Scoprire anticipatamente i bisogni del consumatore per poi offrire loro il prodotto giusto risparmiando tempo e denaro, può essere un esempio di strategie di inbound marketing applicate però al prodotto. Nel corso di questo articolo scopriremo cos'è la customer discovery e quali vantaggi può portare alle aziende. Customer discovery: cos'è e da dove nasce Il primo che ha introdotto il concetto di Customer Discovery è stato l’imprenditore seriale, come viene spesso definito online, Steve Blank. L’imprenditore statunitense è tra i massimi esperti del mondo startup, autore insieme a Bob Dorf del libro The Startup Owner’s Manual e del bestseller The Four Steps to the Epiphany. Egli, studiando le startup, si rese conto che uno dei problemi con i quali si scontravano più spesso queste realtà di business nascenti, era che non conoscevano bene il mercato in cui si addentravano, né tanto meno i clienti a quali si approcciavano. Bisognava capire prima il mercato e conoscere i clienti per poter poi creare un prodotto che rispecchiasse pienamente i loro bisogni e risolvesse i loro problemi (leggi l'importanza di personalizzare l'offerta). Da qui quindi nasce il modello Customer Development, di cui la Customer Discovery ne è la principale attività. La customer discovery si può quindi definire come un processo strutturato di analisi, che ti aiuta a capire il mercato e il target. Sulla base dei dati raccolti si seguono poi delle fasi di: ipotesi; problema; ipotesi del prodotto e verifica; applicazione; Una volta che queste fasi sono arrivate a completamento, è possibile costruire il prodotto perfetto che risponde alle aspettative dei clienti. Alla base del customer development, come vedremo anche più avanti in questo articolo, c’è la condizione secondo la quale questo processo di analisi e verifica debba essere ripetuto più volte, per risultare poi scalabile e ripetitivo. Approfondiamo nei seguenti paragrafi come funziona la customer discovery. Come funziona la customer discovery La customer discovery si propone di conoscere il cliente da vicino, cercando di comprendere di cosa ha bisogno e come poter risolvere i suoi problemi e soddisfare, quindi, le sue aspettative. Per far sì che questo processo abbia successo, occorre seguire delle fasi che spieghiamo qui di seguito. Formula l’ipotesi In questa fase bisogna individuare il cuore del problema, identificando quindi la soluzione più adatta. Le ipotesi dovrebbero essere diverse e devono tenere conto del contesto di mercato. È importante inoltre individuare chi potrebbe avere quel problema, ciò comporta quindi uno studio del target. Testa l’ipotesi sui clienti potenziali In questa fase bisogna focalizzarsi sui futuri clienti e capire chi può avere il problema per cui il nostro prodotto potrebbe rappresentare una soluzione. Ciò che bisogna fare è identificare le buyer personas, quindi è necessario ricalcare il ritratto del cliente potenziale. Per farlo è necessario conoscere il cliente potenziale da vicino, quindi allontanarsi da casa o ufficio e trascorrere del tempo tra le persone che idealmente potrebbero aver bisogno del tuo prodotto. Altro aspetto importante in questa parte del processo è quella di proporre al cliente potenziale questionari, sondaggi e attività simili per comprendere cosa li potrebbe portare al tuo prodotto. È importante che le domande da rivolgere al cliente siano pertinenti, non prolisse, cerchino un contatto empatico e definiscano dei parametri oggettivi e misurabili, in linea chiaramente con gli obiettivi. Soprattutto è importante dotarsi di un sistema di raccolta dati, come può essere un CRM, in modo da gestire eventuali reclami, fare reportistiche con i dati raccolti e applicare strategie di marketing sui contatti, in modo da fidelizzarli. Testa l’ipotesi Questa è la fase un po’ clou di tutto il processo, poiché aiuta un’azienda a capire se il prodotto può risolvere il problema. In questa parte del processo si parla di early adopter, ovvero dei primissimi clienti ai quali ci si rivolge per comprendere se il nostro prodotto può funzionare. Qui è dove si inizia a capire il mercato, magari ricevendo anche risultati e feedback negativi che però ti aiuteranno moltissimo a costruire la tua offerta. Verifica dell’ipotesi Ora hai tutte le informazioni di cui hai bisogno e puoi validarle o meno, così da scoprire come migliorare la tua offerta. Come hai potuto comprendere il processo di customer discovery è qualcosa che si perfeziona con il tempo. Non si arriva subito alla soluzione, ci vuole pazienza. Sulla base della customer discovery si sviluppa quindi il modello del Customer Development, ovvero quello che prevede una buona dose di esperienza sul campo. Steve Blank, a questo proposito, ha fatto un’affermazione che deve essere la base del modello, There are no facts inside the building so get the heck outside - Dentro casa o in ufficio non troverai le risposte alle tue domande, per cui esci. Lui chiaramente si riferiva principalmente al mondo delle startup, che per conoscere il mercato devono per forza frequentarlo e appassionarsi ad esso. Chiaramente se il tuo è un business avviato da un po’, il target - potenzialmente - dovresti conoscerlo bene. Ma ciò non toglie che per individuare i loro bisogni, che con il tempo possono cambiare, è sempre consigliabile uscire dalla propria zona di comfort. Nel prossimo paragrafo approfondiamo i vantaggi della customer discovery, che non devono però essere presi in considerazione solo se sei a capo di una startup, ma anche se rappresenti un’azienda che attraversa un momento di discussione e rinnovo. Vantaggi della customer discovery Il beneficio principale della customer discovery, inteso come processo appunto di miglioramento dell’offerta, sta nell’evitare la possibilità di fallimento. Ci spieghiamo meglio: se conosci bene i tuoi potenziali clienti, il loro modo di pensare e che soluzione sceglierebbero per il loro problema, creare un’offerta a misura delle loro aspettative ti permette di non fallire. Cosa ti permette quindi di fare la customer discovery? Esaminare la scalabilità e la replicabilità del modello di business; creare informazione, incuriosendo il target; Immagazzinare dati nel CRM per poi adottare strategie di marketing automation; È importante, inoltre, definire sempre le priorità nello sviluppo del prodotto o servizio finale e non innamorarsi mai della propria idea. Quello che piace a te, spesso non piace al cliente; Quando crei un’azienda o comunque quando in generale vuoi lanciare un prodotto sul mercato, diventa fondamentale conoscere il tuo cliente e capire come la tua soluzione può risolvere il suo problema. Conclusioni La customer discovery diviene fondamentale in un processo di inbound marketing, perché aiuta a definire le attività di funnel marketing. Alla base, come abbiamo già accennato, bisogna avere un progetto CRM valido, che possa aiutare la fase di analisi e verifica. Il CRM Hubspot per esempio aiuta ad avere una panoramica più strutturata dei dati di tutte le attività. Ovviamente le azioni di customer discovery devono ideare un processo replicabile e scalabile, in questo la marketing automation può aiutare. Se credi che l'inbound marketing sia la strada giusta ti lasciamo la risorsa gratuita che parla di 32 esempi di inbound marketing. Image by Freepik
Ne avrai sicuramente sentito parlare, i meme usati nel marketing sono un modello comunicativo immediato, diretto e dinamico che le aziende utilizzano per comunicare con il proprio target. Ma partiamo dall'inizio. Cos'è un meme? Per spiegare brevemente il significato di meme: il meme è un’immagine che riprende la scena famosa di un film o di un cartone animato, con una scritta che sintetizza il concetto di quello che si vuole comunicare, molto spesso usata nell'ambito dei social network con una finalità ironica. Questa categoria di meme sono gli Image macro. Poi ci sono i Dank meme, ovvero quelli che hanno solo frasi - senza quindi immagini - e che all’apparenza non hanno senso, ma che invece sono comprensibili da uno specifico target. In ottica strategica il meme marketing funziona molto bene, in quanto le immagini possono diventare virali e portare molta notorietà al brand. Un punto di forza importante del meme marketing è la sua capacità di integrarsi all’interno di altri contenuti, come ad esempio un articolo, in modo naturale e nativo. Imparare a capire come sfruttare il meme marketing nella propria strategia di marketing vuol dire raggiungere più facilmente importanti risultati comunicativi. Approfondiamo nei prossimi paragrafi come e perché funziona il meme marketing. Perché funziona il meme marketing? I meme nel marketing funzionano particolarmente bene in quanto utilizzano l’umorismo per esprimere un concetto. Riuscire a far ridere il target e allo stesso tempo a passargli un concetto è un obiettivo arduo da raggiungere, ma con il meme marketing ci si riesce benissimo. Suscitare un’emozione positiva nel target, facendolo ridere, vuol dire migliorare il suo rapporto con l’azienda, ma soprattutto significa che le persone si ricorderanno di quest’ultima in modo ancora più immediato. Tutti amano ridere e se, allo stesso tempo, riusciamo anche a favorire la comprensione di un messaggio, allora abbiamo fatto centro. Se nel content marketing la strategia di meme marketing funziona, nell’advertising può creare ancora più vantaggi, sebbene bisogni porre molta attenzione a quello che si fa e a come si comunica. Non sempre il meme marketing è la strategia migliore da adottare. Esempi di marketing con i meme che hanno funzionato Riportiamo qualche esempio di alcune aziende che hanno utilizzato i meme marketing e hanno aumentato l'engagement