La profilazione dei clienti può essere considerata a tutti gli effetti un patrimonio delle aziende che vendono online, poiché consente di raccogliere dati e informazioni preziosissimi sugli utenti che acquistano, che navigano o che comunque si interfacciano con un sito web. Cosa si intende per profilazione clienti? Volendo spiegare il significato di profilazione, possiamo dire che si tratta di quell’insieme di attività di raccolta, elaborazione e analisi di dati delle persone che transitano sul tuo sito. Tutte queste persone lasciano delle tracce del loro passaggio, che possono darti utili indicazioni sulle modalità di navigazione, sulle preferenze di acquisto o semplicemente sui loro dati anagrafici. Sarebbe un peccato perdere questo ingente patrimonio a tua disposizione e la profilazione punta a catalogare gli utenti e poi suddividerli in sottogruppi, ognuno dei quali corrisponde ad una buyer persona, cioè un cliente tipo. Da un punto di vista del marketing puoi adottare delle operazioni specifiche e mirate a sostegno del tuo business, così da ottenere un ritorno sull’investimento ottimale. Se ad esempio hai realizzato una campagna di marketing destinata ai ragazzi tra i 14 e i 20 anni, non ha senso cercare di raggiungere tutto il tuo pubblico che comprende anche persone over 30. Se invece suddividi la tua clientela per bisogni, esigenze, località geografica e preferenze puoi andare a colpo sicuro, indirizzando la tua campagna di marketing verso un pubblico realmente interessato a ciò che proponi. Tutto questo viene definito inbound marketing ed è una tipologia di marketing perfettamente applicabile anche nel mondo ecommerce. Profilazione nel marketing: quali sono i vantaggi? Da un punto di vista del marketing i vantaggi sono evidenti e consentono di adottare le azioni più indicate per ottimizzare il proprio business. Puoi lanciare nuovi prodotti plasmati e realizzati secondo i bisogni di una nicchia di pubblico e indirizzarli solo a loro, così da avere una risposta attendibile e veritiera sul livello di soddisfazione e di gradimento della clientela. Allo stesso modo, come già anticipato precedentemente, puoi indirizzare le campagne di marketing verso un pubblico specifico che usa o che comunque ha mostrato interesse verso quel tipo di prodotto o di servizio. E ancora puoi testare le varianti di un prodotto per segmenti differenti, così da individuare quello maggiormente ricettivo e adeguare di conseguenza le tue future strategie. Sulla scorta dei dati ottenuti puoi riposizionare il tuo prodotto o il tuo brand e migliorare la comunicazione, tarandola e plasmandola sulle preferenze e le esigenze dei tuoi clienti, e individuare anche il canale più indicato. Questa introduzione ci fa capire l'importanza del dato al giorno d'oggi. Importante è inoltre la sua gestione e la sua raccolta: per questo nel corso del tempo sono nati i software CRM che ti permettono di raccogliere una grande quantità di dati e di usare quest'ultimi per corrette campagne di marketing e comunicazione. Da segnalare che uno dei migliori software presenti sul mercato che ti consente di fare tutto ciò che vediamo nel corso di questo articolo è Hubspot CRM. L’importanza della profilazione negli e-commerce per individuare le varie categorie di clienti Per gli e-commerce fare profilazione correttamente è importante per individuare le caratteristiche di ogni cliente. Non tutti gli acquirenti sono uguali, anzi ognuno è diverso dall’altro, quindi è fondamentale conoscere le loro preferenze. Spesso è molto più facile vendere allo stesso cliente, piuttosto che vendere a clienti nuovi. La profilazione clienti è una metodologia che permette di segmentarli in modo da adottare una strategia diversa per ognuna di loro. Ecco un elenco dei clienti ecommerce suddivisi per segmenti: Clienti altospendenti. Sono quelle persone che non badano al prezzo, magari perché affezionate ad un prodotto o ad un brand, e che in media spendono più dei clienti normali. Devi individuare per primi questi clienti e adottare delle azioni specifiche per fidelizzarli il prima possibile; Clienti leali. Sono persone che acquistano per un periodo prolungato sul tuo shop online, ma non per sempre. Considera che nessun cliente acquista sempre sullo stesso e-commerce e che la fedeltà nel marketing online è molto aleatorio. Devi dunque capire quali sono i motivi per i quali questi clienti restano a lungo fedeli a te e poi sfruttarli per fidelizzare le altre persone; Clienti redditizi. Questi clienti acquistano