti nel report; Valutare cambiamenti di strategie; Dimostrare un’ottima capacità comunicativa analizzando problemi e criticità all’interno dell’azienda, traendo spunti da dati reali e concreti. Il report deve essere obiettivo e formale, in caso contrario c’è il rischio di mandare all’aria tutto il lavoro fatto. Se non è strutturato correttamente, non saresti in grado di mostrare il tuo lavoro o di evidenziare i risultati raggiunti. Ecco perché i tuoi report devono essere estremamente comunicativi e facili da comprendere, dimostrando non solo il lavoro svolto ma anche gli obiettivi conseguiti. Nei seguenti paragrafi ti illustro alcuni esempi di report aziendali, suggerendoti le regole d’oro da seguire. Le 7 regole d’oro da seguire I modelli di report aziendali devono essere stilati secondo regole precise, affinché il messaggio arrivi diretto e perfettamente comprensibile. Prima di elencarti le 7 regole d’oro ti consiglio di dotarti degli strumenti giusti, come HubSpot, che ti consente di raccogliere tutti i dati aziendali in un unico posto e di preparare report personalizzati secondo le tue necessità. Ecco le regole che devi tenere a mente per un perfetto report aziendale: Crea un menu di apertura; Focalizzati sul destinatario; Concentrati sui punti salienti; Usa la tecnica della domanda e della risposta; Cura la parte estetica; Sfrutta la potenza dei numeri; Personalizza il report. Analizziamo una ad una tutte queste impostazioni da seguire per creare un report aziendale perfetto. 1. Crea un menu di apertura Quando entri in un ristorante giustamente la prima cosa che guardi è il menu. La stessa cosa vale per chi legge il tuo report che, consultando il menu di apertura, può subito verificare cosa contiene. In caso contrario chi legge il report non avrà una visione chiara di ciò che troverà e dovrà invece scoprirlo di volta in volta. Perché complicarsi la vita, quando basta creare un menu di apertura? A tal proposito ti consiglio anche di creare un piccolo menu di apertura sulle eventuali slide che utilizzi, per armonizzare tutta la presentazione. 2. Focalizzati sul destinatario Molte persone, quando creano un report aziendale, commettono l’errore di focalizzarsi su loro stesse, come se fossero loro i destinatari. Con questa concezione mentale c’è il rischio di creare collegamenti che capiscono solo loro. Il focus del tuo report deve invece essere il tuo destinatario. Devi evidenziare le cose che interessano a lui, non a te. Questo non significa che tu non possa successivamente realizzare un report per te stesso, ma punta prima a soddisfare il tuo interlocutore, poiché è lui che devi convincere. 3. Concentrati sui punti salienti Oggi va per la maggiore il concetto di “less is more”, secondo il quale bisogna puntare all’essenziale senza tanti giri di parole. Il report deve essere minimal, quindi breve e conciso. Concentrati sui punti salienti, aiutandoti magari con dei grafici precisi e intuitivi. Le immagini hanno una potenza dirompente e restano impresse nel cervello umano molto più a lungo, ecco perché dovresti usare i grafici per esprimere in modo pragmatico ed essenziale i tuoi concetti. Non sarebbe possibile inserire tutti i dati manualmente, poiché rischi di generare una quantità enorme di informazioni che distolgono l’attenzione su ciò che invece desideri evidenziare. Puoi utilizzare semplici concetti per dare risalto ai punti più importanti, senza stilare una serie di elenchi che rischiano di annoiare e di appesantire il report con troppi dati e numeri. 4. Usa la tecnica della domanda e della risposta La tecnica della domanda e della risposta è utilissima sia per te che per il tuo interlocutore. Puoi infatti focalizzarti sulle domande tipiche che si pongono generalmente i tuoi interlocutori, fornendo risposte chiare e concise che diano una reale soluzione al problema. Il tuo interlocutore, a sua volta, si sente coinvolto nel processo e il tuo report non risulta un monologo, anzi, simula l’interazione con il tuo pubblico di riferimento. La tecnica della domanda e della risposta rende anche più dinamica la presentazione del report, tenendo alta l’attenzione di chi ascolta. 5. Cura la parte estetica Una volta assolti i requisiti di praticità e funzionalità, puoi prestare uno sguardo anche all’estetica. Attenzione però: quando si parla di estetica di un report aziendale non si fa riferimento solo alla “pulizia” e alla grafica della presentazione, ma anche al suo impatto visivo. Se ad esempio vuoi dare risalto ad un concetto, puoi scrivere una parola con lettere grandi su un ampio spazio bianco. Così facendo isoli il concetto dalle altre frasi, evidenziandone l’importanza, e lo rendi ben visibile. Occhio anche all’uso dei colori, che vanno selezionati con oculatezza. Usane pochi e coerenti nel loro significato. Presta attenzione anche ai font, che devono essere leggibili e senza troppi orpelli stilistici. In generale il report deve essere perfettamente armonizzato, anche nello stile, per essere facilmente leggibile e senza distrazioni visive. 6. Sfrutta la potenza dei numeri Se i grafici danno sostanza ai concetti espressi, i numeri danno ulteriore forza. Non sempre è facile comunicare la forza di un obiettivo o di un’idea con le sole parole, ecco perché devi usare i numeri. I concetti sono opinabili, chiunque potrebbe contraddire quello che stai dicendo soprattutto se si tratta di un’idea. Le cose cambiano radicalmente se usi i numeri a sostegno di quello che stai dicendo. Un numero non è opinabile, è un fatto. Se ad esempio sostieni che una determinata campagna ha avuto successo, e rafforzi la tua idea presentando una crescita delle vendite, nessuno può contraddirti. 