sui propri social network grazie a ciò. Taffo e la sua ironia Taffo è sicuramente l'esempio italiano più significativo. Taffo è un brand di un'agenzia che si occupa di funerali e ha costruito una forte brand awareness in tutta Italia, tanto da aprire successivamente molte sedi in tutta la penisola. La loro politica di marketing sfrutta molto l'instant marketing ed ironizza su temi come la morte. Nella foto presentano un meme che ironizza sul modo di vestire dell'ex presidente Americano Donald Trump e la sua moglie all'incontro con il papa, paragonando la foto ad un funerale. Gucci e la campagna TFWGucci Gucci, famoso brand di oggetti e abiti di lusso, con la campagna TFWGucci ha pubblicato una serie di meme in collaborazione con artisti famosi, diventati subito meme di successo. ClioMakeup ClioMakeup, famoso brand per la vendita di prodotti per la bellezza, nei loro canali social pubblicano spesso meme invitando i propri utenti ad accedere allo shop online. Di seguito presentiamo un esempio di meme marketing relativo al loro brand, nei commenti molte persone si ritrovano nella situazione scatenando la loro ilarità e reagiscono commentando. Durex e la sensibilizzazione Prendiamo l’esempio di Durex, con i meme marketing è riuscita a trasmettere molti messaggi importanti al pubblico più giovane in modo diretto ma, soprattutto utile. Nell'esempio il post dedicato alla sensibilizzazione all'indossare la mascherina durante la pandemia di Coronavirus del 2020. Questi appena elencati sono dei meme realizzati da altre aziende, integrati in una strategia di content marketing. Sono comprensibili a prima vista, senza troppo sforzo. Allo stesso tempo sono virali, ciò vuol dire che sono in grado di girare sul web in modo veloce ed efficace. Vantaggi di fare meme per il marketing I vantaggi dell’utilizzare la strategia di meme marketing sono i seguenti: Maggiore coinvolgimento degli utenti: i meme solitamente riescono ad aumentare l'engagement degli utenti che spesso reagiscono con like e commenti, magari taggando un loro amico; Maggiore viralità dei contenuti: spesso i post divertenti vengono condivisi tra gli amici che a loro volta li ricondivideranno con i loro amici. Se il post fa parte di una politica di marketing di un brand, questo verrà conosciuto ancor più in larga scala. Questo è particolarmente utile in caso l'obiettivo di marketing sia l'aumento della brand awareness; Pubblicità gratuita: fare meme non comporta costi, se non quelli relativo al tempo di realizzazione. Spesso quindi rappresentano una pubblicità gratuita efficace; Migliora la comunicazione tra target e azienda: questo è molto legato al primo vantaggio. È molto più semplice comunicare ad un target coinvolto perché si riesce molto più facilmente a capire i loro bisogni, manifestati più chiaramente; Aiutano a fare lead generation: chi si occupa di marketing e deve trovare un contenuto per aumentare il numero di lead all'interno del proprio CRM, i meme, se studiati appositamente, possono essere usati come arma per convertire le persone e farsi lasciare il contatto; Consigli su come fare marketing con i meme Porre attenzione al linguaggio utilizzato; Puntare sempre a un target specifico; Ricordare di mantenere sempre il TOV aziendale; Fare molta attenzione al messaggio che si distribuisce; Realizza sempre contenuti in trend; Porre attenzione al linguaggio utilizzato Contrariamente a ciò che si crede è importante utilizzare un linguaggio pulito nei meme, quindi evitare parolacce o espressioni poco coerenti con la personalità del brand. Diversamente il pubblico, da sempre abituato a una certa comunicazione, potrebbe indisporsi. Ricordare di mantenere sempre lo stesso Tone Of Voice Punto che va a braccetto con il primo che abbiamo analizzato. Cambiare tono di voce può essere un’opzione del brand a seconda del social che utilizza ad esempio, ma non deve mai distanziarsi troppo da quello utilizzato sul web in generale per il marchio, in quanto questo non lo renderebbe riconoscibile. Fare molta attenzione al messaggio che si distribuisce Il meme sul web, soprattutto se ben fatto, va alla velocità della luce in quanto a condivisioni e apprezzamenti, per cui non c’è posto per una virgola sbagliata, un refuso o una parola fuori posto. Non ci vuole nulla a rovinare la reputazione di un marchio online. Realizzare sempre contenuti in trend Un brand deve sempre ricordarsi che, per quanto i meme marketing sono contenuti prettamente ludici di base, è sempre fondamentale che il tipo di immagine o nonsense utilizzato sia in trend. Aspettarsi di rendere virale un contenuto con un’immagine che non rispecchia il trend concept del momento, può significare un fiasco a livello comunicativo. Pertanto è sempre da tenere in considerazione il real time marketing. Conclusioni sul fare meme marketing Il meme marketing è una strategia che funziona a livello comunicativo, sebbene sia molto importante avere chiara la propria strategia di inbound marketing, in modo tale da integrarlo efficacemente nella strategia. Indubbiamente la strategia del meme marketing, così come comporta innumerevoli vantaggi comunicativi, allo stesso tempo - se non si fa attenzione al messaggio -, può creare problemi al brand. La regola aurea sicuramente è sempre di pensare al meme marketing come a un qualsiasi altro tipo di contenuto, ragionando quindi bene sull’obiettivo e sul target. Vuoi generare meme anche tu per il tuo marketing? Ecco alcuni tool che puoi usare: Meme Generator Livememe Imgur In alternativa puoi sempre scaricare la nostra risorsa gratuita. Image by wayhomestudio on Freepik
Il web marketing è una strategia promozionale che mira a ottenere visibilità attraverso la pubblicazione di articoli e banner per la vendita di un prodotto o di un servizio. L’Inbound marketing è una metodologia che non assale l’utente, ma pone al centro dell’attenzione i suoi desideri e le sue necessità. Per questo pratiche come l'interruption marketing oppure ogni tipo di marketing invasivo è da considerarsi superato perché il principio base è che l'utente non vuole essere infastidito! Cos'è l'interruption marketing? Una corretta definizione di interruption marketing può essere: l'insieme di tutte quelle pratiche invasive, che colpiscono una persona mentre sta svolgendo le proprie attività routinarie, finalizzata alla promozione di prodotti o servizi. Queste pratiche possono consistere nell'invio di messaggi, telefonate o altre comunicazioni, contro la volontà dell'utente e senza che esso abbia mostrato dell'effettivo interesse. Le pratiche di interruption marketing erano molto diffuse negli anni 80/90 quando l'obiettivo delle aziende era vendere a tutti i costi. Con il customer centrismo però le aziende hanno sempre più messo il cliente e le sue necessità al centro dei loro business model, avendo in cambio fedeltà dei cliente e l'ottimizzazione delle risorse all'interno del loro ciclo produttivo. Questa tipologia di marketing, che rientra tra le pratiche di marketing outbound, non si riferisce quindi ad un target specifico ma cerca di sparare nel mucchio nella speranza che qualcuno diventi un lead. Esempi di interruption marketing Andiamo ora analizzare alcuni esempi di interruption marketing, quelli più diffusi tra chi prevede questo tipo di marketing. Il primo esempio è legato alle pubblicità televisive, o quelle che si trovano all'interno dei video nel web. In questo caso l'utente viene interrotto dall'inserzione e, anche se ultimamente sono sempre più targetizzate nel mondo dell'online grazie all'utilizzo dei cookies, difficilmente l'utente sarà interessato. L'esempio più classico di questa tipologia di marketing invasivo è rappresentato dalle telefonate dei call center. Questa è il mezzo considerato più fastidioso perché molte persone la considerano come una violazione della propria sfera privata e, molto spesso, vengono eseguite chiamate di marketing senza avere le giuste autorizzazioni. Questo tipo di marketing può essere limitato inserendo il proprio numero di telefono all'interno del registro delle opposizioni. Altro esempio che andiamo a trattare è quello delle email di marketing (le cosiddette DEM - Direct Email Marketing). Partiamo dal presupposto che secondo la GDPR non si possono inviare comunicazioni di marketing senza il consenso da parte del contatto (software come HubSpot rappresentano una manna dal cielo per chi vuol fare email marketing in sicurezza da questo punto di vista). Ricevere una mail a cui non si è interessati può avere due conseguenze: la disiscrizione dell'utente alla newsletter oppure l'eliminazione della mail e la conseguente segnalazione come spam. L’inutilità del marketing invasivo Approfondiamo ora l'esempio fatto in precedenza sull'email marketing per trarne le conclusioni sull'efficacia di questa tipologia di marketing. Il ragionamento che segue può quindi essere applicato ad ogni tipologia di esempio fatto in precedenza. La comunicazione tramite pratiche di interruption marketing che colpisce l’utente attraverso dei piani di e-mail marketing, nel tentativo di vendere e di proporre un servizio, finisce quindi con ogni probabilità nella casella dello spam, senza nemmeno essere letta. Se un’e-mail riesce ad aggirare i filtri e a inserirsi in una casella di entrata, aumenta le possibilità di essere letta: ma se contiene una pubblicità inopportuna, oppure recapitata in un momento sbagliato, finisce cestinata. Stessa cosa può essere applicata alla pubblicità tramite video, in cui si aumenta la probabilità che l'utente non guardi nemmeno il video ed esca dal sito e, nel caso delle telefonate dei call center, riattacchi la cornetta. L’utente medio è quindi ormai assuefatto da questo