tendenzialmente prodotti ad alto rendimento, quindi con un margine superiore rispetto ad altri prodotti. Anche se con dinamiche differenti, in un certo senso possono essere equiparati ai clienti altospendenti. Sarebbe opportuno raggruppare per loro i prodotti ad alto rendimento, facilitando così la loro navigazione e quindi l’acquisto; Clienti compulsivi. Si tratta di clienti che spendono frequentemente e con una certa regolarità, magari subito dopo aver ricevuto lo stipendio. Proprio perché sono considerati compulsivi, la passione verso il tuo brand potrebbe spegnersi improvvisamente per andare ad acquistare altrove. Non confondere i clienti compulsivi con i clienti leali; Clienti osservatori. Questa categoria di clienti è piuttosto particolare, poiché si tratta di persone che circumnavigano il tuo e-commerce da cima a fondo, magari confrontando i prodotti anche con altri siti, prima di procedere all’acquisto. Potenzialmente però possono diventare clienti fedeli, quindi i loro movimenti vanno attenzionati costantemente; Clienti ambasciatori. Sono quei clienti che parlano bene della tua merce e del tuo brand fino a diventarne “ambasciatori”. Sono una fonte preziosissima per te poiché rappresentano una pubblicità a costo zero, tuttavia risulta molto difficile identificarli. L’unica cosa che puoi fare è monitorare i social per raccogliere quanti più commenti e feedback positivi possibili. Scheda profilazione clienti: i 4 step per farla in modo corretto Se vuoi che il tuo progetto ecommerce funzioni devi necessariamente stilare una scheda profilazione clienti, che va fatta secondo determinati criteri. La scheda cliente serve per registrare quelle informazioni strategiche ai fini della vendita e recuperarle al momento opportuno per convincere il cliente ad acquistare. Sono 4 gli aspetti che vanno analizzati, esaminiamoli nei seguenti paragrafi. 1- Il livello di confidenza Una scheda deve contenere tutti i dati personali come nome, indirizzo, cellulare, ecc. Un elemento però che molti dimenticano è il livello di confidenza: che tipo di comunicazione hai impostato col cliente? Informale o formale? Usi il tu o il lei? Potrebbe sembrare una cosa di poco conto, ma non lo è. Se hai impostato una comunicazione informale basata sul tu, il cliente si aspetta che venga mantenuto quel “tone of voice” poiché evidentemente preferisce un rapporto più diretto. Dargli del lei significa invece erigere nuove barriere e allungare le distanze tra te e lui. O magari, per una questione di professionalità, il cliente preferisce il lei poiché vuole che venga mantenuto un rapporto formale. Se gli dai improvvisamente del tu perdi di professionalità, poiché ti prendi una “confidenza” che il cliente non ti ha mai dato. Un classico esempio in questo caso è la diversità del pubblico over 60 di un teatro e della clientela di un ecommerce con un pubblico di ventenni: serviranno due modi di comunicare totalmente differenti. L'errore in questo caso è un disguido che puoi evitare tranquillamente indicando sulla scheda il grado di confidenza e la tipologia di comunicazione adottata. 2- Il potere decisionale Soprattutto nell’ambito di un B2B, è fondamentale capire qual è il potere decisionale della persona che hai di fronte. Supponiamo che tu passi un’ora per smontare le resistenze del tuo interlocutore e infine, dopo una trattativa estenuante, ti senti dire: “Sono convinto dell’acquisto, prima però devo parlarne con il mio responsabile”. In tal caso o la vendita è sfumata, oppure devi interfacciarti con il responsabile dell’acquisto e imbastire da zero una nuova trattativa. Con l’aiuto di un buon ecommerce CRM devi quindi tracciare nella scheda clienti le informazioni sul potere decisionale dei referenti per spendere al meglio e ottimizzare il tuo tempo. Anche in questo caso, parlando di ecommerce B2B, la comunicazione andrà differenziata nel caso in cui ci si dovesse interfacciare con il responsabile acquisti di un'azienda oppure con un dipendente. 