7. Personalizza il report Oggi la personalizzazione dei servizi è una delle chiavi per fidelizzare i clienti. Il mondo esterno ci offre così tante possibilità, che ognuno di noi pretende un servizio plasmato e costruito sulle sue esigenze. Considerando che hai gli strumenti per farlo, puoi personalizzare i tuoi report secondo le preferenze dei tuoi clienti. In questo modo dai davvero valore al cliente, che si sente realmente preso in considerazione. Reporting aziendale esempi A questo punto non ci resta che capire come stilare un report aziendale da un punto di vista pratico. Ecco un esempio di struttura: Pagina del titolo; Pagina di riepilogo; Sommario; Introduzione; Metodi e risultati; Conclusione; Bibliografia; Appendici. Pagina di titolo Il titolo deve racchiudere i contenuti principali del tuo report con parole efficaci ma capaci di colpire subito chi lo legge. Pagina di riepilogo La pagina di riepilogo deve contenere gli elementi chiave del tuo report. Può essere di 2-3 paragrafi o anche di più, molto dipende dalla quantità di informazioni presenti. Sommario Se il tuo report è breve il sommario non è necessario, poiché hai già presentato tutto nel riepilogo. Se invece il tuo report è piuttosto corposo è preferibile inserire il titolo in ogni sezione con un sommario suddiviso in categorie e sottosezioni. Introduzione L’introduzione serve per supportare la presentazione fornendo informazioni base e indicando qual è l’intento del report. Metodi e risultati In questa sezione vanno inseriti i metodi utilizzati per la ricerca, per poi trarre i risultati ottenuti e le eventuali scoperte fatte. Sono molto utili i grafici per dare maggiore forza alle proprie argomentazioni. Conclusione Nella conclusione si fa una sorta di bilancio su quanto detto, indicando le soluzioni per affrontare determinate problematiche. Bibliografia Se sono state utilizzate delle fonti esterne, sicuramente è utile indicare quali sono. La bibliografia può comprendere libri, fonti online, documenti aziendali e articoli accademici di una certa autorevolezza. Appendici Eventualmente si può usare anche un’appendice per mostrare i materiali di supporto usati, dando ulteriore sostanza al report. Considerazioni finali Qualunque sia la tua attività, i report aziendali sono degli strumenti utilissimi per dare risalto al tuo lavoro e mettere in evidenza eventuali criticità dell’azienda, sulle quali lavorare per trovare la soluzione più indicata. Ora sai tutto dei report aziendali: esempi, struttura e dati da inserire. Se vuoi saperne ancora di più puoi approfondire il discorso scaricando l’ebook sottostante, una guida alle principali funzioni gratuite di HubSpot, strumento preziosissimo per il tuo business a 360°. Se invece vuoi avere un'infarinata su cos'è Hubspot, nel nostro blog ci sono numerosi articoli a riguardo. Image by rawpixel.com on Freepik
L’evoluzione del comportamento dei consumatori ha reso obsolete le vecchie strategie di marketing, le quali si sono dovute adattare per continuare ad avere un impatto positivo sulla audience, potendo così attrarre nuovi clienti e mantenere quelli già esistenti. I clienti attuali, infatti, sono molto più informati sulle caratteristiche dei prodotti e sulle possibili alternative, conoscono cosa vogliono e non si accontentano facilmente. Ma l’aspetto che più influisce oggigiorno sul successo del business è il grado di soddisfazione dei clienti in relazione all’esperienza di acquisto avuta con l’azienda. Ciò cambia il rapporto di potere tra imprese e consumatori, poiché anche il miglior prodotto sul mercato potrebbe non essere venduto nel caso manchi una solida relazione tra le due parti. Per venire in contro alle esigenze dei consumatori, è necessario che le aziende adottino un approccio personalizzato per interagire con ognuno essi, con l’obiettivo di fornire la migliore customer experience possibile. Per raggiungere questo scopo, è fondamentale possedere informazioni sufficienti per delineare con precisione i profili dei consumatori e pianificare così le esatte azioni da intraprendere. Tuttavia, con la crescita del business diventa sempre più complicato gestire la mole di dati relativi ad ogni singolo contatto. Per questo motivo, le aziende hanno sviluppato una strategia di CRM, ovvero Customer Relationship Management. Cos’è il CRM Cos'è il CRM? CRM è l’acronimo di Customer Relationship Management e rappresenta l’insieme di strategie messe in atto dall’azienda per gestire efficacemente le interazioni che sostiene con tutti i suoi contatti. L’idea è di porre al centro del business il cliente e non il prodotto, per garantire un elevato livello di Customer Satisfaction e poter così fidelizzare un maggior numero di clienti. A causa dell’elevato numero di dati da gestire, queste strategie si avvalgono dell’utilizzo di un software CRM per raccogliere ed elaborare in un unico database le informazioni derivanti da diverse fonti, relative ai comportamenti di acquisto e di consumo della clientela, ai dati di contatto e quelli demografici, agli storici delle conversazioni e degli acquisti. Le informazioni immagazzinate nel CRM sono accessibili ad ogni reparto aziendale, di conseguenza si favoriscono la cooperazione interna e un aumento della produttività. La condivisione dei dati consente infatti di migliorare la comunicazione sia interna che esterna, facilitando la creazione contenuti adatti alle preferenze dei consumatori per rendere più efficaci le campagne di marketing. Grazie al database centralizzato e unico, ogni reparto è in grado di consultare rapidamente le informazioni a disposizione, qualsiasi sia la necessità del momento, aumentando così l’efficienza operativa. Il software CRM consente