tipo di promozione: poteva forse essere più efficace negli anni passati, ma ai giorni nostri, dove il grado di attenzione è mediamente calato a pochi secondi, questo tipo di marketing risulta spesso controproducente. Il marketing è sempre invasivo? Chiaramente, se il tentativo di raggiungere un contatto finisce nel cestino, anche il lavoro per tentare di presentare un prodotto, o un servizio, risulta vano. E nessuna azienda può permettersi di lavorare a vuoto. Il marketing è invasivo quando è utilizzato come strumento di contatto forzato e non richiesto, quando è un’azione a senso unico e offre un servizio solo a se stesso, mirato alla vendita diretta. Questo però non è l’unico modo di promuovere qualcosa e, probabilmente, nemmeno il migliore. Il principio del “do ut des”, frase latina che viene tradotta con “io do affinché tu dia”, esce dai canoni della forzatura e punta a creare dei contenuti veramente validi, che possano risolvere un problema. La fine dell'interruption marketing: perché attrarre è diverso da imporre Se il marketing tradizionale sul modello dell'interruption impone un punto di vista al potenziale cliente, l’Inbound marketing attrae le persone offrendo i contenuti che queste desiderano trovare, creando delle relazioni. Quando un utente web è soddisfatto, perché ha risolto un suo problema, sarà interessato a leggere altri articoli che possono aiutarlo a superare altri fastidi. L’attrazione costa però un investimento in termini di lavoro, a differenza dell'interruption marketing che costa in termini monetari. Per semplificare il concetto, basti pensare al periodo estivo: come si affronta la classica prova costume? Come si costruisce un corpo tonico, con una bassa percentuale di cellulite, con una pelle elastica e seducente? Solo grazie al lavoro in palestra, alla costanza e all’impegno, a un obiettivo preciso ben chiaro in mente. A quel punto, quando il corpo sprigiona un buon livello di fascino, quando soddisfa le esigenze estetiche personali, diventa motivo di attrazione anche per le altre persone: saranno loro a inseguirci, perché conquistati da quello che stanno cercando. Interruption marketing e pratiche invasive: le strategie per superarlo L’intuizione sull’importanza della creazioni dei contenuti è arrivata per la prima volta da Bill Gates, nel 1996, oltre vent’anni fa, con la sua frase “Content is the King”. Un’epoca che sembra lontanissima, in termini web, eppure che già aveva tracciato un percorso futuro: internet è un immenso calderone, letteralmente una rete di collegamenti infinita, rinnovata quotidianamente. Ciò che oggi è nuovo, sarà vecchio e superato domani. Un utente naviga in rete per divertirsi e informarsi, alla ricerca di soluzioni: l’abbinamento informazione e divertimento, complicato da ottenere, è un aspetto fondamentale per creare una relazione. Conquisti l’attenzione di una persona quando sai essere utile, ma anche divertente, costruendo un’immagine autorevole senza essere troppo serioso. Il contenuto è premiato anche dai motori di ricerca, che privilegiano i link posizionandoli nelle prime posizioni della pagina: la SERP. Ciò significa che le pratiche di marketing invasivo, come l'interruption marketing, sono certamente superate dai contenuti e dalle strategie di quello che viene definito inbound marketing, che riescono ad attirare l'attenzione molto di più che pubblicità fastidiose ed indesiderate. La chiave non è solo nelle parole L’Inbound marketing funziona al meglio quando le parole di ricerca (keywords) veicolano gli utenti ai contenuti. Questi ultimi hanno come casa di appartenenza i blog: in un post è possibile spiegare, in modo esauriente, la funzionalità e l’utilità di un servizio o di un prodotto. È basilare scrivere titoli con le keywords, da ripetere anche all’interno degli stessi articoli. Ciò permette di essere trovati con maggiore facilità dagli utenti senza infastidirli, ma non è sufficiente: un internauta soddisfatto, emozionato, da quanto ha trovato avrà un incentivo maggiore a condividere il post sui profili dei social media personali. Grazie all’autorevolezza conquistata e al gradimento raccolto tra gli utenti, si creano nuovi collegamenti e si diventa virali: le persone inizieranno a consumare i contenuti proposti e ne vorranno di nuovi. L’utente consapevole di trovare le risposte che desidera, tornerà alla ricerca di nuove soluzioni. Avrà l’impulso di iscriversi al blog, per rimanere aggiornato sui nuovi post a cui prevede di essere interessato e per farlo fornirà, attraverso apposito modulo, il proprio nome e l’indirizzo e-mail. Un altro metodo, per ottenere il recapito di posta elettronica, è offerto dalle call to action, dalle landing page e da form specifici che hanno la possibilità di veicolare l’internauta anche sui nostri obiettivi di vendita. Ottenere l’indirizzo e-mail di un utente è una delle opportunità migliori per mantenere il contatto con lui. I dati raccolti, grazie all'uso dei CRM, permettono di conoscere le preferenze di una persona e di targetizzarla con contenuti sempre più mirati. Nome e indirizzo e-mail sono soltanto i primi passi: seguendo la logica “do ut des” dobbiamo imparare a comprendere il nostro lettore. L’offerta di un contenuto utile, da consumare liberamente, deve procedere di pari passo con l’acquisizione di altre informazioni: età, luogo geografico di appartenenza, hobby, stato sociale ecc. Identificare, in modo preciso, il proprio target di riferimento consente di ideare le giuste leve per approfondire il rapporto e renderlo proficuo, da ambo le parti. Tiriamo le somme sull'interruption marketing e sull'inbound L'interruption marketing e tutte le pratiche di marketing invasive sono quindi superate perché si rischia di infastidire troppo l'utente. Per questo viene in aiuto a chi si occupa delle strategie di marketing delle imprese il concetto di inbound. Un piano di Inbound marketing è in costante evoluzione, perché ogni azione richiede la verifica della sua efficacia o meno. I social media, i servizi di e-mail marketing e l'implementazione di un CRM mettono a disposizione degli strumenti di analisi che consentono di capire, rapidamente, cosa funziona e cosa non funziona nel progetto di marketing. L’Inbound marketing è una forma di promozione che funziona nel tempo, che costruisce relazioni, autorevolezza e affidabilità: è l’amico in grado di risolvere le esigenze di un utente attraverso contenuti specifici e utili. Con la giusta agenzia Hubspot, specializzata in inbound marketing, al tuo fianco nulla potrà impedire alla tua azienda di decollare. Image by master1305 on Freepik
Esiste un chatbot di intelligenza artificiale capace di sostituire l’uomo in tutto e per tutto nell’ambito conversazionale? Sembra proprio di sì e si chiama Chat GPT, acronimo di Generative Pre-trained Transformer. Oggi se ne parla tantissimo in ambito tecnologico e chat GPT è uno strumento di elaborazione e comprensione del linguaggio naturale che, sfruttando determinati algoritmi di apprendimento avanzato, riesce a fornire risposte simili a quelle che darebbe un essere umano durante una conversazione o un discorso. Quali sono le potenzialità e le funzionalità di questo innovativo strumento per le aziende? E quali sono i rischi? Chiariamo ogni dubbio nei successivi paragrafi. Cos’è chat GPT Chat GPT è stata realizzata da OpenAI, organizzazione no profit che studia l’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di migliorare e velocizzare il rapporto e l’interazione tra l’uomo e le macchine a livello comunicativo nei più svariati ambiti lavorativi e non solo. Qualcuno potrebbe obiettare che in realtà già ci sono macchine capaci di conversare con persone e rielaborare domande e risposte secondo i dati e le informazioni precedentemente accumulate, cioè i chatbot. Vero, i chatbot imparano il nostro linguaggio, simulano conversazioni umane e rispondono alle nostre domande, ma vanno in difficoltà dinanzi a domande troppo complesse. Chat GPT supera questi limiti poiché va oltre la semplice interazione con risposte standard a domande predefinite. Una chat GPT può comprendere slang e dialetti, correggere codici di programmazione, creare videogiochi, comporre articoli e canzoni e addirittura diagnosticare malattie partendo da sintomi specifici. Questo cosa significa? Che in ottica di un'azienda con un progetto CRM, tutto quello che riguarda l'interazione con il cliente può essere automatizzata mantenendo la naturalezza della relazione. Come funziona chat GPT: a cosa serve Per comprendere come usare e come funziona Chat GPT è opportuno soffermarsi un attimo sul Natural Language Processing (NLP), una branca dell’intelligenza artificiale che si basa sull’automazione del linguaggio naturale. In pratica vengono programmati computer e macchine capaci di comprendere il linguaggio umano, per fornire risposte coerenti e pertinenti in base al contesto. Per fare ciò si utilizzano algoritmi di machine learning, che vengono continuamente “allenati”. Può capitare, ad esempio, che una macchina non sappia rispondere ad una domanda. In tal caso incamera la risposta, la rielabora e impara da quella conversazione. Quando un domani gli verrà fatta quella stessa domanda, avrà tutte le risorse per rispondere correttamente così da offrire un’esperienza sempre più personalizzata. Ma da un punto di vista pratico come può essere sfruttata Chat GPT? Già molte aziende la stanno sperimentando per il servizio clienti con l’obiettivo di migliorare la customer experience. L’assistenza clienti è uno dei servizi più delicati per un’azienda. Per conquistare e fidelizzare un cliente non è sufficiente vendergli un prodotto di qualità, ma regalargli un’esperienza d’acquisto