3- Informazioni utili ai fini di marketing Quando tracci la scheda di profilazione di un cliente, oltre ai dati anagrafici, non dimenticare di inserire i dati che possono essere definiti caratteriali e che risultano molto utili nel processo di vendita. Magari hai a che fare con un cliente tradizionalista e che quindi non ama particolarmente le novità. Oppure al contrario potresti interfacciarti con un cliente aperto alle innovazioni, quindi in tal caso dovresti puntare su qualcosa di originale. E ancora ci sono clienti che puntano al risparmio o che acquistano secondo determinate logiche di mercato. Non solo perché nel mondo ecommerce diventa fondamentale sapere che tipologie di prodotto sono acquistate dai clienti. Esempio un cliente che acquista principalmente prodotti dedicati all'igiene personale avrà una comunicazione differenziata rispetto ad un cliente che acquista prodotti per la pulizia della casa. Questo dato è facilmente ricavabile. Tutti questi dati possono essere utili sia al team di marketing sia a quello di vendita che, invece di procedere per tentativi, possono andare a colpo sicuro per un lavoro meno dispersivo e più efficiente. 4- L’importanza di un CRM Come sottolineato più volte nel corso dell’articolo, un CRM è una soluzione molto più indicata rispetto ad un anonimo Excel o un dispersivo Word. Un buon CRM ti aiuta a raccogliere i dati dei clienti in pochi secondi e averli subito a portata di mano, aiutando inoltre a segmentare la propria clientela, per far arrivare il giusto messaggio al momento giusto e alla giusta persona: principio fondamentale per chi si interfaccia con il mondo dell'inbound marketing. Hubspot inoltre permette una facile data integration con i principali ecommerce presenti sul mercato, come ad esempio Shopify. Ciò ti permette di avere una gestione del dato completa e di avere tutte le carte in regola per avere una conoscenza completa del cliente. Se ad esempio ti arriva una telefonata improvvisa o una richiesta urgente, ti basta accedere nel CRM per reperire immediatamente tutte le informazioni relative a quel cliente e non farti trovare impreparato. Conclusioni La profilazione dei clienti nel mondo ecommerce è un modo affidabile ed efficiente per acquisire tante utili informazioni che devono essere girate al team di vendita e di marketing per segmentare il pubblico e creare campagne personalizzate e offerte studiate su misura. In questo compito può darti una grande mano HubSpot CRM e se vuoi conoscere le principali funzioni ti basta scaricare la risorsa gratuita reperibile con un semplice clic a fine articolo.
Come sta il tuo e-commerce? Fornisce prestazioni elevate? Generalmente il primo criterio che si valuta per determinare lo stato di salute di un e-commerce è la vendita. Sicuramente un numero di vendite alto è sinonimo di buona salute, ma non devi basarti esclusivamente su questo parametro. A tua disposizione ci sono i cosiddetti KPI e-commerce, cioè indicatori di prestazioni, che ti consentono sostanzialmente di mettere sotto esame il tuo sito web e valutare le prestazioni in base ad una serie di criteri fondamentali. In sostanza puoi misurare i risultati del tuo e-commerce, magari con l’aiuto di Hubspot CRM che ti consente di stabilire relazioni stabili e durature con i clienti mantenendo il controllo degli obiettivi fissati tramite report personalizzati. Del resto tutti i discorsi, le tecniche e le strategie adottate ci portano sempre alla stessa figura, il cliente, diventato il centro del mondo di ogni e-commerce, negozio e azienda. Non ci resta che capire cosa sono i KPI ecommerce, quali sono e come sfruttarli per valutare le prestazioni del proprio e-commerce. Cos’è un KPI ecommerce Ci possono essere KPI relativi ad ecommerce B2B o B2C, ma tutti hanno l’obiettivo di scandagliare a fondo un sito online per valutarne le prestazioni. KPI è l’acronimo di Key Performance Indicator, cioè Indicatore Chiave di Prestazione, che tramite la raccolta di dati numerici e statistici è in grado di fornire risultati misurabili e tangibili relativi alle prestazioni di un ecommerce. A cosa servono i KPI? A capire se determinati obiettivi sono stati perseguiti. Nel monitoraggio delle vendite ti aiutano a capire se effettivamente hai aumentato il numero di vendite. Dopo una campagna pubblicitaria ti indicano invece se e quanti nuovi clienti o lead sei riuscito ad acquisire. Partendo da dati sicuri e tracciabili, puoi comprendere meglio se una determinata iniziativa ha avuto successo. In caso di risposta positiva puoi proseguire su quella strada, magari ottimizzando e valorizzando ulteriormente quella strategia; se invece i risultati forniti dai KPI sono stati negativi, vuol dire che devi cambiare qualcosa nella tua strategia per conseguire gli obiettivi che ti sei prefissato. I KPI devono essere SMART: ecco cosa significa I KPI per essere considerati validi e affidabili devono essere SMART, nel senso che devono assolvere ad una serie di requisiti. SMART è l’acronimo di Specific; Measurable; Attainable; Relevant; Time-bound. Proviamo