inoltre di suddividere i contatti a seconda delle esigenze dell’azienda per selezionare le migliori modalità di interazione con essi e rafforzare la relazione di fiducia. Benefici del CRM Le piattaforme di CRM si sono evolute nel tempo, diventando uno strumento fondamentale a supporto delle vendite e della pianificazione delle strategie di marketing. I benefici che si possono ottenere dal loro utilizzo sono: Conoscere i consumatori; Marketing mirato tramite segmentazione dei contatti; Favorire l’allineamento tra i reparti; Automazione dei processi. Vediamo maggiormente nel dettaglio ciascuno di essi, giustificando l’importanza di questi software per ogni business. Conoscere i consumatori Raccogliere tutte le informazioni sui contatti e le interazioni che l’azienda ha avuto con essi in un database centralizzato per poterli analizzare in aggregato fornisce una visione globale del comportamento dei consumatori. In questo modo, è possibile identificarne le preferenze e selezionare le azioni più appropriate per interagire con ognuno di essi, accompagnandoli nel loro percorso d’acquisto in maniera utile ed efficace. Infatti, ogni azione compiuta da un contatto (e tracciata dall’azienda) rappresenta un’occasione per accrescere la comprensione dei consumatori, che con l’evoluzione del business, e conseguentemente del database, diventa sempre più completa e accurata. La conoscenza dei consumatori è una delle risorse più importanti di un’azienda per migliorare i propri processi di marketing e sales nell’ottica di sviluppo del business. Essa, infatti, offre vantaggi quali: Ottimizzazione delle campagne di marketing: analizzando le performance delle campagne precedenti si identificano i messaggi che hanno avuto un forte impatto sull’audience e quali invece non sono risultati particolarmente efficaci. L’azienda può così imparare dalle proprie esperienze, modificando le strategie di comunicazione per raggiungere nuovi potenziali clienti e, in generale, interagire con i contatti con maggior efficienza e rilevanza. Capacità di anticipare i bisogni dei consumatori: la grande quantità di informazioni sui contatti aziendali e gli storici degli acquisti forniscono una panoramica sull’evoluzione del comportamento dei consumatori, facilitando la previsione delle loro future necessità. In questo modo, l’azienda può avere un atteggiamento proattivo e offrire al mercato i prodotti giusti nel momento più idoneo. Miglioramento di prodotti e servizi: la raccolta dei feedback espressi dai clienti ai diversi reparti aziendali permette di monitorare il loro grado di soddisfazione, evidenziando i punti di forza e di debolezza dei prodotti e del servizio offerti. Diventa quindi possibile effettuare delle modifiche per soddisfare le aspettative dei clienti e favorirne la fidelizzazione. Marketing mirato tramite segmentazione dei contatti L’evoluzione del comportamento dei consumatori ha forzato un cambiamento anche nelle modalità di comunicazione delle aziende, le quali non possono più interagire con tutti i loro contatti allo stesso modo e sono quindi costrette a personalizzare il proprio approccio per suscitare un maggior interesse nella propria audience. In soccorso delle aziende entrano in gioco i software CRM, che permettono di suddividere i contatti in base ai dati che sono stati raccolti su di loro nel tempo. La segmentazione può seguire diversi criteri, quindi l’azienda è libera di effettuare una scelta a seconda delle proprie esigenze. Questo procedimento è fondamentale per la strategia di marketing, poiché consente di diversificare la comunicazione verso gruppi di consumatori ben definiti, creando delle campagne di marketing mirate e personalizzate. Più sono dettagliate le informazioni sui contatti e più è facile selezionare i contenuti adatti ad ogni segmento della clientela. Così facendo, si ottiene un maggior coinvolgimento della audience, aumentando così la probabilità di concludere la vendita e rendendo più efficiente l’intero processo di acquisizione di nuovi clienti. Inoltre, la suddivisione dei contatti è utile per definire l’allocazione del budget alle diverse campagne, in modo che la maggior quantità di fondi sia destinata a quelle indirizzate ai clienti che offrono un maggior valore all’azienda, con l’obiettivo di rafforzare la relazione commerciale con essi. Favorire l’allineamento tra i reparti Il software CRM raccoglie tutti i dati derivanti dai reparti di marketing, sales e customer service in un database centralizzato, formando così una fonte di informazioni unica e condivisa all’interno dell’azienda. Il database è consultabile in qualunque momento da qualsiasi team, quindi ognuno è a conoscenza di tutte le interazioni avvenute con i singoli contatti. Come conseguenza, viene assicurata la coerenza nella comunicazione esterna, favorendo la costruzione di una solida reputazione del brand. Lavorando sugli stessi dati, tutti i reparti hanno una chiara visibilità dello stato dei contatti, e in particolare del progresso dei lead nel percorso d’acquisto: la capacità di classificare univocamente i prospetti rimuove la discrezionalità e le incomprensioni tra i reparti, identificando le azioni da compiere per aumentare la probabilità di chiudere le vendite. Le precedenti considerazioni portano alla condivisione di obiettivi tra i reparti a contatto con i clienti e, quindi, ad un loro maggiore allineamento. Automazione dei processi L’utilizzo di strumenti tecnologici quali i software di CRM consente di automatizzare una serie di processi ripetitivi per aumentare la produttività dell’azienda e renderla quindi più efficiente. Tra le operazioni coinvolte, si evidenziano: l’analisi delle prestazioni del