gratificante e altamente soddisfacente. Talvolta però arrivano sempre le stesse domande o vengono sottoposte al team di assistenza problematiche di poco conto che possono essere risolte facilmente. Queste situazioni però rallentano il lavoro degli addetti all’assistenza, che si trovano a gestire una quantità di richieste difficili da smaltire in poco tempo. Chat GPT fornisce risposte chiare e pertinenti, migliorando l’esperienza del cliente e riducendo il carico di lavoro per gli operatori. E ancora può essere usata come traduttore in tempo reale, favorendo la comunicazione tra due persone che parlano lingue dirette, o supportare scrittori e blogger nella scrittura creativa. In generale Chat GPT ha una vasta gamma di applicazioni, dall’invio di informazioni alla pianificazione fino alla creazione di sondaggi, così da analizzare il sentiment degli utenti scandagliando le tendenze sui social e gli umori dell’opinione pubblica. Sviluppatori e ricercatori possono registrare un account gratuitamente sul sito web di OpenAI, compilare un modulo per accedere al programma e utilizzare la tecnologia gratuitamente. Chat GPT è affidabile? Bisogna fidarsi al 100% della chat GPT? Nonostante gli straordinari miglioramenti apportati nel Natural Language Processing, la risposta è no. Stiamo pur sempre parlando di una macchina che potrebbe avere difficoltà a comprendere il reale significato di una conversazione, o le sfumature di un discorso. Una macchina farebbe ad esempio fatica a distinguere il sarcasmo o l’umorismo, generando quindi risposte irrilevanti o poco precise. Chat GPT potrebbe non avere la “sensibilità” giusta per trattare argomenti molto delicati, come la politica, la religione, la razza, il genere ecc. Tra l’altro queste conversazioni potrebbero contenere informazioni sensibili, cosa che fa emergere problemi legati alla privacy. In generale Chat GPT è sicuramente più pronta e preparata a fornire risposte precise basate su fatti, piuttosto che risposte aperte su concetti astratti. Non sempre le risposte sono giuste o sbagliate, ma possono essere soggettive come quando si parla dell’auto più bella al mondo o della città più romantica al mondo. Ognuno può avere la sua idea e non esiste una risposta univoca, quindi in questi casi l’aiuto che può dare Chat GPT è relativo. Perché le aziende usano Chat GPT? Ma in che modo Chat GPT può essere utile alle aziende? Benché la tecnologia sia ancora in uno stato embrionale, sono già tante le attività che se ne stanno interessando e che la stanno sperimentando. Ormai il mondo sta andando in quella direzione e quindi, non seguirla, significa restare fermi al palo e farsi scavalcare e superare dai competitor. Sono tanti gli ambiti dove può essere utilizzata Chat GPT che consente alle aziende di migliorare le loro prestazioni e offrire servizi cuciti su misura per i loro clienti. Di seguito alcuni modi in cui può essere utilizzata questa tecnologia per le aziende: Social media marketing. Le aziende possono chiedere supporto a questa AI per creare post pubblicitari da condividere sui social. Si possono realizzare nuovi contenuti, creare piani editoriali, scrivere testi per campagne pubblicitarie o email per un’efficace strategia di newsletter e analizzare le principali tendenze sui social. Quindi anche il marketing su HubSpot può beneficiarne di tutto ciò; Ricerche statistiche. Per le aziende le statistiche rappresentano fonti preziose che contengono dati e informazioni utilissime per stilare le strategie future. Allo stesso modo Chat GPT è utile per condurre ricerche di mercato e di marketing; Customer service. Come già anticipato Chat GPT può essere integrata nei chatbot per l’assistenza clienti, per fornire risposte precise e decongestionare il lavoro per il team di assistenza. Una funzione utilissima per fornire informazioni di tipo generico e che non necessitano di un’assistenza specifica; Traduzione. In un mondo sempre più globalizzato capita spesso di dover tradurre testi, documenti ed email e Chat GPT è in grado di fornire una traduzione accurata. Una funzione utilissima per professionisti autonomi, imprese che lavorano nel digitale o aziende di traduzione; Copywriting. Tutte le aziende hanno un loro blog, spesso affiancato al sito HubSpot o all’e-commerce. Ebbene Chat GPT può generare articoli completi ed è un valido alleato per chi deve produrre una gran quantità di contenuti. All’occorrenza può essere usata anche per realizzare video e podcast da condividere poi sui social. Lo sapevi? Per tutte queste azioni di marketing Hubspot ha previsto un'integrazione con Chat GPT in uno strumento chiamato Chatspot. Tutte le funzionalità e vantaggi li trovi nel nostro articolo dedicato a ChatSpot. La conversazione artificiale quali professionisti potrebbe sostituire? Chat GPT legittimamente suscita qualche timore tra alcuni professionisti che vedono minacciato il loro lavoro. Questa tecnologia può sostituire del tutto determinate figure professionali? Teoricamente a rischio sarebbero gli operatori del servizio di assistenza clienti, i traduttori o i copywriter. Tuttavia non è il caso di creare allarmismi poiché, nonostante tutti i miglioramenti e i perfezionamenti che saranno apportati, ogni contenuto realizzato dalla chat GPT dovrà comunque passare sotto la supervisione di un essere umano. Il rischio è di avere tra le mani un contenuto monco, impreciso, poco dettagliato o addirittura sbagliato. In un articolo da pubblicare su un blog potrebbero esserci incoerenze o concetti del tutto mancanti, quindi è necessaria la revisione umana. Stesso discorso per le traduzioni, dove una stessa parola potrebbe assumere significati diversi a seconda del contesto. In un testo medico, scientifico o che tratta di istruzioni tecniche non sono ammessi margini di errore e anche in questo caso la revisione umana è d’obbligo. E ancora Chat GPT non può mai sostituire in tutto e per tutto le persone nell’assistenza clienti, poiché potrebbe non essere in grado di risolvere un problema o rispondere ad una domanda specifica o tecnica. In tale ottica Chat GPT non va vista come sostituzione di determinate professioni, quanto piuttosto come un supporto e un’integrazione a specifiche attività lavorative. Chat GPT e l'ecommerce con Shopify L'avvento di questa tipologia di intelligenza artificiale inoltre ha iniziato a rivoluzionare anche il mondo dell'ecommerce. Shopify infatti, nella Summer Edition 2023 ha annunciato l'integrazione via API con strumenti come Chat GPT e OpenAI, in modo da utilizzare l'intelligenza artificiale per migliorare e semplificare la vita agli ecommerce manager. Gli strumenti sono sostanzialmente due: Shopify Sidekick e Shopify Magic, resi disponibili per chiunque venda i propri prodotti su Shopify, anche se alcune funzionalità possono differire da un piano all'altro. Shopify Magic Shopify Magic è il tool di Shopify per generare nuovi contenuti, descrizioni prodotto, domande frequenti basate sulle comuni problematiche dei clienti (quindi consente di avere la sezione FAQ più utile e di avere minori ticket di assistenza aperti) ecc... Come funzionamento è molto simile per quanto riguarda Chat GPT. Ad esempio, per quanto riguarda la creazione di descrizioni prodotti SEO friendly, l'utilizzo è abbastanza semplice e immediato: una volta inserite le keyword e alcune caratteristiche che si vogliono mettere in evidenza, il contenuto sarà generato in pochi istanti, conforme a quanto desiderato. Shopify Sidekick Sidekick invece, è un vero e proprio ecommerce manager virtuale, che consente ai merchant di gestire tutto tramite chat. Puoi dare degli ordini all'IA per mettere in sconto determinati prodotti, per avere sottomano un report in tempo reale e dettagliato, per creare velocemente codici sconto, per avere nuove idee per articoli del blog o addirittura di personalizzare il fontend semplicemente digitando e inviando le tue volontà. Chiaramente, con questo tipo di funzione, si risparmia tempo di lavoro e si evitano dilungamenti dovuti alla mancanza di personale qualificato per svolgere determinati compiti Per ulteriori info, ti invitiamo a visitare la pagina dedicata di Shopify su Magic e Sidekick, oppure leggere il nostro articolo su Chat GPT per ecommerce. In conclusione: quali sono i rischi e le opportunità Le aziende sono pronte per questo passaggio epocale? Chat GPT offre sicuramente tante opportunità, ma bisogna prendere in considerazione anche i rischi. Uno dei temi più caldi è la cybersicurezza, poiché gli hacker hanno iniziato a simulare chat per le operazioni di phishing destinate a carpire dati sensibili dei clienti. Altri rischi sono legati ai diritti d’autore, poiché Chat GPT potrebbe riprendere frasi coperte appunto dal diritto d’autore. Come specificato Chat GPT, in ambiti particolarmente sensibili o spinosi, potrebbe fornire contenuti con errori e imprecisioni, per non parlare delle fake news dalle quali la tecnologia potrebbe attingere. Guardando l’altra faccia della medaglia Chat GPT consente di alleggerire notevolmente il lavoro, velocizzando le attività operative all’interno delle aziende e liberando da compiti gravosi i dipendenti che hanno più tempo a disposizione per concentrarsi sul core business aziendale. Rischi e opportunità vanno pesati correttamente per un utilizzo virtuoso di questa tecnologia, che rappresenta comunque la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale che farà parte della futura vita aziendale e non solo. Chat GPT può essere utilizzata per strategie di content marketing su Hubspot. Per tutto ciò ti consigliamo di scaricare la nostra risorsa gratuita riguardo alla piattaforma dedicata al marketing e alle vendite con metodologia inbound.