a dare un significato a questo acronimo, secondo il quale i KPI devono essere: Specifici. Il valore ottenuto deve riguardare una singola prestazione o riferirsi ad un unico aspetto, quindi non deve essere troppo generico o superficiale; Misurabile. Il valore conseguito deve essere un numero preciso che può essere confrontato con il tempo, affinché i dati raccolti siano tangibili e diano un’indicazione completa sulla prestazione del parametro studiato; Accessibile. Il valore deve essere ottenuto rapidamente e con un semplice calcolo, affinché si possano adottare in tempi ragionevoli le eventuali contromisure; Rilevante. Il valore ottenuto deve essere pertinente all’oggetto trattato, così da poter reperire dati e informazioni realmente utili nell’immediato; Tempistici. I dati devono poter essere raccolti e valutati entro un arco di tempo stabilito e a cadenza periodica. Controllo gestione ecommerce: i 5 KPI fondamentali Ci sono tantissimi KPI per capire quante persone hanno visto un banner o per valutare se c’è stato un reale incremento nelle vendite o nell’acquisizione di nuovi clienti. Non possiamo elencarli tutti, ma sicuramente indicare quelli che maggiormente possono tornarti utili per sondare lo stato di salute del tuo shop online e la bontà delle sue prestazioni. Tra questi rientrano sicuramente: Conversion Rate; Frequenza di rimbalzo; Tasso di abbandono del carrello; Costo di acquisizione dei clienti; Numero di iscrizioni alla newsletter. Conversion rate Se vuoi rilanciare e ottimizzare il tuo progetto ecommerce, uno dei primi dati che devi considerare è il conversion rate, cioè il tasso di conversione, che ti fornisce indicazioni chiare sui risultati ottenuti dopo gli sforzi fatti per aumentare le vendite online. In pratica il tasso di conversione ti indica chiaramente quanto acquistano i consumatori che arrivano sul tuo sito web. Potresti accorgerti che il traffico sul sito è buono, ma sono poche le persone che vengono convertite in clienti, e cioè che acquistano. In tal caso devi trovare tecniche più coinvolgenti che spingono l’utente non solo a navigare sul sito, ma anche ad acquistare. Oppure potresti scoprire che il traffico sul sito è basso, ma che quelle poche persone che arrivano sulla tua piattaforma acquistano tanto. In questo caso devi lavorare per aumentare il traffico, poiché evidentemente il tasso di conversione è buono o quanto meno sufficiente. Frequenza di rimbalzo Tra i KPI per la propensione all’acquisto sicuramente la frequenza di rimbalzo ricopre un ruolo molto importante. La frequenza di rimbalzo è il rapporto totale tra il numero di persone che arrivano sul tuo sito e quelle che sono andate via dopo aver visitato una sola pagina o una scheda prodotto. Per un e-commerce la frequenza di rimbalzo deve essere bassa, altrimenti c’è qualcosa che non va. Una frequenza di rimbalzo alta significa infatti che l’utente, dopo essere atterrato sulla tua piattaforma, ci resta poco e se ne va rapidamente. Se una situazione del genere è piuttosto normale su un sito monopagina o su un blog, non lo è certo per un e-commerce dove si presuppone che le persone, proprio come in un negozio, girino all'interno dello shop online alla ricerca di prodotti interessanti e in linea con le proprie necessità. Se escono immediatamente, evidentemente non hanno trovato nulla che le abbia colpite o che le abbia invogliate a restare di più. Tasso di abbandono del carrello Una delle problematiche più temute dai titolari di e-commerce è l’abbandono del carrello, una situazione snervante e per certi versi frustrante. In tal caso infatti l’ecommerce manager ha fatto tutto bene: le persone sono atterrate sul sito, hanno individuato un prodotto di loro gradimento e lo hanno addirittura messo nel carrello per poi procedere all’acquisto. Ebbene proprio in quest’ultimo step si verifica un intoppo che, di fatto, blocca la vendita. Perché succede questo inconveniente? I motivi possono essere tanti. Magari il potenziale acquirente non aveva considerato il costo della spedizione, che rischia di risultare più alto di quanto previsto. Oppure le politiche di reso non sono chiare e quindi l’utente, temendo di non poter eventualmente restituire il prodotto se non corrisponde alle proprie esigenze, si frena al momento dell’acquisto. E ancora ci sono le opzioni di pagamento: se non c’è quella gradita dagli utenti, c’è il rischio che l’acquisto salti. In alcuni casi si tratta di una semplice dimenticanza e in questi casi puoi adottare