business e successiva reportistica, la classificazione dei contatti, l’invio di e-mail per campagne di lead nurturing, l’utilizzo di chatbot per rispondere tempestivamente alle domande dei clienti. Il tempo risparmiato può essere dedicato alla creazione di campagne di marketing più accurate finalizzate a catturare maggiormente l’attenzione dell’audience o, più in generale, ad attività a contatto diretto con i clienti per migliorare la qualità e l’efficacia del servizio offerto. L’automazione dei software CRM si rivela quindi critica per la crescita del business e delle relazioni con i clienti, offrendo all’azienda un vantaggio sulla competizione. Risultato: Migliore Customer Experience La combinazione dei benefici offerti dall’utilizzo dei software di Customer Relationship Management consente alle aziende di conseguire il vantaggio più importante nei mercati moderni: garantire ai propri clienti una migliore customer experience. Questo risultato può essere raggiunto solamente se si hanno a disposizione sufficienti informazioni sui clienti per delinearne le necessità, le preferenze e le abitudini di acquisto, in modo da adattare la strategia aziendale alle aspettative dei consumatori, personalizzando la propria offerta per fornire loro esattamente ciò che vogliono. Un’elevata soddisfazione dei clienti è imprescindibile, poiché può essere il fattore determinante sia per la chiusura della prima vendita con un cliente, sia in prospettiva per la fidelizzazione dello stesso e per la promozione del brand che ne deriva. Con questo proposito, i software CRM permettono all’azienda di ottimizzare le interazioni con i propri contatti e di offrire loro un supporto rapido, personalizzato ed efficacie per rafforzare continuamente le relazioni commerciali con essi. Conclusioni Focalizzando la propria attenzione sui clienti, le strategie di Customer Relationship Management consentono all’azienda di interagire con maggior efficacia con essi e offrire loro prodotti e servizi che garantiscano una migliore customer experience. Ciò è possibile grazie all’utilizzo di software in grado di gestire la totalità delle informazioni sui contatti raccolte da tutti i reparti aziendali. L’aggregazione e la successiva analisi di questi dati, permette all’azienda di approfondire la propria conoscenza dei consumatori e, di conseguenza, personalizzare le campagne di marketing per ottenere il massimo impatto su di essi. Le piattaforme di CRM rappresentano un fattore sempre più discriminante per il successo del business, qualunque sia la sua dimensione o il settore di appartenenza, poiché offrono la possibilità di differenziarsi dai concorrenti sul mercato e ottenere un vantaggio strategico. L’obiettivo finale per ogni azienda resta sempre lo stesso: aumentare i ricavi. Con un'efficace strategia di Customer Relationship Management si ottengono una maggiore efficienza, un elevato tasso di fidelizzazione dei clienti e una maggiore attrattività del brand, compiendo così un grande passo verso il successo. Vorresti scoprire come favorire l'allineamento tra i reparti marketing & sales? Allora scarica il nostro e-book gratuito! Image by vectorpouch on Freepik
Da ormai un anno circa siamo alle prese con questa pandemia globale che ci sta distruggendo sia fisicamente che psicologicamente. Secondo ZOOM l'aumento del carico sui loro server durante il primo lockdown generalizzato in Europa è aumentato del 775% con 12 milioni di persone connesse simultaneamente alla piattaforma ogni giorno. Nella preistoria digitale italiana, sicuramente influenzata dall'approccio piuttosto capannonico di molte PMI, le webcall sono sempre state un mistero assoluto - almeno nel periodo pre-pandemia. Abituati al commerciale che con la sua valigetta e il completo sartoriale macina chilometri sull'auto aziendale per andare a trovare il cliente di turno, non ci siamo mai evidentemente posti il problema di lavorare da remoto. Ricordo un interessante episodio accaduto non più di 6 anni fa, quando gli sviluppatori del software gestionale dell'azienda dove lavoravo si erano letteralmente ACCAMPATI nella sala riunione con il loro portatili, in modo da poter lavorare ininterrottamente per 3 settimane sulle modifiche al software. Alla pandemica e contagiosa luce della situazione, questo appare come una follia, ma era più comune di quanto si creda. A questo proposito, ho voluto scrivere questa guida alle webcall, dove andrò a delineare strumenti, etichetta e consigli utili per fare in modo che questo strumento venga sfruttato al meglio, si perda meno tempo - soprattutto, ci aiuti a comprendere che il lavoro in remoto non è nè una piaga sociale nè impossibile. UTILIZZATE UN SOFTWARE PER GESTIRE LE PRENOTAZIONI Il tempo sta diventando sempre più una risorsa preziosa per tutti quanti. Dal programmatore al designer al content creator, il tempo che dedichiamo al coordinamento tra il cliente e l'esecutore è sempre più importante. Ad esempio, noi utilizziamo HUBSPOT MEETING, che è nativamente integrato con OFFICE 365 o GOOGLE. Questo vi permette di generare un link alla vostra personale pagina calendario che potete inserire nelle mail inviate ai clienti. Se desiderano parlarvi, automaticamente il software gli proporrà un orario e un giorno nel quale non avete impegni già schedulati. Potete decidere la frequenza dei meeting e l'intervallo base fra gli stessi, in modo da non essere oberati di richieste. Potete anche schedulare in automatico la disponibilità dopo 24 ore, in modo che le call vengano sempre prenotate un giorno dopo la richiesta. Potete anche creare diversi tipi di meeting link, ognuno con le disponibilità variate. Per esempio, io uso un link interno per i miei