Per un’azienda la prima cosa da fare in chiave marketing è fidelizzare i clienti già acquisiti, poiché rappresentano lo zoccolo duro della tua azienda. Questo però non significa che tu non debba cercare e trovare nuovi clienti, un’operazione che per quanto dispendiosa non va comunque ignorata. Se è vero che acquisire nuovi clienti richiede risorse e sforzi maggiori, è anche vero che esistono tecniche semplici, efficaci e soprattutto economiche che consentono di ampliare il tuo pubblico. Ne sono un esempio perfetto le cold mail, che letteralmente significano “email fredde”. Concettualmente possono essere paragonate alle cold call, cioè le telefonate “a freddo” effettuate verso un pubblico generico, ma risultano molto meno invasive e più efficaci. Benché all’apparenza le cold mail nel marketing appaiano lontane dal concetto di inbound sales, una metodologia per creare un processo di vendita sincronizzato con il modo in cui i clienti comprano il tuo servizio o il tuo prodotto, in realtà sono strumenti che consentono di avvicinarsi alla potenziale clientela in modo discreto e senza essere troppo invasivi come nelle chiamate telefoniche. Cosa sono le cold mail: tre caratteristiche per riconoscerle Le cold mail hanno l’obiettivo di stabilire un primo contatto con una persona e guadagnare un lead, benché precedentemente non ci sia stato alcun contatto. Una cold mail vincente deve presentare almeno tre caratteristiche: Creare subito un collegamento con il destinatario. Non servono tanti giri di parole che rischiano di annoiare l’utente, che già si vede recapitare decine di messaggi promozionali nella sua casella di posta. Vai dritto al punto e comunica il tuo messaggio in modo diretto e senza fronzoli; Evidenziare il valore aggiunto. Devi subito far emergere il valore aggiunto della tua azienda, in poche parole devi spiegare all’utente perché dovrebbe sceglierti e cosa offri di diverso rispetto agli altri competitor. Puoi ad esempio offrire la possibilità di testare il prodotto tramite una demo, un acquisto in promozione o la promessa di assistenza futura; Presentare subito la filosofia e la mission dell’azienda. Le cold mail sono inviate a persone che non ti conoscono e quindi, esattamente come quando ti presenti ad uno sconosciuto, devi spiegare chi sei, cosa fai e che cosa proponi. Usa esempi che attestano la tua credibilità, magari indicando le aziende che hanno già collaborato con te oppure i risultati che hai ottenuto. Come impostare una cold mail Ecco una serie di tratti distintivi delle cold mail che devi tenere a mente: Il pubblico destinatario è selezionato. A differenze delle cold call, le cold mail non vengono inviate indistintamente ad un pubblico generico ma a persone opportunamente selezionate. Se ad esempio operi in ambito B2B, le cold mail possono essere indirizzate a quelle aziende che operano nel tuo stesso settore. All’occorrenza puoi inviare una sola mail alla volta oppure ad un gruppo ristretto di potenziali clienti; L’oggetto deve indicare sin da subito il contenuto dell’email. Come già spiegato le persone si vedono recapitare ogni giorno decine di email, che inevitabilmente finiscono nello spam. Per evitare questo rischio rendi ben noto nell’oggetto di cosa parla la tua email, scrivendo quelle parole chiave in grado di accendere la lampadina della curiosità nella mente dei destinatari. Ad esempio, se intendi promuovere un webinar, rendilo subito noto nell’oggetto; Scrivi un testo chiaro e coerente. Se parli di webinar nell’oggetto, non puoi certo proporre una vendita o uno sconto all’interno del testo. L’utente non troverebbe ciò che gli hai promesso e si sentirebbe addirittura preso in giro. Sii coerente con quanto prometti nell’oggetto, usando parole comprensibili e testi brevi e diretti, concludendo con una call to action altrettanto trasparente e accattivante; Firma dell’email completa. Per dare ulteriore autorevolezza alla tua email dovresti inserire il nome, il cognome e il ruolo che il mittente svolge all’interno dell’azienda con tanto di firma, allegando preferibilmente anche i contatti e l’indirizzo fisico. L’utente avrà così la possibilità di verificare l’esistenza della tua azienda e consultare il sito di riferimento per reperire informazioni utili; Follow up. Devi seguire l’utente e questo non vuol dire mandare una pioggia di email simili, ma inviarne un’altra dopo un periodo di tempo ragionevole per testare le volontà del potenziale lead o come semplice reminder. Come sfruttare le cold mail per acquisire contatti Come impostare una cold mail per acquisire contatti? Per implementare questo progetto può risultare un valido alleato HubSpot CRM, che ti selezionare al meglio i clienti in base ai loro interessi e organizzare ordinatamente tutte le attività collegate al settore marketing e vendite. Devi partire dal presupposto che la cold mail non nasce per vendere, quanto piuttosto per fare la conoscenza di nuove persone e sondare il terreno per capire se possono diventare futuri clienti o meno. In un certo senso possiamo considerare la cold mail come un caffè preso con una persona interessata ai tuoi servizi. La chiacchierata può portare o meno ad un nuovo contatto commerciale, ma principalmente è un modo per conoscere e farsi conoscere. Considera infatti che le cold mail sono rivolte a persone che non conoscono la tua azienda e quindi, anche se in quel momento non sei riuscito a stabilire un contatto, ti sei fatto comunque conoscere. In futuro quindi, se quella persona avrebbe bisogno di un servizio che offri, potrebbe decidere di rivolgersi proprio a te se gli hai fatto una buona impressione. La cold mail quindi ha l’obiettivo principale di creare una connessione ed eventualmente “scaldare” un lead che in quel momento è ancora freddo. Come impostare una campagna di cold mail La tua campagna di cold mail deve raggiungere un elevato livello di “deliverability”, cioè deve essere aperta dal maggior numero di persone senza finire nello spam. Per inviare una cold mail correttamente devi seguire una lista di controllo chiamata VESC, acronimo di: Validate prospect list; Ensure clear CTA; Set follow-ups; Check your email spam score. Analizziamo ognuno di questi punti. Convalidare la lista dei potenziali lead Per prima cosa devi convalidare la lista dei potenziali lead, cioè assicurarti che gli indirizzi di posta elettronica dei prospect siano corretti e autenticati. Questo è un passaggio fondamentale e se non lo fai rischi di inviare l’email alle persone sbagliate, bruciando fondi e tempo prezioso. Rendi chiara e trasparente la tua CTA Precedentemente ti ho indicato che la tua cold mail dovrebbe concludersi con una CTA chiara e ben distinguibile. In pratica l’utente deve avere ben noto quale azione avvierà nel momento in cui decide di cliccare sulla CTA. Ecco perché è preferibile usarne una sola, poiché troppe manderebbero in confusione il tuo lead. Imposta i passi successivi Puoi impostare i passi successivi per decidere come e quando inviare le tue cold mail. Tra le condizioni da impostare ci sono ad esempio: non connesso e nessun messaggio inviato. Se selezioni la prima opzione il tuo messaggio sarà inviato a tutte quelle persone che non hanno ancora avuto alcun contatto con te; se invece attivi la seconda opzione la tua email sarà inviata ad un contatto anche se non hai parlato con lui tramite un messaggio diretto. Impostando i passi successivi puoi personalizzare la tua campagna e renderla più efficace secondo gli obiettivi che ti sei prefissato. Controlla il tuo punteggio spam Che livello di “spammosità” ha la tua cold mail? Ci sono appositi programmi che ti consentono di registrare il rischio che la tua mail finisca nella casella dello spam, uno scenario catastrofico per la tua campagna e assolutamente da evitare. Se la tua email rischia di essere configurata come spam, allora devi cambiarne i “connotati” e renderla molto più fruibile per i tuoi utenti. Per evitare lo spam ci sono delle pratiche da evitare che abbiamo approfondito in un nostro precedente articolo. Cold mail: esempi di scrittura Eccoti alcuni piccoli suggerimenti che possono rendere la tua cold mail ancora più efficace. I clienti non amano molto essere chiamati… clienti. Rivolgiti a loro chiamandoli per nome, così da creare subito un rapporto diretto e quasi amichevole. Questo tocco personale ti farà guadagnare sicuramente punti. Come già specificato non devi girare intorno all’argomento, presentati e introduci subito la tua proposta in modo chiaro e coerente. Congedati con un tono cordiale e rilascia i tuoi contatti. Infine segui il prospect con un attento follow-up, che deve risultare discreto e mai invasivo. Gli svantaggi delle cold mail che portano all'inbound marketing Con sé le cold mail però portano alcuni svantaggi. Sebbene non siano da considerarsi spam, comunque risultano pratiche di marketing molto push e potrebbero recare del fastidio nei confronti dell'utente finale, senza dimenticare che questo tipo di strategia porta in genere a risultati più bassi rispetto ad adottare strategie di inbound marketing. In tutto ciò non va dimenticato tutto il tema della privacy: l'invio della mail, in Europa, è subordinato al consenso che la persona dà all'azienda, senza questo ad un invio di mail senza il consenso il destinatario potrebbe intraprendere azioni legali (...giustamente). Come ovviare a questi problemi? La soluzione è sempre l'adozione di strategie di inbound marketing, che ti permettono di fare lead generation in maniera naturale, senza infastidire l'utente. Con ciò sarà possibile inoltre mirare la comunicazione a persone realmente interessate ai tuoi prodotti o servizi, senza sparare nel mucchio infastidendo l'utente finale. Conclusioni Se segui le indicazioni presenti nell’articolo vedrai che le tue cold mail produrranno risultati rapidamente, dandoti l’opportunità di entrare in contatto con nuovi prospect. Non tutti diventeranno clienti, ma una parte di loro sì e così avrai un pubblico più ampio al quale rivolgerti. Ricordati di dotarti di un buon CRM per gestire al meglio e velocizzare tutte le operazioni. Se invece vuoi implementare la tua strategia di email marketing, ti consiglio di scaricare l’ebook gratuito a fondo pagina per avere esempi dai quali trarre spunto.