delle efficaci strategie di email marketing, come quelle proposte da Shopify. A tal proposito puoi conoscere con Shopify i KPI più rilevanti in base al tuo settore e ai prodotti che commercializzi. Costo di acquisizione dei clienti Acquisire clienti nuovi ha un costo, molto più elevato rispetto alla fidelizzazione. Molto spesso sono proprio i clienti fidelizzati che diventano ambasciatori del tuo brand e, quindi, ti portano amici e parenti che a loro volta si trasformano in clienti praticamente a costo zero. Ecco perché devi conoscere qual è il costo di acquisizione dei clienti, per capire fino a che punto vale la pena investire per conquistare nuovi prospect e lead. Per tutte le aziende l’obiettivo è ottenere una differenza tra ricavi e costi positiva, affinché ci sia un profitto; se la differenza è negativa, si configura invece un disavanzo. Se un determinato investimento ti consente di acquisire un numero di clienti tale da coprire le spese fatte, allora vale la pena farlo; in caso contrario invece è meglio virare su altre opzioni, poiché vuol dire che il gioco non vale la candela. Numero di iscrizioni alle newsletter Molti merchant commettono l’errore di sottovalutare le newsletter che, invece, fanno un lavoro oscuro che si traduce in un aumento delle vendite e dei profitti, soprattutto per quanto riguarda le tecniche di cross-selling e up-selling. Con le newsletter invii delle email a clienti che hanno rilasciato volutamente il loro indirizzo di posta elettronica e, quindi, sono realmente interessati a ciò che proponi. Si tratta solitamente di persone che hanno già acquistato presso la tua azienda, quindi ti conoscono, si fidano di te e sono propense a comprare altri prodotti. Perché non sfruttare questa situazione favorevole? Anzi, i clienti sono felici di ricevere email soprattutto se contengono offerte, sconti, coupon o informazioni su nuovi prodotti in vendita o sulle ultime novità sul mercato. Conclusioni finali Di KPI per e-commerce ce ne sono ancora decine e decine, come ad esempio il numero e la qualità delle recensioni o il Customer Lifetime Value, che ti suggerisce quanto vale un cliente per la tua attività. Quello che devi fare è capire quali sono quelli fondamentali per la tua azienda per poi sondare le prestazioni dell’e-commerce. In questo articolo abbiamo menzionato Hubspot, valido ecommerce crm che ti permette di tenere monitorati tutti i KPI scelti per valutare il tuo business, con la possibilità aggiuntiva di monitorare anche quelle che sono tutte le azioni compiute dai clienti del tuo ecommerce. Di seguito ti riportiamo il nostro ebook di approfondimento su Hubspot, in modo da darti tutti gli strumenti adatti per tenere monitorate le tue attività.
Mailchimp ha rimosso la sua app dall'App Store di Shopify il 22 marzo 2019 e non è più supportata. Questa frase ha gettato nel panico più di qualcuno, nel panorama di Shopify Italia. Mailchimp era il servizio che ormai molti italiani si erano abituati ad utilizzare. Come al solito, il middle management è impermeabile ai cambiamenti, per quanto piccoli possano sembrare. Il delirio ha, così, avuto inizio. Clienti nel panico, che mai avrebbero pensato potesse succedere, neanche fosse la terza venuta dell'Anticristo o il Diluvio Universale. Clienti che utilizzavano Mailchimp - rigorosamente con piano gratuito - da 5 anni, preoccupati per che fine faranno i miei dati e le mie statistiche quando avevano meno di 150 contatti tirati fuori dal diario delle medie e magari non spedivano una mail commerciale dalla scorsa apparizione di Maria a Medjugorie. Per continuare a pubblicare le tue campagne di marketing, ti consigliamo di passare da Mailchimp a un'altra app di email marketing. Ci sono ottime alternative che possono aiutarti a farlo, e la maggior parte fornisce strumenti e supporto per rendere il processo di migrazione senza soluzione di continuità. Ottime alternative di sicuro. Per esempio, Hubspot. Ma lasciate che vi racconti come sono andate veramente le cose: perché una società come Shopify - che si basa sull'e-commerce- ha deciso di interrompere così bruscamente il rapporto con Mailchimp? La verità, come si suol dire, sta nel business. È stata una scelta puramente commerciale infatti, data la partnership stretta con Hubspot - azienda che offre un software full stack per gestire il marketing, sales e customer service. Nel nuovo piano Free di Hubspot, infatti, sono comprese 2000 Email gratis al mese per il tuo store o la tua attività Form generati da Hubspot per