collaboratori che possono richiedermi la disponibilità anche di 10 minuti in qualsiasi momento all'interno della giornata, e uno per i clienti che viene sempre posticipato 24 hr ore dopo nei giorni lavorativi. Lo strumento MEETING è inoltre gratuito per tutti i piani Hubspot. PIGLIATEVI UNA WEBCAM DECENTE Sicuramente la cosa più importante è la scelta della webcam. Non ci sono scuse nel 2020 per mostrare la tua faccia quando stai parlando con un'altra persona - altrimenti una telefonata sarebbe bastata, non credi? L'utilizzo della faccia all'interno di una web call è essenziale per trasmettere tutte le sfumature del discorso che stai facendo. Sia che sia una call commerciale che una call di formazione, gli interlocutori devono poter vedere con chi stanno parlando. Questo aiuta a tenere il tono della conversazione più personale, e, ho notato, la gente tende più a trattarti da essere umano e meno da risponditore automatico di domande. La webcam che di solito è presente nei portatili è sufficiente, ma se utilizzate due monitor potreste voler effettuare l'upgrade a una webcam esterna, in modo da poter guardare negli occhi l'interlocutore e allo stesso tempo tenere le informazioni che vi servono immediatamente reperibili. Una delle migliori webcam che ho trovato (in rapporto qualità/prezzo) è senza dubbio la TRUST GTX 1160 a 50€ Webcam ad alta definizione con risoluzione fino a 8 megapixel (3840 x 2160) Pratico microfono integrato, ideale per le videochat Supporto intelligente con morsa integrata, ideale sia per schermi di laptop, che per superfici piane Bilanciamento automatico del bianco: video chiaro in ogni condizione di luce Fuoco fisso per un'immagine chiara e nitida Oltre ad avere una risoluzione praticamente perfetta, ha una qualità di trasmissione fino a 60fps: utilissima per evitare il fastidioso Effetto sfarfallio soprattutto se siete illuminati da luci a led. PIGLIATEVI UN MICROFONO DECENTE Se c'è una cosa della quale dovete preoccuparvi durante le video call è il non essere fraintesi. Una trasmissione della voce chiara e senza interferenze esterne sarà senza dubbio apprezzata e vi consentirà di evitare i numerosi Eh? durante le vostre call. La soluzione base è - naturalmente- utilizzare il microfono della webcam o del portatile, ma purtroppo sono dispositivi tarati per catturare anche il più piccolo rumore dell'ambiente esterno (come ad esempio il battere sulla tastiera, fastidiosissimo, o il collega che parla dalla stanza accanto, o la macchina tritadocumenti dell'ufficio amministrazione). La soluzione più pratica è l'utilizzo di un paio di auricolari con il microfono. Purtroppo anche qui si passa da delle soluzioni decisamente cheap (quelle del vecchio telefono Nokia del 2001) oppure a delle soluzioni professionali che però cominciano a costare. NON USATE LE CUFFIE WIRELESS DELL'IPHONE Purtroppo, sebbene siano stilosissime, riducono il suono a un tetro mugolio che rende praticamente impossibile capire quello che state dicendo. La soluzione senza dubbio più pratica e relativamente meno costosa è l'utilizzo di un paio di CUFFIE CANCELLA RUMORE, come questo modello a 27€ della MPOW. Oltre al fatto di possedere un microfono direzionale ad archetto che recepisce solamente le fonti audio a non più di 20 cm dall'origine, è dotato anche di una disattivazione del microfono a pulsante, che vi consente di sembrare attenti, concentrati e pronti a parlare durante gli hangout pur non trasmettendo alcun suono. Fidatevi, è un trucchetto estremamente valido quando vi si precipita il collega nella stanza urlando improperi e non avete tempo di scorrere fra le venti finestre a ritrovare l'hangout e disattivare il microfono. Infine, vado a descrivere quella che chiamo la Calltiquette, ovvero l'etichetta da brave damine del 1800 che deve essere seguita mentre fate le call. NON TENETE IL MICROFONO ACCESO SE NON STATE PARLANDO Non c'è niente di più fastidioso di sentire qualcuno che sospira, respira, scrive sulla tastiera, sposta sedie, apre la finestra, si accende una sigaretta quando qualcun altro sta parlando. Se non siete il diretto interpellato o non state partecipando attivamente alla discussione, spegnete il microfono. NON PARTECIPATE AD UNA CALL IN PIU DI 2 PERSONE DA UN SOLO COMPUTER Se proprio, utilizzate due computer. Oltre ad essere costretti a stare all'interno del campo di azione della webcam, è fisicamente impossibile che tre persone partecipino ad una call e non si muovano. E qui si torna al primo punto, ovvero quello di evitare di fare rumore se non si sta parlando. NON PARTECIPATE A DUE CALL DIVERSE CONTEMPORANEAMENTE Oltre ad essere fisicamente impossibile mantenere la concentrazione in due conversazioni allo stesso momento, rischiate delle bruttissime figuracce se venite scoperti. Piuttosto, schedulatele meglio. DEDICATE ALL'UFFICIO UNO O DUE SPAZI PER LE CALL Se lavorate in un coworking, questo appare scontato. Se dovete fare una call di non più di mezz'ora e che richiede solo la vostra presenza e non l'intervento, va bene. Ma se dovete effettuare call di formazione estese che durano un'ora o più, fate un favore ai vostri colleghi e spostatevi. Non siete un call center. Siete professionisti, e vi si richiede concentrazione. EVITATE DI PRENOTARE CALL E NON PRESENTARVI Il classico tirare il pacco non piace a nessuno. Se non siete in grado di rispettare l'orario concordato, avvisate almeno mezz'ora prima le parti interessate. TEMPO LIMITE 15 MINUTI Questo è un punto sul quale mi scontro spesso: se mi hai prenotato una call di mezz'ora e arrivi dopo 15 minuti, la call si deve rischedulare 24hr dopo. E' inutile che mi chiedi di pazientare, perché io fra 30 minuti ho un'altra call già prenotata. E questo andrebbe a ripercuotersi a cascata su tutte le altre della giornata, evitando che io abbia il tempo di organizzare i lavori necessari fra una call e l'altra. Oltre che al rispetto per il lavoro degli altri, è anche rispetto per i clienti degli altri.