Viviamo in un’epoca sempre più digitalizzata con i cosiddetti assistenti digitali che fungono da compagni abituali delle nostre vite: da Siri a Google Assistant passando per Alexa fino ad Amazon Echo. Sono presenti nelle nostre case ma anche sui nostri dispositivi digitali, come smartphone e tablet, quindi sono costantemente a portata di mano. Proprio per questo motivo si è diffusa sempre di più la ricerca vocale, con la quale gli utenti invece di digitare le parole nel motore di ricerca le pronunciano direttamente a voce. Questo è il motivo per cui i siti devono essere ottimizzati per la ricerca vocale, in modo da intercettare gli intenti di ricerca, i desideri e le necessità degli utenti. La popolarità delle ricerche vocali è dovuta soprattutto alla loro immediatezza: con un semplice clic gli utenti possono fare la domanda e ricevere una risposta in pochi secondi. Del resto l’utente moderno è sempre più “pigro”, quindi sono in netta crescita le preferenze per la ricerca vocale piuttosto che per la classica ricerca che prevede la digitazione di parole. Inoltre, la ricerca vocale non richiede l’uso delle mani, quindi è ideale per chi è impegnato al lavoro o in semplici faccende domestiche e ha bisogno di ricevere informazioni immediate. Come installare la ricerca vocale? Come ottimizzare il proprio sito? Quali leve bisogna spingere per proiettare la propria piattaforma nei primi posti di Google? Come attivare la ricerca vocale? Domande alle quali rispondiamo nei prossimi paragrafi. Cos’è la voice search La voice search è appunto la ricerca vocale che richiede un profondo ripensamento strutturale delle strategie SEO di siti ed e-commerce. Google riesce a comprendere sempre meglio il linguaggio naturale delle persone grazie all’intelligenza artificiale e soprattutto al machine learning, una branca dell’AI (Artificiale Intelligence) che giorno dopo giorno con l’esperienza incamera nuovi dati per prendere decisioni future. Tutto questo in totale autonomia e seguendo le abitudini e le preferenze dell’utente. Se ad esempio hai una marca di scarpe preferita, il sistema salverà questa informazione e la utilizzerà in futuro. Nel momento in cui imposterai una ricerca vocale per acquistare un paio di scarpe, il sistema in automatico ti fornirà prima i modelli del tuo brand preferito. Entrando più nel tecnico la VEO, acronimo di voice engine optimization che può essere considerato la “cugina” della SEO, richiede due cambiamenti fondamentali in un sito: Le query vocali rispetto a quelle scritte sono più lunghe, mediamente da 2 a 7 parole; Le keyword singole vengono sostituite dalle keyword long-tail. La maggior parte delle richieste degli utenti prevedono delle domande, per questo è opportuno basarsi sulle question words. In pratica, i contenuti di un sito web devono essere pensati e ottimizzati per rispondere alle domande più frequenti che gli utenti possono porre. La rivalutazione di questi parametri è importante per le tue strategie di inbound marketing perché permettono ai tuoi contenuti di essere trovati dagli utenti nelle loro fasi del customer journey. Una volta trovati i tuoi contenuti l'utente potrebbe diventare un lead e, con una buona campagna di lead nurturing, diventare a sua volta un cliente finale. Come ottimizzare siti per le ricerche vocali Prima di capire come funziona la ricerca vocale Google o su altri motori di ricerca è opportuno ricordare una cosa: innanzitutto il sito deve essere ottimizzato in chiave SEO. In caso contrario ogni altra strategia basata sulla ricerca vocale risulterebbe fallimentare. Un altro aspetto fondamentale è la velocità di caricamento del sito che deve essere scattante e reattivo, Hubspot CMS rappresenta una piattaforma sicuramente in grado di offrire tutto ciò. L’utente medio non solo è pigro ma anche impaziente, quindi la sua soglia di tolleranza è di massimo 4-5 secondi. Se il tuo sito non si apre in tempi brevi, stai pur certo che l’utente andrà a cercare altrove ciò di cui ha bisogno. Riguardo all’utente medio, tieni a mente un’altra cosa: è “infedele”. Cosa significa? Che se trova un sito più veloce, performante e completo non ci impiegherà molto per abbandonarti e lanciarsi nelle braccia dei competitor, soprattutto se gli forniscono ciò che sta cercando. Per questo motivo il tuo sito deve essere ricco di contenuti pertinenti e di qualità, che diano davvero un valore aggiunto al tuo sito e che conferiscano autorevolezza al tuo brand, facendolo risaltare come un punto di riferimento nel settore. I testi devono essere suddivisi in paragrafi con titoli H1, H2 e H3 e avere una lunghezza adeguata di parole, che mediamente oscilla tra le 500 e le 800 (molto dipende anche dal settore in cui operi). In questo senso un sito Hubspot garantisce sia la velocità di caricamento, il fatto di poter impostare facilmente gli heading tag ma soprattutto di essere desing responsive ossia di essere ottimizzato anche per la versione mobile. Ciò è fondamentale per la vocal search visto che la maggior parte delle ricerche vocali attualmente provengono dagli smartphone. L’importanza degli snippet e del mark-up Che sia una ricerca vocale Android o Apple, un fattore fondamentale per il successo è rappresentato dagli snippet in primo piano. Lo snippet è un elemento introdotto da Google per fornire in poche righe una risposta rapida all’utente e si trova nella pagina superiore dei risultati dei motori di ricerca. Google in automatico prende le informazioni necessarie da una pagina web ben strutturata e considerata affidabile, per poi mostrarle al visitatore. Lo snippet riveste quindi un ruolo di primaria importanza, dal momento che viene visualizzato addirittura prima degli annunci. Se il tuo sito viene inserito in uno snippet in primo piano, ci sono maggiori probabilità di apparire anche nei primissimi risultati della ricerca vocale che vengono poi suggeriti agli assistenti digitali. Di pari importanza è il mark-up dello schema, che possiamo considerare una sorta di glossario globale che i motori di ricerca utilizzano per comprendere meglio i contenuti presenti all’interno della pagina di un sito. Questo schema trasmette ai motori di ricerca tutte le informazioni necessarie per capire di cosa si occupa e di cosa tratta un sito o un ecommerce. Così facendo il lavoro dei motori di ricerca è molto più veloce e immediato, anche per quanto riguarda le ricerche vocali. Consigli per ottimizzare la ricerca vocale Ci sono delle “best practices” che consentono di ottimizzare il sito per la ricerca vocale e di proiettarlo verso le prime posizioni dei motori di ricerca. Le strategie possono variare a seconda del business ma, per una panoramica più ampia, ecco alcuni consigli che ti saranno sicuramente molto utili: Focus sulle parole chiave a coda lunga; Usa le schede di Google My Business; Migliora la leggibilità dei contenuti. Focus sulle parole chiave a coda lunga Le parole chiave possono essere a coda corta oppure a coda lunga. Le parole chiave a coda corta sono generalmente composte da uno o due termini, risultano piuttosto generiche e hanno una concorrenza molto alta. Questo significa che per il tuo sito diventa piuttosto complesso e problematico imporsi e posizionarsi con quella specifica parola chiave a coda corta. Il discorso cambia se facciamo riferimento alle parole chiave a coda lunga, note anche come long-tail keywords, che invece sono più descrittive, dettagliate e caratterizzate da un tasso di conversione più elevato. Le long-tail keywords sono quelle sulle quali devi lavorare per intercettare le ricerche vocali, poiché sono più conversazionali e in un certo senso gli utenti durante la vocal research “conversano” con i dispositivi, ai quali rivolgono domande estremamente specifiche. Per ottimizzare i tuoi contenuti per la ricerca vocale devi: Utilizzare molte parole chiave a coda lunga; Rispondere alle domande in varie “salse” introducendo parole quali: come, perché, dove, quando, cosa, chi ecc.; Usa parole di riempimento, come del, per, tra, sul ecc. che vengono usate nel linguaggio colloquiale e che quindi con ogni probabilità saranno utilizzate anche dagli utenti durante le loro ricerche vocali. Usa le schede di Google My Business per il local marketing Se fai local marketing, quindi i tuoi servizi sono rivolti in un’area geografica limitata e ristretta, le schede di Google My Business rappresentano un validissimo alleato poiché comunicano a Google che la tua attività è operativa in un determinato luogo. Nel momento in cui un utente cerca un negozio specifico in una zona, la tua attività potrebbe classificarsi per quella determinata query di ricerca se lavori correttamente. Google My Business a sua volta fornisce agli utenti tutti i dati della tua attività, inoltre ti aiuta a migliorare la SEO a livello locale. Ricordati di inserire nella scheda la cosiddetta NAP (nome, indirizzo e telefono), fornendo ai potenziali clienti tutti i dati per trovarti e per contattarti. Se lo desideri, per una questione di completezza delle informazioni, puoi aggiungere ulteriori dettagli utili sui servizi e sui prodotti offerti, news, aggiornamenti, eventi, sconti, promozioni, offerte ecc. Migliora la leggibilità dei contenuti Più volte abbiamo sottolineato la necessità di scrivere articoli corretti in italiano, di facile comprensione per gli utenti e in grado di fornire informazioni e dati realmente utili. Tutto questo è ancora valido, ma i contenuti devono essere rivisti per soddisfare i nuovi standard delle ricerche sempre più colloquiali e vicine al linguaggio quotidiano di tutti i giorni. All’interno dei contenuti devono quindi essere inserite preferibilmente domande e risposte brevi e concise, più adatte ad una tipologia di ricerca vocale. Ecco una serie di piccoli consigli per migliorare ulteriormente la leggibilità dei contenuti: Usa un linguaggio colloquiale, inserendo anche parole utilizzate maggiormente nella quotidianità di tutti i giorni o addirittura appartenenti ad uno slang specifico di quel settore; Usa elenchi puntati per rendere più veloce e facile la lettura e un concetto molto più chiaro e accessibile; Includi una sezione specifica dedicata alle FAQ (Frequently Asked Questions), cioè le domande più frequenti che pongono gli utenti così da consentire a Google di estrarre i contenuti più pertinenti secondo la ricerca e usarli come snippet. Conclusioni Se hai un sito o un e-commerce e vuoi migliorarne le prestazioni, non puoi certo ignorare le nuove tendenze come appunto la ricerca vocale destinata a dominare gli anni futuri. La VEO dovrà però camminare di pari passo con la SEO, per intercettare quanti più intenti di ricerca possibili su qualsiasi dispositivo. Poiché tutto parte comunque dalla SEO, ti consigliamo di scaricare l’ebook gratuito disponibile a fondo pagina che ti spiega i falsi miti che ruotano attorno al mondo SEO.