raccogliere contatti e segmentarli automaticamente Dashboard per verificare vendite e ROI in tempo reale Database contatti infinito Collegamento agli Ads e alle campagne marketing Integrazione nativa con Shopify Forte, vero? Beh, la vera chicca è la completa integrazione fra Hubspot e Shopify. Anche nel piano free, infatti, è possibile agganciare Shopify store multipli per gestire e segmentare i contatti, tracciare i loro acquisti e avere in tempo reale un cruscotto del sales e del marketing. Perchè dovrei spedire email con Hubspot per il mio e-commerce Shopify? Innanzitutto perché così ti troverai ad avere due piattaforme perfettamente scalabili, che possono lavorare (e crescere) sincronicamente e armonicamente, in maniera da poter effettivamente scalare il tuo business nella maniera più organica possibile. Perché sono perfettamente integrati l'un con l'altro, con funzionalità interscambiabili e grande flessibilità nella gestione dei flussi di informazioni e reportistica. Posso fare tutto quello che facevo con Mailchimp? Si, e no. Si, nel senso che puoi editare, creare e spedire mail. Puoi segmentare i clienti in liste, etc. Ma puoi fare molto di più. Puoi associare ai contatti quello che hanno comprato, dividerli in liste per il loro volume di fatturato o per la quantità di ordini in un determinato periodo di tempo. Puoi creare form di contatto ad hoc che spediscano direttamente i contatti in una determinata lista. Con i piani superiori di HubSpot, oh, beh, ragazzi, qua viene il bello. Stiamo parlando di state-of-the-art Marketing automation, pianificazione di invio mail carrelli abbandonati, sconti fidelizzati, riordino, post del blog, ultimi prodotti che inserisci nello store che vengono recapitati nelle caselle di posta pochi minuti dopo l'inizio della vendita... Praticamente tutto quello che puoi pensare, lo puoi fare. È un po' più di roba delle quattro crocchette che ti dà Mailchimp, eh? Perciò, se hai bisogno di un software per spedire mail gratuite per il tuo e-commerce Shopify, perché non scaricare la nostra guida sulle funzioni gratuite di Hubspot CRM?
Hai un negozio di abbigliamento e vuoi iniziare a vendere online? Partiamo da un concetto base: un e-commerce è un nuovo punto vendita e se pensi che basti spendere poche centinaia di euro per aprirti un punto vendita che guarda al mondo intero… beh, amico mio, lascia perdere: torna a vendere vestiti dentro alla bottega e concentrati sulla tua attività attuale, che diventa molto più redditizia di una cosa che si fa per perdere tempo. Ma se, invece, hai capito che la presenza su web è sempre più importante e ti permette di estendere i confini del tuo business - e non vuoi buttare soldi alla ricerca delle soluzioni più disparate in circolazione, trovando il cugino del cugino o mettendoti a studiare una soluzione low budget improponibile - devi trovare una strada che possa darti alcune garanzie. La giusta piattaforma e-commerce Ora, premetto: per far funzionare il negozio di e-commerce, ossia per attirare nuovi clienti e vendere, la piattaforma software che vai ad utilizzare non è il punto focale della strategia. Ma è un tassello determinante perché: ti troverai a lavorare sulla piattaforma software la maggior parte della giornata; quello che ti permette o non permette di fare determina spesso la tua capacità di modulare una strategia e delle tattiche per pubblicità online e promozioni; il costo di gestione, quando il progetto comincia a funzionare, per aggiungere funzioni, agevolare azioni o altro, è una variabile che - troppo spesso - rischia di farti impazzire; é il costo di startup necessario attraverso il quale tutti passano. Devi quindi fare una software selection. Ossia, devi capire qual è la piattaforma software che fa al tuo caso, sulla quale costruire il tuo negozio online. Se vendi vestiti, probabilmente, non hai mai fatto una software selection simile. O, se l’hai fatta, probabilmente l’hai fatta male in passato perché non era il tuo lavoro. E l’agenzia o i programmatori che te l’hanno servita su un piatto l’hanno fatto perché era quella che conoscevano meglio. Arriva la bella notizia: la software selection l’abbiamo fatta noi per te! Negli ultimi anni abbiamo sviluppato progetti con Woocommerce, Magento, Opencart, PrestaShop… per arrivare anche a NopCommerce. E alla fine? Abbiamo buttato alle ortiche questi carrozzoni opensource ed abbracciato Shopify. I vantaggi di scegliere Shopify piattaforma affidabile e non ti costringe a spendere cifre enormi, nel tempo, per la