Landing page o sito one-page? Se recentemente ti stai informando su come costruire da zero una tua presenza professionale online, scommetto che ti sarai già imbattuto in questa domanda. Molte aziende che non hanno dimestichezza con il web e compiono il loro primo approccio al marketing online non hanno idea di come muoversi: non sanno su che canali operare, quanto budget investire e, soprattutto, non sanno quali strumenti utilizzare. Del resto, è normale non saper dove guardare quando si è nuovi del settore, specialmente se si parla di un contesto vasto e relativamente nuovo come quello del web marketing: uno scenario sconfinato, denso di terminologia straniera e meccanismi a primo impatto impossibili da comprendere. Un primo, importante passo sarebbe proprio capire il significato di queste parole, e soprattutto il ruolo che hanno nel business online. Partiamo da una delle più comuni - e importanti: la landing page. Landing page: cos’è Una landing page - “pagina di atterraggio”, per chi non mastica bene l’inglese - è dove vogliamo che i nostri potenziali clienti arrivino in seguito alla dimostrazione di un qualche interesse nei confronti delle nostre offerte: per questo è molto spesso lo step successivo ad un click su un link (da qui la metafora dell’atterraggio) o su una CTA (Call to Action), unico modo dal quale si potrà accedere ad essa. Inoltre, non conterrà indizi di navigazione esterna, poiché rischierebbero solamente di distrarre il prospect dall'offerta, che è il nucleo della landing page (infatti essa viene sviluppata unicamente come strumento di conversione per l'offerta stessa). La landing page è lo strumento di conversione online per eccellenza: è qui che i visitatori vengono convertiti in lead - termine utilizzato per indicare coloro che decidono di affidarci i loro dati in cambio di informazioni utili, generalmente fornite sotto forma di ebook, webinar o video. È anche il cuore di una campagna di inbound marketing, il documento intorno al quale ruotano tutti gli annunci e tutte le pubblicità: i suoi testi dovranno essere rispecchiati in esse, e dal suo contenuto dipenderà la prima conversione prevista, quella da anonimo prospect a lead consapevole della nostra presenza. Dovendo convincere i visitatori a compiere una precisa azione, la landing page sarà estremamente concentrata su quel particolare obiettivo: infatti il potere di conversione di una landing page è molto elevato, ma la sua utilità svanisce nel momento in cui la relativa campagna termina. Sito one-page: cos’è Un sito one-page, come suggerisce il nome, è un sito composto da un’unica pagina - l’homepage, cioè la pagina principale, che dà una vista generale del tuo business e della tua azienda: nel caso tu abbia altre pagine esterne, contiene tutti i link per reindirizzare gli interessati su di esse. Inoltre, dà la possibilità ai visitatori di contattarti per altre vie, per esempio quella telefonica o per mezzo dei social. In questo modo, chiunque può accedere al tuo sito one-page, che sia per ricerca organica, redirect tramite link o in seguito al click su una CTA presente sui motori di ricerca o sui social: non vi approda, dunque, un solo pubblico ben definito. Nel caso non si possegga ancora un sito vero e proprio, il sito one-page è anche un'ottima soluzione temporanea ed economica per dimostrare la propria presenza sul web, e utilizzarlo come base per eventuali campagne o iniziative che richiedano un punto d'atterraggio che contenga tutte le informazioni di base: poggiando inoltre su un dominio ben definito, sarà raggiungibile anche da organico, a portata di chiunque conosca già il brand o il nome dell'impresa. Landing page vs sito one-page: utilizzi Sebbene siano talvolta intercambiabili, landing page e sito one-page si differenziano per alcuni dettagli che vanno a caratterizzarli per scopi diversi: vediamo quali sono le principali differenze tra le due soluzioni, e quando è meglio utilizzare una o l'altra opzione. Prima campagna online del brand Sito one-page. Se non hai mai avuto nessun tipo di presenza online è decisamente più raccomandabile affidarsi ad un sito one-page, così da affiancare alla tua offerta - qualunque essa sia - anche le generalità del tuo sito, in modo che un eventuale visitatore possa sapere chi sta proponendo l'offerta. Inoltre, considera che il primo approccio online è sempre un tentativo: può funzionare come no, e spendere soldi per una landing page può essere avventato (spendendone pochi otterrai una landing page con degli ovvi limiti che possono precludere i tuoi obiettivi, mentre spendere un patrimonio - che non ti assicurerà risultati - sarà un grosso rischio). Essendo una landing estremamente mirata, se l'iniziativa fallisce la perdita sarà cospicua; al contrario, un sito one-page è molto più versatile, e potrà essere riutilizzato dopo qualche piccola modifica, limitando al minimo i danni in caso di basse prestazioni della tua prima campagna. Detto ciò, nulla vieta di essere audaci e lanciarsi in una campagna fortemente targetizzata munendosi di una landing page anche se non si possiede una presenza online: è una mossa high risk high reward, che presenta cioè grandi potenzialità di guadagno a fronte di un certo rischio iniziale. Campagna a scopo di vendita di un prodotto Landing page. Se la tua intenzione è quella di pubblicizzare e vendere un prodotto o un servizio particolare, la landing page è sicuramente