Oggi si parla sempre più spesso di NFT, un concetto che sfugge ancora a molti ma che ha avuto una straordinaria crescita in tutti i tipi di mercati digitali. Ne è una dimostrazione il fatto che moltissimi brand di primo piano, da Adidas a Gucci fino a Coca Cola, hanno sperimentato la strategia del marketing NFT che si è diffusa a macchia d’olio nei settori della moda, del food & beverage, dell’hi-tech, del gaming ecc. Anche se ogni brand persegue la sua personale strategia NFT, l’obiettivo per tutte le aziende è sempre lo stesso: migliorare la brand awareness e naturalmente incrementare i profitti. Gli NFT sono nati nel 2018 con CryptoKitty, ma hanno visto la loro fama e la loro reputazione crescere vertiginosamente nel giro di pochi anni e secondo le previsioni continueranno ad essere di tendenza anche in futuro. Quali sono le motivazioni che hanno consentito agli NFT di diffondersi così rapidamente? Ne possiamo individuare principalmente 3: Blockchain, che rappresenta la tecnologia di base e che assicura la massima sicurezza; Adesione immediata agli NFT da parte dei principali marchi del mondo nei più disparati settori; La community creata dagli NFT, che soddisfa la necessità delle persone di far parte di una comunità e condividere con essa modi di essere e di pensare e anche beni fisici e digitali. Conosciamo meglio gli NFT: cosa sono, come funzionano e come sfruttarli al meglio. Cosa sono gli NFT? Quando parliamo di NFT facciamo riferimento ai cosiddetti “Non-Fungible Token”, vale a dire un bene non fungibile e che non può quindi essere né replicato né tanto meno sostituito. Si tratta di un pezzo unico nel suo genere e proprio l’unicità è considerata la sua caratteristica principale. Esempio classico è un oggetto come può essere un tubetto di dentifricio, il cui valore è esattamente identico ad un altro dentifricio. Se chiedessimo inoltre a due persone di scambiare i propri tubetti, probabilmente accetterebbero perché non noterebbero alcuna differenza. Lo stesso discorso, con ragionamento inverso, può essere fatto per un NFT che, come specificato, è un pezzo assolutamente unico e non può essere mai sostituito. L’unicità viene garantita dalla tecnologia blockchain, che gli conferisce tracciabilità e autenticità. Gli NFT sono sostanzialmente contenuti digitali che, grazie alla tecnologia blockchain, sono costantemente tracciati in modo da poter sempre risalire alla loro identità e verificare così la loro autenticità. NFT e marketing: le strategie a disposizione Le opportunità con gli NFT sono tantissime per le aziende che possono adottare strategie differenti a seconda degli obiettivi che vogliono perseguire. C’è la possibilità di creare personalmente gli NFT per poi lanciarli sul mercato con l’obiettivo di rafforzare la propria brand identity, ingaggiare influencer o sfruttare l’email marketing. Analizziamo di seguito le strategie più efficaci soprattutto nell’ambito dell’inbound marketing, capace di creare interesse e valore attorno ad un brand e fare in modo che siano i clienti ad avvicinarsi spontaneamente ad un marchio e non viceversa. Realizzare autonomamente un NFT Chi acquista o possiede un NFT non ne diventa automaticamente il proprietario, dal momento che l’opera è stata comunque creata da terzi. Tuttavia è possibile creare in totale autonomia il proprio NFT, come hanno fatto importanti brand, per poi rivenderli sui marketplace appositi a prezzi anche molto interessanti. Oggi esistono tante piattaforme sicure dove creare i propri NFT, da OpenSea a SuperRare, da Binance NFT a Rarible ecc. La creazione con queste piattaforme, può risultare un’ottima strategia per generare dei profitti, ma anche per veder accrescere la propria brand awareness. Le strategie degli NFT influencer marketing Gli influencer ricoprono un ruolo predominante nell’economia delle strategie aziendali, considerando il grande ascendente che hanno sui consumatori. Potrebbe quindi essere un’ottima idea ingaggiare influencer specializzati negli NFT che sappiano guidare adeguatamente gli utenti in questo mercato nuovo e ancora in fase embrionale. Sempre nell’ottica dell’inbound marketing un bravo influencer sa catalizzare l’attenzione del tuo target di pubblico. Un esempio perfetto è l’NFT targato NBA che ha creato Top Shot, una piattaforma realizzata e gestita da importanti influencer dove è possibile acquistare i momenti topici e più spettacolari del campionato di basket statunitense sotto forma di GIF. Collaborare con influencer per la creazione di nuovi NFT, potrebbe essere una strategia vincente per la tua impresa. NFT social media marketing I social naturalmente rappresentano canali privilegiati da sfruttare per lanciare le proprie campagne basate sugli NFT, tramite le quali comprendere e intercettare desideri e aspettative del pubblico, soprattutto quello che rientra nel proprio target. Alla base dell’NFT marketing c’è la formazione di una community, dove gli utenti possano rispecchiarsi, riconoscersi e creare legami con lo stesso brand. Il possesso di un NFT testimonia l’appartenenza di un utente a quella community e il desiderio di acquistare beni digitali particolarmente rari e preziosi sta diventando un fattore sempre più importante per chi è fidelizzato al brand. NFT e Shopify: un binomio utile alla tua strategia di marketing Uno dei modi per attirare nuovi clienti è certamente quello di personalizzare il prodotto e dare un'esperienza di acquisto unica al cliente. In questo senso con Shopify c'è la possibilità di vendere direttamente sul proprio ecommerce prodotti personalizzati con NFT e NFT stessi. Inoltre una delle novità presentate da poco dalla piattaforma ecommerce, è quella di dare la possibilità ai propri utenti di sviluppare il proprio ecommerce prevedendo un accesso esclusivo, a sezioni apposite del sito Shopify, ai possessori di determinati NFT. Ciò è stato definito da Shopify tokengated commerce. In questa tipologia di ecommerce, è importante sottolineare la possibilità da parte dei merchant di stringere partnership con i creatori di NFT in modo da offrire contenuti in esclusiva, aumentando così il valore percepito dal cliente, vendite e ricavi derivanti dei prodotti. Co-branding e co-marketing, ricordiamo, sono strategie che molto spesso utilizzano le imprese per aumentare il proprio bacino di utenza, cercando logiche che possano avvantaggiare tutte e due le parti nell'acquisizione di nuovi clienti o nuovi lead. Questa sarà la base di partenza su cui costruire la propria strategia di marketing. Per fare ciò può risultare molto utile Hubspot CRM, che consente una facile integrazione con Shopify. Tutto questo permette di avere una conoscenza completa del cliente finale migliorando così i risultati delle tue campagne di marketing. I vantaggi di usare gli NFT nel digital marketing Gli NFT ti consentono di essere competitivi nel mercato digitale, ma dovrai essere bravo a sfruttarli nel modo più opportuno ed efficace. Puoi usarli ad esempio per migliorare la brand experience, rendendola unica per differenziarti dagli altri competitor agli occhi dei tuoi potenziali clienti. Poiché sempre più brand stanno volgendo lo sguardo agli NFT, è importante ingaggiare artisti e content creator di alto livello professionale per conferire unicità all’esperienza e raggiungere il tanto desiderato effetto wow. Queste figure hanno il compito di promuovere il tuo brand nei marketplace offrendo un’esperienza unica che sappia coinvolgere attivamente il tuo pubblico, con il quale comunicare in modo interattivo e originale. Gli utenti moderni preferiscono avere una comunicazione diretta con il brand, con il quale desiderano creare un rapporto sempre più intimo. Proprio per questo motivo devi essere bravo a creare una community coesa e compatta che rispecchi le aspettative e i desideri degli utenti. In questo modo puoi creare una base di clienti fidelizzati, che rappresentano lo zoccolo duro del tuo pubblico sul quale costruire e rafforzare il tuo brand. Soffermandoci su questo concetto è importante capire che gli utenti preferiscono i brand che mostrano il loro volto umano e perciò fornire un’esperienza coinvolgente alla tua community online significa generare in automatico interesse attorno al tuo brand. In questo modo diventa molto più semplice incrementare le conversioni e di conseguenza le vendite. Risulta quindi essenziale iscriversi ai marketplace NFT già avviati, così da accedere a nuove fasce di pubblico interessate a questo particolare tipo di mercato. Collezionisti d’arte, creators digitali, giovani e imprenditori sono solo alcune delle figure che fanno parte della community NFT che cresce sempre di più giorno dopo giorno. Gli utenti interagiscono con i tuoi NFT brandizzati e, contemporaneamente, puoi ampliare il tuo raggio d’azione e raggiungere un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo. CryptoKitties e il futuro del marketing con gli NFT Infine per far capire meglio le potenzialità a livello marketing degli NFT analizziamo Cryptokitties, uno dei primi giochi in assoluto basato sulla tecnologia blockchain lanciato nel 2018. Il funzionamento per certi versi è molto simile a quello del vecchio Tamagotchi: i giocatori possono comprare gatti digitali per realizzare la loro colonia felina e poi rivenderli. Fin qui sembra un gioco come tanti, ma la differenza risiede nel fatto che il mercato dei cripto-gattini viene gestito tramite Ethereum e un portafoglio digitale da usare direttamente nel marketplace. Ogni CryptoKitty è unico nel suo genere e quelli più rari possono essere venduti a cifre astronomiche. Un raro esemplare di cripto-gattino è stato venduto ad oltre 100.000 dollari e il mercato ha fruttato qualcosa come oltre 3 milioni di dollari. Il gioco in questione dimostra come in un futuro, strategie di marketing basate sugli NFT possano spaziare in più settori, come quello del gaming. Pensate solamente di inserire il vostro brand all'interno di questa tipologia di gioco e ai risultati che questa strategia può portare nell'ambito del marketing esperienziale. Conclusioni Se è vero che il mercato degli NFT è in uno stato embrionale, è anche vero che la sua crescita in pochi anni è stata esponenziale. Sarebbe un errore quindi non sfruttare al volo quest’opportunità, destinata ad essere uno dei nuovi trend dei prossimi anni, perché dopo sarebbe complicato e dispendioso recuperare il terreno perduto. Durante questo articolo abbiamo parlato anche di Hubspot: per questo ti consigliamo il contenuto scaricabile gratuitamente a fondo pagina che ti spiega in dettaglio cosa sia Hubspot e come ti può aiutare a pianificare e attuare strategie di inbound marketing.