Con il termine User Generated Content si fa riferimento a tutti quei contenuti che sono stati creati direttamente dagli utenti e poi postati online. In che modo possono essere utili alle aziende questi contenuti? Per rispondere a questa domanda è opportuno fare un piccolo salto indietro, precisamente nel 2005, anno in cui nacquero i primi User Generated Content, chiamati anche UGC. Con la “democratizzazione” della tecnologia anche semplici utenti senza particolari conoscenze e competenze informatiche potevano produrre e creare diverse tipologie di contenuti per poi postarli sul web. La qualità magari non era estremamente professionale, ma ciò che maggiormente interessava era l'autenticità e la veridicità dei contenuti. L’UGC catturò presto l’attenzione delle aziende che, oltre ad apprezzare la facilità di diffusione e condivisione dei contenuti, iniziarono ad interessarsi anche alla loro fluidità comunicativa. L’UGC nel marketing ha fatto rapidamente breccia e oggi qualsiasi azienda che voglia imporsi non può ignorarlo. Le strategie aziendali stanno andando verso la direzione dell’inbound marketing, che attrae in maniera del tutto naturale gli utenti con contenuti di qualità, coinvolgenti e pertinenti ai loro interessi. E cosa c’è di più naturale di un contenuto generato autonomamente da un semplice consumatore? Conosciamo meglio cosa sono gli User Generated Content e come sfruttarli al meglio per la tua strategia aziendale. Il significato di User Generated Content Come specificato gli UGC sono contenuti creati direttamente dagli utenti e possono essere: foto, video, podcast, testi, articoli, meme ecc. da pubblicare online per renderli fruibili a tutti. Si possono pubblicare gli User Generated Content su Instagram, Facebook, Twitter, TikTok e su qualsiasi altro social. Proprio i social network hanno dato una spinta straordinaria agli UGC, stimolando gli utenti a produrre e creare sempre più contenuti. Oggi chiunque può produrre un contenuto personalizzato, come un video, una diretta live o un articolo, per esprimere un parere o per raccontare l’esperienza avuta con un prodotto, un servizio o un brand. E questa è sicuramente la parte più interessante per le aziende, che possono così implementare la loro strategia di content marketing con una serie di contenuti “esterni” che danno un impulso positivo al brand e generano un passaparola fruttuoso. Le caratteristiche principali degli user generated content La creatività e l’originalità sono le caratteristiche principali degli UGC, anche se gli utenti per creare i loro contenuti partono da idee e temi già conosciuti, per poi aggiungere qualcosa di loro. Il doppiaggio di una scena famosa di un film è solo uno dei tanti esempi che si possono fare di UGC. Da evidenziare che gli stessi utenti si stanno specializzando sempre di più, sia nell’uso di tecniche sopraffine che di strumenti innovativi all’avanguardia, creando così contenuti di ottima fattura e qualità pur senza aver percorsi di studi specifici alle spalle. Sono comunque 3 i tratti distintivi di un UGC: Pubblico: ogni contenuto creato deve essere fruibile gratuitamente per qualsiasi utente e deve essere veicolato tramite una piattaforma accessibile a tutti; Unico: benché un contenuto può trattare lo stesso argomento di un altro, deve comunque essere originale al 100% e non una scopiazzatura di uno che è già stato prodotto; Non finalizzato alla monetizzazione: i contenuti non devono essere creati da professionisti che intendono monetizzare, ma da semplici utenti o consumatori che lo fanno principalmente per diletto, hobby o passione. Perché gli utenti creano contenuti? Ma perché gli utenti sono diventati prosumer, cioè produttori e consumatori nello stesso tempo? I motivi possono essere tanti ma, come specificato, un ruolo importante lo hanno giocato i nuovi strumenti digitali facili da utilizzare e accessibili per tutti. Questo pluralismo della comunicazione ha anche cambiato il rapporto tra clienti e aziende, che finora a poco tempo era nettamente a favore delle seconde. Gli utenti capiscono che possono far parte del gran carrozzone mediatico e, in una certa misura, influire addirittura sul processo produttivo dei brand. Milioni di utenti impiegano il loro tempo libero per creare contenuti per avere non tanto un ritorno economico, ma piuttosto di affiliazione, di appartenenza e anche di popolarità. In altri casi gli UGC sono contenuti realizzati gratuitamente da creativi e professionisti in cerca di visibilità, nella speranza di ottenere un contratto o di avviare una collaborazione con qualche brand. E poi gli UGC possono essere impiegati anche all’interno di strategia aziendali che prevedono la retribuzione del creativo. In questi casi è utile avere un buon CRM, per conoscere meglio il proprio pubblico di riferimento e catalogarlo per poi offrire contenuti realmente utili in base alle proprie buyer personas. User Generated Content: esempi concreti Per avere una panoramica più ampia analizziamo nello specifico alcuni esempi concreti di UGC. I primi esempi di contenuti creati dagli utenti in realtà risalgono ad oltre un secolo fa ed esulano dall’ambiente digitale. Negli anni ‘70 dell’Ottocento fu realizzato l’Oxford English Dictionary, cioè il dizionario inglese, con il contributo di madrelingua inglesi che inviavano sommari e voci compilate alla direzione del dizionario. Più o meno con lo stesso concetto è nato Wikipedia, dove chiunque può dare il suo contributo tramite il principio democratico della partecipazione e della collaborazione soprattutto a scopo informativo ed educativo. Una sorta di generosità digitale che in fondo contraddistingue tutti gli UGC. Altri utenti si dilettano invece a scrivere guide Tripadvisor, condividendo con altri viaggiatori le loro esperienze di viaggio e fornendo utili consigli sugli hotel e sui ristoranti più convenienti o sulle mete più belle da visitare. Un’ampia fetta di pubblico si diverte invece a creare meme, fondamentalmente per scopo ludico e di intrattenimento, da far girare in maniera virale sul web. Il solo fatto che quel meme sia diventato virale è una soddisfazione per chi ha generato quel contenuto. Come sfruttare gli UGC per la propria strategia di marketing Ma in che modo le aziende possono sfruttare gli UGC nelle strategie di content marketing? Prima di rispondere è opportuno capire perché gli UGC sono così importanti per i brand. Un utente che parla positivamente di un marchio risulta sicuramente molto più affidabile e attendibile rispetto ad un brand. Questo è ovvio: un’azienda naturalmente propone contenuti autoreferenziali, quindi è normale che parli bene dei suoi servizi e dei suoi prodotti. Se questa cosa viene fatta da un utente chiaramente diventa tutto molto più credibile. Bisogna poi considerare che per un brand stendere un piano editoriale con contenuti coerenti e ben fatti è tanto importante quanto dispendioso in termini economici e di energie. Per questo motivo sempre più aziende stanno integrando gli UGC nelle loro strategie di marketing, sfruttando principalmente i social come canale di comunicazione. Come avviare una strategia di UGC? Si può chiedere ad esempio ai propri clienti di scattarsi foto e selfie con i prodotti di un’azienda, da condividere poi sui social per avviare un passaparola virale preferibilmente con un hashtag. Oppure si può chiedere ai propri clienti di raccontare l’esperienza avuta con un prodotto o un servizio, magari con un semplice scatto, un articolo o un video. In questo modo si passa dallo storytelling, cioè il racconto di una storia, allo storydoing, cioè la creazione di una storia. Questa strategia, considerando le abitudini d’acquisto dei Millennials e della Generazione X che amano essere resi partecipi, contribuisce a fidelizzare il cliente che si affeziona sempre di più a quel brand creando così engagement che è la chiave del successo per ogni azienda. Cresce anche la community di riferimento, a tutto vantaggio della visibilità del brand. Non mancano chiaramente i dubbi e le domande. Il contenuto generato è realmente in linea con la filosofia aziendale? Il contenuto realizzato è davvero originale? Cosa fare se un domani i creatori del contenuto rivendicano diritti d’autore? Tutti problemi che possono essere risolti con una strategia ben studiata, magari con l’ausilio di HubSpot CRM per conoscere meglio le aspettative e le preferenze del proprio pubblico. Gli user generated content e i contest per coinvolgere gli utenti Le aziende devono quindi stimolare gli utenti a produrre contenuti propri e, in tale ottica, i contest rappresentano un’ottima soluzione. In tal caso si parla di Contest User Generated Content, vale a dire un qualsiasi tipo di contest che spinge gli utenti a pubblicare contenuti, video o foto con l’hashtag ufficiale del brand. Bisogna poi mettere in palio un premio, che può essere un regalo o un buono sconto, per stimolare gli utenti non solo a partecipare ma anche a coinvolgere amici, parenti, colleghi e familiari. Le aziende ottengono così maggiore visibilità e, contemporaneamente, grazie ai contenuti gratuiti aumentano notevolmente la loro brand awareness. Gli stessi utenti vengono coinvolti in un’attività dell’azienda in modo divertente e hanno anche la possibilità di vincere un simpatico gadget o un premio interessante. Una soluzione win-win che convince e che fa contenti tutti: aziende e clienti. Conclusioni La User Generated Content riveste ancora più importanza se vista nell’ottica della lead generation, una strategia che “nutre” gli utenti con contenuti di valore e pertinenti con l’obiettivo di ottenere contatti di qualità. Questo approccio, se integrato con intelligenza nella strategia aziendale, dimezza le spese per il content marketing e aumenta il numero di contatti e di potenziali utenti senza sforzi eccessivi. Proprio perché la lead generation riveste una grande importanza per ogni strategia aziendale, compresa la User Generated Content, puoi approfondire il discorso scaricando gratuitamente e leggendo l’ebook disponibile a fondo pagina. Image by DCStudio on Freepik