la scelta migliore: del resto, nasce proprio come strumento di conversione, e focalizza l'attenzione sull'offerta in sé - eliminando ogni distrazione e ogni informazione superflua. La CTA - proposta anche più di una volta, su diverse altezze della landing - sarà la parte più rilevante dell'intera landing, poiché è lì che dobbiamo far cadere l'occhio: un sito one-page sarebbe troppo dispersivo, e rischierebbe di allontanare il possibile cliente dalla nostra CTA - e quindi dalla nostra proposta - a causa della vastità della pagina, dei link verso l'esterno e della mole di informazioni che contiene. Inoltre, ad ogni offerta deve corrispondere un pubblico ben definito: se al sito one-page può accedere chiunque non saremo in grado di controllare efficacemente le prestazioni della campagna, mentre una landing page sarà accessibile solamente al pubblico al quale decideremo di aprirla, gestendolo in base alle impostazioni del canale sulla quale la stiamo pubblicizzando. Campagna per dirigere traffico sul sito Sito one-page. Essendo una versione ridotta del tuo sito vero e proprio - oppure, a volte, rappresentando la tua intera presenza online - il sito one-page funziona in modo eccellente per promuovere il tuo brand sul web: qualsiasi cosa interessi ai tuoi visitatori sarà presente sul tuo sito one-page, dal numero di telefono aziendale all'indirizzo, nel caso qualcuno voglia passare di persona al tuo ufficio. Nel caso sia lo specchio del vero sito, è importante che contenga non solo le informazioni di base dell'azienda, ma anche un link di reindirizzamento per ognuna delle tue pagine. Il concetto è un pò come se fosse l'opposto dell'offerta di un prodotto preciso: se in quel caso devi evitare le distrazioni e accentrare l'attenzione su un unico elemento (la Call to Action), in questa situazione dovrai dare la possibilità all'utente di scegliere comodamente e intuitivamente l'elemento del quale ha bisogno. Campagna a pagamento su social media Landing page. Anche se i social media sono poco alla volta diventati dei terreni fertili per i più diversi tipi di business, non va dimenticato che sono nati come piattaforme di rapporti sociali, come testimonia il nome: non dimentichiamoci che, anche se vengono sempre più riempiti di pubblicità ed offerte, i social media rimangono luoghi in cui gli utenti loggano e trascorrono il loro tempo non per comprare, ma per coltivare interessi e informarsi su determinati argomenti. Per questo, a nessuno interesserà veder comparire un piccolo manifesto inteso a dirigerli sul tuo sito (effettivo o one-page che sia): piuttosto, è molto più probabile che catturi la loro attenzione un richiamo connesso a qualcosa sul quale desiderano informazioni aggiuntive, che sia un prodotto, un evento od un servizio. E, come abbiamo visto in precedenza, la soluzione migliore per un'offerta mirata è senz'ombra di dubbio la landing page. Campagna a pagamento su motori di ricerca Dipende. I motori di ricerca hanno molti tratti in comune con i social media, e per questo motivo la strategia più efficace - la maggior parte delle volte - risulta essere la landing page: essendo maggiormente definita, sarà più semplice posizionarla a livello SEO, poiché le keyword che avrai scelto saranno molto più evidenziate qui piuttosto che su un sito one-page. Attenzione, però: su Google può essere efficace semplicemente apparire come attività - ed essere rappresentati dunque da un sito one-page - nel caso si voglia essere trovati dalle ricerche a zone, basate dunque sulla geolocalizzazione. Conclusione In conclusione, possiamo osservare che non c'è una soluzione univoca alle diverse possibilità di apparire sul web. In sintesi, ecco quando utilizzare le due opzioni viste in quest'articolo: landing page: quando vorrai far compiere al tuo pubblico di riferimento un'azione precisa, come scaricare un documento o chiamare il tuo numero; ricorda di essere essenziale e far ruotare tutti i testi intorno a keyword ben definite, mettendo in primo piano la Call to Action sito one-page: quando intendi semplicemente raggiungere una grossa fetta di pubblico non targetizzato - senza mirare a generare nessuna interazione particolare - per generare brand awareness (consapevolezza del marchio, ovvero pura e semplice pubblicità sul tuo nome) Qualunque sia la soluzione più adatta alla campagna che hai in mente, avrai bisogno di uno strumento in grado di misurarne e regolarne le prestazioni: la scelta migliore è il CRM - Customer Relationship Management - che serve appunto per gestire nuovi contatti, clienti acquisiti, dati ottenuti e parametri di conversione. Uno dei migliori, quello di HubSpot, si contraddistingue dalla massa per la sua intuitività, la sua capacità di segmentazione e, soprattutto, la sua possibilità di scalare in base alle esigenze di un'azienda: a questo proposito, esiste anche una versione gratuita, adatta a chi intende testarne l'efficacia. HubSpot permette anche, grazie al pacchetto extra del marketing, la possibilità di creare landing page e website pages: vale la pena di provarlo, non trovi?