Le persone che navigano in Internet, su ecommerce, landing page o siti informativi, hanno la necessità di trovare subito quello che cercano, senza perdere tempo. Questo non vuol dire essere svogliati o pigri, ma semplicemente essere abituati alla velocità del mondo virtuale e alle nuove tecnologie che spesso sembrano leggerci nel pensiero. In questo contesto i microcopy hanno un ruolo fondamentale: catturare l’utente, spingerlo a fare delle azioni, migliorare la sua User Experience e implementare le strategie di inbound marketing. I microcopy possono riguardare call to action, bottoni di conferma, messaggi guida e tanto altro. Questi contenuti devono far capire subito cosa fare e rendere la navigazione all'interno del sito agevole per l’utente. Per fare un esempio semplice, se in una pagina trovo il pulsante con scritto “compila il form”, è chiaro che cliccando finirò su una scheda da compilare con dei dati. In questo articolo vedremo nel dettaglio cosa sono i microcopy e come costruirli tenendo presente l’usabilità da un lato e le conversioni dall’altro. Scopri come solo poche parole possono fare la differenza. Cos’è il micro-copywriting e perché lascia il segno? Poche parole indispensabili: così potrebbe essere definito il micro copywriting. Ma questo non l’unico aspetto che caratterizza un copy efficace sul web. Un sito web accattivante esteticamente, può di certo attrarre gli utenti. Ameranno il tuo sito, ma se si perderanno tra le pagine senza trovare quello che cercano lo abbandoneranno immediatamente (anche se si tratta della pagina più bella del web). Attraverso il microcopy una pagina web diventa intuitiva e gli utenti riescono ad orientarsi senza mai perdere la strada. Il microcopy, quindi, si riferisce a frasi pensate per guidare l’utente, semplificare il suo percorso, creare fiducia, convincere a fare qualcosa e raccontare il brand o il prodotto. Se ti chiedi come farlo efficacemente, ecco alcune caratteristiche da tenere in considerazione: Breve e coinciso: deve contenere solo le informazioni fondamentali ed utili per raggiungere l’obiettivo, che nella maggior parte dei casi è un click o ottenere dati; Puntuale e immediato: le parole devono essere posizionate in modo da essere facilmente trovate (deve essere impossibile non vederle); Essere originale: un pulsante “invia” è in grado di stupire, far sorridere o emozionare? Per far funzionare un microcopy bisogna usare creatività e saper osare; Formattato alla perfezione: non devono esserci errori e deve seguire lo stile e la formattazione della pagina; Deve parlare agli utenti: non basta dare delle indicazioni, un microcopy deve rivolgersi all’utente aggiungendo un tocco personale e diretto. Una stringa di parole, usata nel modo giusto, può fare la differenza e portare un potenziale cliente a concludere un acquisto, continuare a leggere, iscriversi ad una newsletter, oppure abbandonare la tua pagina per un tuo concorrente. Il Microcopy è conosciuto anche come UX Writing, che rappresenta il completamento della UX Design: nonostante una grafica perfetta, se le parole non sono giuste le conversioni crolleranno. I microcopy si usano in diversi casi, di seguito abbiamo cercato di riassumere gli utilizzi più frequenti: Messaggi di conferma: un’acquisto andato a buon fine o la conferma di un'iscrizione ad una newsletter; Istruzioni per l’uso: cosa fare e come utilizzare una piattaforma, un'app o altro; Voci del menù: indicare con esattezza cosa trovare e dove; Caricamenti di pagina: messaggio che compare nelle pagine di attesa; Campi di form: indicazioni di riempimento di una scheda da compilare con i dati; Pagine con errori 404: indicare cosa fare se si apre questa pagina; Pulsanti e Call To Action: usare le parole giuste per convertire gli utenti in clienti. In tutti questi casi è di fondamentale importanza usare un testo che sia in grado di spiegare all’utente cosa sta accadendo e cosa deve fare. L’utente non si sentirà mai abbandonato, ma sarà guidato ad interagire con il sito web. Altro aspetto importante, da non sottovalutare, è l'attinenza con la grafica e le immagini. Una foto o un’immagine deve supportare il messaggio che stai comunicando. Per fare un esempio, la pagina di errore del sito di Hubspot è accompagnata da un cuore spezzato. Questa immagine, senza troppe spiegazioni, sostiene il copy, comunicandoci che la pagina non esiste. Tutto questo può sembrare facile, ma in realtà non lo è. Trovare le parole giuste può essere complicato. I microtesti sono piccoli e preziosi poiché spesso sono proprio loro i protagonisti delle decisioni che le persone prendono. Microcopy per migliorare l’usabilità e le conversioni Come abbiamo sottolineato in precedenza i microtesti possono trovarsi ovunque in un sito web. La loro creazione deve essere pensata durante lo studio dell’interfaccia utente per realizzare un prodotto omogeneo e funzionale. Ecco qualche suggerimento per migliorare l'usabilità e aumentare le conversioni con poche parole al posto giusto: Anticipa i bisogni degli utenti e elimina le loro ansie: fai dei test e verifica se nel sito ci sono dei messaggi che confondono i visitatori; Il tuo linguaggio deve essere umano, anche se usi l’intelligenza artificiale: se usi un chatbot le sue risposte devono essere il più possibile umane. Crea empatia e stimola la fiducia verso l’azienda; Crea percorsi semplici e non annoiare gli utenti: se per raggiungere il tuo obiettivo ci sono più step da fare, semplificali il più possibile con microcontenuti che invitano a proseguire; Scegli un Tone of Voice e attieniti a quello: conosci i tuoi utenti e parla il loro linguaggio; Personalizza i messaggi: l’utente che si trova sul tuo sito devi pensare che stai parlando proprio a lui. Fallo sentire unico e speciale; Associa il testo all’immagine giusta: la sinergia con l'immagine può rendere ancora più forte il messaggio. Lo scopo di un buon copy è ovviamente aumentare le conversioni, quindi spingere l’utente ad una determinata azione. Le parole devono aiutarlo a seguire il giusto percorso e a compiere l’azione che vogliamo. Per scrivere il testo giusto e ottenere risultati, occorre fare molta attenzione e conoscere bene gli utenti ai quali ci rivolgiamo. Nel web esistono microcopy che nascondono insidie, celando costi nascosti, proponendo prove gratuite che si trasformano a pagamento oppure spingendo l'utente verso iscrizioni inconsapevoli. Questo porta gli utenti ad essere diffidenti: la sfida dei microcopy è conquistare la fiducia delle persone con pochi caratteri. Esempi di microcopy Se apri per la prima volta Netflix, cosa comunica la pagina a chi non è ancora abbonato? Il messaggio è breve, diretto e conciso: senza limiti, ovunque e puoi disdire quando vuoi. Due semplici frasi che sottolineano la qualità del servizio e l’assenza di brutte sorprese. Questo è un esempio di microcopy che funziona. Uno dei segreti per realizzare microtesti efficaci è immedesimarsi negli utenti: se fossi io a navigare in quel sito cosa vorrei sapere? Cosa mi farebbe sentire sicuro? Un ruolo importante, infatti, è giocato anche dall’empatia: mettersi nei panni degli altri e comprendere i loro bisogni. Questo ci fa capire che le paroline magiche sono fondamentali quando stiamo per concludere un acquisto oppure quando siamo finiti in una pagina che non esiste più. Per misurare la validità, anche nei microcopy, si utilizzano i test A/B, che permettono di testare simultaneamente due versioni (o anche di più) di un testo per determinare quale è più efficace nel raggiungimento dell’obiettivo, anche in riferimento ai dati demografici e all’impatto a breve e lungo termine. Se hai attivo un progetto Hubspot puoi analizzare in qualsiasi momento le conversioni e il rendimento di una pagina, così da apportare le modifiche necessarie, capendo inoltre quale variante del tuo A/B test funziona meglio. Se cerchi qualche esempio di utilizzo di microcopy, di seguito ne indiremo alcuni: Far scaricare un app o vendere qualcosa (senza troppi giri di parole). Satispay va subito al sodo e dice che usare la sua app è una scelta intelligente, anche se non lo scrive fa intuire che non usarla sarebbe da stupidi; Eliminare l’ansia post acquisto, anche con ironia. Privalia, dopo la conclusione di un acquisto invia una mail spiritosa, sottolineando la scelta giusta con applausi; Call To Action semplice e diretta. “PayPal ti semplifica la vita”: questo è il messaggio che l’azienda usa per far compiere l’azione; Iscrizioni senza stress. Trello, invita a registrarsi sottolineando sin da subito che è GRATIS! Questo elimina ogni dubbio. Questi sono solo alcuni esempi, di come aziende importanti sono riuscite a catturare utenti e a rassicurarli creando una User Experience senza problemi. Per conoscere tutti i segreti per realizzare contenuti efficaci scarica l’ebook gratuito che trovi a fondo pagina e inizia a creare la tua strategia.