Oggi si parla sempre più spesso di NFT, un concetto che sfugge ancora a molti ma che ha avuto una straordinaria crescita in tutti i tipi di mercati digitali. Ne è una dimostrazione il fatto che moltissimi brand di primo piano, da Adidas a Gucci fino a Coca Cola, hanno sperimentato la strategia del marketing NFT che si è diffusa a macchia d’olio nei settori della moda, del food & beverage, dell’hi-tech, del gaming ecc. Anche se ogni brand persegue la sua personale strategia NFT, l’obiettivo per tutte le aziende è sempre lo stesso: migliorare la brand awareness e naturalmente incrementare i profitti. Gli NFT sono nati nel 2018 con CryptoKitty, ma hanno visto la loro fama e la loro reputazione crescere vertiginosamente nel giro di pochi anni e secondo le previsioni continueranno ad essere di tendenza anche in futuro. Quali sono le motivazioni che hanno consentito agli NFT di diffondersi così rapidamente? Ne possiamo individuare principalmente 3: Blockchain, che rappresenta la tecnologia di base e che assicura la massima sicurezza; Adesione immediata agli NFT da parte dei principali marchi del mondo nei più disparati settori; La community creata dagli NFT, che soddisfa la necessità delle persone di far parte di una comunità e condividere con essa modi di essere e di pensare e anche beni fisici e digitali. Conosciamo meglio gli NFT: cosa sono, come funzionano e come sfruttarli al meglio. Cosa sono gli NFT? Quando parliamo di NFT facciamo riferimento ai cosiddetti “Non-Fungible Token”, vale a dire un bene non fungibile e che non può quindi essere né replicato né tanto meno sostituito. Si tratta di un pezzo unico nel suo genere e proprio l’unicità è considerata la sua caratteristica principale. Esempio classico è un oggetto come può essere un tubetto di dentifricio, il cui valore è esattamente identico ad un altro dentifricio. Se chiedessimo inoltre a due persone di scambiare i propri tubetti, probabilmente accetterebbero perché non noterebbero alcuna differenza. Lo stesso discorso, con ragionamento inverso, può essere fatto per un NFT che, come specificato, è un pezzo assolutamente unico e non può essere mai sostituito. L’unicità viene garantita dalla tecnologia blockchain, che gli conferisce tracciabilità e autenticità. Gli NFT sono sostanzialmente contenuti digitali che, grazie alla tecnologia blockchain, sono costantemente tracciati in modo da poter sempre risalire alla loro identità e verificare così la loro autenticità. NFT e marketing: le strategie a disposizione Le opportunità con gli NFT sono tantissime per le aziende che possono adottare strategie differenti a seconda degli obiettivi che vogliono perseguire. C’è la possibilità di creare personalmente gli NFT per poi lanciarli sul mercato con l’obiettivo di rafforzare la propria brand identity, ingaggiare influencer o sfruttare l’email marketing. Analizziamo di seguito le strategie più efficaci soprattutto nell’ambito dell’inbound marketing, capace di creare interesse e valore attorno ad un brand e fare in modo che siano i clienti ad avvicinarsi spontaneamente ad un marchio e non viceversa. Realizzare autonomamente un NFT Chi acquista o possiede un NFT non ne diventa automaticamente il proprietario, dal momento che l’opera è stata comunque creata da terzi. Tuttavia è possibile creare in totale autonomia il proprio NFT, come hanno fatto importanti brand, per poi rivenderli sui marketplace appositi a prezzi anche molto interessanti. Oggi esistono tante piattaforme sicure dove creare i propri NFT, da OpenSea a SuperRare, da Binance NFT a Rarible ecc. La creazione con queste piattaforme, può risultare un’ottima strategia per generare dei profitti, ma anche per veder accrescere la propria brand awareness. Le strategie degli NFT influencer marketing Gli influencer ricoprono un ruolo predominante nell’economia delle strategie aziendali, considerando il grande ascendente che hanno sui consumatori. Potrebbe quindi essere un’ottima idea ingaggiare influencer specializzati negli NFT che sappiano guidare adeguatamente gli utenti in questo mercato nuovo e ancora in fase embrionale. Sempre nell’ottica dell’inbound marketing un bravo influencer sa catalizzare l’attenzione del tuo target di pubblico. Un esempio perfetto è l’NFT targato NBA che ha creato Top Shot, una piattaforma realizzata e gestita da importanti influencer dove è possibile acquistare i momenti topici e più spettacolari del campionato di basket statunitense sotto forma di GIF. Collaborare con influencer per la creazione di nuovi NFT, potrebbe essere una strategia vincente per la tua impresa. NFT social media marketing I social naturalmente rappresentano canali privilegiati da sfruttare per lanciare le proprie campagne basate sugli NFT, tramite le quali comprendere e intercettare desideri e aspettative del pubblico, soprattutto quello che rientra nel proprio target. Alla base dell’NFT marketing c’è la formazione di una community, dove gli utenti possano rispecchiarsi, riconoscersi e creare legami con lo stesso brand. Il possesso di un NFT testimonia l’appartenenza di un utente a quella community e il desiderio di acquistare beni digitali particolarmente rari e preziosi sta diventando un fattore sempre più importante per chi è fidelizzato al brand. NFT e Shopify: un binomio utile alla tua strategia di marketing Uno dei modi per attirare nuovi clienti è certamente quello di personalizzare il prodotto e dare un'esperienza di acquisto unica al cliente. In questo senso con Shopify c'è la possibilità di vendere direttamente sul proprio ecommerce prodotti personalizzati con NFT e NFT stessi. Inoltre una delle novità presentate da poco dalla piattaforma ecommerce, è quella di dare la possibilità ai propri utenti di sviluppare il proprio ecommerce prevedendo un accesso esclusivo, a sezioni apposite del sito Shopify, ai possessori di determinati NFT. Ciò è stato definito da Shopify tokengated commerce. In questa tipologia di ecommerce, è importante sottolineare la possibilità da parte dei merchant di stringere partnership con i creatori di NFT in modo da offrire contenuti in esclusiva, aumentando così il valore percepito dal cliente, vendite e ricavi derivanti dei prodotti. Co-branding e co-marketing, ricordiamo, sono strategie che molto spesso utilizzano le imprese per aumentare il proprio bacino di utenza, cercando logiche che possano avvantaggiare tutte e due le parti nell'acquisizione di nuovi clienti o nuovi lead. Questa sarà la base di partenza su cui costruire la propria strategia di marketing. Per fare ciò può risultare molto utile Hubspot CRM, che consente una facile integrazione con Shopify. Tutto questo permette di avere una conoscenza completa del cliente finale migliorando così i risultati delle tue campagne di marketing. I vantaggi di usare gli NFT nel digital marketing Gli NFT ti consentono di essere competitivi nel mercato digitale, ma dovrai essere bravo a sfruttarli nel modo più opportuno ed efficace. Puoi usarli ad esempio per migliorare la brand experience, rendendola unica per differenziarti dagli altri competitor agli occhi dei tuoi potenziali clienti. Poiché sempre più brand stanno volgendo lo sguardo agli NFT, è importante ingaggiare artisti e content creator di alto livello professionale per conferire unicità all’esperienza e raggiungere il tanto desiderato effetto wow. Queste figure hanno il compito di promuovere il tuo brand nei marketplace offrendo un’esperienza unica che sappia coinvolgere attivamente il tuo pubblico, con il quale comunicare in modo interattivo e originale. Gli utenti moderni preferiscono avere una comunicazione diretta con il brand, con il quale desiderano creare un rapporto sempre più intimo. Proprio per questo motivo devi essere bravo a creare una community coesa e compatta che rispecchi le aspettative e i desideri degli utenti. In questo modo puoi creare una base di clienti fidelizzati, che rappresentano lo zoccolo duro del tuo pubblico sul quale costruire e rafforzare il tuo brand. Soffermandoci su questo concetto è importante capire che gli utenti preferiscono i brand che mostrano il loro volto umano e perciò fornire un’esperienza coinvolgente alla tua community online significa generare in automatico interesse attorno al tuo brand. In questo modo diventa molto più semplice incrementare le conversioni e di conseguenza le vendite. Risulta quindi essenziale iscriversi ai marketplace NFT già avviati, così da accedere a nuove fasce di pubblico interessate a questo particolare tipo di mercato. Collezionisti d’arte, creators digitali, giovani e imprenditori sono solo alcune delle figure che fanno parte della community NFT che cresce sempre di più giorno dopo giorno. Gli utenti interagiscono con i tuoi NFT brandizzati e, contemporaneamente, puoi ampliare il tuo raggio d’azione e raggiungere un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo. CryptoKitties e il futuro del marketing con gli NFT Infine per far capire meglio le potenzialità a livello marketing degli NFT analizziamo Cryptokitties, uno dei primi giochi in assoluto basato sulla tecnologia blockchain lanciato nel 2018. Il funzionamento per certi versi è molto simile a quello del vecchio Tamagotchi: i giocatori possono comprare gatti digitali per realizzare la loro colonia felina e poi rivenderli. Fin qui sembra un gioco come tanti, ma la differenza risiede nel fatto che il mercato dei cripto-gattini viene gestito tramite Ethereum e un portafoglio digitale da usare direttamente nel marketplace. Ogni CryptoKitty è unico nel suo genere e quelli più rari possono essere venduti a cifre astronomiche. Un raro esemplare di cripto-gattino è stato venduto ad oltre 100.000 dollari e il mercato ha fruttato qualcosa come oltre 3 milioni di dollari. Il gioco in questione dimostra come in un futuro, strategie di marketing basate sugli NFT possano spaziare in più settori, come quello del gaming. Pensate solamente di inserire il vostro brand all'interno di questa tipologia di gioco e ai risultati che questa strategia può portare nell'ambito del marketing esperienziale. Conclusioni Se è vero che il mercato degli NFT è in uno stato embrionale, è anche vero che la sua crescita in pochi anni è stata esponenziale. Sarebbe un errore quindi non sfruttare al volo quest’opportunità, destinata ad essere uno dei nuovi trend dei prossimi anni, perché dopo sarebbe complicato e dispendioso recuperare il terreno perduto. Durante questo articolo abbiamo parlato anche di Hubspot: per questo ti consigliamo il contenuto scaricabile gratuitamente a fondo pagina che ti spiega in dettaglio cosa sia Hubspot e come ti può aiutare a pianificare e attuare strategie di inbound marketing. Image by starline on Freepik