Nessun uomo è un'isola. Pretendere di far tutto da soli quando è evidente che in due si potrebbe lavorare in modo più produttivo non ha molto senso, e questo vale più che mai nel mondo del marketing: chiedere supporto a chi può aiutarti a far meglio non è un male, anzi, è un'ottima strategia. È una strategia così buona, pensate, che è nato un termine per indicare la collaborazione tra realtà aziendali: Co-Marketing, ovvero una partnership tra due o più compagnie - che propongono diversi prodotti o servizi - dove entrambe promuovono una specifica campagna e dividono i profitti. I vantaggi di questo tipo di relazione sono molti e decisamente vari: le aziende possono guadagnare nuovi clienti, contatti, denaro o visibilità. Co-Marketing: di che cosa hai bisogno per partire La collaborazione è solitamente attuata tra brand che operano nello stesso ambito, per motivazioni piuttosto banali: i servizi offerti devono avere una comunanza d'intenti, affinché una sola campagna ben costruita vada a toccare gli interessi dei Buyer Persona di entrambe le aziende, con la metà dei costi di partenza e il doppio delle probabilità di successo. Sembra comodo, vero? Perché lo è: essenzialmente, si crea una campagna di marketing utilizzando risorse ben superiori alle solite, e dunque anche con traguardi e mete più ambiziosi. Ma non si tratta di un progetto facile - e soprattutto, è molto diverso dalle solite campagne che sei abituato a lanciare: non ci sono solo i tuoi interessi in ballo, e l'ultima parola non spetta solo a te. Devi essere disposto a collaborare e, in caso, a scendere a compromessi: del resto, si tratta di un lavoro di squadra. E, come ogni lavoro di squadra che si rispetti, dipende non solo da te, ma anche dai tuoi partner. Vediamo quali sono gli step principali per portare avanti una campagna di Co-Marketing con i fiocchi! 1. Definisci quali sono i tuoi obiettivi Come per qualsiasi strategia di marketing, il tuo primo passo è definire quale sarà il traguardo finale. Se decidi di intraprendere una campagna di Co-Marketing, puoi permetterti di mirare più in alto di quanto non faresti normalmente: ricorda che, anche se non hai ancora trovato il tuo partner ideale, in questo viaggio non sarai da solo, e non dovrai dunque contare solo sulle tue forze. Se l'iniziativa parte da te, pensa ad un contenuto da proporre al pubblico, oppure - nel caso tu abbia notato un contenuto eccezionale sul quale potresti e vorresti investire - contatta chi lo ha prodotto, e proponigli di cooperare. Poi, ragiona su cosa vuoi ottenere con questa campagna. Lead? Clienti? Visibilità? In base a ciò che decidi, studia un documento adatto, sia per contenuto che per formato, da proporre al tuo pubblico: un webinar, un ebook, degli articoli. 2. Cerca un partner adatto Questa è la parte più rilevante dell'intera strategia, ma forse anche la più complessa, anche perché non dipende solamente da te. Trovare un partner che condivida i tuoi interessi, la tua visione e che proponga un servizio o un prodotto che possa allacciarsi al tuo non è banale: ma quando si tratta di affari bisogna saper scendere a compromessi, e trovare un equilibrio. È importante che gli obiettivi siano molto simili, e così i Buyer Persona: infatti il pubblico di riferimento deve essere pressapoco lo stesso: per esempio, una collaborazione ideale potrebbe partire dall'idea di un cross-selling, in cui un'azienda si occupa di fornire un prodotto e l'altra di proporre servizi o prodotti inerenti al primo. Individuare il potenziale collaboratore è solo il primo passo: bisognerà poi avanzare la proposta, concludere un accordo e dividersi il lavoro. 3. Suddividi i compiti Ora è il momento di vedere se tu e il tuo nuovo partner siete fatti l'uno per l'altro. O se vi sopportate, per lo meno. Lavorare sulla landing page, sui contenuti di attrazione, sulle offerte e sulle email è compito di tutti e due: del resto, ognuno deve assicurarsi che la campagna sia in linea con i propri obiettivi. In tutte le pagine proposte al pubblico dovrebbero risaltare i brand di entrambe le aziende, e assicurati di mettere per iscritto i consensi sull'utilizzo e la condivisione delle informazioni - se in via legale o ufficiosa è a discrezione dei collaboratori. Anche se lo sviluppo di alcuni contenuti sarà portato avanti da un solo team, sarebbe il caso di ottenere un feedback dal partner prima di inserirlo nella campagna: la comunicazione è l'elemento più importante in una squadra! A questo proposito, è giusto dire che un potenziale inconveniente potrebbe esser più complesso da gestire: non essendoci una figura di riferimento univoca, il problema potrebbe richiedere più tempo del previsto. Per essere sicuri di fare le cose come si deve, è un'ottima idea raddoppiare le tempistiche a disposizione per ogni compito, così da non essere in ritardo costante sulla tabella di marcia. Infine, sfrutta le vostre diverse competenze: avere capacità e punti di vista differenti aiuterà a creare proposte più complete e on target. 4. Condividi il bottino Una volta conclusasi la vostra campagna, è il momento di raccogliere i suoi frutti: controlla i numeri ottenuti e valuta quanto è stata proficua, e analizza assieme al tuo partner se ha avuto o meno successo - se le cifre sono quelle previste, i buyer persona corretti, le offerte cliccate. Dividi con lui sia le informazioni raccolte che i contatti ottenuti, in linea con gli accordi presi in precedenza. E non dimenticare di studiare i risultati: se pensi che potresti avere ancora a che fare con l'azienda con cui hai collaborato, avere uno storico delle precedenti prestazioni sarà molto utile per ottimizzare una nuova strategia. Conclusione Sebbene non sia semplicissimo trovare l'azienda adatta con cui intraprendere un'azione di Co-Marketing, questa pratica è un win-win, ovvero vantaggiosa per tutti: costa meno di una campagna normale, porta più risultati e offre un servizio più ampio. Senza contare che entrerai a contatto con una fetta di prospect dall'alto potenziale di conversione, cioè quei lead che, ottenuti in precedenza dal tuo partner, molto probabilmente visioneranno la vostra campagna combinata. Insomma, vantaggi su vantaggi, con probabilità di riuscita più elevate e costi ridotti: che dici, è il momento di iniziare a cercare un buon partner?