Uno dei passatempi preferiti degli utenti è scorrere i video Instagram, i cosiddetti Reels, per svagarsi per qualche minuto e magari farsi due risate. I Reels furono lanciati nell’agosto del 2020 e cavalcarono l’onda del successo straordinario raggiunto dai video TikTok. Alla luce della popolarità dei Reels di Instagram, anche le aziende piccole, medie o grandi hanno iniziato a rivolgere le loro attenzioni verso un contenuto nato fondamentalmente per scopi goliardici e per essere condiviso tra amici o tra i propri follower. I video di Instagram piacciono così tanto al pubblico poiché sono spontanei e creativi, al di fuori delle logiche strettamente promozionali che rischiano di essere fredde e poco coinvolgenti. Un aspetto tutt’altro da sottovalutare soprattutto in considerazione del boom dell’inbound marketing, cioè una tipologia di marketing che mira ad attirare i clienti tramite esperienze e contenuti di valore costruiti, realizzati su misura per loro. Tutto questo senza essere invasivi tramite strategie push. Se stai pensando ad un modo per modernizzare la tua azienda secondo gli attuali canoni del marketing, questa guida ai video su Instagram sicuramente saprà fornirti indicazioni e spunti molto interessanti. Cosa sono gli Instagram Reels? I Reels sono brevi video che possono essere combinati con una musica e poi condivisi nelle Stories, nel feed Esplora e nella scheda Reels del profilo utente. La durata dei video Instagram inizialmente era di 15 secondi, poi è stata estesa fino a 90 secondi. Ciò che conta però non è tanto la durata, quanto il contenuto che deve essere fresco, immediato e d’impatto, caratteristiche molto apprezzate dagli utenti moderni. Una volta creato il video puoi personalizzarlo con filtri ed effetti creativi, anche in realtà aumentata, per renderli ancora più originali e accattivanti da un punto di vista visivo. Puoi aggiungere la musica presente nella libreria o da un contenuto originale, con la possibilità di accelerare o rallentare il video per enfatizzare alcuni aspetti di un prodotto, un servizio o semplicemente di un brand. Il social predilige il caricamento di contenuti che si visualizzano a schermo interno, quindi il formato dei video Instagram ideale dovrebbe avere una dimensione di 1080 px per 1920 px con un rapporto di 9:16. Le proporzioni vengono applicate ai video verticali, mentre i video orizzontali possono essere caricati con le medesime dimensioni. Come caricare un video su Instagram Prima di addentrarci nei vantaggi che offrono i video Instagram alle aziende e conoscere le strategie da mettere in atto, analizziamo come caricarli sul social. Per prima cosa devi accedere al formato di Instagram Reels presente nella sezione Stories, toccando l’angolo in alto a sinistra della home page. Per accedere ti basta quindi aprire la telecamera Instagram Stories e trovare l’icona Reels. Per creare il tuo video devi effettuare i seguenti passaggi: Accedi alla sezione Stories dell’applicazione Instagram; Clicca su Reels. Una volta eseguite queste operazioni puoi selezionare le diverse funzioni: Aggiungere audio. Puoi cercare una canzone già presente nella tua libreria Instagram oppure, se preferisci, registrare un Reel con un brano originale a tua scelta. Se il tuo account è pubblico, gli altri utenti possono utilizzare quel brano musicale nel loro Reel; Effetti di Realtà Aumentata. Vuoi dare un tocco estroverso e ancora più accattivante al tuo video? Allora puoi scegliere uno dei tanti effetti presenti nella galleria, che possono essere realizzati da Instagram o dalla community di creatori; Allineamento. A volte un solo Reel non è sufficiente e magari ne devi creare di più per dare continuità al messaggio che intendi inviare. Basta pensare alle fashion blogger che desiderano presentare in serie diversi outfit senza perdere il filo del discorso. In questi casi puoi fare affidamento alla funzionalità Allineamento, che consente di allineare gli oggetti nelle clip precedenti prima di registrare quelle successive. Il passaggio da un video all’altro è molto più fluido e puoi dare continuità alla comunicazione; Velocità. Puoi rallentare o velocizzare i video a seconda degli aspetti che vuoi sottolineare. Per dare un maggior senso di spettacolarità puoi registrare i video in Slow Motion, oppure creare video a ritmo di musica per rendere il contenuto particolarmente dinamico e coinvolgente. Prima di caricare un video dai un’occhiata ai competitor, sia per prendere ispirazione sia per provare a differenziarti. Valuta anche quale canzone utilizzano gli altri brand e quali sono i trend del momento, così da cavalcarne l’onda. Infine puoi anche usare gli strumenti di disegno e di testo forniti da Instagram oppure aggiungere uno Sticker per un ulteriore tocco personale. I benefici dei video Instagram per la crescita dell’azienda Differenziarsi in un mercato sempre più competitivo non è facile ma i Reels rappresentano una soluzione molto efficace per emergere dalla massa ed è uno dei mezzi chiave per strategie di video marketing. Perché? Semplicemente perché i video Instagram sono goliardici e simpatici, quindi consentono di mostrare il volto umano dell’azienda che non vuole necessariamente vendere ma farsi conoscere e intrattenere gli utenti in modo divertente. Gli IG Reels sono strumenti molto utili per conoscere a fondo la tua community e capire eventualmente se e come modificare la tua strategia. Le visualizzazioni dei video Instagram, i commenti e i like sono tutte metriche fondamentali che ti forniscono utili indicazioni sulle loro prestazioni e sulla bontà delle strategie adottate. Considera che se pubblichi differenti tipologie di contenuti nella sezione Esplora aumenta la visibilità della tua pagina, soprattutto se l’algoritmo IG contrassegna il contenuto nella sezione “In primo piano”. L’aumento di visibilità si traduce in una notevole beneficio a livello di brand awareness e inoltre fa crescere la community di followers. I reel sono altresì utili per le aziende anche per fare lead generation. Essendo che un reel in evidenza è visibile ad una larga fetta di pubblico, se studiato bene e senza farlo diventare una mera pubblicità, può essere usato per rimandare l'utente su un sito o su una landing page tramite un link ad esempio nella bio. Sarà poi importante dotarsi di strumenti, come possono essere i CRM, che consentano di fare una lead generation perfetta, susseguita da strategie di nurturing. Come funziona l’algoritmo di Instagram Reels Per sfruttare al meglio i video Instagram devi conoscere il funzionamento dell’algoritmo, che opera esattamente come quello di Tik Tok. Possiamo definirlo un algoritmo “intelligente”, poiché mostra agli utenti i video di persone già seguite e con le quali interagiscono, ma anche in base alla geolocalizzazione. Tuttavia scorrendo gli utenti possono imbattersi anche in Reels di tendenza o che risultano particolarmente popolari in quel momento. Alcuni Reels possono essere contrassegnati da un’etichetta “Featured”, cioè In Primo piano, sopra la didascalia. Se il tuo Reel ottiene l’etichetta Featured riceverai una notifica che sarà poi inserita nel feed Esplora in evidenza. Questa funzione aiuta gli utenti a scoprire i contenuti originali e il tuo obiettivo è proprio ricevere l’etichetta Featured per aumentare la visibilità dei tuoi contenuti. L’algoritmo dà, l’algoritmo toglie: quali sono i contenuti premiati e quelli penalizzati? L’algoritmo è sicuramente influenzato dalle persone seguite dai followers e dai luoghi da dove interagiscono, ma svolge un ruolo ancora più importante in quanto decide chi premiare e chi invece penalizzare per garantire un’esperienza quanto più immersiva e coinvolgente possibile agli utenti. Innanzitutto vengono premiati quei video capaci di catturare l’attenzione di una fetta molto ampia di pubblico, di coinvolgere e di intrattenere. Puoi creare Reels che fanno ridere, che fanno piangere o che fanno riflettere, l’importante è che arrivino dritto al cuore degli utenti. L’algoritmo premia i video innovativi, che creano tendenze nuove e che in generale attirano molti utenti. Un maggiore engagement degli utenti significa maggiore visibilità del brand, una community che cresce e più tempo passato dall’utente sul social. Usa con saggezza i filtri, gli effetti, le musiche, gli audio e in generale tutti quegli strumenti che donano brio, vivacità e originalità ai tuoi contenuti. Il formato video verticale è in assoluto quello più consigliato poiché è facilmente fruibile sugli smartphone, che rappresentano i dispositivi più utilizzati dal popolo del web. Infine l’algoritmo crea una corsia preferenziale per quei video che hanno hashtag e descrizioni coerenti e che quindi offrono un’esperienza di navigazione ottimizzata e personalizzata per i vari utenti. L’algoritmo dà ma l’algoritmo toglie anche, soprattutto se non segui le linee guida per creare un Reel perfetto. I video devono essere nitidi e perfettamente fruibili, quindi vengono penalizzati contenuti con bordi e sfocature derivanti da una risoluzione troppo bassa. Considera che Instagram nasce fondamentalmente come social di foto, per poi evolversi in social anche di video. Non utilizzare quindi troppo testo che rischia di compromettere la visibilità dell’immagine. Alcuni brand, per risparmiare tempo e lavoro, riciclano contenuti da altre app. Una mossa sbagliata poiché viene meno il concetto di originalità, che è invece alla base dei Reels. A tal proposito rispetta le linee guida della community IG se non vuoi vedere penalizzati i tuoi contenuti e quindi la tua pagina. Conclusioni Riassumendo i capisaldi che devi tenere a mente per creare Reels di successo per la tua azienda sono 4: Creatività; Engagement; Originalità; Immediatezza. Se assolvi a questi 4 imperativi mostrerai il volto umano del brand e riuscirai a scardinare più facilmente le resistenze degli utenti che si rispecchiano nella tua azienda. Condividere i momenti ludici e goliardici con video autentici che raccontano cosa succede dietro le quinte del tuo brand è un ottimo modo per avvicinarsi agli utenti e costruire un rapporto di fiducia. Durante questo articolo abbiamo accennato del CRM come strumento che permette alle aziende di immagazzinare dati dei clienti. Menzione in questo campo va fatta per HubSpot CRM, per saperne di più ti basta scaricare il contenuto gratuito presente a fondo pagina che ti spiega quali sono le funzioni a tua disposizione nella versione gratuita del software.