manutenzione e il supporto tecnico; completamente gestibile in autonomia e con facilità; pronta a crescere in funzioni e potenzialità con il crescere delle tue esigenze, aperto al mondo intero (scalabilità totale); sempre pronta a ricevere le novità del mondo web e ad integrarle armoniosamente, per non trovarti con una sistema vecchio dopo un anno che sei partito con un e-commerce; non hai bisogno di tecnici per gestire nella quotidianità tutte le funzioni e le implementazioni, perché dopo un po’ di formazione sarai completamente autonomo; ha l'integrazione nativa con HubSpot per permettere di gestire i clienti al meglio e di gestire in modo armonico ed integrato tutto il web marketing (certo, non da subito, magari, ma una volta che il tuo progetto è avviato). Quindi, ricapitolando, se vuoi un e-commerce facile da gestire, completo di tutte le funzioni di uno shop online moderno e che ti garantisce un’assistenza 24 ore al giorno per qualsiasi problema di piattaforma (e quindi, distante dai vecchi concetti di software opensource da scaricare su un server con tutte le problematiche tecniche da gestire), la nostra soluzione è offrirti un pacchetto chiavi in mano per il tuo e-commerce, completo di tutte le funzioni, pagamenti e settaggi - compresa la formazione - ad una cifra variabile tra i 7.000 e i 9.000 euro (a seconda dei moduli attivati). >> Se vuoi approfondire il discorso sul costo di un sito e-commerce, leggi il nostro articolo Preventivo sito e-commerce Poi, per usufruire della piattaforma, Shopify propone tre formule di prezzo differenti, che sono le seguenti: Basic Shopify, a 29$ al mese: la scelta più economica, e di gran lunga la più sensata se si è appena deciso di investire sul commercio online e se si devono ancora raggiungere le performance prefissate. Possiede tutte le funzioni di base per vendere prodotti online, ed è caratterizzata da una commissione del 2% su ogni articolo venduto. Shopify, a 79$ al mese: lo stadio avanzato del Basic, un necessario salto di qualità da intraprendere se la propria attività online è in fase di espansione. Garantisce funzioni extra quali l’analisi frode, i buoni regalo e il recupero del carrello abbandonato, e vede una diminuzione della commissione per articolo venduto all’1%. Advanced Shopify, a 299$ al mese: l’opzione più avanzata di Shopify, da considerare se le proprie vendite garantiscono un ampio margine di guadagno mensile. Questo piano è adatto alle grandi aziende, in quanto permette di sfruttare un calcolatore automatico di spese di spedizione e la gestione di un massimo di 15 account; inoltre la commissione per articolo scende allo 0,5%.. Riassumendo, Shopify si compone di un costo fisso e di uno variabile: il primo è sempre costante e non varia nel tempo, il secondo, invece, è legato alle performance del tuo negozio online, perché la percentuale richiesta è proporzionale al volume di vendita. Troppo costoso? In realtà, nel momento in cui le vendite aumentano, sarà naturale per la tua azienda passare alle versione più avanzata di Shopify, la quale presenta nuove funzionalità più adatte alle nuove performance e una commissione più bassa, perché essa diminuisce al progredire del nuovo piano. Questo significa che più vendi e minore sarà la commissione per singolo prodotto! Ovviamente, quando si parla di web, le cifre possono essere molto più alte, ma il nostro consiglio è quello di approcciarsi al tema con lo spirito del “Growth Driven design” ossia, quello di un progetto armonico che cresce nel tempo, supportato dalle necessità di business e concentrandosi su quello che funziona per farti guadagnare soldi. Perché solo l’esperienza ti dice quali sono le strade giuste o sbagliate da battere con il tuo progetto di vendita online di abbigliamento. Perché Shopify è meglio degli altri e-commerce? Direi che la piattaforma l’abbiamo scelta, no? Abbiamo escluso tutto il mondo del software opensource per un e-commerce perché: Un e-commerce opensource è spesso alla mercé di freelance o di scappati di casa che non ti danno garanzia sulla loro presenza ed assistenza in un arco temporale medio-lungo: e quando stai vendendo e maturando online, avere risposte puntuali e precise sull’impalcatura che sorregge tutto il tuo business è determinante. Un ecommerce opensource è la scelta delle agenzie che vogliono marginalizzare sul progetto perché, di fatto, il software non si paga… e tutto si concentra sulle loro ore lavoro, mettendo in secondo piano le esigenze tecniche di un’infrastruttura che