Uno dei passatempi preferiti degli utenti è scorrere i video Instagram, i cosiddetti Reels, per svagarsi per qualche minuto e magari farsi due risate. I Reels furono lanciati nell’agosto del 2020 e cavalcarono l’onda del successo straordinario raggiunto dai video TikTok. Alla luce della popolarità dei Reels di Instagram, anche le aziende piccole, medie o grandi hanno iniziato a rivolgere le loro attenzioni verso un contenuto nato fondamentalmente per scopi goliardici e per essere condiviso tra amici o tra i propri follower. I video di Instagram piacciono così tanto al pubblico poiché sono spontanei e creativi, al di fuori delle logiche strettamente promozionali che rischiano di essere fredde e poco coinvolgenti. Un aspetto tutt’altro da sottovalutare soprattutto in considerazione del boom dell’inbound marketing, cioè una tipologia di marketing che mira ad attirare i clienti tramite esperienze e contenuti di valore costruiti, realizzati su misura per loro. Tutto questo senza essere invasivi tramite strategie push. Se stai pensando ad un modo per modernizzare la tua azienda secondo gli attuali canoni del marketing, questa guida ai video su Instagram sicuramente saprà fornirti indicazioni e spunti molto interessanti. Cosa sono gli Instagram Reels? I Reels sono brevi video che possono essere combinati con una musica e poi condivisi nelle Stories, nel feed Esplora e nella scheda Reels del profilo utente. La durata dei video Instagram inizialmente era di 15 secondi, poi è stata estesa fino a 90 secondi. Ciò che conta però non è tanto la durata, quanto il contenuto che deve essere fresco, immediato e d’impatto, caratteristiche molto apprezzate dagli utenti moderni. Una volta creato il video puoi personalizzarlo con filtri ed effetti creativi, anche in realtà aumentata, per renderli ancora più originali e accattivanti da un punto di vista visivo. Puoi aggiungere la musica presente nella libreria o da un contenuto originale, con la possibilità di accelerare o rallentare il video per enfatizzare alcuni aspetti di un prodotto, un servizio o semplicemente di un brand. Il social predilige il caricamento di contenuti che si visualizzano a schermo interno, quindi il formato dei video Instagram ideale dovrebbe avere una dimensione di 1080 px per 1920 px con un rapporto di 9:16. Le proporzioni vengono applicate ai video verticali, mentre i video orizzontali possono essere caricati con le medesime dimensioni. Come caricare un video su Instagram Prima di addentrarci nei vantaggi che offrono i video Instagram alle aziende e conoscere le strategie da mettere in atto, analizziamo come caricarli sul social. Per prima cosa devi accedere al formato di Instagram Reels presente nella sezione Stories, toccando l’angolo in alto a sinistra della home page. Per accedere ti basta quindi aprire la telecamera Instagram Stories e trovare l’icona Reels. Per creare il tuo video devi effettuare i seguenti passaggi: Accedi alla sezione Stories dell’applicazione Instagram; Clicca su Reels. Una volta eseguite queste operazioni puoi selezionare le diverse funzioni: Aggiungere audio. Puoi cercare una canzone già presente nella tua libreria Instagram oppure, se preferisci, registrare un Reel con un brano originale a tua scelta. Se il tuo account è pubblico, gli altri utenti possono utilizzare quel brano musicale nel loro Reel; Effetti di Realtà Aumentata. Vuoi dare un tocco estroverso e ancora più accattivante al tuo video? Allora puoi scegliere uno dei tanti effetti presenti nella galleria, che possono essere realizzati da Instagram o dalla community di creatori; Allineamento. A volte un solo Reel non è sufficiente e magari ne devi creare di più per dare continuità al messaggio che intendi inviare. Basta pensare alle fashion blogger che desiderano presentare in serie diversi outfit senza perdere il filo del discorso. In questi casi puoi fare affidamento alla funzionalità Allineamento, che consente di allineare gli oggetti nelle clip precedenti prima di registrare quelle successive. Il passaggio da un video all’altro è molto più fluido e puoi dare continuità alla comunicazione; Velocità. Puoi rallentare o velocizzare i video a seconda degli aspetti che vuoi sottolineare. Per dare un maggior senso di spettacolarità puoi registrare i video in Slow Motion, oppure creare video a ritmo di musica per rendere il contenuto particolarmente dinamico e coinvolgente. Prima di caricare un video dai un’occhiata ai competitor, sia per prendere ispirazione sia per provare a differenziarti. Valuta anche quale canzone utilizzano gli altri brand e quali sono i trend del momento, così da cavalcarne l’onda. Infine puoi anche usare gli strumenti di disegno e di testo forniti da Instagram oppure aggiungere uno Sticker per un ulteriore tocco personale. I benefici dei video Instagram per la crescita dell’azienda Differenziarsi in un mercato sempre più competitivo non è facile ma i Reels rappresentano una soluzione molto efficace per emergere dalla massa ed è uno dei mezzi chiave per strategie di video marketing. Perché? Semplicemente perché i video Instagram sono goliardici e simpatici, quindi consentono di mostrare il volto umano dell’azienda che non vuole necessariamente vendere ma farsi conoscere e intrattenere gli utenti in modo divertente. Gli IG Reels sono strumenti molto utili per conoscere a fondo la tua community e capire eventualmente se e come modificare la tua strategia. Le visualizzazioni dei video Instagram, i commenti e i like sono tutte metriche fondamentali che ti forniscono utili indicazioni sulle loro prestazioni e sulla bontà delle strategie adottate. Considera che se pubblichi differenti tipologie di contenuti nella sezione Esplora aumenta la visibilità della tua pagina, soprattutto se l’algoritmo IG contrassegna il contenuto nella sezione “In primo piano”. L’aumento di visibilità si traduce in una notevole beneficio a livello di brand awareness e inoltre fa crescere la community di followers. I reel sono altresì utili per le aziende anche per fare lead generation. Essendo che un reel in evidenza è visibile ad una larga fetta di pubblico, se studiato bene e senza farlo diventare una mera pubblicità, può essere usato per rimandare l'utente su un sito o su una landing page tramite un link ad esempio nella bio. Sarà poi importante dotarsi di strumenti, come possono essere i CRM, che consentano di fare una lead generation perfetta, susseguita da strategie di nurturing. Come funziona l’algoritmo di Instagram Reels Per sfruttare al meglio i video Instagram devi conoscere il funzionamento dell’algoritmo, che opera esattamente come quello di Tik Tok. Possiamo definirlo un algoritmo “intelligente”, poiché mostra agli utenti i video di persone già seguite e con le quali interagiscono, ma anche in base alla geolocalizzazione. Tuttavia scorrendo gli utenti possono imbattersi anche in Reels di tendenza o che risultano particolarmente popolari in quel momento. Alcuni Reels possono essere contrassegnati da un’etichetta “Featured”, cioè In Primo piano, sopra la didascalia. Se il tuo Reel ottiene l’etichetta Featured riceverai una notifica che sarà poi inserita nel feed Esplora in evidenza. Questa funzione aiuta gli utenti a scoprire i contenuti originali e il tuo obiettivo è proprio ricevere l’etichetta Featured per aumentare la visibilità dei tuoi contenuti. L’algoritmo dà, l’algoritmo toglie: quali sono i contenuti premiati e quelli penalizzati? L’algoritmo è sicuramente influenzato dalle persone seguite dai followers e dai luoghi da dove interagiscono, ma svolge un ruolo ancora più importante in quanto decide chi premiare e chi invece penalizzare per garantire un’esperienza quanto più immersiva e coinvolgente possibile agli utenti. Innanzitutto vengono premiati quei video capaci di catturare l’attenzione di una fetta molto ampia di pubblico, di coinvolgere e di intrattenere. Puoi creare Reels che fanno ridere, che fanno piangere o che fanno riflettere, l’importante è che arrivino dritto al cuore degli utenti. L’algoritmo premia i video innovativi, che creano tendenze nuove e che in generale attirano molti utenti. Un maggiore engagement degli utenti significa maggiore visibilità del brand, una community che cresce e più tempo passato dall’utente sul social. Usa con saggezza i filtri, gli effetti, le musiche, gli audio e in generale tutti quegli strumenti che donano brio, vivacità e originalità ai tuoi contenuti. Il formato video verticale è in assoluto quello più consigliato poiché è facilmente fruibile sugli smartphone, che rappresentano i dispositivi più utilizzati dal popolo del web. Infine l’algoritmo crea una corsia preferenziale per quei video che hanno hashtag e descrizioni coerenti e che quindi offrono un’esperienza di navigazione ottimizzata e personalizzata per i vari utenti. L’algoritmo dà ma l’algoritmo toglie anche, soprattutto se non segui le linee guida per creare un Reel perfetto. I video devono essere nitidi e perfettamente fruibili, quindi vengono penalizzati contenuti con bordi e sfocature derivanti da una risoluzione troppo bassa. Considera che Instagram nasce fondamentalmente come social di foto, per poi evolversi in social anche di video. Non utilizzare quindi troppo testo che rischia di compromettere la visibilità dell’immagine. Alcuni brand, per risparmiare tempo e lavoro, riciclano contenuti da altre app. Una mossa sbagliata poiché viene meno il concetto di originalità, che è invece alla base dei Reels. A tal proposito rispetta le linee guida della community IG se non vuoi vedere penalizzati i tuoi contenuti e quindi la tua pagina. Conclusioni Riassumendo i capisaldi che devi tenere a mente per creare Reels di successo per la tua azienda sono 4: Creatività; Engagement; Originalità; Immediatezza. Se assolvi a questi 4 imperativi mostrerai il volto umano del brand e riuscirai a scardinare più facilmente le resistenze degli utenti che si rispecchiano nella tua azienda. Condividere i momenti ludici e goliardici con video autentici che raccontano cosa succede dietro le quinte del tuo brand è un ottimo modo per avvicinarsi agli utenti e costruire un rapporto di fiducia. Durante questo articolo abbiamo accennato del CRM come strumento che permette alle aziende di immagazzinare dati dei clienti. Menzione in questo campo va fatta per HubSpot CRM, per saperne di più ti basta scaricare il contenuto gratuito presente a fondo pagina che ti spiega quali sono le funzioni a tua disposizione nella versione gratuita del software. Image by senivpetro on Freepik