Le aziende moderne si trovano ad affrontare sfide sempre più complesse tenendo presente che il cliente, il fulcro di ogni strategia, è sempre più iperstimolato e informato e risulta difficile da fidelizzare. Per prima cosa quindi è necessario essere onnipresenti e farsi trovare ovunque dai clienti, indipendentemente dai canali e dai touchpoint utilizzati. Ed è qui che entra in gioco l’omnichannel marketing, vale a dire una gestione sinergica di tutti i canali a propria disposizione. Questo è sufficiente? Naturalmente no. Non basta comparire ogni volta che il cliente lo desidera, ma è necessario offrire una customer experience omnichannel perfettamente integrata e soddisfacente, in grado di regalare un’esperienza d’acquisto piacevole e che resta impressa nella mente. Se il cliente mantiene un buon ricordo di quel brand, indipendentemente che abbia concluso o meno il suo acquisto, hai raggiunto il tuo obiettivo poiché in futuro si rivolgerà a te e con ogni probabilità acquisterà o comunque parlerà bene del tuo brand. Ogni manager omnichannel, prima di impostare la sua strategia, dovrebbe dotarsi di un apposito CRM per immagazzinare dati per avere la conoscenza perfetta della tipologia di pubblico che si interfaccia con il brand. Approfondiamo il discorso per capire meglio cos’è l’omnichannel marketing e come metterlo in pratica. Omnichannel marketing: definizione e significato L’omnichannel marketing, noto anche come omnicanalità, fa riferimento alla gestione di tutti i canali fisici e digitali a disposizione di un’azienda, che possono essere email, telefono, social, siti ecc. In pratica si tratta di tutti i touchpoint usati per entrare in contatto con gli utenti e comunicare con loro per offrire un’ottima esperienza con il brand. Per comprendere meglio questo concetto bisogna partire dal presupposto che per il consumatore non esiste più distinzione tra spazio fisico e spazio online, tant’è che oggi si parla di phygital, cioè un insieme di funzionalità che integrano il mondo fisico e quello digitale. I brand e le aziende utilizzano una molteplicità di canali per comunicare e restare in contatto con i clienti, in ogni momento e in ogni luogo. Adottare una strategia omnichannel significa quindi essere raggiungibili da qualsiasi dispositivo, ma la comunicazione deve essere comunque omogenea qualunque sia il canale usato per dare un’idea di continuità e offrire un’esperienza lineare all’utente. Questo significa che i reparti marketing, vendite e customer service devono interagire tra di loro e lavorare sinergicamente insieme per offrire un’esperienza altamente gratificante. Omnichannel vs multichannel: quali sono le differenze? Per mettere correttamente in pratica questa strategia è necessario fare una distinzione tra omnichannel e multichannel che vengono erroneamente usati come sinonimi, ma che presentano differenze significative che bisogna conoscere. Il marketing omnichannel parte dalla necessità di offrire un’esperienza d’acquisto personalizzata e piacevole per ogni cliente, qualunque sia il canale e il dispositivo utilizzato. La comunicazione deve quindi essere quanto più semplice possibile per il potenziale acquirente che deve potersi muovere liberamente da un canale all’altro senza avvertire alcuna differenza. Anche il marketing multichannel si basa su una serie di canali che possono essere i social, lo smartphone, l’email o anche la sede fisica aziendale. C’è però una differenza sostanziale: ogni canale opera indipendentemente e separatamente dagli altri con la propria strategia e i propri obiettivi, quindi non c’è una sinergia né una comunicazione interna tra di loro. L’approccio multicanale mira a diffondere i messaggi di marketing tramite il maggior numero possibile di canali, quindi è un po’ come sparare nel mucchio nel tentativo di raggiungere una quantità elevata di contatti ma non in maniera mirata. Al contrario l’approccio omnicanale prevede strategie studiate per ogni singolo canale, ma tutte legate da un sottile filo invisibile che conferisce continuità e linearità alla comunicazione. Un’altra caratteristica tipica dell’omnichannel è proprio la coerenza, poiché i clienti ricevono la stessa esperienza e la stessa comunicazione su qualsiasi canale utilizzato. Infine l’approccio multichannel considera i canali come semplici opzioni per comunicare con i clienti, mentre l’approccio omnichannel va ben oltre e sfrutta i dati raccolti per capire come migliorare la customer experience e risolvere le criticità. Per raccogliere ed elaborare la grande mole di dati derivanti dall'approccio omnicanale, è importantissimo anche aver previsto una strategia di implementazione CRM. Come mettere in pratica una strategia omnichannel? Analizziamo adesso alcuni semplici esempi di omnichannel che consentono di mettere in pratica la propria strategia omnicanale. La prima cosa da fare è stabilire degli obiettivi, che devono essere effettivamente raggiungibili e realistici. Se sei un progetto ecommerce nato da un mese non puoi pensare di raggiungere 100.000 vendite mensili o di raccogliere subito 10.000 followers sui social. Nessuno ti vieta di arrivarci, ma puoi farlo solo seguendo la politica dei piccoli passi. Poniti di volta in volta obiettivi raggiungibili per avvicinarti pian piano al risultato prefissato. Può sembrare una banalità, ma affinché la tua strategia omnicanale sia vincente devi conoscere i tuoi clienti. Individua il tuo target, scopri dove è maggiormente attivo e crea una buyer persona per capire chi sono i tuoi clienti e come personalizzare la loro esperienza d’acquisto. Una volta scoperto chi sono i tuoi buyer personas devi tracciare il cosiddetto customer journey, focalizzandoti sul percorso seguito dai clienti prima di procedere all’acquisto, sui canali usati, sugli eventuali carrelli abbandonati e in generale su tutti i dati che possono tornarti utili. Se è vero che devi farti trovare su tutti i canali, è anche vero che per il tuo tipo di business un canale può funzionare meglio di un altro. Devi quindi ottimizzare il canale o i canali maggiormente frequentati dalle tue buyer personas. Idealmente dovresti ottimizzare tutti i canali, per poi fare delle scelte mirate per capire quale implementare maggiormente. Il tuo pubblico è molto giovane? Allora punta su TikTok. Il tuo è un pubblico più adulto? Allora Instagram e Facebook sembrano essere le soluzioni migliori. I video hanno un alto potere d’impatto sui tuoi clienti? In tal caso l’alternativa migliore sembra essere Youtube. Per concludere misura sempre i risultati ottenuti per capire se hai intrapreso la strada giusta, oppure se devi cambiare qualcosa nella tua strategia per restare al passo con il tuo mercato. Vantaggi dell’omnichannel Creare un’esperienza omnichannel richiede tempo, impegno e fatica ma ne vale davvero la pena se si considerano i vantaggi conseguiti. Eccone alcuni: Maggiore soddisfazione dei clienti. I clienti possono vivere l’esperienza come preferiscono, innanzitutto poiché possono scegliere liberamente il canale che vogliono. I più tradizionalisti possono affidarsi al telefono o all’email, mentre i più giovani generalmente amano soluzioni più sbrigative come i social o le chat. La presenza fisica del tuo brand su tutti i canali rappresenta inoltre una rassicurazione per gli utenti, che hanno la percezione di poter contare su un’azienda affidabile e sempre presente. Di conseguenza si sviluppa una maggiore connessione tra cliente e aziende che si trasforma automaticamente in fidelizzazione. Risulta quindi più facile mantenere i clienti già acquisiti, ma anche conquistarne di nuovi che generalmente è un’operazione piuttosto complessa e dispendiosa; Addio alle perdite di tempo. Adottando una strategia omnichannel puoi tagliare quei tempi morti che rischiano di farti perdere clienti e denaro. I consumatori possono infatti reperire le informazioni necessarie in ogni momento e su qualsiasi canale, quindi non c’è il rischio che cerchino altrove ciò che stanno cercando. Un esempio perfetto di strategia omnichannel è il click and collect, che rende soddisfatti i tuoi utenti ed elimina perdite di tempo. Con il click and collect i consumatori possono acquistare online il prodotto che desiderano e poi ritirarlo direttamente presso un punto vendita, eliminando così anche le spese di spedizione. Inoltre se non sono soddisfatti del prodotto possono anche cambiarlo all’istante, bypassando a monte il processo di reso che allunga i tempi e rende l’esperienza poco gratificante; Maggiori conversioni. Grazie alle informazioni reperibili su diversi canali, gli utenti raccolgono molti più dati utili e sono quindi più inclini ad acquistare il prodotto. Visitando i diversi canali, che offrono informazioni omogenee e lineari, i consumatori acquisiscono un maggior senso di sicurezza e quindi vengono convertiti più facilmente in clienti fidelizzati. Consigli finali Prima di salutarci eccoti alcuni consigli che possono tornarti utili nell’applicazione delle strategie omnichannel che intendi mettere in pratica per la tua azienda. La stragrande maggioranza della popolazione italiana oggi usa gli smartphone per navigare, comunicare, cercare informazioni e anche acquistare. Assicurati quindi che ogni canale sia visualizzato correttamente su tutti i dispositivi mobile, soprattutto smartphone. Molte aziende puntano ad essere presenti su tutti i canali ma, come già accennato, è importante farsi trovare soprattutto sui canali dove è maggiormente attivo il tuo target di pubblico. In questo modo potenzi i tuoi punti di forza e ottimizzi le tue risorse. Se hai un punto vendita fisico non trascurarlo, anzi integralo con l’online per offrire ai tuoi clienti un’esperienza gratificante a 360° e aumentare il loro livello di soddisfazione. Qualunque sia la strategia che hai deciso di adottare, può darti una grande mano HubSpot, capace di attrarre visitatori sul tuo sito, convertirli in lead e segmentarli al fine di costruire relazioni prolungate e durature nel tempo ma, soprattutto, anche di integrare numerosi touchpoints del customer journey del cliente. Tutto ciò porta, a chi fa una campagna marketing, la conoscenza del cliente completa con la possibilità di programmare strategie ad hoc in ogni canale in cui è presente il lead. Alla fine dell’articolo troverai un link dove poter scaricare gratuitamente un eBook dedicato all'omnicanalità. Questa risorsa ti darà le linee guida per attuare una strategia di omnicanalità, facendo capire al lettore l'importanza del dato e della sua integrazione tra mondo online e offline.