deve funzionare bene per fare business online. E poi il vero motivo, quello che mi da i brividi, quando ci penso, ciò che, a mio avviso, dovrebbe dissuadervi in modo totale e definitivo dalla scelta di un software opensource per un e-commerce: la mancata responsabilità di chi ha sviluppato il software sul funzionamento dello stesso in produzione. Mi spiego meglio: non avete garanzia di risposta e di interventi tecnici per sistemare dei problemi quando sei avviato con la vendita online! Una delle cose peggiori, se hai un negozio che ha cominciato a vendere, è tenerlo chiuso perché ci sono dei problemi tecnici. Chi risponde dei problemi tecnici di un software opensource? Nessuno. Ne ho viste di tutti i colori negli ultimi 20 anni… finché parliamo di un sito vetrina, il danno risulta limitato. Ma con un ecommerce… mamma mia, ragazzi! Pagamenti che non venivano registrati, merce che non si allineava con il magazzino, la vendita continua di prodotti che non erano disponibili, l’azzeramento di database… da cosa nascono questi problemi? Da bug del software, da configurazioni server, da combinazioni di javascript e di moduli che si aggiungono o tolgono… Ci aggiungo una chicca: un software opensource come PrestaShop, come Woocommerce o come la versione della community di Magento, deve essere scaricato ed installato su un server, quindi, giocoforza si passa da un tecnico, dalle sue configurazioni e sistemazioni. Durante lo sviluppo del progetto si installano moduli e funzioni, si lavora sulla grafica e si prega che tutto funzioni sempre alla perfezione. Ma poi, si sa, i software si evolvono: questo significa che escono nuove funzioni, correzioni di problemi e bug, sistemazioni per la sicurezza del sistema… significa solo una cosa: bisogna aggiornare, soprattutto perché se non aggiorni, le problematiche e le vulnerabilità delle versioni precedenti, nel mondo opensource, sono diffuse e conosciute da tutti, perché sono dichiarate dagli sviluppatori stessi. Cosa significa aggiornare un software di un e-commerce che è “in produzione”, ovvero che è in pieno funzionamento? Per noi significa: creare un ambiente di test dove si va ad installare e a replicare l’e-commerce online; aggiornare il software, tutti i moduli e portare tutte le modifiche fatte; verificare il funzionamento e testare varie casistiche di acquisto; portare tutto sulla piattaforma in produzione (con la mano che fa le corna e tocca ferro). Un sistema che si aggiorna da solo risulta molto più comodo perché è centralizzato e non ti obbliga ad avere questi pensieri o a ottenere queste spese periodicamente (perché, spero, sia chiaro che non è un lavoro di qualche ora aggiornare Prestashop o Magento “in produzione”). >> Vuoi conoscere un confronto più approfondito tra Shopify e gli altri e-commerce? Leggi i nostri articoli: Shopify vs Magento Shopify vs WooCommerce Shopify vs PrestaShop Shopify per il tuo negozio di abbigliamento online Shopify è di una flessibilità perfetta per chi vuole aprire il proprio store online: quante volte ti è successo in negozio di non sapere dove mettere un capo perché poteva essere considerato una maglia, una canotta o unisex? Sul web, Shopify consente una categorizzazione dinamica in modo che un capo possa apparire in più collection differenti attraverso i tag che gli vengono attribuiti, cosa che non succede con altri e-commerce in cui la suddivisione è molto più rigida. Inoltre, i tag possono essere tanti quanti ne richiede il marketing o il tuo business, dalla taglia e il colore, ai materiali utilizzati e le promozioni che vuoi inserire. Per esempio, se vuoi creare una tipologia di prodotti natalizi temporanea, ti basta mettere il tag “xmas” o il nome che preferisci nella scheda dei prodotti e toglierlo quando non vuoi più quella categorizzazione. Allora, spero di essere stato più o meno chiaro su cosa significhi scegliere un software per permetterti di partire con il tuo business online: se hai un negozio di abbigliamento è molto probabile che oggi la tua fonte di reddito sia il negozio fisico e che iniziare a vendere online sia una nuova avventura da esplorare che non deve portarti ad affrontare argomenti di comprensione tecnica e tecnologica della faccenda, permettendoti di iniziare a studiare un nuovo mercato ed opportunità. Per me la scelta obbligata, oggi, è Shopify. Non so se lo sarà anche domani, ma oggi, non ci penso neppure ad imbarcarmi in progetti faraonici o venduti da freelance o agenzie di comunicazione che pensano alla loro marginalità.