Lo storytelling aziendale è uno degli strumenti principali a disposizione delle aziende, che lo utilizzano per dare lustro e prestigio al proprio brand. Si tratta fondamentalmente di una storia che veicola i giusti messaggi per arrivare dritto al cuore degli utenti. Perché questa tecnica funziona? Perché le storie piacciono sempre alle persone, purché si crei un legame emotivo tra chi la legge o chi la osserva e purché siano vere e autentiche. Nell’ambito di una strategia di impresa dove risulta fondamentale creare rapporti solidi e duraturi tra aziende e clienti, lo storytelling assume anche più importanza durante la fase di lead generation diventando inoltre utile a chi ha attivo un progetto CRM. L’obiettivo è creare una connessione emozionale che tocchi le giuste corde emotive dei clienti e contemporaneamente sveli cosa c’è dietro il processo produttivo, così da mostrare il volto umano dell’azienda. A questo punto possiamo approfondire la nostra analisi sullo storytelling, cos’è e come metterlo in pratica. Cos’è lo storytelling aziendale: il potere della narrazione Lo storytelling aziendale è il racconto di un brand che vuole avvicinarsi a potenziali clienti per fidelizzarli e vendere i propri prodotti o i propri servizi. Detta così può sembrare una fredda tecnica di marketing, ma in realtà lo storytelling punta tutto sull’aspetto emotivo di una storia. Tramite una storia l’azienda racconta un contenuto, ma in modo decisamente diverso e originale rispetto alla tradizionale narrazione che può essere uno spot televisivo o un banner pubblicitario. La storia deve quindi essere veritiera, reale e soprattutto coinvolgere i clienti per farli sentire parte integrante del racconto. Quando vedi un film o una serie tv tendi generalmente a provare empatia nel personaggio, fino a immedesimarti e fare il tifo per lui. Ecco, uno storytelling deve essere la stessa cosa: chi segue la storia deve identificarsi e compenetrarsi perfettamente nel personaggio, poiché evidentemente affronta le sue stesse problematiche. Ovviamente la storia si conclude con l’happy end e chi ha assistito al racconto può raccogliere utili indicazioni per soddisfare i suoi desideri o risolvere i suoi problemi, il tutto spinto da una potente onda emotiva. Prima ancora di approfondire il discorso sulla creazione di una storia, da un punto di vista emotivo e pratico, è opportuno sapere che esistono tre tipi di storytelling: Organizational storytelling. Sono storie prodotte da soggetti interni all’azienda e l’obiettivo è coinvolgere i dipendenti per farli diventare protagonisti della storia e quindi elementi essenziali di un brand; Storytelling management. I racconti interni di un’azienda coincidono con quelli esterni di clienti e prospect. L’obiettivo è gestire tanto la percezione degli utenti verso il brand, quanto la percezione dei dipendenti all’interno dell’azienda in relazione al proprio ruolo; Storytelling marketing. La narrazione di prodotti e servizi è rivolta esclusivamente verso l’esterno e si propone di coinvolgere i clienti e i prospect facendoli immedesimare nei valori e nella storia del brand, con l’intento di fidelizzarli. Perché lo storytelling aziendale è strategico? Lo storytelling aziendale è strategico soprattutto nell’ottica dell’inbound marketing, una metodologia poco invasiva che mira ad attirare i clienti con contenuti di valore ed esperienze su misura per loro. Sin da bambini ci hanno appassionato le storie, che spesso hanno una morale e ci danno lezioni di vita di cui farne tesoro. In base ad alcune storie addirittura capita di prendere decisioni o di modificare comportamenti. Questo succede perché chi racconta la storia, se lo fa nel modo giusto, entra in sintonia con chi ascolta fino a ragionare nello stesso modo. Nelle persone che si immedesimano in una storia viene sbloccato un ricordo, poiché strettamente legato ad un’esperienza personale e quindi vissuto sulla propria pelle. Un brand che riesce a creare un ponte emotivo con i suoi clienti tramite uno storytelling, avrà più possibilità di restare impresso nella loro mente. Magari il cliente si avvicina alla tua azienda per risolvere un problema o per avere qualche informazione e si ritrova in un racconto in cui si compenetra e si immedesima completamente. La storia aiuta a prendere le decisioni migliori, poiché i prospect comprendono quali conseguenze possono avere le azioni intraprese o, al contrario, quelle non intraprese. Oggi i mercati sono saturi e competitivi, perciò devi trovare una strada alternativa che ti consenta di differenziarti dalla massa e catturare l’attenzione dei clienti. Quella strada è per l’appunto lo storytelling, dove i clienti diventano i veri protagonisti. Creazione di uno storytelling aziendale: cosa fare e cosa non fare Occhio a non confondere lo storytelling con il racconto della nascita dell’azienda, il suo sviluppo, gli obiettivi conseguiti ecc. Sicuramente ci può stare un breve accenno alla storia del brand, ma non si tratta di una semplice narrazione dell’azienda dalla sua nascita fino ai giorni nostri, poiché al cliente questo aspetto interessa relativamente. Altre aziende invece puntano tutto sui numeri, cercando di stupire clienti e prospect con analisi e dettagli relativi alle vendite, ai clienti, ai fornitori ecc. Anche in questo caso una rapida occhiata sui dati ci può stare, ma i numeri sono comunque elementi freddi mentre lo storytelling punta tutto sulle emozioni. Come creare allora uno storytelling perfetto? Per prima cosa la narrazione va inserita in un contesto specifico e deve rivolgersi alle buyer personas della tua azienda. Tieni a mente una cosa importantissima: al cliente non interessa tanto come fai una cosa, ma perché la fai. Le principali multinazionali quando raccontano una storia partono sempre dal perché e solo in un secondo momento si spostano prima sul come e poi sul cosa. Questa segmentazione della comunicazione non è affatto casuale, ma segue questo schema: il perché stimola il lato emotivo del cervello, il quale risulta ricettivo dinanzi alla risoluzione di un problema o alla soddisfazione di un bisogno; il come continua ad alimentare la parte emotiva del cervello che ormai è stata stimolata; il cosa infine stuzzica la parte analitica del cervello, cioè quella più razionale che è stata preceduta dalle emozioni. Esempio di storytelling aziendale: lo schema da seguire Analizziamo adesso gli elementi principali che costituiscono una storytelling: Protagonista; Conflitto; Risoluzione. La storia va chiaramente costruita secondo i buyer personas del tuo specifico settore e deve porsi le domande che si porrebbe ognuno dei tuoi ipotetici clienti. Devi metterti nei panni dei tuoi acquirenti e capire, guardando dal loro punto di vista, quali possono essere le problematiche e le criticità da affrontare. Il cliente ha bisogno di sentirsi compreso e valorizzato e il modo migliore per riuscirci è affrontare un suo problema tipico e soprattutto spiegare come risolverlo. Tutto questo processo deve creare empatia per relazionarti perfettamente con il tuo pubblico, ma a questo punto c’è una domanda da porsi: quale persona bisogna usare durante la narrazione? La prima, la seconda o la terza? E ancora singolare o plurale? Tutto dipende da come vuoi raccontare la storia e che tipo di rapporto desideri instaurare con i tuoi clienti. Se vuoi dare un senso di autorità è preferibile la prima persona, purché il narratore abbia un volto e un nome, come l’autore di un ebook o un articolo di blog. Il protagonista della storia è chi ascolta o chi legge? In tal caso è preferibile usare la seconda persona singolare o plurale, ma è importante che tu conosca perfettamente le esigenze, i bisogni e le necessità del tuo pubblico con il quale devi avere quasi un rapporto intimo. Quando si usa invece la terza persona? Solitamente nei case-history o quando vengono interpellati direttamente clienti che raccontano la loro storia e spiegano come hanno risolto un problema. Puoi usare la persona che vuoi, l’importante è che la narrazione sia coerente e rivolta al tuo target di pubblico. Il secondo step è il conflitto, senza il quale lo storytelling sarebbe una semplice presentazione aziendale come quella proposta dai competitor. Il conflitto non necessariamente deve avere una svolta drammatica, ma rappresentare una criticità o una problematica con la quale il protagonista della storia (quindi il tuo buyer personas) deve fare i conti. Ed è qui che il pubblico viene coinvolto e stimolato poiché si sente chiamato in causa in prima persona. L’ultima componente della storytelling è infine la soluzione. I tuoi clienti si sono immedesimati nella storia poiché evidentemente si sono ritrovati in quella situazione, ma vogliono anche sapere come risolverla e come uscirne fuori. Non necessariamente deve esserci l’happy end, ma serve una call to action che stimoli l’utente a rivolgersi alla tua azienda in modo autonomo e non forzato per raccogliere ulteriori informazioni e capire come risolvere la sua problematica. Conclusioni finali Il visual storytelling aziendale comprende immagini, disegni, grafiche, animazioni o video che narrano una storia e rappresenta una delle fonti maggiormente utilizzate poiché ha un elevato impatto emotivo. Tutto però dipende dal contesto, dal pubblico a cui ti rivolgi e dal tuo settore. A seconda dei casi fonti di storytelling possono essere canali social, blog, articoli ecc. Per essere un buon narratore devi conoscere e ascoltare il tuo pubblico, così da poter catturare lead inserendoli poi nel CRM aziendale, andando poi a pianificare strategie per creare relazioni solide e durature con i tuoi clienti. Per apprendere ulteriori informazioni su come trovare contatti per la tua azienda ti basta eseguire il download della risorsa gratuita a fine articolo che ti propone come iniziare a costruire una valida strategia di lead generation. Image by Freepik