Pensi che il tempo è relativo? Vallo a dire ad un atleta che per un decimo di secondo ha perso la medaglia d’oro, oppure ad un papà che dopo un mese di lavoro fuori deve aspettare altre 2 ore prima di vedere i suoi figli per un ritardo dell’aereo. Questa premessa serve per introdurre il concetto di micro momento, cioè istanti nel corso della giornata tutt’altro che relativi in cui un utente manifesta un desiderio, un bisogno o uno sfizio che può essere soddisfatto con una consultazione online. Secondo le nuove direttive di Google le aziende devono saper intercettare i micro momenti dei loro potenziali clienti per accrescere il loro business. In pratica i micro momenti, a seconda della loro gestione e analisi, possono determinare il successo o l’insuccesso di un’azienda. I micro momenti Google, che sono tutt’altro relativi, prevedono che i marketer debbano intercettare e presidiare tutti i potenziali punti di contatto durante il processo decisionale dell’utente, il cosiddetto buyer’s journey, in ogni istante della giornata. Un altro aspetto da sottolineare è che i momenti web trovano il loro massimo “sfogo” sugli smartphone, in assoluto tra i device preferiti dalla cosiddetta Generazione C, fascia di pubblico perennemente connessa, sempre pronta all’acquisto e al contatto con un nuovo brand. Perché i web moment sono così importanti nell’ambito del marketing? Oggi viviamo in un mercato sempre più saturo e competitivo, dove è davvero complicato emergere. Ecco quindi che la cura dei dettagli fa la differenza, come ad esempio la corretta gestione dei micro momenti che cambiano completamente le carte in gioco. Fino a poco tempo fa gli utenti, per soddisfare un bisogno o una necessità, puntavano ad occhi chiusi su brand rinomati e conosciuti. Sicuramente oggi la tendenza è quella di fidarsi di marchi già affermati, ma sono sempre di più gli utenti che danno delle chance ad aziende meno rinomate che però hanno ottime recensioni e che si presentano con grande professionalità agli occhi dei consumatori. Proprio quei momenti devono essere “cavalcati” per raggiungere subito gli utenti che, essendo molto volubili a causa delle molteplici offerte disponibili in un mercato così ampio e voluminoso, devono essere immediatamente intercettati e conquistati quando hanno bisogno di qualcosa. Il marketing del micro momento assume quindi un ruolo fondamentale, poiché rappresenta un cambio di prospettiva che impone ai marketer di adottare strategie diversificate di volta in volta a seconda delle necessità e delle richieste del pubblico. Nell’analisi di micro moments è opportuno sapere che gli intervalli dell’attenzione delle persone sono brevi, quindi non solo devi arrivare al target di pubblico giusto ma farlo anche nel momento più opportuno e con un messaggio mirato e di facile comprensione. Questo è il punto principale dell’inbound marketing, cioè un approccio al marketing che mira ad attrarre i clienti fornendo loro del valore, senza adottare strategie push. I contenuti proposti ai potenziali clienti devono per l’appunto generare valore per gli utenti, fornendo loro tutte le informazioni di cui hanno bisogno per indirizzare le loro scelte. I 4 micro momenti indicati da Google Per spiegare meglio questo concetto Google ha creato un video denominato “Micro Moments”, dove viene sottolineata l’importanza degli attimi che possono riguardare episodi nella vita quotidiana oppure eventi speciali come la nascita di un figlio o il goal della propria squadra del cuore in una finale. Prendendo come esempio proprio un micro momento indicato nel video, cosa farà una ragazza se l’asciugacapelli si rompe proprio mentre sta asciugando la sua fluente chioma? Sicuramente si metterà alla ricerca immediata di un asciugacapelli e non rimanderà l’acquisto di un giorno, una settimana o un mese proprio perché ne ha urgentemente bisogno. Ecco, se tu vendi prodotti per la beauty routine come appunto un asciugacapelli devi essere bravo a farti trovare da quella ragazza e offrire esattamente quello che sta cercando. Per chiarire il concetto Google ha individuato 4 tipi di micro momenti: Voglio sapere; Voglio andare; Voglio acquistare; Voglio fare. Voglio sapere L’utente è in una fase esplorativa: non necessariamente vuole acquistare, ma desidera comunque raccogliere ulteriori informazioni su un prodotto o un servizio che potenzialmente potrebbe interessargli. Quando può manifestarsi questo micro momento? In qualsiasi attimo della giornata: la mattina, il pomeriggio o la sera. Basta vedere uno spot pubblicitario o chiacchierare con un amico per innescare in lui il desiderio di approfondire la conoscenza su un argomento e quindi, teoricamente, su un prodotto o un servizio. Quella che nasce come una semplice curiosità potrebbe trasformarsi da lì a poco in un acquisto. In questo senso può essere utile avere un blog su un sito creato con Hubspot CMS, in modo da coniugare contenuto da offrire all'utente e un livello elevato di user experience. Voglio andare Questo micro momento rientra nella cosiddetta ricerca di prossimità e indica un’intenzione più marcata di acquisto dell’utente che magari vuole recarsi in un negozio o magari in un locale per mangiare. Se riesci a intercettare l’utente in questo momento, che è particolarmente predisposto all’acquisto, aumenterai le tue possibilità di essere preso in considerazione. Funzione utile in questo caso è quella di Shopify, con cui hai la possibilità di integrare i tuoi prodotti con l'inventario locale di Google. Questa funzionalità rende visualizzabili, una volta che l'utente ricerca un prodotto o un brand nelle vicinanze, i tuoi prodotti tra i risultati di Google. Importante è da sottolineare anche che un prodotto disponibile nel negozio fisico viene evidenziato incentivando la visita dell'utente nello store. Voglio acquistare Se il “voglio andare” è un desiderio già piuttosto evidente di comprare, il “voglio acquistare” rappresenta una certezza di comprare. In questi casi devi solo assecondare la voglia di acquistare dell’utente facendo la proposta migliore e utilizzando la comunicazione più adeguata. Voglio fare Gli utenti non sempre fanno ricerche per acquistare, ma anche per cercare informazioni utili a risolvere i loro problemi o per imparare come fare, i cosiddetti “how to moments”. Non sai in che fase del funnel si trova il tuo potenziale utente né se ha bisogno di acquistare, ma è comunque importante farti trovare per fornire utili informazioni e dare risposte alle sue domande. L’utente potrebbe trovare interessante il tuo tutorial e iniziare a seguirti, fino ad acquistare sul tuo negozio e diventare un cliente fidelizzato. Le 5 W di Google Puoi commercializzare i micro momenti concentrandoti su quelle che nel giornalismo sono conosciute come le 5 W: Who: capire chi è il tuo target di pubblico; What: le persone cercano le stesse cose, ma magari lo fanno in modo diverso; Where: dove cercano le persone e in quale aree vanno in un sito web durante le loro ricerche; When: quando le persone fanno le loro ricerche, domanda che può comprendere il mese, il giorno della settimana o l’ora del giorno; Why: un utente potrebbe chiedersi perché dovrebbe spendere presso un e-shop o un locale piuttosto che in un altro. Andando più nello specifico delle 5 W, il “chi” può aiutare a reperire i dati demografici del proprio target di pubblico, le loro esigenze e le abitudini d’acquisto; il “cosa” aiuta a capire per l’appunto cos’è che stanno cercando in quel determinato frangente; il “dove” individua il momento in cui si vuole andare da qualche parte specifica; il “quando” indica il momento preciso di un micro momento, che può essere un periodo dell’anno, un momento specifico della giornata, un giorno della settimana ecc. Dalla valutazione di queste 4 W diventa più facile capire il “perché” e quindi creare una campagna capace di indirizzare per mano il potenziale cliente verso il proprio brand, rispondendo a dubbi e domande e fornendo tutte le informazioni necessarie per risolvere un problema. Le strategie per sfruttare i micro momenti Ora sai tutto dei micro momenti, ma come impostare la tua strategia per conquistare i potenziali clienti? Naturalmente devi valutare il tuo target di pubblico e il mercato in cui operi, ma ci sono delle tecniche universalmente valide per tutte le tipologie di business. Tanto per iniziare dovresti capire quali sono i micro momenti che vuoi intercettare. Sarebbe preferibile intercettarli tutti, ma chiaramente non è possibile, quindi devi individuare quelli che contano per te e per la tua azienda e che davvero possono fare la differenza per il tuo business. Se ad esempio hai un ristorante, dovresti concentrarti sul “voglio andare”; se invece hai un’azienda e vendi prodotti i momenti sui quali concentrarti sono il “voglio sapere” e il “voglio fare”. Esserci per gli utenti è importante, ma lo è ancora di più esserci in modo intelligente e consapevole. Più nello specifico devi capire come rispondere efficacemente alle domande che gli utenti si pongono. Le tue risposte devono essere per prima cosa pertinenti, ma non basta. Anche i tuoi competitor infatti proveranno a rispondere in modo pertinente alle domande di quel target di pubblico. Cosa fare allora? Per creare contenuti vincenti affidati alla creatività e all’empatia, creando un rapporto diretto con gli utenti e offrendo soluzioni differenti capaci di esaudire ogni desiderio tramite una user experience piacevole. Infine ricordati di tracciare e monitorare il percorso degli utenti e misurare i risultati ottenuti con le varie strategie di micro moments secondo gli obiettivi che ti sei prefissato. Così facendo puoi trarre utili spunti non solo sull’efficacia delle strategie adottate, ma anche sull’evoluzione dei bisogni dei tuoi momenti. In questo senso è molto utile Hubspot CRM, che ti permette di monitorare i risultati delle tue campagne e di pianificare le fasi successive della tua strategia di marketing. Considerazioni finali Lo slogan ideale delle strategie di micro moments è “carpe diem”, detto latino che significa “cogli l’attimo” e che ancora oggi è più attuale che mai. Tale strategia va inserita nell’ottica dell’inbound marketing che attrae i clienti con contenuti di valore e, se vuoi saperne di più, ti consiglio di scaricare l’ebook gratuito a fondo pagina per padroneggiare alla perfezione questa particolare tecnica.
I social e la Digital Transformation hanno cambiato il modo di approcciarsi agli utenti, oggi i contenuti sono diventati i protagonisti delle interazioni. I nuovi followers e clienti devono essere catturati attraverso le piattaforme digitali e con contenuti che fanno da calamita. In questo contesto è nata la figura del Digital Content Creator: uno specialista dei canali di comunicazione web. In quest’articolo ti sveleremo nel dettaglio cosa fa il Digital Content Creator e per quale motivo tutte le aziende devono avere questa figura nello staff. Il Content creator si occupa principalmente di sviluppo, creazione e messa a punto di contenuti che si trovano su varie piattaforme: siti web aziendali, blog, social media, e qualsiasi altro progetto web. Quindi il Content Creator è solo la persona che scrive? In realtà non è così. Relegare la figura del Web Content Creator ad un semplice copy del Web è riduttivo. Le sue competenze non riguardano solo creare contenuti originali, scrivere in maniera corretta e ideare frasi accattivanti per una landing page. Il suo lavoro si basa sulla costruzione di una strategia che può pregiudicare il successo dell’intero business. Se vuoi sapere come si costruisce la strategia dei contenuti vincenti, continua a leggere l’articolo, e scoprirai cosa fare e soprattutto cosa non fare. Digital content creator cos’è: Basta entrare nel web per trovare una miriade di corsi, tenuti da professionisti del settore, per chi ambisce a diventare Digital Content Creator. L’importanza dei contenuti è stata sottolineata dai più grandi, come il fondatore di Microsoft, Bill Gates che nel 1996 in un suo saggio usò la frase Content is king. Gates descrive il futuro di Internet come un mercato per i contenuti. In effetti, la centralità del contenuto digitale nella comunicazione e nella costruzione di un rapporto tra azienda e clienti è ormai accertata, poiché è il modo con cui l’impresa comunica con il suo pubblico. Negli ultimi anni, il mondo dell’inbound marketing ha fatto nascere nuove figure professionali, sempre più indispensabili. Il content creator è una di queste ed è fondamentale per la comunicazione dei brand. Per spiegare bene cosa sia il digital content creator bisogna partire da cosa vuol dire “saper scrivere per il web”. Produrre buoni contenuti per il web significa scrivere testi che siano accessibili a tutti e abbiano un linguaggio attraente, chiaro e più efficace possibile. Quali sono le caratteristiche di un buon DIgital Content Creator: Creatività e capacità di sperimentare nuove idee; Capire quando caricare un contenuto piuttosto che un altro; Conoscere il pubblico da colpire; Sviluppare contenuti attuali e saper narrare un contenuto per coinvolgere e attirare l’attenzione; Saper utilizzare le tecniche SEO per essere tra i primi risultati nei motori di ricerca. In definitiva il content creator è la mente creativa che struttura i progetti di comunicazione per il web. Con Digital Content Creator, si comprendono tutte le professionalità che scrivono contenuti online: blog, siti web, pagine linkedin e altri social, ma anche quelle che producono video per YouTube, Twitch e Tik Tok. Quindi tra i Content Creator possiamo annoverare: I content writer, come blogger o copywriter; Chi produce video per YouTube, Twitch, Tik Tok, o video editor; I professionisti di Instagram, Twitter o altri social come Snapchat; Chi cura i contenuti di pagine e gruppi Facebook o LinkedIn, o per siti web; Ipodcaster o audio editor. Il contenuto creato ha l’obiettivo di raggiungere e stabilire delle relazioni con i clienti/utenti durante il loro customer journey. Come sapere se un contenuto ha raggiunto l’obiettivo? Il riscontro positivo è testimoniato dall'ottenimento di lead, dalla fidelizzazione dei clienti e l’aumento di visualizzazioni ai contenuti creati. Come diventare content creator e perché è una figura indispensabile La figura del social media content creator o del Digital Content Creator è diventata fondamentale per le aziende di tutti i settori (anche non digitali). Senza contenuti di qualità un brand non è possibile attuare strategie di inbound marketing, compromettendo anche le strategie di lead generation eventualmente pianificate. Un sito web o una pagina social rappresentano il biglietto da visita di un’azienda e il luogo dove gli utenti cercano informazioni per capire se acquistare o meno il prodotto/servizio. Ovviamente un ruolo così importante richiede una formazione impegnativa che possa fornire delle competenze specifiche. Ecco cosa deve necessariamente conoscere un Digital Content Creator: Conoscere il mondo del marketing e della comunicazione; Utilizzare i principali software e strumenti informatici, tra cui i CRM; Conoscere in maniera approfondita i vari canali e piattaforme social, in modo da scegliere il formato e il tipo di contenuto più adatto in base alla piattaforma utilizzata; Avere competenze SEO, i contenuti accattivanti valgono per gli utenti, ma anche per Google; Doti di scrittura creativa; Propensione alla sperimentazione e curiosità verso diverse tematiche; Sapersi adattare allo stile comunicativo e agli obiettivi posti dall’azienda; Conoscere il target di riferimento e saper approcciarsi ai clienti, anche se in modo virtuale. Essere Content creator non si impara sui libri di scuola, ma occorre tanta pratica e voglia di mettersi in giorno realizzando contenuti. 7 punti per creare la tua strategia di contenuti Nei progetti vincenti nulla è casuale, ma esistono degli step da seguire per realizzare una strategia di successo di creazione di contenuti. In realtà non esiste una regola fissa, perché i prodotti sul mercato sono molto diversi tra loro e di conseguenza è diverso anche il target di riferimento e il modo di comunicare. Un content creator dovrà creare la propria strategia che vale per il suo prodotto e per il suo pubblico. Detto questo, ci sono delle fasi imprescindibili che un Content Creator deve seguire, per costruire il suo progetto digitale. Definire gli obiettivi da raggiungere: Ogni content strategy ha un traguardo e tutte le azioni di marketing devono mirare allo stesso fine, compresi i contenuti. Per fare qualche esempio i contenuti possono riguardare: l’awareness, l’engagement del consumatore, la lead generation, la credibilità o la fidelizzazione. Individuare il proprio pubblico: La costruzione delle buyer persona è il primo passo per individuare il proprio target e conoscere i suoi bisogni. Ideazione dei contenuti da pubblicare per i diversi canali: La comunicazione con il pubblico può avvenire in diversi modi: newsletters, post sui social, infografica, webinar, articoli blog, landing page. Una volta individuate le tematiche e i canali per veicolare i messaggi si passa alla pianificazione attraverso un Piano Editoriale. I risultati derivanti dalla pubblicazione dei contenuti, in termini di lead generation, possono essere raccolti all'interno del tuo progetto Crm, capendo così sia la provenienza dei nuovi contatti sia quali contenuti hanno avuto una performance migliore delle altre. Produzione dei contenuti: Ecco il vero significato del content creator: la creazione dei contenuti. In questa fase occorre tener presente le regole SEO e mettere in pratica tutta la propria creatività. Diffusione e condivisione dei contenuti: Pubblicazione dei contenuti creati per i diversi canali, organizzandoli, se necessario, con i media giusti. Analisi delle performance: Report e controllo dei risultati ottenuti. Questa fase ha l’obiettivo di misurare in che modo i consumatori hanno interagito con i contenuti del brand e se questo ha impattato positivamente sul customer journey. Ottimizzazione o conferma della strategia: Se i risultati non sono stati ottimali, si correggono eventuali azioni. L’ideale è intervenire in tempo reale per essere più efficaci ed efficienti rispetto agli obiettivi aziendali. Social media content creator: cosa pubblicare sui social Qual è la prima cosa che noti sui canali social e che ti spinge a seguire un’azienda? Quello che pubblica sui social! Curare i contenuti delle proprie pagine social è diventato fondamentale: tutto quello che un utente vede online può condizionare il processo d’acquisto. In base a cosa pubblichi, un utente può scegliere di acquistare o abbandonarti per sempre. Che si tratti di un annuncio sponsorizzato su Facebook o di un post sul blog aziendale, i contenuti devono essere in grado di attirare i visitatori e trasformarli in fedeli followers, oltre che in potenziali clienti che acquisteranno i tuoi prodotti e servizi. Attraverso i tuoi canali social gli utenti devono vivere un’esperienza memorabile, per questo, oggi, è sempre più fondamentale la figura del content creator: una persona, o un team, in grado di occuparsi dei contenuti della tua azienda dalla A alla Z. Senza i giusti contenuti la tua strategia comunicativa è destinata a fallire inesorabilmente. Se vuoi sapere come realizzare una strategia di contenuti da urlo, scarica l’ebook gratis e inizia a produrre contenuti efficaci.